Amore, lavoro e altri miti da sfatare: il nuovo album de Lo Stato Sociale.

Copertina Album - Lo Stato Sociale

Copertina Album – Lo Stato Sociale

C’è tutto e il contrario di tutto in “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, il nuovo album di inediti del collettivo bolognese Lo Stato Sociale prodotto da Garrincha Dischi in licenza per Universal Music Italia. A due anni di distanza dal loro ultimo successo con “L’Italia peggiore” Albi, Bebo, Lodo, Carota e Checco racchiudono nel titolo del disco un nitido riassunto del contenuto delle dieci tracce che, nel toccare temi chiave, ormai miti dell’uomo contemporaneo, si rivelano attraverso una brillante dose di irona e lucidità analitica. Alternandosi al canto o agli strumenti i cinque membri del gruppo danno spazio alle loro molteplici influenze musicali in un convincente caleidoscopio di generi passando dal rock alla dance all’elecro pop.

Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

L’album si apre con una canzone “Sessanta milioni di partiti” che, già da sola, ci dipinge in modo autentico come schiavi dei soldi, del tempo, della moda del momento mentre tutto il resto è inferno a fuoco lento. Questo paese ha bisogno di silenzio, canta Lo Stato Sociale, incarnando una necessità fisiologica dettata dal bisogno di resettare tutto e ricominciare daccapo. Naturalmente anche i rapporti di coppia ne escono completamente devastati proprio come avviene in “Amarsi male”: “Non ci sarà mai il tempo di fare quello che ci va/ tra qualche scaffale di scarpe col tacco e una giungla di tofu e seitan/ mandiamo tutta la nostra poesia a puttane”. Ed ecco dunque il verdetto: “Abbiamo finito la felicità in una vita al contrario e sogni a metà”. Profonde e scarnificanti le valutazioni che Lo Stato Sociale propone in uno dei migliori brani del disco quale è “Quasi liberi”: “Scoprire è meglio che capire, capire è meglio di spiegare. Meglio essere liberi che furbi, meglio essere sprovveduti che intelligenti, meglio essere vivi che vissuti, meglio essere sbagliati che incompiuti. Il resto sono solo scuse per sentirsi in compagnia nel rimanere soli con i propri alibi”. Nell’ascoltare queste verità viene subito da dire che Lo Stato Sociale ha raggiunto la maturità definitiva, ha sputato in faccia a tutti quanti noi la nostra essenza più intima, ci ha messo a nudo nella nostra fragilità e chissenefrega di quello che sarà. Non mancano episodi leggermente più leggeri come “Buona sfortuna”, che sbeffeggia lo stile di Cesare Cremonini e “Niente di speciale” in cui si ammette che “non è sognare che aiuta a vivere ma è vivere che deve aiutarti a sognare”. Veramente suggestivo il mantra “Bruciare sempre e spegnersi mai” contenuto in “Eri più bella come ipotesi”, un testo ispirato a uno scritto di Harold Pinter in cui si racconta la fine del sogno politico ’68/’77 come fosse la storia del rapporto tra due amanti che non funziona più. E poi c’è “Mai stati meglio”, il pezzo più dissacrante del disco, quello senza ritornello, quello in cui Lo Stato Sociale puntualizza, moralizza, polemizza divertendosi e divertendo. A seguire lo sberleffo di “Nasci Rockstar, muori giudice a un talent show”: sebbene il testo risalga ad un periodo antecedente alle gesta televisive di Manuel Agnelli a X Factor, l’accostamento alla sua figura è quasi automatico anche se, a dirla tutta, fossero tutti come Manuel Agnelli i giudici dei nostri talent show, ci sarebbero dei risultati molto più appaganti dal punto di vista culturale e artistico. Intensa la dedica d’amore incondizionato insita nel testo di “Per quanto saremo lontani”: Non ho niente perché voglio te, sei tutta la mia voglia di scappare, sei tu la mia paura, la paura di fallire, il mio tempo perso, la mia strada da sbagliare, sei tu la mia paura, la paura di star bene”. Infine la chiusura da bruciore allo stomaco e lucciconi agli occhi con “Vorrei essere una canzone”: quella che ti dice chi sei senza fartelo capire. E adesso tutti sottopalco a ridere di noi stessi insieme a quegli “adorabili mascalzoni” de Lo Stato Sociale.

Raffaella Sbrescia

Video: Buona Sfortuna

Video Intervista Lo Stato Sociale:

Fabrizio Moro: “L’essenza di un uomo rimane la stessa e ve la racconto in Pace”

copertina album Pace_Fabrizio Moro

copertina album Pace_Fabrizio Moro

Dopo essersi conquistato il disco d’oro e la “Menzione Premio Lunezia per Sanremo” come miglior testo in gara nella sezione Campioni al 67esimo Festival di Sanremo con l’emozionante brano “Portami via”, Fabrizio Moro presenta “PACE” (Sony Music Italy), il nuovo disco di inediti in uscita il prossimo 10 marzo. Dopo 20 anni di carriera, l’artista si rimette in gioco attraverso 11 tracce dal mood intimo e autobiografico scegliendo di renderci partecipi di una nuova fase della sua vita, del raggiungimento di un inedito momento di serenità interiore nonché di nuovi piccoli bilanci messi nero su bianco con la sua inimitabile scrittura.

Intervista

“Pace” è un disco meno arrabbiato e più equilibrato. In queste nuove canzoni racconti molto più di te e meno del disagio circostante. Come mai?

Negli ultimi due anni sono successe tante cose e questo si è riflesso nelle canzoni. Da “Pensa” ad oggi sembra siano passati 50 anni. Ho la percezione di aver costruito un’eredità musicale importante e questo mi ha dato serenità. A questo si aggiunge l’esperienza della paternità: per la prima volta ho iniziato a vivere la quotidianità in maniera normale e a fare da solo cose che non avevo mai fatto. Avevo difficoltà a relazionarmi con l’esterno ora sento una pace interiore. Sicuramente questo sentimento non mi accompagnerà per sempre, a causa del mio carattere e della mia personalità ho sempre bisogno di una nuova meta da raggiungere. La pace è una sensazione che cerco ma che continua a sfuggirmi perché ho sempre una battaglia da combattere.

Ascoltando il disco pare quasi che la tracklist possa essere suddivisa in tre parti con un lieto fine, è così?

In effetti sì. Questo disco è stato terapeutico ma me ne sono reso conto solo quando l’ho ascoltato in fase di missaggio con tutti i brani assemblati insieme. La parola che ricorre più spesso è “paura” e questo testimonia che questo lavoro ha scavato molto dentro di me. Ho iniziato a lavorarci con timore, non sapevo a cosa stavo andando incontro, poi però durante le registrazioni ho cominciato ad avere delle conferme. In virtù di tutto questo potrei descriverlo come un concept album delle mie emozioni.

Come mai hai scelto di duettare con Bianca Guaccero in “E’ più forte l’amore”?

Inizialmente la tracklist era composta da 10 brani, il brano con Bianca è arrivato per caso. Lei mi aveva contattato per chiedermi un brano per un film a cui stava lavorando. In quell’occasione ho scoperto che sapeva cantare e anche molto bene, questo è il motivo per cui ho deciso di coinvolgerla in questo lavoro.

Uno dei temi affrontati in questo lavoro è anche quello dell’infanzia…

Sì, mio figlio Libero mi assomiglia molto dal punto di vista caratteriale, proprio attraverso questo confronto costante ho ritrovato il Fabrizio bambino. La paternità ha risvegliato diverse cose che erano rimaste assopite. Ora che i miei figli stanno crescendo riesco ad interagire di più con loro. Li vedo poco ma quando sto con loro finisco per viziarli un po’. Libero è un super appassionato di calcio mentre Anita è innamorata della musica. Con lei sento di avere un legame a doppio filo da prima che nascesse. Fin da quando avevo 15 anni ho sempre avuto il desiderio di diventare padre di una donna forse perché non ho mai avuto una relazione duratura.

Questo è quello che racconti in “Giocattoli”?

Da piccolo parlavo più con Jeeg Robot che con le persone, per questo ho scritto questo pezzo.

Quali sono i pezzi a cui ti senti più legato?

Sicuramente “Portami via” è quello a cui voglio più bene poi ci sono anche “Giocattoli e “Sono anni che ti aspetto” in cui parlo della parte di me che mi è sempre piaciuta di meno.

FABRIZIO MORO_credito fotografico di Fabrizio Cestari 3 b

Cosa cambierà nel nuovo tour?

Dopo due tour molto simili tra loro, ci saranno tanti nuovi arrangiamenti a cui stiamo lavorando già da qualche mese. Ci sarà l’anteprima live il 20 aprile al Fabrique di Milano, poi un po’ di promozione del disco e l’inizio del vero e proprio tour il 26 e 27 maggio (Nuova data) al Palalottomatica di Roma. Nel frattempo abbiamo chiuso gli accordi per nuovi concerti in 20 città italiane, a breve vi dirò le date!

A proposito di suoni, anche in “Pace” si sente una forte ventata di novità…

A differenza dei miei precedenti album, questa volta mi sono affidato ad Antonio Filippelli e Fabrizio Ferraguzzo per la totale produzione del disco. Ho portato la mia band conservando la matrice di sempre con chitarra, basso e batteria registrando tutto in presa diretta. Il fatto è che con due produttori provenienti da un mondo completamente diverso dal mio doveva per forza crearsi un conflitto di interessi, il risultato è questo sound che mi piace molto di più. Finalmente avevo i mezzi per poterlo ottenere.

E tu “i mezzi” hai imparato a costruirteli a suon di canzoni che spesso hai donato a tanti artisti di grande successo.

Fin da quando ho scritto “Sono solo parole”, il percorso di autore ha sempre cercato di far fronte alla mancanza di compromesso con le multinazionali. Dopo quel brano, ho collaborato con tanti altri artisti ma tengo a sottolineare che ho sempre scritto per me stesso. I miei pezzi raccontano la mia vita, con i proventi dei diritti d’autore ho finanziato la mia etichetta e la produzione dei miei album. L’univa volta che ho scritto per un altro artista è stata per Fiorella Mannoia con due testi presenti nel suo album “Combattente”.

 Come è andato questo Sanremo?

Beh, direi che è andato nel mondo inverso a quello che mi aspettavo. Credevo che mi sarei classificato molto più in alto e che il pezzo avrebbe avuto un percorso lento. Reputavo “Portami via” un diesel, l’ho cantato anche male perché per tutta la settimana sanremese ho avuto un groppo in gola che non sono riuscito a sciogliere. Questa è stata la volta in cui ho avuto più paura, mi aspettavo delle conferme da me stesso, così come se l’aspettavano le persone che mi seguono.

Curioso che ti sentissi così, ormai il tuo canzoniere parla chiaro

Sentivo una certa ansia da prestazione, in realtà sono rimasto lontano dai riflettori per anni proprio per questo motivo. Penso che avessi paura di mettermi in gioco, questo è un limite che mi ha frenato spesso, il confronto con la realtà dei fatti mi ha sempre intimorito e, visto che il palco di Sanremo è il riflettore più grande in Italia, sentivo questa paura in modo più forte. Ho sempre temuto di perdere quello che avevo costruito, questa cosa mi succede anche quando pubblico un nuovo lavoro.

Alla luce di questi ragionamenti, come hai vissuto l’esperienza di insegnante ad Amici?

Questo programma lo affronto con serenità, trasparenza e lealtà nei confronti di me stesso. Anche “Amici” è stato terapeutico, mi ha aiutato ad aprirmi di più e a confrontarmi con tante persone tutte insieme. Maria De Filippi mi ha cercato per due anni ma mi spaventava confrontarmi con le critiche. Quando sbagli, i riflettori non perdonano eppure sto cercando di fare pace anche con questo fatto. Io faccio quello che posso, il resto lo lascio al destino.

Che rapporto hai con la libertà?

C’è stato un periodo in cui ho lavorato a “Sbarre”, un programma girato dentro al Piccolo teatro del carcere d Rebibbia, a pochi chilometri dal paese in cui ho vissuto da piccolo. Sono stato lì per un mese, entravo alle 10 e uscivo alle 18, parlavo con molti coetanei e con ragazzi più piccoli di me che erano lì per reati più o meno gravi. Ogni volta che uscivo mi mettevo nel traffico, prendevo l’aria in faccia e mi rendevo conto di quanto fossi fortunato. In quel momento mi sentivo in pace con il mondo circostante riuscendo a percepire cosa fosse davvero importante per me.

 Raffaella Sbrescia

Il 10 marzo partirà l’instore tour durante il quale Fabrizio Moro presenterà il nuovo disco con un mini live, accompagnato al pianoforte dal maestro Claudio Junior Bielli, e incontrerà i fans. Ecco le date aggiornate:

10 marzo a La Feltrinelli di Roma (Via Appia Nuova, 427 – ore 20.00)

11 marzo a La Feltrinelli di Napoli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23 angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00)

13 marzo a La Feltrinelli di Milano (Piazza Piemonte, 2 – ore 18.30)

15 marzo a La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119 – ore 18.30)

18 marzo a La Feltrinelli di Torino (Stazione di Porta Nuova – ore 17.00)

20 marzo a La Feltrinelli di Bologna (Piazza Ravegnana, 1 – ore 18.00)

Questa la tracklist dell’album: “Pace”, “Tutto quello che volevi”, “Giocattoli”, “Semplice”, “Portami via”, “La felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, “Andiamo”. “È più forte l’amore” (con Bianca Guaccero), “Intanto”.

Video: Portami via

“Terra”: il nuovo album de Le Luci della Centrale Elettrica. La recensione

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“Terra” è il nuovo lavoro di Vasco Brondi aka Le Luci della Centrale Elettrica. Un album intimo e collettivo al contempo, completo perché contemporaneo e ricco di influssi e sfumature sonore. Incarnando nel linguaggio, nelle tematiche, negli arrangiamenti il linguaggio e gli interrogativi del nostro tempo, Vasco Brondi pesca a piene mani tra ritmi tribali e musica elettronica. Si lascia emozionare, travolgere, ispirare dall’incontro e dalla diversità degli uomini cantando l’annichilimento del possibilismo, quello che tutto prende e tutto offre a noi che siamo “schiavi dei piani futuri”. Partendo dalla provincia italiana (Ferrara), Brondi allarga il proprio raggio letterario agli angoli più remoti del mondo passando dalla solitudine alla moltitudine attraversando un mare di interrogativi. A tutto questo, il cantautore e il co-produttore Federico Dragona (Ministri) hanno sapientemente unito suoni ed echi dal mondo per delineare un fedele affresco della nostra etnia in evoluzione “dove stanno insieme la musica balcanica e i tamburi africani, le melodie arabe e quelle popolari italiane” attraverso i suoni di tabla e violoncello, le percussioni di Daniel Plentz dei Selton e il violino di Rodrigo D’Erasmo. In copertina troviamo, invece le “Seven Magic Mountains”, pietre ammassate, enormi e fosforescenti, nel deserto del Nevada. “Metafora, racconta lo stesso Brondi, di Las Vegas, a mezz’ora di distanza, del niente luccicante. O della nostra terra, lo splendido deserto italiano visto con gli occhi di chi cerca di sbarcarci.”

Vasco Brondi PH Ilaria Magliocchetti Lombi

Vasco Brondi PH Ilaria Magliocchetti Lombi

Accompagnato dal libro/diario di lavorazione “La gloriosa autostrada dei ripensamenti”, in cui il cantautore ha incluso tutto quello che è esondato dalle canzoni, il cumulo di immagini si apre con “A forma di fulmine”: possiamo correre o restare immobili, prenderci o perderci, vivere senza avere niente da perdere e tutto da vincere o magari navigare semplicemente a vista senza mai perdere di vista il valore delle cicatrici che il nostro vissuto ci ha lasciato sulla pelle. In “Qui” è il futuro a scardinare regole e sentimenti, l’unica difesa è il “super potere di essere vulnerabili”. La pelle sottile di noi, sempre assaliti dai pensieri è fedelmente ritratta in “Coprifuoco”, il brano che racchiude tutti i fili del discorso portato avanti da Brondi nonchè tutte le sue influenze De Gregoriane. A seguire, la vicenda di una “sconfitta e contenta” che, dopo aver vissuto un periodo di destabilizzante precariato a Milano, torna dai suoi genitori “Nel profondo Veneto”. La distanza del cammino tra le proprie origini e il proprio destino fa capolino ne “Il Waltz degli scafisti”, un brano che esorcizza il male servendosi di uno struggente giro di violino in chiusura. “Vanno sempre bene i progessi, ma tu come ti senti?”, chiede Brondi in “Iperconnessi”: cantami o Diva l’ira della rete imprevedibile come le onde, cantami la fame d’attenzione in un mondo in cui l’ironia sta diventando una piaga sociale. Cantami, soprattutto, del diritto alla segretezza e alla timidezza, dei posti dove il wifi non arriverà mai e poi mai, canta l’artista, ponendosi e ponendoci domande che pesano macigni. L’ascolto continua con “Chakra, un brano intimo e serenamente disperato nella sua consapevole tragicità. Sonorità intense e conturbanti animano il testo di “Stelle marine” in cui l’acqua si impara dalla sete, la pace dai racconti di battaglia. Altro brano intriso di frammentazioni è “Moscerini”, affresco estmporaneo del nostro morire tracciabili nei desideri e nei movimenti facendo finta di niente. Il meraviglioso disco si chiude con “Viaggi disorganizzati” in cui l’impossibile diventa possibile, su tutto il riuscire a sopravvivere “allegri e disperati nei secoli dei secoli”.

Raffaella Sbrescia

Tracklist

A forma di fulmine
Qui
Coprifuoco
Nel profondo Veneto
Waltz degli scafisti
Iperconnessi
Chakra
Stelle marine
Moscerini
Viaggi disorganizzati

Le date del tour:

 

 

 

Louis Berry: dai sobborghi di Liverpool alla ribalta internazionale all’insegna dell’autenticità. Intervista

Louis Berry

Louis Berry

Con il suo graffio proveniente direttamente dai sobborghi di Liverpool, Louis Berry è un giovanissimo cantautore che si sta velocemente imponendo all’attenzione mondiale. Lo abbiamo conosciuto con il singolo “Restless”, più di recente con il brano “She wants me”; brani intimi e viscerali che intendono rappresentare alcune delle principali caratteristiche del mondo di Berry. Reduce dal successo dei live nel Regno Unito che l’hanno visto protagonista lo scorso autunno, Louis Berry sta attualmente ultimando tra Nashville e Londra il suo album di debutto che vedrà la luce nel 2017. Berry ha una storia personale molto travagliata ma il lieto fine è giunto proprio grazie alla musica. Tipico lupo solitario, costretto a fare i conti con problemi familiari, Louis si è avvicinato alla musica in “tarda” età. Dopo lenti passi in avanti e una firma con Cuban Records, il giovane redento sta ultimando la lavorazione del suo album di debutto. In occasione della sua prima trasferta italiana e dello showcase di cui è stato protagonista durante il party di Ministry of Sound Italia all’Old Fashion di Milano, lo abbiamo incontrato per conoscerlo più da vicino.

Intervista

Ciao Louis, raccontaci del tuo background personale, del tuo sviluppo esistenziale e del tuo approccio alla musica.

Quello che ha caratterizzato la mia infanzia è un normale imprinting nel luogo da cui provengo, questo tipo di realtà ha forgiato la mia impostazione mentale, mi ha reso affamato di sfide. Da piccolo ero arrabbiato e frustrato ma non ho mai smesso di essere in qualche modo ottimista. Quello che è stato mi ha reso quello che sono oggi, sta influenzando il tipo di musica che faccio e il tipo di messaggio che intendo trasmettere. Cerco di differenziare i miei contenuti da quelli delle classiche pop songs e, man mano che le nuove canzoni verranno fuori, avrete modo di accorgervene.

Pensi che il pubblico riesca a percepire tutto questo?

Le persone attraverso i mass media guardano la rappresentazione di uno stile di vita che io non vivo. Tengo le distanze da questo modo di concepire l’intrattenimento, ritengo sia importante che la gente possa tornare a concentrare l’attenzione sulle cose realmente importanti. Nel mio album tutti questi aspetti emergeranno in modo definito. I primi singoli che ho presentato hanno delle trame più leggere mentre gli inediti saranno sicuramente più seri e spero che il pubblico possa apprezzarli.

Come stai lavorando in studio?

Ho scritto moltissimo in questi mesi, ho molte canzoni pronte e ho un piano preciso da seguire. Farò in modo che le persone possano conoscermi per davvero. Sto lavorando in studio insieme a Steve Fitzmaurice e Jacquire King, due grandissimi professionisti anche se molto diversi tra loro. Viviamo la musica in modo molto serio ma riusciamo anche a divertirci tantissimo. Chiaramente oggi mi sento diverso rispetto a quando ho scritto questi brani quindi riascoltarli sarà come fare un viaggio a ritroso nel tempo.

Louis Berry

Louis Berry

Che rapporto hai con la chitarra?

La chitarra per me è ben più di uno strumento. Più la suono, più affino la mia tecnica anche se di base la uso soprattutto per comporre, senza non so se ci riuscirei. Di recente ho cominciato a suonare anche il pianoforte e questo mi offrirà un nuovo modo di scrivere.

Come sta andando il tour e che tipo di concerto offri al tuo pubblico?

Le date del tour londinese sono tutte sold out, ce ne saranno sicuramente delle altre. Il mio concerto è prima di tutto energia, mi piace pensare che le persone provino le stesse emozioni che provo io sul palco. Se qualcuno pensa che io possa fare 3 concerti di fila dicendo sempre le stesse cose ogni sera si sbaglia di grosso. Ho un rapporto molto stretto con i miei fan, li vedo spesso anche al di fuori dei contesti legati al concerto, mi piace bere qualcosa con loro confrontandomi su vari argomenti.

Video: Restless

Che rapporto hai con i musicisti inglesi?

Non trascorro molto tempo con gli altri musicisti, non penso nel loro stesso modo.

Cos’è per te la solitudine?

È rifiuto delle emozioni.

Come lavori ai tuoi videoclip?

I video rispecchiano le emozioni che cerco di trasmettere attraverso le mie canzoni, io e il regista divertiamo a confrontarci. Mi piace questo tipo di scambio di idee. Lui mi aiuta a delineare i ritratti delle mie canzoni.

Cos’altro puoi dirci di te?

Mi piacciono le arti marziali e la storia. Sono una grande fan della storia di tutti i tempi e di tutti i paesi. Lo considero un potente strumento di conoscenza.

Raffaella Sbrescia

Fenomeno: Fabri Fibra annuncia l’arrivo di un nuovo album

Fabri Fibra

Fabri Fibra

Nel 2017 Fabri Fibra torna con un nuovo album, “FENOMENO”, anticipato dall’omonimo singolo, in radio da venerdì 3 marzo.  Fibra ha nuove cose da dire e lo fa nell’anno in cui il concetto di Fenomeno è più attuale che mai, proprio come il rap.

«Prova ad essere un fenomeno/Tutti quanti chiedono un fenomeno/

Ti convincono che sei un fenomeno/Se ti vesti come un fenomeno/

Tutti cantano come un fenomeno/Ma al lavoro vogliono un fenomeno/

Ogni donna vuole un fenomeno, un fenomeno…»

Fabri Fibra/Uomini Di Mare, La Cosa Più Facile, 2004

Faceva così un brano di Fabri Fibra scritto nel 2003 ed uscito sotto il nome del suo vecchio gruppo Uomini Di Mare nel 2004. Avrebbe già dovuto intitolarsi “Fenomeno”, ma prese poi il titolo “La Cosa Più Facile”.

Da lì a poco il gruppo si sarebbe sciolto e Fibra avrebbe intrapreso la carriera solista che lo ha portato nel 2006 a firmare con Universal. In poco tempo il concetto espresso in quelle strofe avrebbe dilagato. Grazie al web e ai social network oggi siamo tutti dei fenomeni, anche nostro malgrado. Basta un profilo Instagram aperto per spingerci a essere fenomenali, oggi come ieri, oggi più di ieri. 

“Vivere e rinascere”: nuovo album e un tour in arrivo per Michele Zarrillo

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Parte da Napoli martedì 11 aprile il “Vivere e Rinascere Tour” di Michele Zarrillo: un ritorno in teatro molto atteso dal numerosissimo pubblico che lo segue da sempre.

Occasione ghiotta per un cantautore che predilige da sempre il “live” – viste le sue qualità di musicista e compositore – per presentare “Vivere e Rinascere” (Universal Music), il disco a cui ha lavorato per più di un anno, e che segna appunto una sorta di “rinascita”, e con cui ha partecipato con successo al recente Festival di Sanremo.

In una dimensione teatrale pensata per dare risalto alle canzoni e alla qualità di un repertorio eterogeneo (come ce ne sono pochi) di musica italiana d’autore, Zarrillo presenterà al pubblico le canzoni del suo nuovo lavoro (“Mani nelle mani”, il brano presentato a Sanremo, “La ragazza corre”, “Per chi sa scegliere”, “Come ho fatto a perderti”, “L’amore ancora esiste?”, “Vivo nel mondo”, “E poi riapparve il mondo”, “Amore imperfetto”, “Mille latitudini” e “Vivere e rinascere”) e naturalmente – alternandosi tra il pianoforte e la sua “amata” chitarra – non mancherà di ripercorrere i suoi brani più celebri (da “Cinque giorni” e “Una rosa blu” a “La notte dei pensieri” e“L’elefante e la farfalla”; da “Il canto del mare” e “Strade di Roma” a “L’amore vuole amore” e “L’acrobata”, da“Ragazza d’argento” e “Su quel pianeta libero” a “L’alfabeto degli amanti” ed “Il sopravvento”, per citare solo alcuni dei titoli più conosciuti).

Tre anni e mezzo dopo un importante incidente di salute (da cui si è completamente ristabilito), a un passo dai suoi ‘primi 60 anni’, e a distanza di 5 anni e mezzo dall’ultimo album “Unici al mondo”, Michele Zarrillo, è tornato con un album intimo e progressivo allo stesso tempo. Chi dubitava che un periodo così lungo avesse “arrugginito” intuizioni e creatività, è servito.

Michele Zarrillo

Michele Zarrillo

Vivere e Rinascere è un disco di inediti, ognuno con una propria caratteristica, un proprio percorso. Canzoni d’amore, di storie che finiscono e nascono, come spesso accade e come spesso è capitato nel mio repertorio, è una mia caratteristica cantare l’amore” racconta Zarrillo “In Vivere e Rinascere l’amore è speranza, base e partenza per un futuro di rinascita e fiducia nel prossimo. Il disco nasce dal lavoro di più di un anno, in cui ho riscoperto il piacere della scrittura, un lavoro di composizione, di ricerca di belle canzoni, con l’aiuto anche di altri autori. Anche più di come ho fatto nelle produzioni precedenti”.

Prodotto e arrangiato da Alessandro Canini, “Vivere e rinascere” contiene dieci brani inediti scritti dallo stesso Zarrillo, con la collaborazione di Giampiero Artegiani (che firma i testi di ben sei canzoni, tra cui “Mani nelle mani”), Saverio Grandi, Valentina Parisse, Roberto Pacco, Luca Mattioni, Mario Cianchi, Felice Di Salvo, Marco Rettani e Stefano Colino.

Il nuovo lavoro ci regala un Michele interprete di grande qualità, più che mai. Oltre alle sue doti di musicista e autore, in questo disco vengono ancora una volta messe in risalto le sue qualità interpretative, toccanti e virtuose allo stesso tempo. Un album che ci restituisce un autore in grado di offrirci la grammatica dell’amore in tutte le sue desinenze e varianti.

Il tour è prodotto da Color Sound. Queste le prime date: Maiolati Spontini, Ancona (8 aprile, Teatro Spontini); Napoli (11 aprile, Teatro Diana); Salerno (20 aprile, Teatro Augusteo); Gallipoli (21 aprile, Teatro Italia); Frosinone (28 aprile, Teatro Nestor); Assisi (29 aprile, Teatro Lyrick);  Novara (3 maggio, Teatro Coccia); Torino (5 maggio, Teatro Colosseo); Milano (11 maggio, Teatro Nazionale); Padova (13 maggio, Gran Teatro Geox); Roma (18 maggio, Auditorium Parco della Musica). Presto si aggiungeranno altre città. Il calendario completo e continuamente aggiornato è disponibile su www.colorsound.com

Sul palco con Michele Zarrillo (voce, piano, chitarra acustica ed elettrica) un eccezionale team di musicisti di altissimo livello: Alessio Graziani (piano, tastiere e voce), Roberto Guarino (chitarra e voce), Ruggero Brunetti(chitarra), Roberto Gallinelli (basso), Maurizio Dei Lazzaretti (batteria) e Andrea De Luca (violino).

Sito ufficialewww.michelezarrillo.info

50 Palos: un doppio album per celebrare Pau Donés e il ventennale degli Jarabe De Palo

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JARABE DE PALO torna sulle scene musicali: il  17 marzo è disponibile 50 PALOS (in uscita in Italia per Carosello Records), un nuovo progetto discografico che celebra i 50 anni di Pau Donés,leader e fondatore del gruppo, e i 20 anni di carriera della band. Un DOPPIO ALBUM contenente i pezzi più celebri degli Jarabe De Palo come La FlacaBonito e Depende, reinterpretati in una nuova veste piano, archi e voce. I nuovi arrangiamenti nascono dalla voglia di mostrare i brani nella loro essenza, per lasciare spazio alle sottigliezze e all’immaginazione, per presentarle al pubblico nel loro stato più puro.

Nell’album sono presenti importanti collaborazioni con KEKKO SILVESTRE dei MODÁ, FRANCESCO RENGA, NOEMI e LORENZO JOVANOTTI legato a Pau da una lunga amicizia.

Gli Jarabe De Palo sono pronti a suonare dal vivo nel “50 PALOS” TOUR, una serie di concerti nei teatri di tutto il mondo: dagli USA all’Europa passando per Messico, Argentina, Perù, Cile, Uruguay, Ecuador, Colombia, Venezuela, Porto Rico e Repubblica Dominicana.

A luglio e agosto anche in Italia.

In uscita a fine aprile 2017 anche l’autobiografia 50 PALOS di Pau Donés, pubblicata in Italia per De Agostini

Pau Donés, membro e cantante del gruppo Jarabe de Palo, è nato a Barcellona 50 anni fa. La storia personale di ognuno viene caratterizzata dalle avventure e disavventure che ci si trova ad affrontare nella vita. Si può anche dire che, per citare Jarabe de Palo, “nella vita si impara dalle bastonate”. Nella vita di Donés, come nella vita di tutti, di avventure e disavventure ce ne sono state molte. A differenza di altri però, nella sua vita molte di queste vicende hanno preso la forma di canzoni, così, canzone dopo canzone, la storia dei Jarabe de Palo è stata scritta.

Fonte: ufficio stampa

 

 

Un mondo raro: Chavela Vargas rivive con Dimartino e Cammarata.

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Non solo un accurato omaggio alla grande cantante Chavela Vargas ma anche un’operazione di recupero culturale. Ecco cosa rappresenta il nuovo progetto di Antonio Dimartino e Fabrizio Cammarata intitolato “Un mondo raro”. L’album, prodotto da Picicca e distribuito da Believe è accompagnato anche da un romanzo biografico pubblicato da La Nave di Teseo, intitolato “Vita e incanto di Chavela Vargas”, che intende racchiudere il resoconto documentato della vita della cantante. Ripercorrendo la straordinaria vicenda della leggendaria artista sudamericana, i due cantautori la omaggiano in modo onesto, sincero ed emozionante unendo a doppio filo la Sicilia e il Messico al contempo. La chiave del successo di questa rischiosa operazione sta nella cura e nell’attenzione con cui i due hanno cesellato con reverenziale rispetto ogni parola della selezione di brani scelti traducendoli dal testo originale, con l’accompagnamento delle chitarre dei Los Macorinos, Juan Carlos Allende e Miguel Pena, fidati musicisti della Vargas. Preziosi arpeggi delicati sono lo sfondo di racconti di lacrime e patimento, di sofferenza e struggimento. Si va dalla chiusura ermetica delle porte del cuore di “Non tornerò” alla carnale sensualità di “Macorina”: odore di donna, di carne, di paglia, di polvere si fanno vividi tra corde di chitarre e calde vocalità. La veracità dei sentimenti puri e semplici è il bene sconosciuto da importare dal passato e da innestare in un mondo sempre più privo di speranza e di magia. Un mondo raro è quello recuperato da Dimartino e Cammarata che traggono spunto dall’epopea individuale della Vargas per insegnarci cosa vuol dire vivere all’insegna del romantico fatalismo. Da non perdere.

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

Non Tornerò

Macorina

Un Mondo Raro

Le Cose Semplici

Non Son Di Qui, Non Son Di Là

Croce Di Addio

Verde Luna

Le Ombre

Andiamo Via

Pensami

CREDITS

Prodotto da Fabrizio Cammarata e Antonio Di Martino

Registrato a Città del Messico negli AT Studios da Francesco Vitaliti e a Palermo negli Indigo Studios da Francesco Vitaliti e Fabio Rizzo.

Missato a Palermo negli Indigo Studios da Fabio Rizzo e Francesco Vitaliti

Masterizzato da Daniele Salodini al Woodpecker Mastering di Brescia

Antonio Di Martino: voce e chitarra classica

Fabrizio Cammarata: voce e trés cubano

Juan Carlos Allende e Miguel Peña (“Los Macorinos”): chitarre classiche

Settimo Serradifalco: contrabbasso

Salvo Compagno: percussioni

Angelo Trabace: piano

Alessandro Presti: tromba

Angelo Di Mino: violoncello

Francesco Incandela: violino

Serena Ganci e Angelo Sicurella: cori

℗ e © Picicca Dischi 2017

Distribuzione fisica e digitale Believe Digital Srl

Jamiroquai: ecco il video di “Cloud 9″, primo singolo estratto da “Automaton”

Jamiroqui_Automation_Cover

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È  online il video di “CLOUD 9”, il primo singolo estratto dal nuovo, atteso album dei JAMIROQUAI “AUTOMATON” in uscita il 31 marzo su etichetta Virgin EMI.

Il singolo è stata la più alta nuova entrata nelle radio italiane ed è tra i 20 brani più programmati nel nostro paese.

Il video, girato in Spagna e più precisamente ad Almeria, è visibile su https://youtu.be/fVMtKQMAZqw ed è un omaggio all’iconografia di “COSMIC GIRL” (tra i singoli di maggiore successo della band) e alla passione per le auto di Jay Kay (nel video infatti guida una Ferrari Gto d’epoca). Non manca una bellissima presenza femminile, l’attrice Monica Cruz, sorella della star hollywoodiana Penelope, con cui Jay Kay danza.

Video: Cloud 9

Il gruppo soul funk elettronico, vere superstar mondiali e vincitori di un Grammy Award stanno tornando con un album scritto e prodotto da Jay Kay e dal tastierista Matt Johnson. “AUTOMATON”, ottavo disco di studio, sarà disponibile nei negozi tradizionali e in digitale su etichetta VIRGIN EMI ed è già disponibile per il preorder suhttp://jamiroquai.lnk.to/Automaton. Ordinando l’album si riceverà subito la title track “AUTOMATON”.

Parlando di “AUTOMATON” Jay Kay ha commentato: “l’ispirazione di Automation è una sorta di riconoscimento di quanto l’intelligenza artificiale e la tecnologia abbiano accresciuto il loro ruolo nel nostro mondo oggi e di come gli uomini stanno iniziando a dimenticare le cose più piacevoli, semplici ed espressive della vita, incluse le nostre relazioni con gli altri esseri umani”.

Questa la tracklist del nuovo album: “Shake It On”, “Automaton”, “Cloud 9”, “Superfresh”, “Hot Property”, “Something About You”, “Summer Girl”, “Nights out in the Jungle”, “Dr Buzz”, “We Can Do It”, “Vitamin”, “Carla”.

Formatisi nel 1992 da Jay Kay, Jamiroquai sono diventati una delle maggiori realtà del mondo fin da disco di debutto “Emergency on Planet Earth”. Con uno stuolo di fan famosi come Chance the Rapper, The Black Madonna, Anderson.Paak, Pharrell, Tyler the Creator, Jungle, Redman, Stevie Wonder & The Internet, Jamiroquai hanno costantemente dimostrato a se stessi di essere una delle band più influenti e innovatrici del loro tempo.

Nel curriculum il gruppo annovera sette album che hanno raggiunto la Top10 inglese (e tre il 1 posto), un Grammy Award, più di 26 milioni di dischi venduti nel mondo e il Guinness Book of World Records per il disco funk che ha venduto di più di tutti i tempi.

Jamiroquai hanno inoltre annunciato un unico e intimo show alla The London Roundhouse nel giorno dell’uscita del disco, il 31 marzo, preceduto il 28 marzo a Parigi dal primo show live dopo 6 anni. Sono già state annunciate altre date live.

JAMIROQUAI HEADLINE SHOWS

28 marzo                                La Salle Pleyel, Paris

31 marzo                               The Roundhouse, London

25 maggio                              Tokyo International Forum, Tokyo, Japan

27 e 28 maggio                      Seoul Jazz Festival, Seoul, South Korea

17 giugno                               Release Athens 2017, Athens, Greece

9 luglio                                               North Sea Jazz, Rotterdam, Netherlands

11 luglio                                 Firenze Summer Festival, Visarno Arena, Florence, Italy

14 luglio                                 Pori Jazz, Pori, Finland

16 luglio                                 Musilac, Aix-Les-Bains, France

18 luglio                                 Moon & Stars, Locarno, Switzerland

22 luglio                                 Colours of Ostrava, Czech Republic

5 agosto                                 Sudoeste, Portugal

12 agosto                               Boardmasters, UK

Chiara: In “Nessun posto è casa mia” ascolterete la vera me

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Vita, consapevolezza e cambiamento. Sono queste le parole chiave con cui Chiara sceglie di ritornare in scena. Il suo nuovo album di inediti uscirà domani 24 febbraio 2017 (Sony Music), s’intitolerà “Nessun posto è casa mia” ed è intrecciato a doppio filo con il vissuto degli ultimi anni della cantante che in questo progetto ha avuto modo di sviluppare anche il suo ruolo di autrice. Coadiuvata dal Maestro Mauro Pagani, Chiara ha ritrovato se stessa, ha messo a fuoco la propria essenza e ha individuato le nuove coordinate da seguire. Per farlo si è circondata di amici e colleghi. Tante sono, infatti, le ottime penne che hanno contribuito alla scrittura delle tracce comprese nel disco: da Daniele Magro a Niccolò e Carlo Verrienti, passando per Edwyn Roberts e Stefano Marletta per arrivare a Virginio, Giovanni Caccamo e Marco Guazzone. Questa mattina Chiara ha accolto la stampa a Milano con un breve showcase  in cui ha presentato il brano sanremese “Nessun Posto è casa mia”, “Buio e luce” e “Il cielo” in una bella versione piano e voce. Ecco cosa ci hanno raccontato lei e Mauro Pagani.

Chiara, cosa è accaduto in questi due anni?

Ci sono stati dei grandi cambiamenti personali che hanno avuto un importante riflesso nel lavoro e nella musica. I primi tre anni dopo X Factor sono trascorsi molto velocemente e posso dire di essere felice di quello che ho fatto però ho anche avuto modo di capire cosa ho fatto. Ho studiato molto, ho acquisito consapevolezza. Prima mi mancava la verità, adesso la perseguo con tutti i rischi del caso.

Quali sono stati i passi fatti?

Ho lavorato sulla mia vita, ho cambiato alimentazione e sono andata in analisi. Dovevo capire che donna volevo essere prima di capire che tipo di cantante volevo essere.

E poi?

Poi mi sono chiesta che tipo di disco avrei comprato ed eccoci qui. Non riesco a mettere in dubbio quanto è stato fatto in questo disco perché è del tutto compiuto. Ci vorrà soltanto tempo, orecchio e pazienza.

Come è stato lavorare con Pagani? Come vi siete incontrati?

Ho avuto tanta fortuna. Ero passata alle Officine Meccaniche per altre cose e ci siamo incontrati così. Avevo proprio bisogno di una persona come lui, da soli non si può fare niente, bisogna cercare di attrarre a sé delle persone che possano aiutarti e capirti. Non pensavo che sarebbe successo, invece ci siamo trovati d’accordo su tutto. Abbiamo lasciato che le cose arrivassero, non abbiamo mai parlato di vendite, ci siamo sempre focalizzati sull’emozione.

Mauro Pagani:

“La cosa più bella del mio mestiere di produttore musicale è che si ha a che fare con il talento degli altri. Questo è un gran dono, è confortante sapere di avere a che fare con gente che ha talento. Nel mio piccolo sono stato fortunato, ho lavorato con tanta gente di talento, ho imparato tante cose e trovo che Chiara sia una cantante fantastica. Il suo punto forte? Un’instancabile attenzione nei riguardi di ciò che dice. Il mio lavoro di arrangiatore con lei è stato davvero semplice. Chiara è arrivata in studio che si era già cercata i pezzi con una definizione che andasse oltre il cantantese, ha evitato i luoghi comuni mantenendo un approccio semplice e popolare; mi è bastato dare una piccola spinta per far sì che le cose funzionassero al meglio. Per quanto riguarda il discorso autori penso che sia bello che questo disco ci sia una bella ventata di autori che coniugano qualità e facilità di comunicazione. Per chi come me sente una frattura generazionale è difficile riconoscere queste cose. La canzone d’autore tende a essere criptica mentre la scrittura popolare è davvero difficile. Se un pezzo sta su da solo basta semplicemente non rovinarlo”.

chiara ph Giovanni Gastel

chiara ph Giovanni Gastel

Chiara, come hai lavorato con gli autori che hanno partecipato alla stesura dei brani?

Tutto è nato in modo naturale e spontaneo, ho cercato gli autori con cui mi sono trovata bene fin dall’inizio. Non c’erano scadenze, ci siamo divertiti lavorando in modo sereno e senza paranoie. Stefano Marletta e Edwyn Roberts sono stati i primi a lavorare con me in un periodo di forte calo psicologico. Quando abbiamo finito, mi sono accorta di stare meglio fisicamente. Ho capito che questo mestiere può essere anche uno sfogo per i malesseri. Il primo brano che abbiamo scritto è “Grazie di tutto”, già da lì era scattata un’amicizia sincera.

E Virginio?

Anche Virginio mi ha fatto ascoltare tante belle melodie, abbiamo scritto il testo di “Chiaroscuro” mettendo nero su bianco quello che volevo dire anche senza la musica.

Curiosa la storia de “Le leggi di altri universi” di Guazzone…

Il brano era stato proposto come inedito ad altri concorrenti di X Factor. Sebbene non fosse stato scelto, io me ne ero innamorata, così, dopo 4 anni, ho cominciato a canticchiarne il motivetto a chiunque nella speranza di ritrovarlo. Poi ho rintracciato Marco, l’ho incontrato di persona e abbiamo lavorato insieme non solo a questo pezzo ma anche a “Le ali che non ho”.

Quanto ti rappresenta questo disco?

Uscire da un talent show può essere un disastro. Sei stato al top senza avere le basi necessarie per esserci. Questa cosa ti condiziona, fai tante cose ma solo dopo ti chiedi cosa hai fatto. Ci sono un sacco di emozioni contrastanti e visto che io ho sofferto molto per questo, ho scelto di fermarmi prendendomi il rischio di sovvertire le regole del mercato discografico. Ho pensato che fosse meglio non farmi vedere se non sapevo nemmeno io cosa volevo dire. Ho preferito lavorare su me stessa ad ampio raggio. Ho scelto di lavorare alla vecchia maniera, come se non avessi partecipato ad un talent. Quella che ascoltate oggi è la vera me.

Video: Nessun posto è casa mia

Cosa pensi del brano “Nessun posto è casa mia”? Cosa pensi che non sia arrivato alla gente?

Questo è stato il primo brano che abbiamo provinato insieme io e Mauro Pagani. In questo pezzo non c’è niente di sbagliato, ci sono molto affezionata perché ha un contenuto e una sua magia. Sapevamo che sarebbe stato televisivamente poco appetibile ma al mio terzo sanremo dovevo far vedere che c’era stato un cambiamento. Non volevo essere fraintesa, tante volte ho cercato i brani più “ruffiani” ma stavolta c’era bisogno di una scelta integralista. Questo brano è quello che ho scelto per fare il primo passo e ricominciare tutto daccapo. So che serve tempo ma ho capito che ci vuole pazienza.

Ti sei tolta qualche soddisfazione in questi giorni?

Sì, non mi era mai successo di incontrare una mia coetanea che mi dicesse grazie per aver cantato qualcosa che in cui si rispecchiasse. Ecco, questo mi ha commossa.

Quando potremo ascoltarti dal vivo?

Il 23 aprile ci sarà un’anteprima del tour al Blue Note di Milano, siete tutti invitati!

Raffaella Sbrescia

 

 

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