Umbria Jazz: a Perugia si balla con gli Chic di Nile Rodgers

E’ sabato sera, e su Perugia aleggia un’aria febbricitante. No, non sono le poche gocce di pioggia, inattese e inefficaci tanto a rinfrescare l’aria, quanto a disturbare gli eventi all’aperto, la causa. La causa è Nile Rodgers. La causa sono gli Chic.
Si balla questa sera a Perugia, e si balla in pedana. Nile Rodgers, newyorkese classe 1952, rappresenta l’eccellenza per quello che riguarda il mondo della produzione discografica pop. Ed è anche a lui che dobbiamo la colonna sonora di momenti indimenticabili della nostra vita.
Chitarrista di buon livello, Rodgers cominciò il suo percorso artistico suonando come turnista presso l’Apollo Theater di Harlem, insieme a star affermate del mondo del soul, del jazz e del rock and roll, ma ben presto sentì l’esigenza di ampliare i suoi orizzonti e creare qualcosa di suo, complice anche il desiderio di riscatto verso un contesto fortemente discriminatorio nei confronti della gente di colore, causa per cui si spese partecipando attivamente alle iniziative delle Pantere Nere a New York.
Dopo alcuni tentativi di irrilevante successo, nel 1977 insieme al bassista Bernard Edwars e al batterista Tony Thompson formò la band degli Chic, e il trionfo interplanetario non tardò ad arrivare. Una band di disco music, gli Chic, ma sicuramente di altissima qualità, che ricordiamo per via di un paio di tormentoni da cui però era bello farsi tormentare: Le Freak e Everybody dance.
Disco, ma sicuramente molto ricca e tutta suonata, senza supporti elettronici di alcun tipo: una disco piena zeppa di hip hop e di funky.

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Nel 1980 Rodgers inizia il suo percorso nella produzione, facendosi carico, insieme all’amico Edwars di sostenere il disco di Diana Ross che porta il suo stesso nome, Diana, e che contiene grandissimi successi, basti pensare a Upside Down. Nel 1983 sostenne l’amato Duca nella produzione di Let’s Dance, album che segnò una svolta nella storia di David Bowie, e che, a oggi, rappresenta il suo maggior successo commerciale.
La carriera di produttore prese il via, e vanta collaborazioni con nomi della musica che hanno fatto epoca: Madonna, i Duran Duran, Grace Jones, Michael Jackson fino ad arrivare, nel 1996, a fargli ottenere il riconoscimento di Primo produttore del Mondo, da parte del Billboard Magazine.
E i successi di quelle produzioni Rodgers in questa afosa serata umbra ce li ripropone tutti. Sul palco una coreografia ipersgargiante, una sezione di fiati molto attenta e partecipativa, due voci femminili nere di indiscutibile spessore, uno spettacolo dai ritmi serrati, ricco di aneddotica, e decisamente coinvolgente. L’incipit lo affida ai due brani che gli sono valsi la fama con gli Chic, e poi da Modern Love a Like a Virgin, da Notorius a We are family, da I’m comin out al sopra citato Upside down è un susseguirsi incalzante di pezzi iconici, musica che, volenti o nolenti (e ai tempi parecchi erano i nolenti, ma tant’è), ci ha fatto da colonna sonora, mettendo freschi accenti su momenti della nostra adolescenza che ci sono rimasti nel cuore.
Vestito di bianco sgargiante e in vena di chiacchiere, Rodgers ci fa ripercorrere 50 anni di storia di un genere che ha sbancato i botteghini, incassato milioni di dollari, fatto ballare cinque generazioni.
Good times e good feeling, quello di ieri sera. Il pubblico è decisamente su con gli anni, ma balla come se ne avesse diciotto. Coppie mature si abbracciano, ricercando la spontaneità dei primi approcci, magari proprio in discoteca, magari proprio con quel brano lì e, quello che più entusiasma, è che la trovano.

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L’Arena è sold out e festosa, la musica arriva potente, e sul finale l’esecuzione di Last Dance ci fa inumidire gli occhi. A omaggio dell’amato Bowie, sullo schermo, compare a lungo, il fulmine bicolore, e trattenere le lacrime non è facile.
Sul palco una presenza importante, il bassista Jerry Barnes che spadroneggia interfacciandosi spesso in prima persona col pubblico e contribuendo a mantenere alti i ritmi, anche se non ce n’è bisogno. Il pubblico, caricato a molla, va avanti ad oltranza di suo, fino al comparire, sul maxischermo, della scritta “Grazie Umbria Jazz”, commiato sincero da parte di una band che ci ha fatto davvero divertire.

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Ognuno ringrazia come sa, Nile Rodgers sa farlo bene, e noi speriamo di riuscire a restituirgli la gratitudine che merita, perché senza di lui certi momenti della nostra vita sarebbero stati diversi, e invece ci sono piaciuti così.
Grazie Nile.

Roberta Gioberti