“Songs of loose morals” è il titolo del secondo Ep di Death of a Red Fish.
“Questo progetto sperimentale di micro-music fa della rapidità di pubblicazione e della bassa qualità il suo credo, in un connubio di melodie pop ed anni ‘90 , spiega l’anonimo artista campano, in qualità di musicista represso ho deciso di assemblare libere associazioni musicali per dare sfogo alla mia creatività”.
Ed è proprio così che si presenta il disco, un concentrato di synth shakerati con degli ipnotici loop di batteria. L‘ ossessività di Used to love the rain, la dimensione onirica, quasi stordita di Dummies ed il mood psichedelico di Spring Cleaningassorbono attenzioni ed energie.
Niente rischi per Leggins Don’t lie e Tattoos on their backsdall’essenza vacua e sfuggente.
Ricca di spunti è invece la sorprendente Ghost track che getta ottime basi per un nuovo lavoro più definito.