“Diversamente, come?” è il titolo del secondo album dei Nadàr Solo. Il gruppo torinese composto da Matteo De Simone, Federico Putilli e Andrea Sanfilippo tratteggia, punto per punto, un ritratto preciso di esseri smarriti, fermi come in uno stato di perenne apnea, proprio un pelo sotto la superficie delle cose, lì dove le correnti prendono forma un attimo prima di scatenare la tempesta.
Scalpitanti riff di chitarra e travolgenti giri di batteria conferiscono un affascinante carica rock a questo concept album che si presenta come un disperato inno alla fuga.
Gli scalpiti di vita di “Non conto gli anni” lottano, perdendo, contro un presente interrotto, la staticità de “Tra le piume” racconta un mondo afflitto ed inetto e, mentre “Il vento” non soffia più, i Nadàr Solo si interrogano sul futuro angoscioso senza, tuttavia, riuscire a trovare risposte.
“La ballata del giorno dopo” è uno sfogo in pieno stato confusionale frutto delle notti corte che divorano il giorno vuoto de “L’abbandono”.
“Cosa volete che sappia io che non sono capace ad amare” cantano i Nadàr Solo in “Le case senza porte”, cercando l’amore tra le macerie di case in rovina che cadono a pezzi senza padrone.
I tiepidi fremiti che inebriano i testi di “Maggio, giugno, luglio”e “Le ali” si spengono tra i malinconici pensieri spezzati e stravolti di “Perso” : “Non pensare che farà meno male se la smetti di scalciare” e, in una mattina in cui il sole buca le persiane, il dolce sogno ad occhi aperti de “I tuoi orecchini” si perde nel cinismo di una qualunque giornata in città.