Giunti al quarto album con “L’Amoresiste”, i Portoflamingo si lasciano alle spalle la tradizione popolare per avventurarsi in sonorità più leggere raccontando i ritmi incessanti del vivere quotidiano soffermandosi su situazioni, immagini, momenti da condividere, schernire, sezionare.
Alessandro Mencancini(basso), Fabio Fiaschi (chitarre e cori), Andrea Paganelli (voce e cori), Fabio Bonaccorta (percussioni e cori), Boris Cammilli (batteria e suoni) e Leonardo Oscar Catani(tastiere, chitarra acustica, cori) hanno pensato, scritto e suonato questo disco per ricordarsi e ricordare che, sebbene spesso vinca il male, l’amore esiste e resiste lo stesso, acquistando forme sempre mutevoli.
La disillusione, il pregiudizio, le imposizioni del potere economico e delle istituzioni politiche, l’eterna lotta alla paura della morte e della malattia, il finire improvviso di affetti e sentimenti sono i temi affrontati nelle 12 tracce proposte dai Portoflamingo avvalendosi di un potente estro creativo e azzeccatissime rime pregne di significato e di contenuti.
Tra lo yin e yang fatalista, che fa da sottofondo a tutto il disco, l’amore è il passepartout che ci conforta e che ci infonde fiducia.
Ai Portoflamingo basta fermarsi un attimo a pensare ad un futuro fatto di diritti, doveri e voglie in Mi basta pensare mentre si aggiustano capelli e ricordi con le mutande segnate dalle storie passate in L’amore esiste.
“L’amore lotta, se lo rinchiudi sbotta, che sembra quasi rabbia e non smette di gridare; l’amore brucia e quanto poi ti bacia ti senti nelle gambe una forza micidiale; l’amore torna, se muore cambia forma” canta il gruppo originario di Prato mentre la voce, il cuore, il tempo, il volto e il corpo si riappropriano del proprio valore sulle note di Di più.
Le sonorità vintage di Elezioniaccompagnano le geniali verità proposte in una nitida fotografia dei tristi tempi che ci avvolgono.
Ancora tanta onestà intellettuale in Cellophane dove “l’uomo per istinto è nel progresso che si esalta, poi quando si esalta pecca in relatività”.
La schitarrata rock sul finale di Assassino, ci addentra energicamente nelle viscere del corpo di un uomo che, attraverso la disillusa ironia di Ninna nanna e Giuro, schernisce sé stesso e la società che ha recluso la propria esistenza in una stanza.
Il disco si chiude con Mana rota e con dolci richiami dal sapore etnico, i Portoflamingo salutano l’ascoltatore con un monito secco ma efficace:” restando lì a guardare, finirai per farti male”.