“Fai come faresti” è il titolo del secondo album della band piacentina Cani della Biscia che, con 12 nuove tracce, crea una spassosa alchimia tra tradizione e modernità senza dimenticare quel pizzico di folklore che anche nel 2013 non guasta mai.
Il disco racconta storie di provincia intrise di quotidianità che, seppur profumate di localismo, raccontano esperienze di vita universali. La canzone popolare non conosce barriere e, quando tutto manca, le radici son sempre buone sia in senso fisico che metafisico. Una spruzzatina di liscio e un tocco di pop-rock creano una speciale sinergia tra il folk e lo ska/reggae.
La band, composta da Valentino Casagrandi (voce), Davide Cignatta(chitarre e cori), Paolo Cignatta (chitarra e ukulele), Stefano Schembari (basso e cori), Carlo Cantore (batteria e cori),
Johnny Pozzi (hammond, tastiere e pianoforte), rovista tra le tradizioni del passato, pur continuando a tenere i piedi ben saldi nel presente, rivisitando in chiave moderna e ironica luoghi, cose e persone che hanno fatto emozionare e che ci emozioneranno ancora.
Il disco dei Cani della Biscia è anche ricco di ospitate e featuring: lo scatenato brano Piròn al vendicatur, interamente cantato in dialetto piacentino, è infatti scritto e cantato da Manuel Bongiorni di Musica per Bambini. Matteo Bensi, dell’Orchestra Italiana Bagutti, ha prestato la sua voce e fisarmonica in Vai sulla diga mentre gli archi in Rosso di sera sono quelli dell’Orchestra “Luigi Cremona”.
“Fai come faresti” racconta gioie ed amarezze come fossero una grande festa, ecco che Malinconia, Adunata d’amor e Mal d’Africa descrivono diverse delusioni d’amore senza mai perdere il piglio frizzante e spensierato mentre Chochard è il delicato racconto, cantato in prima persona, da un senzatetto che osserva una sfilata di vite altrui.
I ritmi dichiaratamente folk di Gazzola e Vai sulla digasi avvicendano al pop di 28 Marzo, la dedica di un padre alla propria figlia, e all’accattivante fisarmonica di Carino. L’esilarante testo di Mal della barbisa si accompagna al calderone pieno di anolini e vino rosso di Buon Natale mentre il disco si chiude con la spontaneità e l’immediata schiettezza di Rosso di Sera.