“U_led”, versione dialettale di “Il led”, è il titolo, omonimo, del nuovo disco di un gruppo campano dalle idee molto chiare: 10 brani dai tratti innovativi e soprattutto interessanti, tratteggiati con cura ed intrisi di sonorità miste tra dub, reggae e rock.
Seguendo la linea conduttrice di un punto di vista leggermente più defilato rispetto a quello predominante, gli U_Led si propongono come dei ciceroni contemporanei tra i tubi di scappamento
ed i cunicoli più bui della metropoli. Welcome to the chaos è un confuso trip tra caotici suoni underground mentre Paura racconta la vulnerabilità dell’uomo moderno che lo rende assoggettabile alle subdole trame del potere. Dub bio-Live in quel postoricrea quell’ asfittico trambusto cittadino che ci rende schiavi di una invisibile gabbia che comprime gli spazi e destabilizza gli equilibri mentre le macabre suggestioni di Larva ci ricordano la nostra caducità ed il nostro essere “esca da pesca per pescatori”. La visione nichilista del gruppo accentua una tendenziale vena tesa al cantautorato dei testi proprio mentre arriva Sun will shine again, la ballata rockeggiante che non ti aspetti. La poesia del Ladro di sogni è una delicata parentesi onirica che introduce la divertita e contagiosa risata del nomade divertito di Cerco un posto: “un posto dove vivere, soffrire, morire, sentire, in cui arrivare, da cui partire, un posto in cui soprattutto placare le ire”.
Immancabile il brano dedicato alla denuncia dell’eterno pregiudizio ai danni del sud, “qui non c’è solo malavita”, cantano gli U_Led in Malavita mentre delle ammalianti note dal sapore latino, scorrono beffarde tra una parola e l’altra. Gianturco skyline è ancora una volta la fotografia di un posto impossibile da descrivere, complesso da vivere, facile da denigrare. In chiusura le infinite possibilità di Se, smussano gli spigoli dei dolori e aprono prospettive ed orizzonti anche agli spiriti più cinici.