La rassegna musicale “La nostra primavera” , organizzata e promossa dall’Associazione Bulbartworks, si arricchisce di appuntamenti imperdibili. Ultimo, in ordine temporale, il live di Antonio Dimartino, un artista che non ama definirsi cantautore ma che ne possiede, innatamente, tutte le caratteristiche.
In questo specifico caso non ci tratterremo elogiando il suo evidente talento, in tanti ormai hanno infatti speso meritati fiumi di parole per evidenziare in tutti i modi la sua trasparente vena comunicativa.
Il live proposto da Dimartino, accompagnato dalla potenza strumentale di Angelo Trabace alle tastiere e dall’ imponente trasporto di Giusto Correnti alla batteria, è una ventata di fresca brezza marina che inebria il corpo e la mente proprio un attimo prima di soffocare, asfissiati, da una torrida calura.
Deciso: è il piglio con cui Dimartino descrive, racconta, coinvolge il pubblico attraverso una presa di coscienza mirata e diretta dello stato in cui versano le cose
Evocative: sono le immagini costruite partendo da una singola scena. Amore sociale, Maledetto Autunno sono solo un piccolo esempio dimostrativo della veridicità di quanto precedentemente detto.
Sperimentale: la cavalcata tra sonorità più delicatamente pop e potenti sfuriate prog rock.
Fervida: è la creatività strumentale e lessicale che caratterizza le creazioni di Dimartino, sempre pronto a sorprendere l’ascoltatore con intelligente originalità
Impossibile: è restare fermi sulle note di Piccoli peccati.
Favolistica: è a tratti la narrazione di testi come Ormai siamo troppo giovani e La penultima cena
Interstellare: la scena in cui il fanciullino di Dimartino viene fuori sulle note de Io non parlo mai
Esilarante: la teatrale performance di Ho sparato a Vinicio Capossela
Surreale: l’improvviso svenimento di una fan, avvenuto mentre Dimartino si accingeva a chiudere il concerto con una toccante versione esclusivamente vocale di Marzo ‘48