“Selfie” è il titolo del nuovo album di inediti di Mina, composto da tredici tracce selezionate con cura artigianale ed arrangiate con certosina attenzione ai dettagli. In questo disco l’artista realizza non solo un autoritratto di se stessa ma di tutte le donne: dalle più forti e spregiudicate alle più timide e indifese. Si parte dai testi, scritti da autori storici e sconosciuti, per arrivare alle parole interpretate come se la voce diventasse, all’improvviso, l’inchiostro con cui mettere nero su bianco i propri pensieri più reconditi.Un mondo al femminile, dunque, in cui Mina si mette in gioco, regalandoci, ancora una volta, tutte le sfumature offerte dal suo prezioso e raro prisma vocale.
Se per la copertina, Mina sceglie l’iconica ed irriverente foto di un macaco giapponese, è perché l’artista ha sempre amato giocare con la propria immagine, rivelandosi antesignana di quello che oggi è ordinario. Arrangiato con classe e con versatilità strumentale, “Selfie” racconta, ad ampio raggio, una serie di storie evergreen, in cui ciascuno di noi può ritrovare un pezzo di se stesso o della propria vita.
Si parte da “Questa donna insopportabile”, che vede il debutto dell’autore Federico Spagnoli. Il brano racchiude lo straziante e complicato rapporto di una donna con se stessa ed è impreziosito da un arrangiamento delicatamente jazzy e retrò: “Questa donna insopportabile si alza sempre insieme a me/ sono ancora troppo fragile per affrontare questa vita inutile che sia piena di tristezza ma dopotutto mia”, canta Mina, trasformandosi, subito dopo, in un’inafferrabile tigre nella graffiante “Io non sono lei”: “Io non sono lei che fa tutto ciò che vuoi, che sopporta il male che le fai/Io no, io no, io no/Lei è buona perdona io mai/Prova e vedrai ai ai ai…”; superfluo aggiungere altro. Il delicatissimo e arioso arrangiamento, intriso di archi, de “La sola ballerina che tu avrai” rappresenta una dolce ed eterea voglia di poesia.
Decisamente distante è il sound scelto per “Il pelo nell’uovo”, la dichiarazione che nessuno vorrebbe: “Ho trovato il difetto: ti lascio perché, da te ho avuto già tutto”. Lo struggimento amoroso di “Alla fermata”, scritto dal debuttante Gianni Leuci, rimanda l’immaginario collettivo alle prime cotte, ai maldestri tentativi di approccio amoroso finiti poi in un angolo della nostra memoria.
Una richiesta d’amore, di rispetto, di onesta, di verità è racchiusa, invece, in “Perdimi”: “e non ci pensi mai che forse mi rimpiangerai tu rispettami oppure perdimi se vuoi….se vuoi…”. Mina cambia ancora volto e registro ne “Il giocattolo”: “E le ore passate a aspettare un segnale di te/ Ah, che strazio/ La tua voce di miele che toglie il respiro dov’è/Ah, con qualcun altro”; una vorticosa vertigine d’amore.
Intima e speciale è “Mai visti due”: “diversi noi, due modi di essere e insieme poi un solo essere”: la descrizione dell’amore con la A maiuscola. Tenero è il duetto di Mina con il nipotino Edoardo sull’intro di “Troppa Luce”: una questione di equilibri e prospettive, il bilancio dei pro e dei contro di fronte alla solitudine. “La palla è rotonda” è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco. Scritto dal cantautore milanese Claudio Sanfilippo, il brano ci regala una versione di Mina leggera e frizzante, una ulteriore prova della sua versatilità artistica.
“Oui c’est la vie” è la canzone che ci regala alcuni dei picchi emotivi più intensi: “Ogni vita ha i suoi perché / Ci sta un tempo anche per te vedrai”: un faro di speranza nella notte più buia. L’episodio onirico di “Selfie” è racchiuso tra le note e le parole di “Aspettando l’alba”, un accorato e suggestivo discorso alla luna. L’album si chiude emblematicamente con “Fine”, il brano firmato da Don Backy, in cui Mina dà voce ad un disperato bisogno d’amore, immedesimandosi, ancora un volta, con il corpo e con l’anima, senza mai lasciare nulla al caso, per un risultato che coinvolge e colpisce nel profondo.
Raffaella Sbrescia