Che cosa vuol dire essere un cantautore nel 2017? Scrivere raccontandosi e raccontando gli altri può essere bellissimo quanto complesso e non sempre utile. Anzi, ultimamente quasi mai.
Impiegare due anni della propria vita, investendo tempo, energie e risorse in un progetto discografico significa crederci per fare in modo che ci credano anche gli altri. Cesare Cremonini per “Possibili scenari”, il nuovo album in uscita domani, prodotto da Walter Mameli per Trecuori e Universal Music, registrato negli Studi Mille Galassie di Bologna, ha fatto esattamente questo. La sua concezione di pop è artigianale, elegante, curata e fuori dagli schemi. La struttura su cui si reggono le sue canzoni poggia su più livelli ed è proprio questo che, disco dopo disco, fa sì che l’artista riesca a fare la differenza portandosi su un gradino più in alto rispetto alla media. Cesare, come dicevamo, ragiona da artigiano libero, va per la sua strada e si diverte a portarci per mano tra guazzabugli letterari e sinfonie ora divertenti, ora strappalacrime. Avvalsosi della collaborazione di Davide Petrella in veste di co-autore durante la lunga fase di scrittura delle canzoni (fatta eccezione per “Nessuno vuole essere Robin”), Cremonini ci presenta un punto di vista curioso, attento e possibilista; sarà per questo che mai come in questo caso il titolo dell’album si presta molto bene allo scopo del progetto. Sia dal punto di vista testuale che musicale abbiamo molto di cui parlare. Si parte dal calore degli archi e dei fiati della title track, concepita per fare da apripista a concerti e ragionamenti. “Sentirsi bene senza un perché” è il mantra da perseguire per raggiungere lo stadio della contentezza, spauracchio di chi invece è ossessionato dalla felicità. Irresistibile il piglio energico di “Kashmir- Kashmir”, un brano ritmatissimo, tutto da ballare, nonostante un testo incentrato sulla storia di un ipotetico figlio di un estremista islamico. L’accostamento è tanto bislacco, quanto originale. Il protagonista della canzone vorrebbe vivere l’occidente a modo suo, all’insegna della leggerezza, eppure anche per lui non sarà facile vincere il pregiudizio.
Arriva il turno di “Poetica”, il singolo che ha conquistato consensi unanimi. Un brano raffinato, completo, necessario. “Anche quando poi saremo stanchi, troveremo il modo per navigare nel buio”, canta Cesare, incoraggiandoci ad affrontare il viaggio della vita al meglio delle nostre possibilità. L’angoscia della solitudine non può far paura di fronte alla bellezza dell’arte, pronta a risollevare l’anima.
Segue la dimensione interstellare e rarefatta di “Un uomo nuovo”: “Ma tu credi che per volare basti solo un grande salto”? La ritmica di un rullante permanente incoraggia il volo pindarico dell’immaginazione di un indovino che prova a ricordarci di affrontare l’amore a pieno viso, costi quel che costi.
Arriva poi il turno del potenziale nuovo singolo: “Nessuno vuole essere Robin”. Come dare torto a Cesare? Il brano, già a partire dal titolo, svela lo spirito di una delle canzoni più riuscite del disco. Presentata come l’erede di “Marmellata#25”, questa ballata è una fotografia dei nostri tempi, uno specchio delle contorte relazioni umane, il termometro della solitudine che scandisce i nostri giorni: “Ti sei accorta anche tu che siamo tutti più soli, tutti col numero dieci sulla schiena e poi sbagliamo i rigori. In questo mondo di eroi, nessuno vuole essere Robin”. L’ascolto continua intersecandosi tra i sentieri di “Silent Hill”: la collina dove gli incubi peggiori affiorano a galla e costringono lo stesso Cesare a cantare quasi urlando per liberarsi e liberarci al contempo. Eppure i ricordi sono linfa, sono una preziosa risorsa, oro colato. Lo sa bene Cremonini che ne “Il cielo era sereno” disegna a pennellate un film intimo ma non autoreferenziale. Una bella istantanea vintage che contrasta, e molto, con “La Isla”, il brano più debole del disco, forse perché incentrato sulla diffidenza per le atmosfere menzognere e fugaci delle mete che spesso scegliamo per le nostre vacanze: “Questa follia non vedo l’ora che finisca”, canta Cesare, che stempera i toni con un ritmo fresco e scanzonato. Su questa lunga scia vive la trama de “Al tuo matrimonio”, brano ispirato al film “il Laureato” di Mike Nicholas, con Dustin Hoffman e Katharine Ross di stampo autenticamente cinematografico. La conclusione di “Possibili scenari” è malinconica. L’ultimo brano della tracklist è “La macchina del tempo”, una canzone che nel raccontare una storia d’amore al contrario, dalla fine all’inizio, squarcia la tristezza all’insegna della dolcezza con una lunga coda strumentale, scandita dai vocalizzi dello stesso Cesare, che chiude il disco con fare epico e maestoso. Pronto a spiccare il volo.
Raffaella Sbrescia
Previsto per quest’anno anche l’ esordio negli stadi per il tour “Stadi 2018” (prodotto e organizzato da Live Nation Italia)
Video: Poetica
Di seguito il calendario delle date:
15/06 LIGNANO – stadio G. Teghil
20/06 MILANO – Stadio San Siro
23/06 ROMA – Stadio Olimpico
26/06 BOLOGNA – Stadio Dall’Ara
I biglietti del tour sono disponibili su: https://www.livenation.it/artist/cesare-cremonini-tickets