Fedez, all’anagrafe Federico Leonardo Lucia, classe 1989, presenta “Pop-Hoolista”, il suo atteso quarto disco, prodotto da Newtopia (l’etichetta discografica indipendente fondata da lui stesso e da J-Ax. Con questo concept album, infarcito di taglienti giochi di parole e di brillante ironia, Fedez si esprime senza filtri e lo fa attraverso 20 canzoni che offrono uno spaccato fedele e limpido della nostra Italia. Incuriosisce vedere come un giovane riesca ad attirare l’ interesse e l’attenzione non solo dei coetanei ma anche degli adulti, sarà forse perché Fedez ha voluto staccarsi dalle vincolanti rime del rap, per aprirsi ai monologhi scritti insieme a Matteo Grandi. Maggiore consapevolezza, maggiore applicazione, maggiore responsabilità per Fedez che “In un paese dove i punti interrogativi sono più dei punti di riferimento”, racconta “lo stato” dello Stato italiano senza peli sulla lingua.
Sono davvero tanti giochi i giochi di parole e le verità scomode che salgono a galla in “Pop-Hoolista”, un lavoro che dà spazio a concetti ai quali non è stata trovata né una metrica, né un genere. Fedez ci spiega come va l’Italia e cosa pensa lui della gente partendo da “Generazione bho”, un limpido flash sulla realtà contemporanea: “Un vecchio è pericoloso se guida una Mercedes figuriamoci quand’è alla guida di un paese”, accusa Federico, mentre gli irriverenti accostamenti proposti in “Vivere in campagna pubblicitaria” ci disegnano un nitido ritratto di una società in cui comandano i product placement. “Siamo passati dal baciare rospi ad ingoiarli”, scrive Federico in “La bella addormentata nel Bronx”, il brano in cui le principesse Disney si trasformano in donnine da quattro soldi. Le massacranti invettive di “Veleno per topic” non lasciano scampo, la Fedezvisione prevede una parola cattiva per tutto e tutti. La mitragliatrice è carica e Fedez non risparmia neanche un solo colpo in canna. Notevoli anche i tappeti musicali costruiti ad hoc, che lasciano intuire una tendenza punk, figlia diretta delle influenze adolescenziali di Federico. L’ascolto riprende con gli amori da tastiera raccontati nella realistica “Voglio averti account”. Proprietà di linguaggio e concreta conoscenza delle epopee giovanili rendono Fedez un credibile canta storie metropolitano.
Sospesi tra Facebook, selfie e sindrome da social, siamo circondati da una superficialità latente eppure i sentimenti non mancano. In “Magnifico”, il brano che rinnova il sodalizio artistico con Francesca Michielin, Fedez parla dell’amore come un punto d’arrivo, una conquista; una rivelazione che sorprende in un contesto asettico e dissacrante. La divertente irriverenza contenuta in “Non c’è due senza trash” coinvolge la conduttrice televisiva Barbara D’Urso in un brano d’accusa contro la tv spazzatura. La peculiare liquidità della dimensione creata da “Sirene” trova un sostanziale equilibrio nella voce di Malika Ayane mentre “L’hai voluto tu” è un brano che richiama da vicino lo stile di Max Pezzali. Ritroviamo un fedele spaccato dell’amore ai tempi della crisi in “Love cost” mentre la perla del disco è la title-track “Pop-hoolista”, ulteriormente arricchita dal duetto con Elisa, che ha personalmente scritto la propria parte: “ Tu cosa hai da perdere se hai già toccato il fondo”, canta la Toffoli, senza consentire alcun diritto di replica.
Potente e diretto è il je accuse in cui Fedez punta il dito contro lo sfarzo indecoroso del clero in “Cardinal Chic”. Travolgente e grintoso il contributo di Noemi in “L’amore eternit”, un brano che si scaglia contro i pregiudizi e le apparenze in nome dell’amore autentico. Fedez è incontenibile e srotola fiumi di parole a velocità sostenuta anche nel brillante testo di “Stereo- tipi” e “Viva l’Iva”, in cui duetta con il socio J Ax. L’album si chiude con l’inaspettato featuring dei BoomDaBash in “M.I.A”. Un’ultima chicca in un disco che di paraculo ha veramente molto poco. Bravo, dunque, a Fedez, un hooligan del rap che ha saputo sdoganarsi da limiti e barriere.
Raffaella Sbrescia
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Video: “Generazione Bho”