“Poesia e civiltà” è il titolo del nuovo lavoro discografico di Giovanni Truppi. Con l’approdo alla major Virgin Records (Universal Music Italia), il cantautore e polistrumentista pubblica un’opera importante e di grande spessore letterario e artistico. La sua forma canzone è profonda, provocatoria, complessa, imprevedibile. Un’attitudine, quest’ultima, che determina un elemento di rottura con quanto ci è stato proposto in questi ultimi 4 anni dal cantautorato italiano di ultima generazione. Giovanni Truppi irrompe con le sue canzoni con una totale libertà di contenuti e intenti, riprende le tematiche serie dei cantautori degli anni’70, riesce a cantare l’amore in modo delicato, elegante, sorprendente. Il sentimento viene descritto attraverso dei frame cinematografici, Truppi riesce infatti a raccogliere tutti gli elementi chiave e a descriverli creando una vera e propria scena da vivere in prima persona. Le sue sono canzoni politiche. Si comincia con “Borghesia”, ispirata al romanzo “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati. La rincorsa al benessere ci ha fatto perdere di vista le priorità essenziali. Ed ecco che allora Truppi le riprende ad una ad una: l’identità, la vita adulta, la bellezza, la civiltà, il rapporto con la società. Tutti concetti che, ad oggi, sono in balìa di una completa ridefinizione. Colpisce quindi la scelta di perseguire questo obiettivo lasciando da parte il linguaggio anarchico dei primi lavori a favore di un linguaggio più essenziale e semplificato. Questo muoversi tra classico e contemporaneo, ha spinto Truppi a mediare tra le fondamenta giovanili: Fabrizio De Andrè, Franco Battiato e Paolo Conte e le più forti suggestioni degli ultimi anni avute con Sun Kill Moon, Sufian Stevens, Father John Misty.
Tra i brani più intensi di “Poesia e civiltà” c’è “Conoscersi in una situazione di difficoltà”: scegliere di darsi ad un’altra persona è quanto di più coraggioso e complesso possa esserci. Mettere da parte la propria unicità è un atto controverso ed è un dono prezioso, Giovanni Truppi descrive questo tentativo immaginandosi due persone che camminano sulla cima di un burrone, un susseguirsi di immagini che sconfinano in un climax di grande impatto emotivo.
Una delle canzoni che, invece, mette nero su bianco la sensazione di smarrimento socio-culturale che stiamo vivendo è “Le elezioni politiche del 2018”: Truppi fotografa la contemporaneità in modo fedele e tagliente. I protagonisti sono due persone poco più che trentenni che si confrontano su un momento storico controverso e inquietante.
E poi c’è “L’unica oltre l’amore”, il brano che in qualche modo riesce a mediare e sintetizzare i grandi temi dell’album: una posizione politica e romantica, poetica e civile, un modo netto di definire il termine “empatia”, l’opposizione letteraria a chi salta solo sulla barca di chi vince e mai di chi perde. Un atto dello spirito che, come un balsamo, riesce ancora a darci l’idea di opposizione conscia e consapevole.
A questo punto c’è solo da dire bravo a questo artista che, con l’approdo alla major discografica, si è mostrato al massimo del fulgore, ha scelto di restare libero, di investire registrando il disco negli Stati Uniti, di portare 6 persone sul palco in tour per dare massimo lustro ad un disco importante e necessario, di dosare la sua lente di ingrandimento sul mondo; quella che da napoletano, in costante conflitto con la sua città di origine, è riuscito a portare con sé per poter mantenere l’occhio lucido, il cuore pieno, l’anima pura, la penna pronta.
Raffaella Sbrescia