Appassionata e viscerale da un lato, misurata e rispettosa dall’altro, Fiorenza Calogero è una cantante, interprete e attrice che, attraverso il suo percorso artistico, contribuisce in maniera incisiva e concreta alla ricerca e alla valorizzazione dell’immenso patrimonio costituito dai canti popolari del Sud Italia. A tangibile testimonianza di cotanto impegno, arriva “Nun tardare sole”, un album scritto, diretto e arrangiato dal Maestro Enzo Avitabile e prodotto da Andrea Aragosa per Black Tarantella. Composizioni cadenzate dalle ritmiche battenti proprie della tarante, elementi medievali e rinascimentali nonché richiami stilistici vicini alle ricostruzioni musicologiche riproposte della prima Compagnia di Canto Popolare diretta dal Maestro Roberto de Simone, con cui Fiorenza Calogero ha più volte collaborato caratterizzano questo album da interpretare come una sorta di preghiera laica.
Tra una traccia e l’altra Fiorenza si muove con disinvoltura rivelando una voce al massimo della maturità e dell’espressività ridando vita ad inni rivolti a un sole che è dio, padre, marito, amante. Genti lontane nel tempo, spiriti dell’antica campagna, madri, donne e amanti rivivono attraverso le perfette partiture eseguite da talentuosi musicisti con strumenti tradizionali e poco usuali, come lo è la chitarra battente di Marcello Vitale, la viola da gamba di Rodney Prada, e poi la chitarra spagnola di Carlos Pinana in “Megaris”. Intensa la voce di supporto di Pino De Vittorio in ‘A Carità, e le voci di Cristina Branco in “Lu Cardillo”, brano di anonimo del ‘700, e di Urna in “Uocchie Che Arraggiunate”, omaggio ad Eduardo de Filippo. Vecchi miti, nuovi riti si destreggiano in una problematica contemporaneità in cui la voce di una artista devota ed irresistibile, quale è Fiorenza Calogero, si presenta come un suadente richiamo ancestrale.
Raffaella Sbrescia
Video: Tre fronne e tre ciure