“L’arte della guerra vol.1” è il terzo disco solista del cantautore Giuliano Dottori che, forte di un percorso artistico molto articolato, ha lasciato confluire in questo lavoro idee e tematiche di forte impatto emotivo. Il filo conduttore dell’album (Musica Distesa), pubblicato lo scorso 1 aprile e suonato insieme a Marco Ferrara al basso e Mauro Sansone alla batteria, è un interessante discorso incentrato sulla rinascita, ispirato dalla lettura del manuale di saggezza e tattica bellica di Sun Tzu “L’arte della guerra”.
Nel primo capitolo di quello che diventerà un doppio disco, Giuliano Dottori apre a sperimentazioni ed arrangiamenti originali lasciando ampio margine all ’interpretazione sensoriale. L’album si apre con “Quando ritornerai a casa”; il brano riprende la parola casa con cui finiva il disco del 2009 “Temporali e Rivoluzioni”; l’intro onirica e la lunga parentesi strumentale sul finale del brano introducono “Estate #1107”, la millecentoesettesima canzone dedicata all’estate non si riduce al solito melanconico elenco di ricordi, anzi, il brano racchiude un’energica spinta verso il futuro: “un’altra estate ci porterà via tutte le nostre paure e le debolezze” mentre cadono le bombe nei cortili, crollano palazzi e precipita la notte. Giuliano spinge la vita nell’aria e proprio la vita, quella degli altri, è la protagonista de “Le vite degli altri”, il brano che argutamente analizza una mania molto più diffusa di quanto si creda: quella dello spiare i vicini di casa. Molto suggestivo è il mood new age de “La Nave”: un dolce fluttuare sospeso tra i pensieri. La title track “L’arte della guerra” è un pugno nello stomaco: “la felicità è un trucco a cui non credo più”, canta Giuliano, lasciandosi coccolare, al contempo, dal dolce suono del pianoforte. A seguire c’è “Il mondo dalla nostra parte”, un brano profondo che parla di ciascuno di noi e della nostra voglia di lasciarci alle spalle tutti gli errori e le miserie del passato. Un sound allegro e trascinante distoglie in fretta la mente dai pensieri più bui in cerca di speranza e di sogni a cui appigliarsi. “Occhi dentro gli occhi” è la canzone d’amore del disco, una presa di coscienza fredda e lucida: “…tardi è solo tardi”, sentenzia Giuliano, mentre un intenso ed elegante interludio strumentale comprensivo di tocchi al pianoforte, archi, arpeggi e cori lontani, ci introduce all’ascolto dell’ultima ermetica traccia del disco intitolata “I fiori muoiono quando ci rattrista perderli”: “mio padre piantava chiodi dentro il mare… mio fratello costruisce chiese con la terra…” sono le frasi che racchiudono il nucleo del brano che, attraverso pensieri retrò e innovativi spazi sonori, apre la via al secondo atteso capitolo di un lavoro piacevole e ricercato.
Raffaella Sbrescia
Video: “Estate #1107″