Onestà, intelligenza, amore, libertà, generosità: queste le parole chiave del testo di Alberto Manzi, omaggiato da Claudio Santamaria in apertura della seconda serata del 64mo Festival di Sanremo. La rivendicazione del possesso del proprio spirito critico e l’invito a cercare nel proprio cuore la voglia riprovare a credere in sé stessi e nel prossimo sono il messaggio migliore che il Festival potesse rivolgere al pubblico in un’era in cui tutto questo rappresenta un miraggio buonista ed anacronistico.
Come ribadito più volte questa mattina da Fabio Fazio, in conferenza stampa, la linea orizzontale del Festival intende seguire un percorso incentrato sulla tradizione popolare, ecco dunque spiegate le presenze delle gemelle Kessler e il monologo della signora Franca Valeri. Invece di affidarsi a degli stereotipati filmati in bianco e nero, la direzione artistica del festival ha cercato di omaggiare i 60 anni della Rai lasciando che anche i più giovani potessero conoscere dal vivo un pezzetto della storia del proprio paese. Per quando riguarda la linea verticale seguita dalla super kermesse, la scelta di ospiti di un certo calibro qualitativo rappresenta un inequivocabile punto di forza: pensiamo alla magistrale perfomance di Rufus Wainwright che ha eseguito “Cigarettes And Chocolate Milk”, un brano ricco di pulsioni emotive, e “Across The Universe”, un grande classico dei Beatles.
Ad unire generazioni di ieri e di oggi ci ha pensato Claudio Baglioni che, dopo 29 anni, è tornato sul palco dell’Ariston per un meraviglioso medley dei suoi più grandi successi: “Questo piccolo grande amore”, “E tu”, “Strada facendo”, “Avrai”, “Mille giorni di te e di me” e “Con voi”, il brano che dà il titolo al suo nuovo progetto, incentrato sull’idea della musica intesa come energia in grado di animare il cantiere della ricostruzione e farci ritrovare speranza nel futuro e voglia di ripartire.
Visto che sono stati in tanti a constatare il piccolissimo spazio concesso alle cosiddette nuove proposte, mi piacerebbe iniziare l’analisi delle canzoni in gara partendo proprio dai “giovani” che ieri si sono esibiti poco dopo la mezzanotte ma che, tuttavia, hanno portato a Sanremo dei brani assolutamente interessanti. A passare il turno sono stati Diodato e Zibba, rispettivamente con “Babilonia” e “Senza di te”: si tratta di due canzoni molto belle con due sound diametralmente opposti, l’uno più vicino al pop tradizionale, l’altro più sperimentale, arricchito da interessanti tonalità reggae.
Le altre due giovani proposte, che troveranno comunque spazio durante la finale di sabato sera, sono Bianca, che ha cantato il brano “Saprai”, forse un po’ troppo tradizionalista, e Filippo Graziani che, con “Le cose belle”, ha offerto un ampio saggio della propria energia vocale e carismatica.
Per quanto riguarda i “Big”, invece, niente di particolarmente nuovo sotto il sole. Ad aprire la gara è Francesco Renga che accede alla finale con “Vivendo adesso”, il brano scritto per lui da Elisa Toffoli. Disinvolto e stiloso sul palco, il cantante si mostra sempre uguale a sé stesso. Segue Giuliano Palma: un’interpretazione energica di “Così lontano”, brano firmato da Nina Zilli, porta l’indelebile timbro dell’autrice penalizzando, così, il cantante. La prima donna della serata è Noemi: trucco, parrucco e abito meriterebbero un discorso a parte ma, in questa sede, mi limiterò a dire che sia “Un uomo e un albero” che “Bagnati dal sole”, brano finalista, sono due canzoni davvero molto belle e la consueta carica interpretativa della cantante costituisce un sicuro surplus ultra. Arriviamo, dunque, all’ipotetico vincitore del festival, ovvero Renzo Rubino: giovane, originale, geniale, emozionante. La sua perfomance ha conquistato l’intero teatro, “Ora” e “Per sempre e poi basta” sono due perle, arricchite da un bell’arrangiamento musicale; chiamasi talento. Bella anche la performance di Ron che, seppur privo di originalità, rimane pur sempre un grande cantautore italiano e non sottovaluterei il fatto che si presenterà in finale con un brano inaspettatamente folk quale è “Sing in the rain”. Troppo somigliante alla sua precedente vita con i Tiromancino è stata, invece, la prestazione canora di Riccardo Sinigallia di cui riascolteremo il brano intitolato “Prima di andare via”, già, proprio come quello di Neffa. A chiudere la carrellata dei “campioni” in gara è Francesco Sàrcina: “Nel tuo sorriso” conquista i voti necessari per passare il turno ma le chitarre di “In questa città” meritavano molto di più. Non rimane che riascoltare per bene il tutto questa sera e cogliere eventuali nuove impressioni. Per il resto non sottovaluterei l’omaggio che verrà fatto al maestro Claudio Abbado, in apertura della terza serata, e gli ospiti in programma da Renzo Arbore, volto storico della tv e della musica italiana, all’astronauta Luca Parmitano, al cantautore irlandese Damien Rice, fino all’attesissimo Paolo Nutini.
Raffaella Sbrescia