Candidato a 9 premi Oscar, “12 anni schiavo” è l’acclamato film di Steve McQueen ed è considerato, a ragione, l’evento cinematografico dell’anno. Chiwetel Ejiofor (nei panni del protagonista), Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Lupita Nyong’o, Paul Dano, Paul Giamatti e Brad Pitt incarnano i personaggi della pellicola che completa e continua un discorso cominciato dal cinema americano con “Lincoln” di Spielberg e “Django Unchained” di Tarantino. I dialoghi, i silenzi, le cruente scene di violenza e i paesaggi mozzafiato di questa drammatica e sconvolgente storia trovano il filo conduttore principale nella musica. Solomon Northup è, infatti, uno stimato musicista che un giorno si risveglia in catene per essere venduto come schiavo nei campi di cotone. Il violino è lo strumento che costituisce, al contempo, sia il mezzo che stabilisce il legame di Solomon con il suo passato da uomo libero del nord America, sia la condanna ad essere riconosciuto come diverso dagli altri neri, “allevati come bestie” per servire i padroni. La musica è, dunque, un elemento essenziale per nutrirsi della vita senza soccombere ad un destino atroce. “Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere”, ripete Solomon, a più riprese, senza mai perdere la fiducia nella possibilità di un rapporto di reciproca stima con l’uomo bianco. Tutt’intorno, intanto, si spengono vite e speranze. Nei cocenti campi di cotone il blues e il gospel richiamano la provvidenza divina: gruppi di schiavi esausti trovano la forza per sopravvivere nel canto che, in qualità di naturale valvola di sfogo, diventa, in questo modo, un richiamo spirituale dalla forza travolgente. A questo proposito, è importante sottolineare la bellezza della tracklist del film. Delle 16 tracce disponibili, la dirompente forza evocativa del brano “Roll Jordan Roll” di John Legend, interpretato nel film da Topsy Chapman e dal protagonista Chiwetel Ejiofor, rappresenta il momento più intenso e doloroso. Le voci a cappella degli schiavi rendono omaggio ad uno di loro, che ha perso la vita pochi attimi prima, gli occhi sono rivolti al cielo, le mani dimenticano le ferite e la fatica levandosi al cielo. Schiocchi di dita vibrano nitidi scuotendo i sensi ma la collettività di un sogno eterno si spegne col sopraggiungere della notte.”(In the evening) When the sun goes down” di Gary Clark scandisce, invece, l’altro momento clou del film: gli occhi di Solomon seguono il calar del sole: attimo dopo attimo il colore ed il movimento delle pupille descrivono le sofferenze di un animo disperato mentre la natura continua, indifferente, il proprio corso. “Misery Chains” di Chris Cornell, “Queen of the Field (Patsey’s song)” di Alicia Keys e “Little Girl Blue” di Laura Mvula si trasformano in richiami ancestrali, inni alla vita e alla libertà. Impossibile, infine, resistere al fascino di “Washington Hans Zimmer”: sullo schermo scorrono i titoli di coda ma il cuore batte ancora all’impazzata e negli occhi, colmi di lacrime, sono impresse le immagini di una colpa eterna.
Raffaella Sbrescia
TRACKLIST:
1. “Devil’s Dream” – Tim Fain
2. “Roll Jordan Roll” – John Legend
3. “Freight Train” – Gary Clark Jr.
4. “Yarney’s Waltz” – Caitlin Sullivan
5. “Driva Man” – Alabama Shakes
6. “My Lord Sunshine (Sunrise)” – David Hughey
7. “Move” – John Legend
8. “Washington Hans Zimmer”
9. “(In the Evening) When the Sun Goes Down” – Gary Clark
10. “Queen of the Field (Patsey’s Song)” – Alicia Keys
11. “Solomon” – Hans Zimmer
12. “Little Girl Blue” – Laura Mvula
13. “Misery Chain” – Chris Cornell
14. “Roll Jordan Rol”l – Topsy Chapman
15. “Money Musk” – Tim Fain
16. “What Does Freedom Mean (To a Free Man)” – Cody Chesnutt
John Legend – “Roll Jordan Roll”
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