Da qualche parte bisogna pur cominciare. Anche un artista ormai iconico come Vasco Rossi ha avuto un esordio e oggi siamo qui per celebrare quel suo primo lavoro così naturale, spontaneo e figlio di un’identità ancora tutta da scoprire. Stiamo parlando di “…Ma cosa vuoi che sia una canzone…”, pubblicato il 25 Maggio 1978, il primo album di Vasco Rossi, inciso e pubblicato con la collaborazione di Gaetano Curreri (e dei musicisti del suo gruppo di allora). Sono passati 40 anni ma ad oggi i contenuti di questo album risultano ancora calzanti e attuali se pensiamo all’ approccio antropologico con cui sono involontariamente nati. “La nostra relazione”, “E poi mi parli di una vita insieme”, “Ambarabaciccicocco’, “Ed il tempo crea eroi”, “Silvia”, “Tu che dormivi piano (volò via)”, “Jenny è pazza” sono alcuni tra i brani che potremo riascoltare nel cofanetto Sony Music (Legacy), in edizione Limitata Numerata, con contenuti esclusivi: “…ma cosa vuoi che sia una canzone… R>PLAY Edition 40th”. Sarà il primo della “Serie R>PLAY”, una speciale serie celebrativa, intitolata R>PY dedicata ai 40mi anniversari degli album da studio di Vasco Rossi. Questa è la prima di quattro pubblicazioni figlie di un lavoro di restauro ed acquisizione in digitale, realizzato negli studi Fonoprint da Maurizio Biancani, che curò le registrazioni originali del disco e produsse alcuni album successivi tra cui “Bollicine”. A tutto questo si aggiunge il valore aggiunto dato dalla seconda stagione di “33 Giri-Italian Masters” con la puntata dedicata alle origini di Vasco. Realizzata da Except, la produzione originale andrà in onda il 28 novembre, alle ore 21.15 su Sky Arte (e disponibile su Sky On Demand). Nello speciale, Vasco siede davanti al mixer della storica Fonoprint di Bologna per riascoltare il master del suo primo album, canta alcune di quelle canzoni e ricorda gli aneddoti più suggestivi legati al periodo, accompagnando il telespettatore dietro le quinte della fucina artistica musicale fino a far rivivere in prima persona il processo creativo di un disco quasi nato per caso e con i mezzi che all’epoca si avevano a disposizione.
Il disco nasce in maniera quasi clandestina, all’inizio vende circa 2000 copie, i gioielli contenuti all’interno sono stati scoperti solo dopo. Quello di Vasco Rossi è un esordio liquido, spiega il critico Marco Mangiarotti nella puntata di Sky Arte. Vasco non mitizza le canzoni, sembra quasi non prendersi sul serio, è distante dai cantautori impegnati di quel periodo, si fa inseguire da Curreri per la lasciare la consolle da disk jockey, veste tanto le canzoni e le scrive soprattutto per divertirsi. Vasco osserva la gente, le proprie crisi, le proprie emozioni, parla di relazioni adulte, di sessualità nascente, di depressione, lascia fluire il retaggio di una cultura contadina, mette in pratica tutto quello che gli passa per la testa. La sua visione teatrale della musica premia il basso, tiene sveglie le coscienze provocandole, senza mai prendere sul serio il cantautorato politico, lascia spazio al progressive rock italiano e si mostra figlio del suo tempo in tutto e per tutto.
Vederlo oggi così entusiasta, contento, rilassato, pronto a mettere in luce quello che per tanti rappresenta un tesoro sommerso è un gesto affettuoso nei confronti di una generazione a cui sono rimasti ben pochi strumenti per conoscere le fondamenta della canzone italiana.
Raffaella Sbrescia