Il pubblico di Milano ha riabbracciato Samuele Bersani in occasione del concerto al Teatro degli Arcimboldi. La sensazione è stata proprio quella di un ritrovamento reciproco, un incontro tra anime simili tenute lontane da elementi avversi. In effetti, è andata proprio così ed è stato lo stesso Samuele Bersani a parlare di quello che è accaduto in questi ultimi mesi: dal problema alle corde vocali che l’ha costretto a rimandare il tour (la data milanese era programmata in ottobre), al ricredersi sulla risposta del pubblico fino alla felicità nello scoprire che quasi nessuno aveva chiesto il rimborso del biglietto. L’artista ha schiettamente ammesso di avere bisogno della compartecipazione degli spettatori e del fatto che per questa ragione ha scelto un paio di cuffie che gli consentono di sentire cosa succede aldilà del palcoscenico. Stando ben lontano da frizzi e lazzi, Samuele Bersani ha poi concentrato tutto il meglio del proprio repertorio in una scaletta concisa e variegata concedendosi anche il lusso di ripescare qualche rarità dal baule dei ricordi. Il suo canzoniere, si sa, si muove tra delicatezza e ermetismo, i testi non sono mai troppo criptici ma consentono molteplici interpretazioni ed è sempre suggestivo riascoltarli. Lo è ancora di più se gli arrangiamenti proposti sono vellutati e sapientemente modellati da una band di sette musicisti esperti come Tony Pujia, Davide Beatino, Silvio Masanotti, Marco Rovinelli, Alessandro Gwis, il sassofonista/flautista Claudio Pizzale e Michele Ranieri.
Senza fronzoli, senza scenografie o facilonerie ruffiane, Samuele Bersani è riuscito a creare una tale empatia col pubblico da essersi conquistato una standing ovation con tanto di applausi a scena aperta sulle note di “Giudizi universali”. La sua verve da outsider, l’ironia sottile ma impattante e la sua intaccabile passione per il buon gusto sono il suo marchio di fabbrica da ormai 25 anni e, ad oggi, gli consentono di gestire il rapporto con il pubblico in modo assolutamente disteso e rilassato. “Voglio spremere il tubetto fino in fondo, la fortuna che abbiamo di dipingere con un colore più intenso meno opaco e finalmente indelebile”, così recitano le parole di una strofa de “La fortuna che abbiamo”, la canzone che dà il titolo a questo tour e che, prontamente decontestualizzate, possono rendere l’idea di come certe parole scritte con l’anima possano tracciare un solco nel cuore di molti. Questo è il potere che hanno gli artigiani della musica, questo è il piccolo grande potere che ha Samuele Bersani.
Raffaella Sbrescia
SET LIST:
Il mostro
Le mie parole
Lo scrutatore non votante
Occhiali rotti
Il pescatore di asterischi
En e Xanax
Spaccacuore
Psyco
Ferragosto
Cattiva
Come due somari
Replay
La fortuna che abbiamo
Una delirante poesia
Crazy boy / Che vita / Settimo cielo
Canzone
Giudizi universali
Chiedimi se sono felice
Freak
Coccodrilli
Senza titoli
Chicco e Spillo
Cosa vuoi da me