“Small wonder” ovvero piccolo portento. Lei è l’inimitabile Rita Pavone. L’artista è tornata a Napoli lo scorso 13 maggio in occasione del concerto che si è svolto presso il Teatro Augusteo. Un live della durata di due ore e mezza, senza intervalli, animato dalla travolgente carica di Rita e dall’ottima musica della band guidata da Enrico Cremonesi, che l’ha accompagnata lungo un viaggio pieno di ricordi ma anche, e soprattutto, di nuove cose. Visibilmente emozionata e carica di autentica gratitudine verso un affezionatissimo ed entusiasta pubblico, Rita Pavone si è lasciata trasportare dallo sconfinato amore per la musica coinvolgendo giovani e meno giovani in un magico e mutuo scambio di energia. Ad inaugurare il concerto un video introduttivo con immagini inedite e di repertorio sulle note di “Ripartirò da me”, seguito da “All nite long”. Entrambe le canzoni sono tratte da “Masters”, l’album che Rita Pavone ha pubblicato nei mesi scorsi, in cui l’artista ha racchiuso gran parte dei brani che più ha amato durante la sua fanciullezza. La Pavone ha dimostrato di amare molto i brani di questo disco perché ognuno di essi rappresenta un ricordo speciale, un passo della propria crescita, il ramo di un ceppo di radici da cui è impossibile sradicarsi. L’aspetto più sorprendente dell’esibizione di Rita è il suo modo totalizzante di cantare, il suo sorriso sereno, la felicità, e la conseguente energia, che traspaiono da ogni singolo movimento sul palco. Rita è felice anche quando legge la scaletta ed introduce un brano, è felice quando il pubblico le dedica almeno 5 standing ovation, è felice quando sul palco, con lei, ci sono amici come Leopoldo Mastelloni, per duettare sulle note de “La vie en rose“, Enzo Gragnaniello con cui Rita ha omaggiato l’indimenticabile Mia Martini cantando “Donna”. «Mia, ovunque tu sia, ricordati che ci manchi e che ti vogliamo bene», ha sottolineato la Pavone che, per l’occasione, si è anche messa alla prova con una splendida versione acustica di “Maruzzella”, accompagnata dalla chitarra “sensuale, arrabbiata, triste, nostalgica” di Fausto Mesolella, con cui la cantante ha anche interpretato il brano di Bob Dylan intitolato “I’ll Be Your Baby Tonight “, e da Raiz.
Il live di Rita Pavone vuole essere tutto fuorchè nostalgico, è lei stessa a dire: “Faccio tanti salti indietro ma non sono salti di nostalgia, ho i piedi ben saldi per terra e amo quello che faccio”. La scaletta è, infatti, molto varia; si passa da “Mi vendo” di Renato Zero a “Per tutta la vita”, passando per il super pezzo rock “I want you with me” e “Non è facile avere 18 anni” fino all’apprezzatissimo medley comprensivo di “Che m’importa del mondo”, “Alla mia età”, Come te non c’è nessuno” e “La partita di pallone”, il tutto ampiamente rivisitato senza perdere lo smalto della versione originale. “Quando una canzone ha una sua melodia non ci sono anni che tengano”, spiega Rita, introducendo “Where is the one”. Questo è proprio il caso delle sue canzoni che, come quelle di altri grandi interpreti, riescono a sedimentarsi nell’animo di un popolo, resistendo al tempo e ai relativi cambiamenti. Sentimenti eterni, come quello dell’amore, si rivestono di nuova luce, di nuovo fascino, riacquisendo una valenza preziosamente speciale. Il concerto prosegue, Rita lascia la giacca paiettata per una più classica giacca nera senza, tuttavia, rinunciare ad una spavalda coda di cavallo. “Se potessi amarti ancora”, “Ma lei è lei”, What’s a matter”, “Questo nostro amore”, “Un buffo dettaglio”, e una strepitosa versione di “Proud Mary”, hanno costituito le tappe musicali della seconda parte del concerto, che si è conclusa con il medley composto da “Il ballo del mattone”, “Amore twist” e “Datemi un martello”.
Molto ampia è stata, invece, la parentesi che l’artista piemontese ha dedicato al periodo della sua carriera in cui interpretò Gianburrasca. Curiosità, aneddoti e omaggi al noto compositore Nino Rota: “Arrivò lui”, “Stasera sogno”, “Tigrotti”, “Nostalgia di casa”, “1909”, “Addio Giornalino” e, ovviamente, “Viva la pappa col pomodoro” incantano e ipnotizzano il pubblico. Rita è inarrestabile e, dopo Gianburrasca, si lancia con irriducibile grinta nell’ultima parte del concerto: “Fortissimo”, Rainin’”, “Lazy River, “Cuore” sono gli ultimi colpi in canna prima della toccante “Ho tolto il make up”, il brano scritto per lei da Enrico Ruggeri: ”Che grandioso mestiere e’ il mio/ non vorrei fare altro io / e di questo ringrazio Dio .. “, canta Rita, concludendo il concerto con il ballo cult del “Geghege”, prendendosi, infine, i sorrisi, i baci, i fiori e gli applausi a cui per 9 lunghi anni aveva rinunciato e di cui, ora, non potrebbe e non vorrebbe mai più fare a meno.
Raffaella Sbrescia