Emozioni delle grandi occasioni al Blue Note di Milano con l’intenso concerto che il celeberrimo fisarmonicista francese Richard Galliano ed il chitarrista Sylvain Luc hanno tenuto nel noto locale meneghino per omaggiare la grande Edith Piaf e celebrarne il centesimo anniversario dalla nascita. Reduci da un lavoro discografico pubblicato insieme, i due musicisti hanno incentrato il live su un intimo dialogo strumentale, ricco di virtuosismi e tocchi da maestro per reinterpretare al meglio una serie di grandi classici della chanson francese. Universalmente riconosciuto come solista d’eccezione, Galliano è sempre alla ricerca di nuove esperienze musicali e, la forte alchimia con Sylvain Luc, rappresenta la dimostrazione tangibile di una forte trasversalità. Il primo brano in scaletta è “Paris” ed è subito atmosfera da bistrot sulla riva della Senna. Il cuore sussulta tra gli spasmi di sentimenti contrastanti, dettati dalla voglia di perdersi in uno sguardo complice e i suoni, delicati e struggenti, delineano i tratti di un melodramma perfetto. Il piccato botta e risposta tra i due si replica prepotentemente anche sulle note di una composizione veloce e tagliente di Galliano.
Il pathos de “L’Amante di un giorno” lascia poi spazio al fascino sempreverde della famosissima melodia de “La vie en Rose”, reinterpretata con un’ampia sottolineatura della sfumatura più sensuale del brano. L’amplesso di note agro-dolci continua sulle note di “Dolce gioia”, un vellutato brano del 1935. Irruento e travolgente l’assolo di Sylvain Luc, ipnotico e perturbante quello del maestro Galliano, capace di toccare i tasti più intimi dell’anima. Con i loro fidati strumenti alla mano, i due artisti si muovono all’avanscoperta del pubblico decidendo la scaletta canzone dopo canzone, senza rinunciare ad una dolce dose di leggera ironia rispettando appieno il gusto francese. Tra serio e faceto, sacro e profano, passato e presente, tradizione e sperimentazione, il jazz targato Galliano – Luc ammalia il pubblico al punto da spingerlo a richiamare i due musicisti a gran voce, continuando ad applaudire a lungo per un richiestissimo bis. naturalmente concesso, con un brano affannoso e suadente, perfetta metafora del ciclo vitale umano.
Raffaella Sbrescia