Questa è la storia di una piccola indimenticabile follia. Vi parleremo del concerto che ha chiuso la XIX edizione del Pomigliano Jazz Festival in una location da mozzare il fiato a chiunque: il Cratere del Vesuvio, uno dei vulcani più noti al mondo. Protagonisti dell’inedito evento, proposto in anteprima mondiale, Cofinanziato dall’Assessorato al Turismo della Regione Campania con i fondi FESR – ob. op. 1.12 ed organizzato in partnership con l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, in sinergia con Viaggio in Campania – Sulle orme del Grand Tour, il noto fisarmonicista francese Richard Galliano ed il sassofonista partenopeo Marco Zurzolo.
Ad anticipare il concerto, una lunga, assolata scalata durante la quale i circa 200 fortunatissimi spettatori, suddivisi per scaglioni e accompagnati da guide vulcanologiche, hanno potuto godere della bellezza di un panorama unico al mondo: la caldera del Monte Somma, le collinette formate dalle più recenti eruzioni del Vesuvio, la lunga, infinita distesa di mare le cui onde lambiscono da millenni le coste dell’antica Campania Felix. In lontananza i Campi Flegrei, l’Isola di Procida e di Ischia, un punto di osservazione privilegiato che, se da un lato riempie il cuore di meraviglia e sopraffazione, dall’altro pone davanti agli occhi una perturbante realtà: Napoli e provincia convivono con una realtà naturale imprevedibile e potenzialmente distruttiva.
A corroborare lo spirito, l’intenso profumo di coloratissimi arbusti di ginestre e il leggero soffio del vento, pronto a rinfrescare la pelle e l’animo sopraffatto dalla bellezza del pericolo. I concetti di sublime e perturbante trovano una naturale concretizzazione in un territorio morfologicamente creato per distruggere, eppure in grado di generare vita al contempo. Piccole macchie di licheni vesuviani spuntano tra cumuli di materiale piroclastico ossidato dagli agenti climatici naturali mentre il colore ferruginoso della terra, i piccoli fumosi segnali di attività vulcanologica e i segni, che ha lasciato la precedente eruzione lungo il perimetro della bocca del cratere, compongono l’incredibile scenografia che circonda il palco, a 1300 metri d’altezza sul livello del mare.
Disposti su piccoli cuscini, donati in omaggio dall’organizzazione, gli spettatori si sistemano lungo una stretta lingua di terra lavica: corpi, cuori, sguardi e sorrisi increduli popolano e colorano il Cratere del Vulcano. Alle 19.00 in punto, in concomitanza con il calar del sole, ha inizio il concerto: un evento unico, inedito , completamente acustico che, attraverso il virtuoso fraseggio di Richard Galliano e la vitale creatività di Marco Zurzolo, possiede, fin dalle prime note, un irresistibile fascino.
Ad inaugurare la scaletta, due composizioni di Galliano: si tratta di “Tango pour Claude” e “Fou Rire”, seguite da “Oblivion”, il leggendario brano di Astor Piazzolla, primo maestro e punto di riferimento per Galliano. La poesia ed il lirismo dei momenti della sua fisarmonica, esprimono la libertà del jazz e la celebrazione della vita. Impossibile definire la valenza semantica del suono proposto, il contesto è così speciale che le suggestioni si alternano veloci ed imprevedibili nel cuore di ciascuno. Emozionato ed entusiasta, Richard Galliano regala un tocco di Francia al concerto con “Bèbè” e “La Valse à Margaux”. Piccoli trilli psichedelici si alternando a giocosi cambi di tono, perfetti per stemperare la forte e tangibile tensione emotiva presente nell’aria.
Con l’arrivo di Marco Zurzolo sul palco, si inaugura la parentesi dedicata alla musica tradizionale napoletana. La forte intesa artistica tra i due musicisti, completamente in simbiosi con i rispettivi strumenti, è tale da consentire loro di improvvisare al momento. Ed ecco che sulle note de “La Palummella” e “Indifferentemente” si odono piccoli sussurri di accompagnamento. Irresistibili richiami di trasporto emotivo commuovono l’animo fino a cedere alle pressioni di una piccola lacrima che non ce la fa a rimanere al suo posto. “Tu ca nun chiagne e chiágnere mme faje”, cita il brano composto, proprio per il Vesuvio, da Libero Bovio: l’intensità espressiva ed il finale in dissolvenza lasciano il cuore ricolmo di consapevole malinconia.
Bellissimo l’assolo di Richard Galliano sulle note del capolavoro di Piazzolla “Libertango”, una delle composizioni strumentali più amate nel mondo. Brillante il duetto sulle note de “’A Rumba de Scugnizzi”: ritmo, passione, energia si fondono in un iconico movimento dei due musicisti creando una irresistibile danza di note. Le luci del sole sono ormai fievolissime, ancora un paio di brani e poi via, lontano dai minacciosi tornanti del cratere.
Lasciandoci alle spalle la vetta del Vulcano, il cuore diventa leggero e, così come in un film, le immagini scorrono in dissolvenza sotto gli occhi. Un leggero tremolio attraversa le gambe e il cuore. Furtivi ci apprestiamo ad attraversare il Parco Nazionale del Vesuvio per ritornare in città con la consapevolezza che quel bellissimo concerto è stata, forse, una irripetibile follia.
Raffaella Sbrescia
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone