Il pubblico delle grandi occasioni ha affollato l’area antistante le Basiliche Paleocristiane di Cimitile in Campania, lo scorso 16 luglio, in occasione dell’unica data italiana del noto sassofonista Kenny Garrett, organizzata nell’ambito della XIX edizione del Pomigliano Jazz Festival. On stage con Garrett, musicisti di elevatissimo pregio, dotati di una carica ed una tecnica davvero impressionante; stiamo parlando di Vernell Brown al pianoforte, Corcoran Holt al contrabbasso, Rudy Bird alle percussioni e McClenty Hunter alla batteria.
On stage alle 21.07, l’integerrimo sassofonista di Detroit, spesso al fianco di altri nomi stellari come Miles Davis, Art Blakey e Chick Corea, ha bypassato presentazioni e convenevoli di rito per catapultarsi subito tra le onde del groove. L’artista ha presentato il suo ultimo lavoro discografico intitolato “Pushing the World Away”, un album nato proprio da un temporaneo allontanamento dal resto del mondo per lasciare che le sue pulsioni creative, intuitive e compositive confluissero all’interno dei brani che, alla fine di questa lunga genesi, sono diventati i tanti piccoli gioielli che compongono l’album. Nominato ai Grammy Awards per miglior album strumentale dell’anno, “Pushing the World Away” presenta una particolarità unica nel suo genere: si tratta, infatti, di un progetto studiato per dare voce a mutevoli stati d’animo ed è , per questo, adattabile ai più svariati contesti.
Metodico e rigoroso nei suoi spostamenti, sul palco Garrett diventa versatile, duttile, indomabile. Pause, colpi di scena, botta e risposta, improvvisazioni sorprendono, catturano, coinvolgono il pubblico senza mai farlo sentire soltanto un semplice spettatore. La verve carismatica di Rudy Bird alle percussioni, l’instancabile potenza di Mc Clenty alla batteria, l’incredibile padronanza al piano di Vernell Brown e la personalità di Corcoran Holt al contrabbasso rappresentano il vero surplus ultra del concerto che, attraverso le note di “Pushing the World Away” pone omaggio a grandi amici e miti di Garrett: Chick Corea, Chucho Valdés, Sonny Rollins, Donald Brown. Il brano più travolgente in assoluto è “J’Ouvert”, il termine creolo utilizzato per il Carnevale, una composizione ispirata da uno dei viaggi di Garrett nelle Antille; un brano fresco, frizzante, bello da ascoltare e da vedere, una fine prelibatezza dalla bellezza extrasensoriale.
Sempre elegante, concentrato e professionale, Garrett si sbottona durante l’ultima parte del concerto: un lungo richiamo ancestrale rompe le righe, gli spettatori seguono il fascino delle note e, uno dopo l’altro, si avvicinano sotto palco. Le vibrazioni entusiaste non sfuggono a Garrett che, sulla scia di una eccellente perfomance di tutto il gruppo, chiama sul palco piccoli gruppi di spettatori, li incita a ballare a ritmo di groove, la sua voce, le sue mani, il suo strumento dettano il ritmo delle anche, delle gambe, della testa di ciascuno di essi.
La formula perfetta di un incantesimo, una festa destinata a durare fino alle 23.00 in punto, quando Kenny e colleghi salutano, implacabili, il pubblico ancora affamato di sorrisi. Nel cuore rimane la certezza che un simile calore avrà lasciato anche a Garrett e colleghi la voglia di tornare ancora una volta a farci ballare all’ombra del Vesuvio.
Raffaella Sbrescia