Con oltre 50 anni di carriera alle spalle, Philippe Entremont è un pianista conosciuto in tutto il mondo per la sua tecnica e per il suo talento. L’amore per la musica l’ha condotto in tutto il mondo, al fianco delle più prestigiose orchestre e dei più grandi direttori nonchè nelle più importanti sale. Direttore del conservatorio di Fantainebleau, Philippe si è esibito lo scorso 15 maggio, in un piano solo, presso la Villa Pignatelli di Napoli, in occasione del Maggio della Musica, la rassegna di concerti diretta dal maestro Michele Campanella. Entremont è tornato a Napoli dopo ben 40 anni di assenza, anni in cui il suo nome è risuonato sui palchi di tutto il mondo e che gli hanno fruttato prestigiosi riconoscimenti come il Grand Prix du Disque, l’Edison Award ed il Grammy Award, senza tralasciare le numerose cariche di cui è stato insignito.
Nella sala della veranda neoclassica di Villa Pignatelli, Philippe ha immediatamente rapito tutti i presenti con lo charme, la classe, l’eleganza e la tecnica che in pochi ancora possiedono. Il suono celestiale delle note scelte per il concerto ha immerso il pubblico in una dimensione avulsa da luogo e tempo. Note antiche che sanno sempre arrivare il cuore sono quelle scelte da Philippe Entremont per il suo recital.
Mozart, Beethoven, Chopin sono gli autori che hanno composto i tasselli di un percorso musicale incentrato sulla valorizzazione di stili, forme e tecniche proprie dell’estetica musicale del periodo compreso tra Sette e Ottocento. Nella Sonata in La maggiore K.331, edita da Artaria nel 1784 e capolavoro di maggior notorietà fra gli esempi dedicati da Mozart a questo genere, si parte da un lento Andante grazioso per arrivare a susseguenti mutazioni e variazioni, giocate su parallelismi e confronti strumentali, fino alla parte generalmente chiamata “alla turca”: un esotico Rondò fitto di accorciature e accordi stretti in arpeggi a imitazione di tamburi e sonagli tipici delle rumorose bande militari turche.
Decisamente dirompente è l’esecuzione di Philippe Entremont della Sonata n. 23 in fa minore, op. 57 di Beethoven, pubblicata nel 1807 e passata alla storia con il titolo di “Appassionata”. Aggressiva e coinvolgente è la forza emotiva di questo brano che, dall’Allegro Assai d’apertura, stempera i toni con l’Andante semplice fino all’effluvio drammatico del finale. Dopo un brevissimo intervallo, Entremont ritorna al pianoforte per le Quattro Ballate di Chopin: una cavalcata a ritmo serrato. Non c’è tempo di respirare, non sono ammesse imprecisioni, ogni tasto corrisponde ad una precisa funzione ed eccole le composizioni di Chopin: libere e suadenti, ammalianti e malinconiche. Dolce è dolente è la Ballata n.1 in Sol minore, op 23, fluente eppure enigmatica è la Ballata n. 2 in Fa maggiore, op.38 mentre l’intensità espressiva della Ballata n. 3 in La bemolle maggiore, op 47 ha, in qualche modo, offuscato le proprietà compositive della Ballata n.4 in fa minore op.52 con cui Philippe Entremont ha concluso una magistrale performance di inestimabile valore umano, artistico e sociale. Grazie Philippe.
Raffaella Sbrescia