Il pianista e compositore Ludovico Einaudi arriva al Teatro Arcimboldi di Milano per tre imperdibili concerti incentrati sul suo ultimo lavoro discografico intitolato “Elements” (Decca Records). Il primo atto di questa attesa trilogia live è andato in scena lo scorso 8 dicembre: una foresta di suoni, ombre e simboli ha dato vita ad un’ipnosi sonora in grado di innescare un processo di anamnesi collettiva. Attraverso una meticolosa attenzione per il più piccolo dei dettagli, Einaudi porta sul palcoscenico la costruzione artigianale dei suoni concepiti in fase di composizione ed il risultato è eccellente. Ad assistere l’artista in questa delicata operazione sono dei musicisti veramente preparati, in grado di fronteggiare l’uso di numerosi strumenti con la stessa padronanza. Parliamo di Federico Mecozzi, Redi Hasa, Alberto Fabris, Francesco Arcuri e Riccardo Laganà. Suoni acustici ed elettronici, luci soffuse e penetranti lampi incarnano il dualismo sotteso lungo tutto il percorso emozionale concepito da Einaudi. I musicisti entrano in scena uno per volta, piccole ombre che si muovono nella semioscurità, piccoli disegnatori di una complessa mappa di pensieri che, allo stesso modo delle note proposte, si fanno via via più ricchi e stratificati. Attraverso un crescendo ritmico, nutrito da suggestioni estemporanee e vibrazioni continue, Einaudi indaga tra visioni, leggi, assiomi e corollari: si va dai miti della creazione alla tavola periodica degli elementi, dalle figure geometriche di Euclide agli scritti di Kandinsky: un discorso senza un punto di approdo di cui ciascun ascoltatore può scrivere il proprio finale. I brani in scaletta, ora carezzevoli e delicati, ora intimi e intricati, ora pieni e corposi, ora tormentati e burrascosi, delineano i cardini di un’orbita in cui il pianoforte è il pianeta principale e tutt’intorno ci sono i satelliti: sega musicale, crotali, Kalimba, carillon, glockenspiel, waterphone sono solo alcuni degli strumenti scelti per trasmettere specifiche funzioni espressive. “Whirling winds”, “Night”, “Twice”, “Song for Gavin”, “Petricor”, “Four dimension”, “Elements”, “Numbers”, ”Logos” generano paura e attrazione, un vorticoso andirivieni di emozioni contrastanti alla ricerca di risposte esistenziali. Una tempesta sonora la cui potenza, in grado di scuotere la nostra natura sensibile, raggiunge il picco più elevato sulle note di “Experience”, una composizione ossessivamente travolgente. A seguito di una sentita standing ovation e del conseguente scroscio di applausi, Ludovico Einaudi e i suoi musicisti salutano il pubblico con “Divenire”, un modo fresco per prendere coscienza del fascino generato dall’enigmaticità e ridestarsi da una sorprendente catarsi.
Raffaella Sbrescia
Leggi l’intervista a Ludovico Einaudi