Secondo voi cosa ci si poteva aspettare da Lorenzo Cherubini Jovanotti per la sua nuova avventura live intitolata “Lorenzo Live 2018″? Una favolosa festa sarebbe la risposta. Questa risposta sarebbe riduttiva vi dico io. Ieri sera al Mediolanum Forum di Assago, per la prima di dodici date di fila, era impossibile stare seduti su una sedia, nemmeno se si trattava di quella della tribuna stampa. Signori e signore io sfido chiunque nell’ obiettare qualcosa rispetto al fatto che questo nuovo live di Jovanotti sia lo show da battere per questo 2018. E sì che di concerti Lorenziani ne son stati visti ma questo vince per attitudine, per spettacolarità, per pregevolezza della qualità, per la cura dei dettagli ma soprattutto per la veracità. Lorenzo accoglie la fiducia del suo pubblico e per questo nuovo tour rilancia e raddoppia tutto quello per cui abbiamo imparato a conoscerlo in questi 30 anni di carriera.
Ispirandosi all’adattamento teatrale di Corrado D’Elia, recitato in spagnolo dalla voce di Miguel Bosé, Jova incarna un moderno Don Chisciotte portandoci per mano in una realtà trasfigurata fatta di colori, suoni, luci e vibrante energia. Due ore e mezza per 28 canzoni e un djset in stile americano. Una roba mastodontica che in contesto artistico italiano penso proprio che non si sia mai vista. Il concerto inizia con “Ti porto via con me”, il brano perfetto per iniziare lo show più tirato e sorprendente che Lorenzo abbia mai messo in scena. Sul palco con lui: Saturnino(basso) Riccardo Onori (chitarra) Cristian Rigano (tastiere e synth) Franco Santarnecchi (piano e fisarmonica) Gareth Brown (batteria) Leo di Angilla(percussioni), Gianluca Petrella (Trombone), Jordan MC Lean (tromba), Matthew Bauder(sax). Veramente potente la nuova sezione fiati, scenografica e coinvolgente la sezione ritmica.
Come vi dicevo, stare fermi durante questo concerto è veramente difficile, se non impossibile. Le atmosfere cambiano di continuo: si va dalle atmosfere acustiche all’hip hop al dancehall, alla disco al rock’n’roll senza fermarsi mai. Uno spettacolo pensato per stupire, sorprendere e innovare. A completare lo show luci e visuals ad alto impatto visivo: in scena uno schermo realizzato custom 24×8 mt, che si apre in 4 sezioni. Il palco 20 x 12 metri si allunga in mezzo a un salone delle feste per 17 metri per raggiungere un secondo palco di 20 metri anch’esso costruito appositamente per lo show che su Fame, il brano che chiude l’album Oh, vita!, si alza a 4 metri di altezza come un grande ponte sospeso verso un terzo palco custom, mondo del DJ set . A corredare il tutto, ci sono ben 13 lampadari realizzati per Giò Forma da Zime Carpenteria che ospitano 312 lampadine e 120 laser. Il tutto è curato nientemeno che da Paul Normandale, light designer tra gli altri dei Coldplay, Björk, James Blunt, Shakira, Kings of Lion, Massive Attack. Potrei stare qui a raccontarvi della detonazione di energia che ha invaso il Forum, invece vi dirò di come sia assolutamente bellissimo vedere migliaia di persone ballare, sudare e divertirsi senza pensare a niente. Non è un fatto scontato, anzi. Questa è la celebrazione della vita, del sangue che pulsa nelle vene, dell’istinto che vince sulla ragione. E per chi ha voglia di starsene comunque in un angolo e sfogarsi in un bel pianto, ricordiamoci che Lorenzo ha scritto alcune delle più belle e romantiche ballate di sempre. Lui, che a 51 anni, si dichiara pazzo delle canzoni d’amore.
Se quello che vi ho raccontato non vi basta, ecco cosa ci ha raccontato Jovanotti subito dopo il concerto:
“Questo show racchiude la mia visione delle cose. Attraverso l’utilizzo dell’immaginazione, ho voluto mettere in piedi un rock’n’roll show che esaltasse le emozioni, la gioia, i battiti accelerati, la tecnologia, il ritmo, il romanticismo. Il debutto è sempre frastornante per me. Sono appena sceso dal palco e devo ancora rendermi conto di quello che è successo dopo tanti giorni di prove e di preparazione. Anche stavolta lo spettacolo è passato attraverso un’ intensa fase di preparazione e di coinvolgimento di persone nuove con cui è stato necessario annusarsi. Già durante le prove generali di allestimento a Rimini, ho avuto la sensazione che fossimo riusciti a salire un gradino più su rispetto agli ultimi show che, vista la grande affluenza di oggi, avevano comunque ottenuto un ottimo riscontro da parte del pubblico. Come di consueto le prove vengono fatte almeno tre mesi prima dello show in modo che io possa avere una scaletta musicale su cui andare a costruire le luci e tutto il resto. Sono passati 30 anni dal mio primo vero concerto, che ebbe luogo proprio qui al Rolling Stone di Milano. Il pubblico davanti a me stasera era meraviglioso, i miei musicisti americani erano veramente scossi. In questo show c’è di tutto: c’è un po’ di country, la techno, l’hip hop, il pop, il rock’n'roll. Questa era la sfida: passare attraverso tutte queste cose in maniera organica. La fiducia mi manda in agitazione, mi scatta il senso del dovere, il mio unico obiettivo diventa far impazzire la gente. Se questi sono i numeri, a questi numeri dobbiamo rispondere con il massimo del massimo. Questo spettacolo si basa su una visione precisa: deve essere una festa. Ho voluto trasformare il palasport in un salone delle feste.
L’idea a cui si ispira questo concerto nasce dalla recente lettura del riadattamento del Don Chisciotte di Cervantes. Avevo letto questo classico già anni fa, ma da questa nuova traduzione ho notato che anche Don Chisciotte ha 51 anni, ovvero la mia età. L’ho interpretato come un segno. A questo aggiungo che durante le prove avevo affittato una bellissima villa Firenze e ogni giorno cantavo sotto un gigantesco lampadario che mi sovrastava. Il giorno prima della riunione più importante per la realizzazione dello spettacolo, mi è venuta l’idea di usare proprio un lampadario. All’inizio avevo pensato ad un enorme lampadario di 15 metri di diametro poi Giò Forma ha raccolto questo spunto e ha trasformato questo input in qualcosa di concreto con tanti grossi lampadari ispirati alle ball rooms americane. Insieme a Carlo Zoratti e Sergio Pappalettera, che firmano la direzione artistica del tour, abbiamo poi cominciato a ragionare sull’aspetto visual e sulla regia dello spettacolo. Il colpo grosso è stato l’aggancio a Paul Normandale, la cui cifra stilistica ha lasciato il segno in tantissimi dei migliori concerti che io abbia mai visto negli ultimi 20 anni”.
Infine il messaggio: ”Questo è un rock’n'roll show ispirato alla libertà. Per questo motivo lo spettacolo è molto meno scritto, non indosso costumi di scena e spesso proporrò rime e scalette diverse. Le parole chiave sono: eccitante, luminoso, stupefacente. In sintesi questo concerto non deve mollare per un attimo il pubblico, voglio che sia il concerto che stende. Per quanto mi riguarda, sono passate 2 ore e mezza e non me ne sono neanche accorto, questo era quello che cercavo”.
Raffaella Sbrescia
La scaletta