Leggerezza e intensità, esperienza ed incoscienza, calcolo ed improvvisazione. Opposti apparentemente incolmabili eppure mai così vicini all’interno del suadente amalgama di note incluse in “Wild dance”, la danza selvaggia con cui il grande trombettista Enrico Rava ha voluto unire il proprio leggendario suono a quello di altri tre grandi talenti all’interno del Rava New Quartet. Con un doppio concerto al Blue Note di Milano, l’artista ha coinvolto il pubblico al centro di un’inedita esperienza live; al suo fianco Francesco Diodati, chitarrista dotato di un linguaggio personale, ispirato da un percorso in netta ascesa, il talentuosissimo contrabbassista Gabriele Evangelista, vero e proprio centro armonico del gruppo e il raffinato batterista Enrico Morello che, con fine sensibilità, ha scandito le dinamiche ritmiche dei momenti più energici e di quelli più languidi. Il concerto comincia con “Frogs”, una composizione voluttuosa e ipnotica a seguire “Space Girl”, una raccolta di fotogrammi sonori ispirati alle gesta di Samantha Cristoforetti: un crescendo emotivo visivamente indotto dall’avvilupparsi dei musicisti sui rispettivi strumenti. Virtuoso e spumeggiante il tema di “Diva” legato ad una pellicola di Bertolucci. Vorticosa e perturbante la melodia di “Don’t”, impreziosita dai virtuosismi della chitarra di Diodati. Carezzevole e struggente il breve brano proposto sul finale: un congedo cinematografico per un concerto elegantemente transgenerazionale in grado di regalare suggestioni contrastanti eppure in grado di coesistere.
Raffaella Sbrescia