Semplice, schietta, timida, a tratti impacciata, lei è Chiara Galiazzo, una ragazza dal cuore puro e dalla voce cristallina che, dal 2012 ad oggi, ha intrapreso un percorso artistico fitto di sorprese e di sfide. Protagonista del palcoscenico del Teatro Dal Verme di Milano per la data meneghina del suo Straordinario Tour, tenutasi lo scorso 28 aprile, Chiara si è mostrata subito a suo agio senza celare, tuttavia, un velo di naturale timidezza: “Si dice che sul palco sia come essere a casa, io ho portato questa poltrona, mi siedo e vorrei fare sentire anche voi come se foste nel salotto di casa vostra”, spiega la cantante padovana. Il concerto inizia con “Siamo adesso” (il nuovo singolo in rotazione dallo scorso 24 aprile tratto da “Un giorno di sole straordinario” (Sony Music), l’edizione speciale dell’album “Un Giorno di Sole”. Si continua con “L’uomo senza cuore”, “Il futuro che sarà”, “Nomade”, “Un giorno di sole”, “Il rimedio la vita e la cura”, la bellissima “Stardust” e l’intensa “Il volto della vita”. La scaletta scorre veloce, la band un po’ troppo scarica, non colora abbastanza le sfumature dei brani e l’appeal dello show ne risente. Decisamente più energetica la seconda parte della scaletta con “Amore infinito”, “Teardrop” dei Massive Attack, la cover di “Titanium” di David Guetta, “Che valore dai”, “L’esperienza dell’amore”, “Mille passi”.
Il racconto in musica di Chiara sintetizza il passato ma guarda al futuro; sono tanti i passi in avanti compiuti da questa dolce interprete ed il risultato tangibile di questa verità sta nella qualità e nella potenza espressiva dei brani contenuti nel suo ultimo lavoro discografico. L’ultima parte del concerto racchiude “Il senso di noi”, “Il meglio che puoi dare”, il sanremese “Straordinario”, l’ottimista “Qualcosa resta sempre”, l’allegra e movimentata “Vieni con me” e “Due respiri”. Molto carina la versione, voce e ukulele, suonata dalla stessa Chiara, di “Over the rainbow” scelta per i bis, chiusi da una nuova esecuzione di “Straordinario”, molto apprezzata dal pubblico ormai in piedi per i saluti finali.
Raffaella Sbrescia