“Non una semplice antologia, ma un percorso da fare insieme”.
Applausi e grande partecipazione ieri pomeriggio alla Feltrinelli di Via Appia, per la presentazione del nuovo lavoro di Eugenio Bennato, “Canzoni di Contrabbando”, prodotto da Taranta Power e promosso e distribuito da I Company.
Non solo una “summa” quindi di sonorità mediterranee, ma la rappresentazione di un modo di essere, di un Sud che si ribella e rivendica la propria dignità espressiva, politica, geografica. Il Sud visto non come un Nord mancato, ma come una fonte di pensiero, e di idee, da sempre vissuti come negativi, e che cercano invece un loro spazio di affermazione. Uno l’inedito, che apre la presentazione ed il CD, proposto con un video girato, nelle scene interne, presso l’ex OPG Filangieri di Napoli, oggi “Je so’ Pazzo”,e in quelle esterne a Tangeri, in Marocco. Inedito dal titolo “Mon Pere et ma Mere”, dalla significativa strofa di esordio:
“Mon père et ma mère
se sont connus dans la galère
comme héritage ils m’ont laissé
m’ont laissé dans la misère”
Un brano che fonde sonorità classiche mediterranee con un rap leggero e naif, interpretato in maniera molto coinvolta dalla piccola Eugenia. Un’ “Antologia richiesta”, dice Bennato, che sintetizza una coerenza stilistica e contenutistica, propria di quarant’anni di carriera di questo raffinato cantautore e ricercatore, precursore già negli anni ’70, a fianco di Roberto de Simone, Carlo d’Angiò, ed altri significativi nomi del sound campano, di un filone che negli anni successivi si articolerà su un lavoro di analisi ed approfondimento, rielaborazione e contaminazione di tutte quelle sonorità e quei testi che nell’area del bacino mediterraneo si fanno espressione di cultura, calore, accoglienza. In una parola, “Umanità”.
Canzoni di Contrabbando perché, quasi tutte le canzoni contenute nell’antologia, sono cantate da centinaia, migliaia di persone, prima tra tutte “Brigante se more”, ed hanno la caratteristica di essere arrivate ad un pubblico vasto, attraverso percorsi che ricordano i sentieri dei contrabbandieri. Canzoni non divulgate via etere, ma tramandate di corda in corda, di voce in voce, di tamburo in tamburo. Una contrapposizione cercata come scelta di via alternativa a quella della logica commerciale. Mediterraneo come apertura mentale, quindi, Mediterraneo come ricerca di percorsi, di analogie, di incontri storicizzati, che hanno lasciato una traccia ben evidente soprattutto in ambito musicale. Numerosi i brani proposti dal vivo, accompagnati dalla chitarra virtuosa di Ezio Lambiase, e, coinvolgente e commovente, come sempre, la partecipazione di Pietra Montecorvino, la “voce graffiante”, grintosa interprete di “Brigante se more “, e, quasi una dedica, “Tu si ‘na cosa grande pe’ mme”: un momento di passione e di emozione che è diventato oramai un “must” nel repertorio di questa meravigliosa artista che tanta parte di questo “percorso mediterraneo” ha condiviso, nel corso degli anni, con il cantautore partenopeo.
Roberta Gioberti
Video: “Mon Pere et ma Mere”