Il rito propiziatore del Blue Note di Milano si ripete: così come nel 2003, anche nel 2016 è Chick Corea a tenere i concerti di apertura della stagione concertistica all’insegna della qualità e della classe. Il jazz a Milano ormai è una certezza e ritorni come quelli di Corea sono sempre accolti con grande calore ed entusiasmo. In attesa dei due appuntamenti di questa sera nello storico locale di Via Borsieri, vi raccontiamo le emozioni vissute nella tarda sera del 1 settembre. Il leggendario artista è tornato nel capoluogo lombardo insieme a Gary Burton, il vibrafonista sperimentale che partì nei primi anni Sessanta con George Shearing e Stan Getz, prima di formare, nel 1967, il supergruppo Gary Burton Quartet. Nel concerto di Milano i due artisti, incontratisi nel 1972 al Festival Jazz di Monaco di Baviera, hanno suonato brani tratti dal loro ultimo lavoro in studio intitolato Hot House comprensivo di alcune particolari rivisitazioni degli standard di otto celebri compositori, da Thelonious Monk a Bill Evans. Ad arricchire il live pensato per presentare l’ultimo di una serie di lavori concepiti insieme, travolgenti improvvisazioni ed una singolare alchimia, forte al punto da lasciare sulla pelle una morbida sensazione, nelle orecchie la percezione di due anime che agiscono all’unisono, negli occhi l’incanto e lo stupore nell’osservare un’assoluta padronanza dei rispettivi strumenti. Chick Corea, lo sappiamo, ci ha abituati a passaggi di genere e a sperimentazioni eterogenee, eppure ogni volta riesce ad imprimere un’impronta peculiare ai brani proposti. Flussi morbidi e fluttuanti, intriganti botta e risposta, stravolgimenti intensi e spettacolari sono gli elementi che hanno caratterizzato una performance sinuosa e ben strutturata, un solido connubio che sta riscuotendo ottimi riscontri in tutto il mondo che al Blue Note ha voluto imprimere un marchio preciso ad una stagione di concerti da non perdere.
Raffaella Sbrescia