Si chiude oggi al Mediolanum Forum di Assago la tre giorni milanese della tranche autunnale dell’ Atlantico Tour . La nuova avventura live di Marco Mengoni giunge infatti come naturale proseguimento di una ricca tourneè nei palazzetti in cui il cantautore mette a punto alcuni piccoli dettagli in grado di perfezionare uno spettacolo particolarmente pregno di contenuti, di sonorità, di spunti, di emozioni.
Dopo 10 anni di carriera appare in maniera forte ed evidente quanto questo ragazzo sia maturato sia in termini artistici che vocali. La sua voce rimane in assoluto lo strumento con cui Marco riesce davvero a fare qualunque cosa in modo sempre più cosciente e calibrato. Capitano però ancora quei momenti in cui questa stessa voce sorprende non solo il pubblico ma anche Marco stesso ed è lì che l’artista lascia trasparire quell’animo delicato, fragile e prezioso che ha saputo conquistare grandi schiere di fedelissimi fan pronti a seguirlo da sempre e per sempre.
Da un punto di vista prettamente musicale, Marco Mengoni è tra coloro che amano spaziare lasciandosi contaminare cercando nuovi equilibri tra note, richiami ed influenze. Fa impressione notare con quanta naturalezza si passi tra classiche ballads e brani uptempo tra interludi soul, rythm and blues, liriche sudamericane, reminiscenze afro e rivisitazioni di brani che hanno segnato la storia del mondo contemporaneo. Sarebbe ancora più sorprendente vedere Marco tornare al rock, quello degli esordi, quello che l’aveva catalpultato in una dimensione così estranea al suo mondo, da fare scoprire a lui stesso di essere capace dell’impensabile.
A riempire ogni possibile intercapedine tra brani che riescono a restare impressi con naturalezza c’è tutta una parentesi da fare sui messaggi che l’artista trasmette da diverso tempo a questa parte. Libertà, sentimenti, sostenibilità, autenticità sono i 4 punti cardinali attraverso cui si districano tutte le iniziative e i progetti che Mengoni porta avanti in parallelo avvalendosi del benvolere di istituzioni e personaggi di importante spicco culturale.
Tutti questi tasselli messi insieme fanno di Marco un ragazzo modello, un’icona a cui ispirarsi, una persona a cui volere bene come se la si conoscesse per davvero.
Sono questi i presupposti con cui il pubblico accorre ai suoi concerti con la sicurezza di addentrarsi in un viaggio emotivo importante, carico di pathos ma anche divertente, liberatorio, depressurizzante e, perché no, goliardico.
Vivere quelle due ore sotto transenna come al centro di un incantesimo perfetto dove non si sentono le ore di attesa nelle gambe, la stanchezza di una settimana vissuta a ritmi insostenibili o le turbe di una vita precaria. No, si percepisce solo benessere e incanto, bellezza e gioia. La voce di Mengoni viene interpretata come un’iniezione di gioia che genera dipendenza e allora si sceglie di tornare ancora e ancora. Subentrano poi le amicizie nate in questo contesto, alchimie tra persone che entrano in una simbiosi emotiva tanto forte da rendere superflue le parole. Ecco il valore aggiunto della musica di Marco Mengoni: la capacità di insediarsi come colonna sonora di vite legate a doppio filo. La certezza di aver lasciato un segno indelebile è pertanto il riconoscimento definitivo ad un artista unico il cui destino è di splendere tra le stelle della musica che conta.
Raffaella Sbrescia