Ambizione, follia, ricerca e spensieratezza. Sono questi i quattro punti cardinali lungo i quali si muove “Alchemaya”, il nuovo progetto artistico che Max Gazzè sta portando sui palcoscenici dei maggiori teatri italiani e che lo scorso 11 aprile è approdato anche al Teatro degli Arcimboldi di Milano (si ripete questa sera). Prendendo spunto dal maestoso impianto sinfonico che subentrava in “Verso un altro immenso cielo”, brano che l’artista stesso aveva definito un viaggio nella psiche, un volo pindarico senza meta, oltre il tempo e lo spazio e che chiudeva la tracklist di “Maximilian”, l’ultimo album in studio del cantautore, pubblicato per Universal Music nell’ottobre del 2015. Giacchè le progressioni armoniche contenute nello speciale arrangiamento del brano si rifacevano a derivazioni della musica sacra e sintetizzavano concatenazioni armoniche piuttosto complesse, l’artista ha pensato bene di mettersi al lavoro insieme al fratello Francesco per dare vita ad un’ opera “sintonica”, data dall’unione dei bei noti sintetizzatori e della musica sinfonica (nello specifico la Bohemian Symphony Orchestra di Praga), ovvero un ensemble di 50 elementi egregiamente diretto dal Maestro Clemente Ferrari. Storia, filosofia, fisica quantistica e ricerca spirituale convergono in questi nuovi brani ispirati a vicende pre-adamitiche riguardanti gli Anunnaki, la popolazione aliena che secondo gli antichi manoscritti sumeri avrebbe colonizzato il suolo terrestre, nominandolo Eden. Tutto il primo dei due atti di cui si compone lo spettacolo, si sviluppa attraverso le letture di Rocky Tognazzi, perfetta voce narrante, e le performances di Max Gazzè (coadiuvato anche da Salvatore Mufale, Roberto Procaccini e Arnaldo Vacca) che, per la prima volta, lascia da parte l’inseparabile basso per convergere energie e attenzione sulle parole di composizioni originali e tutt’altro che ruffiane. Il pop, la musica classica, l’elettronica, l’avanguardia si fondono in testi che indagano la natura dello spirito umano, che accarezzano il passato per comprendere le dinamiche del presente senza tralasciare lo sbrilluccichìo della fantasia.
La narrazione parte dalla creazione dell’uomo (“Progenie”) e si conclude con un brano intitolato “Il progetto dell’anima”. Spazio anche a due brani inediti che probabilmente faranno parte del prossimo album dell’artista e che nascono dalla fertile sinergia creatasi lavorando fianco a fianco con suo fratello Francesco. Si parla di “Se soltanto” e “Un attimo a notte”, entrambi attraversati da una sottile venatura malinconica capace di conferire una potente stretta al cuore. Tutt’altro registro per il secondo atto dello spettacolo che, invece, raccoglie tutti i più grandi successi del repertorio di Max Gazzè conferendovi un’elegantissima e sfarzosa inedita veste. A metà strada tra barocco e futurismo, l’artista si muove a proprio agio tra registri, influenze e visioni musicali senza mai rinunciare alla voglia di mettersi in discussione e reinventarsi. Una follia, certo, ma anche un lusso che in pochi riescono a concedersi. Max Gazzè non solo ci riesce, può.
Raffaella Sbrescia