Suggestiva l’ambientazione ed ambizioso il progetto: la Bohemian Symphony Orchestra, diretta dal maestro Clemente Ferrari, 60 elementi perfettamente posizionati, le letture di Ricky Tognazzi, per narrare l’origine e l’evoluzione dell’uomo attraverso i manoscritti delle Tavole Smeraldine, la Bibbia, i testi di Qumran, le ricerche sugli Esseni, i saggi esoterici. Caracalla, con la sua tridimensionalità scenica, sicuramente si presta ad uno spettacolo di grande effetto, e luci e proiezioni immaginifiche a tinte forti, sicuramente dicono la loro in questa prima parte del concerto di Max Gazzé, che porta sul millenario proscenio, ambientazione quasi naturale, trattandosi comunque di genesi, una narrazione perfettamente equilibrata, che immediatamente fa pensare a Battiato. Ma, in alcuni tratti, ci troviamo anche l’ironica amarezza di Gaber, almeno in alcune flessioni di voce e di musica, che richiamano alla memoria un’altra “genesi”, quella del Signor “G”.
Alchemaya arriva a Caracalla già abbondantemente sperimentata, e con un ottimo riscontro tanto di pubblico quanto di critica, e, superando la logica tematica dell’uniformità, fa seguire, alla prima parte, di sicuro impegno acustico e tematico, un alleggerimento nella seconda, durante la quale scorrono, magnificamente riorchestrati, alcuni tra i brani più noti della produzione di Gazzé. Così “Una musica può” arricchirsi di timpani e violini, la “Leggenda Di Cristalda E Pizzomunno” si carica di pathos, “Cara Valentina” prende prima la forma di un leggero valzer, e poi si trasforma in una marcia enfatica, “Se soltanto” ti fa venire le lacrime agli occhi, con la sezione d’archi struggente, “La vita com’è” mantiene i suoi toni balcanici, ma arricchiti e arrotondati, fino ad arrivare ad un’uscita di scena molto teatrale, sottolineata dalla sezione fiati e timpani. Nella seconda parte sicuramente il timbro vocale di Gazzé si trova più a suo agio che non nella prima. Il risultato è uno spettacolo lungo, intenso, partecipato, divertente ed elegante. Qualcosa che si stacca dalla consuetudine pop del cantautore siciliano, e ne rende al pubblico una veste inedita, ma estremamente accattivante. Piccolo e prezioso gioiello, l’apporto della pianista coreana Sun Hee, che con grande delicatezza fisica dà vita ad un potente assolo per pianoforte, che manda il pubblico in estasi. Uno spettacolo che merita indiscutibilmente tutto il consenso sinora ricevuto.
JR