Musica, teatro, arte, poesia, interculturalità: questo e molto altro è racchiuso nell’essenza di “Al Monte live”, il nuovo spettacolo che il cantautore romano Alessandro Mannarino sta portando nei teatri d’Italia dopo il clamoroso successo delle date estive. Diversa la struttura, modificati gli arrangiamenti e la dinamica dello show, Mannarino modella e modula canzoni,monologhi e melodie con cura minuziosamente artigianale ed il risultato è in ogni momento tangibilmente fruibile dallo spettatore. Lo scorso 30 novembre Mannarino è approdato al Teatro Arcimboldi di Milano e, attraverso le sue canzoni, l’artista è riuscito a conquistare gli applausi scroscianti dei tantissimi spettatori accorsi ad assistere all’evento. Ad accompagnare il cantautore, sempre più intenso e coinvolgente, un nutrito numero di musicisti professionisti, pronti ad esaltare ogni singola sfumatura dei brani proposti in scaletta, veri e propri artigiani del suono che vale la pena di citare per esteso: Daniela Savoldi (violoncello); Nicolò Pagani (contrabbasso); Alessandro Chimienti (Chitarre); Mauro Menegazzi (Fisarmonica e tastiere); Simona Sciacca (Cori); Marco Monaco (batteria); Renato Vecchio (sax); Daniele Leucci (percussioni); Antonino Vitali (Tromba); Giovanni Risitano (Chitarre); Adriana Ester Gallo (violino e viola).
Il concerto rappresenta un percorso scandito da tappe precise: la prima parte è intima ed elegantemente raffinata. Luci soffuse e giochi di penombre e chiaroscuri risaltano la particolarissima vocalità di Alessandro Mannarino che cesella i suoi immaginifici testi con degli arrangiamenti all’insegna della contaminazione sonora. La tradizione folk, l’esoticità delle percussioni, la poesia dei fiati e la carica delle chitarre incantano il pubblico innescando uno speciale meccanismo di purificazione spirituale. “L’impero”, “Deija”, “Le cose perdute”, “Maddalena”, “Osso di seppia”, “L’Amore nero”, “La strega e il diamante” “Malamor”, “Scendi giù”, dedicata alla triste e sfortunata vicenda del giovane Stefano Cucchi, “Le stelle” scandiscono ogni secondo del concerto scuotendo ogni singola fibra del corpo. Luci e scenografie si sposano ad hoc con i movimenti e le melodie proposte in scaletta ottenendo un risultato ben strutturato e coinvolgente. Subito dopo la pausa, i toni e i ritmi di fanno decisamente vivaci: chiuso in una gabbia di legno, nei panni di un detenuto, Mannarino diverte gli spettatori con un lungo monologo inscenando un esilarante processo ad una zanzara. Tutti in piedi per cantare e ballare senza inibizioni sulle note dei successi storici ma anche brani tratti dall’ultimo album di inediti di Alessandro Mannarino: “Marylou”, “Quando l’amore se ne va”, “Statte zitta”, “Signorina”, “Merlo rosso”, “Me so ‘mbriacato”, “Tevere Grand Hotel”, “Serenata lacrimosa”, “Gli Animali” divertono e coinvolgono il pubblico nella celebrazione di uno speciale baccanale. Bando alle etichette ed al bon ton, il flusso delle note è irresistibile, via le giacche, via le sciarpine, l’anima è in subbuglio, meglio lasciarle libero sfogo. A coronamento di questo grande rito musicale collettivo, sopraggiunge la bellissima title track “Al monte”, un brano dotato di un fascino e di una potenza mistica impossibile da descrivere a parole. Il surplus ultra è la potente e soave voce dell’eclettica Simona Sciaccia. Per l’immancabile bis finale Mannarino saluta il pubblico, che nel frattempo è ancora in estasi, con l’intensa “Vivere la vita” e l’irrinunciabile grande classico “Bar della rabbia”, un marchio di fabbrica che, aldilà dello scorrere del tempo e della notevole maturazione artistica del cantautore, conserva un’autentica genuinità di cui, di tanto in tanto, avremo sempre bisogno.
Raffaella Sbrescia