Lo scorso 18 luglio il Summer Live Tones, terza edizione della rassegna Jazz patrocinata dalla Commissione Nazionale UNESCO e dall’ Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Napoli diretta da Alberto Bruno e organizzata da Ornella Falco ha ospitato, nel cortile del Maschio Angioino a Napoli, la prima esecuzione live di “Beethoven in Blu”, il nuovissimo ed inedito progetto strumentale del pianista toscano Riccardo Arrighini.
Noto per le sue frequenti ed originali fusioni tra la musica classica ed il jazz, lavorando alle musiche di autori immortali come Puccini, Verdi, Rossini, Wagner, Vivaldi, Mozart, Chopin e maestri contemporanei come Ennio Morricone, questa volta Arrighini ha scelto il repertorio di Ludwig Van Beethoven, considerato uno dei più audaci innovatori della storia della musica: «Questa sera celebriamo l’anteprima assoluta di un progetto ambizioso per vari motivi: primo perché dopo 9 anni che cavalco quest’onda della musica classica e lirica, riarrangiata in chiave jazz, stavolta mi sono dedicato ad un autore che aspettavo da un po’. Io aspetto sempre l’ispirazione e devo dire che questa volta è venuto fuori un lavoro molto diverso, molto più jazzistico. Negli altri casi si trattava di un piano solo invece qui sono in trio con due musicisti, anche loro toscani. Poi perché interagiamo con dei temi famosissimi e abbiamo voglia di pensare ad un tour mondiale per cercare di portare questa musica un po’ in tutto il mondo. Per fare questo avremo chiaramente bisogno di un cd, che non abbiamo ancora inciso, perché ho capito che, contrariamente a quanto si fa normalmente, il disco viene molto meglio se prima hai fatto delle date e hai appreso alcune dinamiche, che in studio non hai completamente sotto mano. In sintesi, questo progetto è bello e ambizioso e mi piace tantissimo».
Alla domanda sul perché abbia scelto Beethoven, Riccardo risponde così: «Non sono io che scelgo gli autori, sono loro che mi scelgono, ad un certo punto. A dire il vero, due brani di Beethoven li avevo già arrangiati nel 2011 ed era una cosa che avevo già in testa da un po’, poi la conferma è arrivata lo scorso inverno quando ho affrontato la musica di McCoy Tyner ,su ritmiche molto africane, questa cosa mi ha acceso una lampadina e ho pensato all’”Inno alla Gioia”. Alla fine non mi sono più fermato, ho chiamato i ragazzi, abbiamo fatto un po’ di prove ed eccoci qua».
Pur melodico e votato da sempre al lirismo, Arrighini possiede tecnica cristallina e un naturale suono di pianoforte rotondo e percussivo e con il robusto contributo di Mirco Capecchi al contrabbasso e Vladimiro Carboni alla batteria, il progetto si arricchisce di una ritmica piuttosto importante. La perfomance risulta, così, in grado di supportare al meglio lo stile e le idee di arrangiamento del pianista e di mescolare la liricità e drammaticità dei temi beethoveniani con una pulsazione ritmica molto decisa ed in qualche modo irruenta, virando il “sound” di alcuni arrangiamenti verso contesti musicali inaspettati come quelli più tipicamente africani.
Con la complicità di un repertorio che vede alcune tra le più importanti, famose e straordinarie composizioni del grande genio tedesco quali l’ “Inno alla Gioia”, “Sinfonia n.5”, “Romanza in Fa”, il “Chiaro di Luna” alcune Sonate per pianoforte, tra cui il primo ed il terzo tempo de “La tempesta” opera 17 e la conosciutissima “La Patetica”, il concerto non conosce spazi di incertezza, il trio riesce, infatti, ad amalgamare note e strumenti con padronanza assoluta.
L’unica parentesi più distante dal resto del concerto è quella relativa al piano solo di Riccardo Arrighini, durante il quale l’artista ha eseguito “Il tema degli alberi”, una composizione contenuta nel film di Alessandro Tofanelli, di prossima distribuzione, intitolato “Il segreto degli alberi”, ispirata ai suggestivi paesaggi della “macchia” di San Rossore in Toscana. Fotogramma dopo fotogramma, Arrighini rende visivamente l’idea di un sentimento intimo e delicato, concretizzando in maniera tangibile il miracolo della musica.
Tornando a “Beethoven in Blu”, non ci rimane che attendere i prossimi appuntamenti di un progetto che avrà sicuramente un importante seguito: «Ad ottobre andrò a Bruxelles e poi in Germania, spero che questo progetto possa funzionare molto bene e cercherò di lavorarci su in modo intelligente, farò un video e penserò a dei materiali con cui promuoverlo, ha spiegato Arrighini. Ora è il momento dei social e del web ma spesso mi chiedo: “Come fa gente del tenore di Pat Metheny, e altri, a fare un disco e ad essere il giorno dopo già su Spotify? Praticamente io, che non ho nemmeno l’abbonamento, con un po’ di pubblicità in mezzo, posso ascoltare un disco per intero gratuitamente. E allora mi richiedo: “Perché gli artisti acconsentono?” Le risposte sono due: o le etichette vogliono stare lì alla finestra a vedere cosa succede nei prossimi anni, perché nessuno sa cosa accadrà, o gli artisti accettano perché i dischi si vendono con i concerti. Alla fine il web è una biblioteca gratuita di dischi, che bisogna continuare ad incidere sostenendo dei costi, e, se non ci sei, alla fine sei considerato pure stupido».
Da non sottovalutare inoltre, il ruolo che Arrighini svolge all’interno del contesto formativo, in merito ai suoi corsi di Musica d’Insieme rivolti ai più giovani: «Tengo dei seminari a Pisa, due volte al mese, in cui diversi ragazzi molto bravi, già usciti dal Conservatorio, vengono da me a fare una cosa molto importante: suonare. Chi viene dalla musica classica lo sa, si tende a stare in una stanza con il pianoforte e lo spartito ma qui è diverso: l’ importante è mettere i musicisti insieme e lasciare che imparino a suonare tra loro e trovare l’alchimia giusta. Ecco perché mi sono messo nell’animo, l’idea di creare una situazione che funzioni e che sia dedicata alla musica d’insieme».
Raffaella Sbrescia
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone