Una tempesta di sogni invadenti ma necessari convergono in “Alex”, il nuovo album di Raige che vedrà la luce il 9 settembre per Warner Music. All’interno di questo nuovo progetto l’ artista sceglie di sognare anche quando il mondo non ce ne dà ragione facendo un sincero bilancio tra sbagli e certezze di una vita. Raige si mostra senza filtri attraverso un racconto intimo e personale, a tratti scomodo, ma sempre fruibile. La vita è senza sconti ma può sembrarci più dolce attraverso la musica di Raige, figura di spicco della scena rap italiana da sempre apprezzato per l’innato talento nel coniugare rime e generi musicali.
Intervista
Come sei arrivato a concepire un album come “Alex” e cosa c’è alla base di questo progetto?
Ho iniziato a lavorare a questo disco circa due anni fa. Ci sono state un po’ di vicissitudini in fase di pre-produzione per trovare dei produttori che potessero sposare l’essenza della mia idea. Parto dal rap come segmento, mi avvicino al pop perché la melodia la fa da padrone. Dopo un primo contatto con produttori rap blasonati, che si sono esposti in prima persona per produrmi il precedente album, sono arrivato a Filippelli e Milani che pur non provenendo dal rap, hanno capito benissimo cosa avevo in mente. Abbiamo buttato via il 90% di quello che avevo scritto in un momento molto cupo della mia vita.
In che senso?
I pezzi erano molto pesanti, erano il frutto di alcune esperienze che avevo vissuto in prima persona come la malattia che ha portato alla scomparsa di mia madre. Ho scritto questo disco per le donne della mia vita: per mia madre che non c’è più e per la mia compagna. Insieme ad altri autori ho fatto un lavoro di repertorio tenendo i brani più interessanti a livello musicale e testuale tra quelli che avevo già composto. Ho scritto con altre persone, una cosa nuova per me. In precedenza avevo collaborato solo con Davide Simonetta, il mio chitarrista, questo perché ci metto me stesso nei miei testi e prima di darli in pasto agli altri amo condividerli con chi è mio amico.
Perché il disco s’intitola “Alex”?
Ho intitolato il disco in questo modo proprio perché mi sono tolto di dosso la paura di fare quello che mi piace veramente, finalmente. Ho voluto lasciare da parte le costrizioni legate al mondo rap. Che siano gli altri a dare un nome a quello che faccio, a me non interessa. A me piace scrivere le canzoni e pensare di essere in grado di farlo; questa è l’unica cosa che conta.
Nel brano “Nemmeno il buio” ti mostri particolarmente lucido scrivendo che “Nessun mostro fa paura come la vita vera”. Una frase che ci mette con le spalle al muro…
Qui ho scritto una strofa per mia madre ed una per la mia compagna. Ho avuto la fortuna di avere grandi donne che hanno avuto la sfortuna, a loro volta, di avere piccoli uomini che siano padri, genitori o fidanzati. Non bisogna avere paura, nemmeno il buio può fare paura, mi carico io di tutti i fardelli, ci penso io. Per le persone che amo, sono disposto a sacrificarmi senza se e senza ma. Io sono cresciuto con mia madre, mio padre non c’era perchè faceva il trasfertista, quindi lei è riuscita a darmi un’impostazione precisa con dei valori che vengono fuori nel momento in cui mi relaziono con gli altri.
Cosa ci dici di “Dove finisce il cielo?
Questo è uno dei miei pezzi preferiti insieme a “Non c’è niente da ridere” e “Mi sembra il minimo”. Ho scritto questa canzone per mia madre, le dico che alcune cose le ho imparate e che altre continuerò a sbagliarle.
“A tutta velocità sento meno lo shock” è forse la frase più rappresentativa del testo…
La gente tende a riempire, gli spazi, tempi, i luoghi per non pensare al dramma quotidiano. A tutta velocità ti rendi conto meno delle cose, il dolore rimane dentro come se fosse un ronzio, non lo senti assordante nelle orecchie, si sente solo quando spegni le luci e devi metterti a dormire.
Come vivi il tuo rapporto con la città di Torino?
Nutro assoluta riconoscenza verso questa città perché mi permette di vivere una realtà diversa dalla metropoli. Torino rappresenta una dimensione a misura d’uomo e quindi è più giusta per me che non sarei in grado di vivere in una grande città. Ho bisogno di spazi e a Milano ho la sensazione che ci sia qualche forza oscura che ti ruba le energie da sotto i piedi mentre cammini.
Pensando a chi si andrà a relazionare con questo tipo di progetto, viene da porsi degli interrogativi in merito alla capacità di leggere e comprendere questi messaggi non facilmente fruibili. Hai cercato di mediare attraverso la scelta dei suoni?
Il nostro obiettivo era realizzare un progetto fresco ma che non perdesse l’identità del cantautorato. Non riesco a mettermi dentro una scatola rap o pop. Il mio modo di scrivere è più cantautorale per cui abbiamo cercato di rendere accessibili i miei brani.
Cosa significa vivere “sotto una tempesta di sogni”?
Amo pensare che si possa vivere con i piedi per terra e la testa fra le nuvole senza dimenticarsi di quello che stiamo cercando.
Come sei arrivato al bel duetto con Marco Masini nel brano “Il Rumore che fa”?
Masini è un mio mito grazie a mio padre che mi faceva ascoltare suoi brani da piccolo. L’ho conosciuto al Roxy Bar, Red Ronnie sapeva che ero suo fan e ci ha fatto duettare sulle note di “Principessa”. Poco dopo ci siamo risentiti, mi ha chiesto di ricantare “Bella Stronza” in un suo album, in quel momento avevo questo pezzo e gli ho prontamente chiesto di ricambiare il favore. Avrei potuto scrivere strofe più focused ma ho preferito sacrificare l’accessibilità a favore di una scrittura più “cinematografica”.
In “Non c’è niente da ridere” proponi una serie di ossimori in sequenza…
Aldilà delle figure retoriche, quello che mi muove in questo brano è che non c’è proprio un cazzo da ridere ma alla fine ne ridiamo. Se siamo io e te, è vero che è tutto un casino ma alla fine possiamo riderne insieme. Questo è lo slogan più forte del mio disco.
Qual è il tuo rapporto con la religione?
Il mio un rapporto con Dio lo gestisco a modo mio. Dicono che a volte ci comportiamo con Dio così come fanno gli opportunisti cercandolo solo quando stiamo male. Non ho la presunzione di escludermi da questa categoria però cerco di non fare mai male agli altri e di comportarmi bene più che posso.
Un tema ricorrente nel disco è quello della paura…
La vita non ha tempo per le paure: la mia era di non essere all’altezza delle aspettative, di non mostrarmi per quello che realmente sono. Stavolta mi sono spogliato di tutte queste paure e ho fatto quello volevo davvero.
“Perfetto” è un pezzo autobiografico?
Ho avuto questo pezzo da Scirè e De Simone ed ho subito capito che era giusto per me che volevo parlare del fatto che da ragazzino pesavo 120 chili. Certo, non ero perfetto, vivevo questo disagio che adesso viene demonizzato ma il bullismo c’è sempre stato. Bisogna imparare a convivere con i propri difetti e farne la propria forza. L’importante non è quello che gli altri ti dicono sia perfetto, l’importante è quello che ti fa stare bene. Io ho scelto di dimagrire perché c’è stato un processo evolutivo nella mia persona, perché non stavo bene con me stesso, il disagio nasceva anche da quello. I giovani di oggi perdono spesso il contatto il realtà, sono continuamente bombardati da contenuti, devono avere qualcuno che gli insegni che in realtà sono loro stessi la fabbrica dei propri sogni, devono riuscire a trovare dentro loro stessi la forza per cambiare quello che non va bene, devono farlo per loro stessi non per gli altri.
Cosa diresti a chi ti segue da sempre e che vorrebbe capire la tua svolta artistica di oggi?
Se avete scelto di seguire me come fan, avete già scelto a prescindere qualcosa che è lontano e diverso da tutti gli altri. Se amate il mio modo di scrivere, questo è il disco meglio di tutti gli altri. Ne sarete fieri anche voi. Non credo che ci sia molto da spiegare, non ho mai fatto un rap che mi tenesse stretto dentro dei canoni, temevo solo di non essere capito. Quando ho scoperto che in realtà io lo chiavo sotto padrone l’ho già fatto per tanti anni, ho realizzato che se voglio fare questo lavoro, devo poter fare quello che piace a me o quanto meno di avere il coraggio di provarci.
Raffaella Sbrescia
Video: Il Rumore che fa
Raige incontrerà i fan negli store delle principali città italiane, queste le prossime date:
09 settembre Torino – Feltrinelli Stazione Porta Nuova – ore 15
09 settembre Genova Mondadori– Via XX Settembre 210 – ore 18,30
10 settembre Milano Mondadori Duomo ore 15
10 settembre Stezzano (BG) Mediaworld c/o Shopping Center Le Due Torri Via Guzzanica ore 18.30
11 settembre Rovigo Mediaworld Viale Porta Po’ 193 ang. Via Colletta ore 15
11 settembre Padova Mondadori ore 18.30 – Piazza Insurrezione XXVIII Aprile ’45,
12 settembre Bologna Mondadori Via Massimo D’Azeglio 34/A ore 15
12 settembre Rimini Mediaw.– Mediaworld Shopping Center Romagna ore 18,30
13 settembre Firenze Galleria del Disco Sottopassaggio stazione SMN ore 15
13 settembre Roma Discoteca Laziale Via Giolitti 263 – ore 18,30
14 settembre Salerno Feltrinelli Corso Vittorio Emanuele ore 15
14 settembre Napoli Feltrinelli Stazione ore 18,30
15 settembre Bari Feltrinelli Via Melo ore 15
15 settembre Lecce Feltrinelli Via Templari ore ore 18,30