Nel corso della sua cinquantennale carriera, Rita Pavone è riuscita a conquistare svariate generazioni di pubblico attraverso la sua proverbiale grinta e la sua travolgente personalità. Spirito libero ed indomabile, Rita ha costruito la sua vita e la sua carriera pezzo dopo pezzo e con grandi soddisfazioni. Oggi, grazie all’eccezionale riscontro avuto dal suo nuovo doppio studio album “Masters”, Rita Pavone si prepara a tornare sui palchi di tutta Italia con “Live2014”, il tour che la vedrà protagonista di 6 imperdibili concerti: 6 maggio - Milano (Gran Teatro Linear4 Ciak), 13 maggio a Napoli (Teatro Augusteo), 8 maggio – Bologna (Teatro Manzoni), 10 maggio – Ancona (Teatro Muse), 20 maggio – Torino, (Teatro Colosseo), 24 maggio – Padova (Gran Teatro Geox). Per info su location, date e biglietti www.tridentmanagement.it
Chi era Rita Pavone nel 1959 e chi è Rita Pavone oggi? Facendo un parallelo tra il passato ed il presente, cosa è rimasto uguale nel tempo e cosa è cambiato nella Sua persona?
Oggi come allora c’è la stessa grande gioia e voglia di cantare ma, certo, sono cresciuta in questi 50 anni , ho vissuto tante esperienze, sia professionali che umane diverse, ho imparato a gestire sia gli alti che i bassi della vita, ho visto mezzo mondo, letto moltissimi libri, accresciuto la mia curiosità e la mia voglia di fare sempre qualcosa di nuovo. Il desiderio di mettermi sempre in gioco è qualcosa che fa parte del mio carattere. Mai stata ingenua, forse neanche a 17 anni, ma sicuramente ho acquisito maggiore consapevolezza di me stessa, dei miei limiti, come delle mie qualità e ho imparato a gestire in prima persona la mia carriera e, più in generale, la vita di moglie, madre e donna.
In una recente intervista ha dichiarato che “Masters” è il disco che voleva fare da ragazza e che ha tenuto nel cassetto per 50 anni. Ci racconta come e quando le è venuta la voglia di rendere questo sogno reale? Quali sono state le fasi di lavorazione del disco e come è avvenuta la costruzione dei brani in italiano?
E’ vero, l’idea l’ho sempre avuta, è nata con i miei esordi . “Masters” è l’album che volevo fare da 50 anni con le canzoni che ascoltavo da ragazzina, prima ancora di avere successo. Mio padre aveva un amico marinaio che subito dopo la guerra gli portava i dischi americani che in Italia non conosceva nessuno. Sono cresciuta con quelli. Mentre in Italia tutti erano abituati a canzoni come “Buongiorno tristezza” di Claudio Villa, io, già a 12 – 13 anni, avevo il rock addosso e mi piacevano lo swing, il jazz, i grandi autori o interpreti americani come Bobby Darin, Burt Bacharach, Fats Domino, Gene Vincent, Tony Bennett. Loro sono i miei maestri perciò ho intitolato il mio doppio CD “Masters” riferendomi al duplice significato della parola – come “Maestri ispiratori” e come le matrici dei dischi.
Non ho potuto farlo prima perché, da me, i discografici si aspettavano altro. Poi, dopo essermi fermata per qualche anno, mi sono detta “o adesso o mai più” e, in due anni, mi sono prodotta tutto da sola: scegliendo canzoni che avessero una storia, chiedendo le autorizzazioni alle major americane, trovando un arrangiatore, Enrico Cremonesi, straordinario, con una versatilità e una eleganza rara, ma soprattutto capace di avere di suo quel tipico “ritardo” che nello swing è una dote innata, e poi collaborando per la traduzioni con numeri uno assoluti come Lina Wertmuller, Enrico Ruggeri e Franco Migliacci, perché volevo che le traduzioni italiane avessero un’anima e potessero essere “moderne”. Naturalmente ho voluto il meglio anche nella produzione affidando il mixaggio dell’ album al 4 volte Grammy Awards, James “ Bonzai“ Caruso e masterizzandolo al Metropolis Studio di Londra con John Davis, che collabora abitualmente con gli U2- The Enemy -Lana Del Rey e i Led Zeppelin. Quest’ultimi gli hanno regalato proprio quest’anno un Grammy per il mastering del loro ultimo album . Sono molto contenta del risultato finale e sono ancora più contenta di come sia stato accolto questo disco sia dal pubblico che dai media.
Circa 9 anni fa lasciò volontariamente le scene per ritirarsi a vita privata. Cosa l’ha spinta a ritornare a fare musica e cosa le è mancato di più in questi anni?
Diciamo che all’inizio non mi mancava proprio nulla, anzi. Finalmente potevo fare tutte quelle cose che fin dai sedici anni mi erano un po’ mancate … fare il bagno e prendere il sole tranquillamente senza aver paura di perdere la voce, alzarmi al mattino, prendere lo spazzolino e decidere di andare a Londra, stare con gli amici … Ma c’è poco da fare, se uno nasce “cantante”, alla fine il desiderio di tornare a cantare prevale.
Com’è il suo rapporto con i fan?
Straordinario. Sono loro che hanno sempre creduto in me e, giorno dopo giorno, mi hanno sempre sostenuta e spronata a ritornare sulle scene. E’ un rapporto quasi familiare, continuo e consolidato, contraddistinto da un affetto che sento di dover contraccambiare sempre.
Sulla sua pagina Facebook Lei è sempre molto presente. Cosa pensa dei social networks e di Internet?
I social e Internet sono una innovazione straordinaria perché consentono di dialogare , di confrontarsi, di condividere esperienze progressivamente e continuativamente, anche a centinaia, migliaia di chilometri di distanza e la loro immediatezza è un innegabile plus valore. Trovo, però, terribile che l’anonimato venga sfruttato, alle volte, per scatenare polemiche o, peggio ancora, insulti e aggressioni verbali che non fanno onore alla nostra razza. E’ un vero peccato che alcune persone usino il fantastico e meraviglioso dono della parola, del pensiero, della dialettica, per offendere. E’ un insulto prima di tutto al proprio essere uomini.
Nel corso della sua carriera ha venduto più di 50 milioni di dischi. Quali sono stati i momenti chiave del suo percorso artistico?
Sicuramente la vittoria al Festival degli Sconosciuti di Ariccia nel 1962, che mi consentì non solo di pubblicare il mio primo 45 giri con la RCA (“La partita di pallone”), ma anche di conoscere il mio futuro marito, Teddy Reno: quest’anno festeggeremo insieme con i nostri due figli Alex e Giorgio, 47 anni di matrimonio. E pensare che all’epoca fu un vero scandalo, un matrimonio osteggiato da tutti … Chi l’avrebbe mai detto! Nell’estate del ’63, invece, riuscii a convincere la discografica – che era contraria perché reputava il brano troppo “adulto” per me – di farmi incidere “Cuore”, in assoluto il brano che amo di più di tutto il mio repertorio e che mi rappresenta. Fondamentali per la mia crescita anche tutti gli show televisivi da me condotti negli anni sessanta, che mi hanno vista con Morandi, con Raimondo Vianello, con Gino Bramieri, le Kessler, Mina, e sicuramente a fine ’64 lo sceneggiato televisivo “Il Giornalino di Gianburrasca” con le musiche di Nino Rota arrangiate da Luis Bacalov e i testi e la regia di Lina Wertmuller. Ma anche il cinema, con Giancarlo Giannini, con Totò, con la Masina. E il teatro anni dopo. Voglio ricordare nel 1995, con “La dodicesima notte”, diretta da Franco Branciaroli e nel 1996/’97 “La Strada“ di Fellini con la regia di Filippo Crivelli. Poi, naturalmente, le tournée e i viaggi di promozione all’estero a cominciare dagli Stati Uniti, negli anni ’60, dove ho avuto l’onore di essere ospite per ben cinque volte dell’Ed Sullivan Show .
Quali sono state le emozioni più ricorrenti di una vita trascorsa in giro per il mondo con la propria musica?
Innanzitutto la grande opportunità di parlare e di incontrare persone diverse per storia e per usi e consuetudini, ma anche la possibilità di ampliare le proprie conoscenze, di soddisfare la mia curiosità innata che poteva sentirsi “stretta” nei confini nazionali.
Lei ha partecipato tante volte al Festival di Sanremo. Ci tornerebbe? Magari in veste di super ospite?
In verità nel corso della mia, ormai più che cinquantennale, carriera, io, alla gara, vi ho preso parte solo tre volte : nel ’69 , nel ’70 e nel ’72 . Poi una volta come ospite d’onore nel 1975 insieme ad Erminio Macario, a seguito del grande successo teatrale di “Due sul pianerottolo“, una commedia con musiche che, all’epoca, sbancò i botteghini di tutt’Italia. Infine, vi ho partecipato, in un’unica serata, nel 2005, proprio quando diedi l’addio alle scene, quale ospite di Toto Cutugno in un duetto. Alla luce di tutto questo non si può di certo considerarmi habituè della rassegna sanremese…
Tornare in gara? Al momento lo escluderei. Francamente non è mai stato nelle mie corde partecipare a competizioni dove le canzoni vivono di pochi attimi . Ciò nonostante, essendo Sanremo, ormai da lungo tempo, l’unica manifestazione a carattere musicale rimastaci , pur storcendo il naso, quando ho manifestato il desiderio di parteciparvi per far conoscere un’altra parte di me come artista, ad esempio, quale cantautrice, non mi è mai stato concesso… Debbo dire che attualmente, con le modifiche apportate al regolamento di gara, secondo le quali non è prevista l’esclusione degli interpreti la prima sera, si consente che i brani più “ difficili “ possano essere assorbiti dal pubblico in un arco di ben cinque serate. Ho, invece, dei seri dubbi sulla bontà di far scegliere al pubblico, e non all’artista, quale tra le due canzoni proposte sia quella che egli dovrà portare in finale. Mentre trovo bello e utile poter permettere all’ interprete di proporre le su due anime – magari cantando un brano lento prima e per secondo uno più grintoso – penso, invece, che questa scelta dovrebbe essere assolutamente lasciata all’ artista, la cui responsabilità è quella di poter “ correre” con la macchina che ritiene migliore.
Se sbaglia la scelta? Beh, peggio per lui. Ma almeno avrà giocato tutte le sue carte credendoci pienamente.
Che opinione ha dei talent show e cosa consiglierebbe ai giovani desiderosi di farsi strada nel mondo della musica?
I talent sono un’ottima occasione per i giovani e hanno rivelato alcuni interpreti decisamente interessanti come Alessandra Amoroso, Emma, Marco Mengoni, tanto per citarne alcuni. Temo solo che la fama e la notorietà immediata che regalano trasmissioni di questo tipo possano non preparare i giovani ad affrontare eventuali momenti di calo e di crisi che facilmente si avvicendano durante una carriera. Così come credo che la facilità di immagine che garantiscono i talent show (abiti, trucco, look, coreografie, scenografie, luci) possano finire per bloccare la crescita della personalità e del carattere di questi giovani interpreti. Quello che mi sentirei quindi di consigliare a questi ragazzi è di cercare di far valere sempre , e sempre di più, la propria personalità e la propria creatività artistica, magari riflettendo a fondo sulle scelte dei brani che intendono proporre nei loro primi dischi, perché talvolta, anche se firmati da autori rinomati, possono rivelarsi non rispondenti alle inclinazioni musicali o vocali dell’artista esordiente . E se si sbaglia il primo passo, sarà difficile riuscire a fare il secondo.
A maggio ci sarà il suo nuovo ed attesissimo tour. Solo pochi giorni fa sono state annunciate 4 nuove date. Che tipo di concerto proporrà al suo pubblico?
Trovo giusto regalare al pubblico quello che ha amato di mio in tutti questi anni, per cui porterò in scena molti brani del mio repertorio storico, ma desidero affiancare a questo – per la prima volta “live” – anche dei brani del mio nuovo album “Masters”. Con Enrico Cremonesi – che curerà la direzione musicale dello spettacolo – e una band di professionisti, complice l’atmosfera “intima” dei teatri e una scena minimalista, vorrei rimettere al centro dello spettacolo la musica e le parole per regalare un concerto che possa essere il più possibile vario ed eterogeneo. Non solo un tuffo nel passato. Colgo l’occasione per dire che sono strafelice di venire con il mio live anche a Napoli, al teatro Augusteo il 13 Maggio. Adoro Napoli e adoro la sua gente. Ho tantissimi amici laggiù e non vedo l’ora di riabbracciarli.
Per concludere, qual è il suo “pensierino” del 2014?
E’ un momento di grande difficoltà per molte persone e famiglie. Penso a questo e trovo terribilmente ingiusto che la vita non possa essere da sogno per tutti. Ma l’Italiano è un popolo forte e ce la farà a superare anche questo drammatico momento. Come ce l’ha fatta sempre, del resto . Ci potete giurare! E ve lo dice una che, nata nell’immediato dopoguerra, la vita se l’è scelta e conquistata con estrema fatica.
Raffaella Sbrescia
Si ringraziano Rita Pavone e Alessandra Indrigo di Goigest per la disponibilità