Cantante e attrice versatile, capace di passare dal pop al rock alle sonorità caraibiche, Cucu Diamantes ha collaborato con grandi nomi del panorama musicale internazionale. Il prossimo 10 ottobre l’artista sarà ospite d’eccezione durante la serata conclusiva della terza edizione di “Scoprir, mostra del cinema iberoamericano di Roma”, organizzata dal Cervantes a cura di Gianfranco Zicatelli e Jose Cantos, per presentare il film di Jorge Perugorría, “Amor crónico”, di cui Cucu è protagonista. Il progetto è, in realtà, un docu-film che segue in tour per tutta Cuba una sgargiante ed eccentrica cantante ed intreccia riprese di spettacoli dal vivo con il racconto di una storia d’amore surreale, mostrando un ritratto unico di un’artista che viaggia alla ricerca delle sue radici.
In questa intervista Cucu ha raccontato se stessa, le sue emozioni e i tanti progetti che vedono coinvolta con ruoli di primo piano.
Che cosa racconta il brano “Amor Crónico” e in che modo si lega alla trama dell’omonimo film di Jorge Perugorrìa che presenterai alla III edizione della mostra del cinema iberoamericano?
Il brano in sè parla di un amore che non vuole finire e che, con il passare del tempo, diventa “cronico” quasi come una malattia. Il titolo del film riprende il tema dell’amore inteso come sentimento rivolto al proprio paese, alla propria cultura, alle proprie radici.
Come hai lavorato alla realizzazione di questo docu-film e cosa ha significato per te dare voce a questo omaggio alla canzone d’amore cubana?
Questo film è nato dalla mia collaborazione con il regista Jorge Perugorria (aka Pichi) ed è un omaggio rivolto non solo agli immigranti che ritornano alle proprie radici ma anche al cinema d’autore cubano e al neorealismo italiano, fonte d’ispirazione del cinema cubano degli anni ‘60.
Cosa ami in particolare della cultura musicale cubana?
Adoro il fatto che le sonorità e i ritmi non hanno frontiere.
Tu che sei passata dal pop al rock alle sonorità caraibiche, in quale dimensione sonora ti senti più a tuo agio?
La mia voce è irrimediabilmente molto cubana. Sono influenzata da tutta la musica in generale e mi sento a mio agio con tutte le sonorità possibili.
Hai tante prestigiose collaborazioni all’attivo… cosa ti hanno lasciato da un punto di vista artistico?
Una delle persone più aperte e disposta a rompere le regole quando collaboriamo insieme è Carlinhos Brown, la sua allegria e la sua vena creativa mi contagiano sempre tantissimo.
Come avete costruito tu e Andres Levin il collettivo YerbaBuena, uno dei collettivi più influenti del latin fusion di New York, e quali sono i tratti che contraddistinguono la cifra stilistica di questa realtà musicale?
Andres Levin ha portato la sua esperienza come produttore musicale (Tina Turner, Chaka Khan, Aterciopelados, David Byrne, Carlinhos Brown, ecc). Insieme abbiamo individuato sia i cantanti che i musicisti per comporre la banda. Yerba Buena si è nutrita dall’ecletticismo musicale vivente nell’isola di Manhatan.
Sei stata testimonial per la campagna contro la violenza sulle donne organizzata da Amnesty International, come hai interpretato questo ruolo?
La filantropia è quello che mi fa scendere dalla mia torre d’avorio e che mi arricchisce spiritualmente. Di solito sostengo ogni campagna e movimento di non violenza contro gli esseri umani, non riesco a credere che nel 2014 nella cosiddetta “società moderna” dobbiamo ancora lottare contro questo tipo di problemi.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni in ambito musicale?
Ho appena finito di girare un altro film con la regia di Jorge Perugorria , la cui sceneggiatura è tratta dal racconto “Fatima o el Parque de la Fraternidad” di Miguel Barnet, vincitore del premio Juan Rulfo di letteratura. Il mio personaggio è quello di un transessuale della notte “habanera”. Per concludere, sto lavorando al mio nuovo album e sarò entusiasta di farvelo ascoltare molto presto!
Raffaella Sbrescia
Video: Amor crónico