Francesco Gabbani partecipa al 67esimo Festival di Sanremo con “Occidentali’s karma”, brano scritto insieme al fratello Filippo Gabbani, a Fabio Ilacqua e a Luca Chiaravalli. Il brano sarà contenuto nel nuovo disco che verrà pubblicato, a fine aprile, da BMG Rights Management (Italy) con la produzione artistica di Luca Chiaravalli. “Occidentali’s karma” è un brano pop elettronico che nasconde una doppia personalità. Dietro una melodia pop accattivante e una ritmica coinvolgente, cela infatti un invito a riflettere sul nostro modo di vivere.
Intervista
Ti aspettavi un riscontro tanto caloroso da parte del pubblico?
Sinceramente un brano così fuori dagli schemi sanremesi era un’incognita. Il testo è quasi ermetico e necessità di essere capito. Molti si fermano solo all’aspetto ironico del mio fare musica ma alla fine va anche bene così. Mi piacerebbe divertire e coinvolgere poi ovviamente spero sempre che venga colta anche la dimensione più profonda che sta aldilà della facciata. Ciò detto, non mi aspettavo questa riposta da parte del pubblico e mi fa un grandissimo piacere.
Da dove arriva l’idea della scimmia?
L’idea della coreografia viene dalla necessità di voler sdrammatizzare perché per quanto il brano abbia una facciata ironica, in realtà è molto serio. Si tratta anche di un concetto ripreso dal libro dell’antropologo Morris che prende in considerazione l’idea dell’essere umano non come essere pensante ma come una specie di scimmia. Siamo evoluti intellettualmente, cerchiamo la risoluzione delle cose ma il movente di base è il soddisfacimento delle nostre necessità primordiali. Si tratta chiaramente di una provocazione ma sono il primo a sottopormi a questa critica, addito prima di tutto me stesso e poi estendo queste riflessioni a tutti.
Non pensi che possa trattarsi di un’arma a doppio taglio?
Sicuramente può esserlo ma se non ci si assume dei rischi non si può arrivare a scoprirlo.
Un po’ come è successo con “Amen”?
Sì, sebbene il brano abbia avuto tanto successo non è che in realtà sia stato capito da tutti. Nel corso del 2016 ho imparato a capire dal tipo di complimento che mi veniva fatto se il brano fosse stato capito o meno. In ogni caso la musica pop per me è soprattutto condivisione e intrattenimento sennò non farei quello che faccio o quanto meno non lo farei nelle circostanze in cui mi propongo.
Quest’anno consolidi la collaborazione con tuo fratello?
Sì ho lavorato alla scrittura del brano anche insieme a lui e l’ho portato con me anche in tour visto che suona la batteria.
Hai unito l’aspetto dissacrante con l’impegno di un testo serio. Ti senti fautore di una nuova formula pop?
Sarebbe fantastico pensarla così, per ora mi limito a cercare di esprimere quello che sento. Fare musica rappresenta un modo per esprimermi, questa bivalenza tra ironia e riflessione corrisponde a come sono io nella realtà di tutti i giorni. Sono uno che vive in maniera istintiva cercando di gioire del momento però poi mi dedico lo stesso a prolungate riflessioni. Cerco di ragionare e di approfondire tutto ciò che faccio.
Video: La coreografia di “Occidentali’s karma”
In base a questi ragionamenti cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo disco?
Il disco rispetterà le linee guida di “Occidentali’s karma” ed è quasi al 90% della lavorazione. Le due forze che attraversano il dualismo del brano si sposano in maniera sinergica per cui mi piacerebbe pensare ad un disco che si basa su una profonda leggerezza.
Pensi di aver fatto un salto in avanti nella scrittura?
Ci terrei a specificare che questo lavoro è il frutto della collaborazione con i miei coautori. Fabio Ilacqua, ad esempio, vive fuori dal mondo ed è dotato di una cultura gigantesca. Io rappresento la parte più pop e contemporanea.
Per quanto riguarda la tua esperienza nelle vesti di compositore per la colonna sonora di “Poveri ma ricchi” di Fausto Brizzi cosa ci racconti?
Per me è stata un’esperienza completamente nuova. Il regista mi ha chiamato e mi ha espressamente chiesto di comporre. Ho subito chiarito che non avrei potuto fare cose particolarmente ricercate ma lui mi ha voluto lo stesso. Il mio approccio è stato quello di un entusiasta principiante e ho scoperto un nuovo modo di fare musica. Se mi ricapitasse un’occasione simile, lo rifarei anche se non è una mia prerogativa. Preferisco scrivere canzoni.
Video: “Occidentali’s karma”
E la collaborazione con Celentano per il brano “Il bambino col fucile”?
Non l’ho incontrato né sentito, il contatto è stato sentire la sua voce sul mio brano. Per me è stata la ciliegina sulla torta di questo 2016, tra l’altro anche l’arrangiamento è rimasto lo stesso e per me è stata davvero una soddisfazione enorme.
Pensando al fatto che all’epoca anche lui ha rotto gli schemi con la sua musica, senti di poter esser accostato a lui in qualche modo?
Chiaramente non è un fatto voluto ma mi fa molto piacere pensare a un possibile accostamento ad Adriano perchè ho sempre avuto una grande stima per lui che è riuscito a stimolare le più svariate riflessioni. Mi dispiacerebbe se qualcuno giudicasse il mio atteggiamento un po’ scimmiottante nei suoi confronti.
In realtà quello che si percepisce è che non ti prendi troppo sul serio…
Questo fa parte del mio modo di essere. Credo nell’autoironia e quando la noto negli altri, la reputo un sintomo di grande intelligenza.
Parlando di Oriente, ci sei mai stato?
No, ma ne sono affascinato. Spero di andare presto in Giappone.
Le tue attività agricole come procedono?
Ultimamente le ho messe un po’ da parte anche se continuo ad avere una forte attrazione verso tutto ciò che è legato alla natura. Quando ho voglia di divertirmi non vado in discoteca, preferisco andare in un bosco o in cima alla vetta di una montagna.
Come sono andati i live del 2016?
C’è stata una buona affluenza, è stato molto appagante. Ho suonato i brani tratti dal mio ultimo album, qualcosa di meno recente e qualche cover; su tutti Jannacci, Battisti, Mogol, Celentano. A giugno inizierà il nuovo tour ma devo ancora iniziare a pensarci.
Raffaella Sbrescia
Il saluto di Francesco Gabbani: