Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.
La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?
Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!
Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?
Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.
Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?
Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.
Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?
A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica, ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.
Che rapporto hai con la città di Napoli?
Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.
E con il pubblico come ti rapporti?
Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.
Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….
Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.
Raffaella Sbrescia