Tutti hanno modo di ascoltare la musica. Ognuno ha un suo modo di “sentirla”, e dentro ci ritrova ricordi, emozioni, immagini, segni del proprio vissuto. E’ quello che è successo ascoltando “Sedici”, il nuovo disco della pianista e compositrice napoletana Elisabetta Serio. Un viaggio che da Napoli, attraverso il Salento, mi ha portato fino al Nord Europa, Londra, New York, l’America di “Lady sings The Blues”, facendomi tornare in luoghi molto amati e mai dimenticati. Forse è così che ci si “appropria” in qualche modo della musica, e quella degli altri diventa un po’ anche nostra.
Intervista
Elisabetta, il titolo del tuo nuovo disco “Sedici”, è un numero che ha una valenza e un significato particolare nella la tua vita…
Il disco doveva originariamente intitolarsi “Niente di serio”, poi mi è sembrato quasi un “atteggiarsi a tutti i costi” e quindi ho accettato di buon grado questo numero, che, oltre ad essere importante per noi napoletani, perché esprime la fortuna, è un numero che ricorre spesso nella mia vita sotto diverse forme: un civico, la data di un concerto importante, o altro. Stasera, ad esempio, ero con un’allieva che, per qualche ragione, ha pronunciato questo numero. Un caso, ma tutte e due, pensandoci, abbiamo sorriso. E’ un numero che torna spesso, e tra l’altro è un numero pari, quindi indeterminato, e questo concetto è molto stimolante…
Nella tua musica c’è questa idea affascinante dei tasti del pianoforte che diventano dei veri e propri sentimenti e suonando, si prova di volta in volta amore, dolore, malinconia, rabbia…
Questa cosa è verissima. Soprattutto per il disco precedente, “April”, dedicato a mio padre per la sua dipartita. Un disco registrato in circa cinque ore, che poi ha vinto il Premio “Lucca Jazz Donna” nel 2011, e che incarna molto questo concetto. Il disco è poco architettato ma molto rabbioso. “Sedici” è invece un disco più pensato, ci sono arrangiamenti, ed è stato registrato in due momenti precisi della mia vita: prima dell’inizio della mia collaborazione con Pino Daniele, interrotto dai tour con lui in tutto il mondo, e poi ripreso dopo la sua scomparsa.
Quando le grandezze si incontrano e si riconoscono, succede qualcosa di bello. E’ stato così per il tuo incontro con Pino Daniele. Nell’album c’è un pezzo dedicato a lui, che si intitola “Mr.P”. Qual è il messaggio, il segno più profondo che Pino ha lasciato in te?
Essere presenti a noi stessi sempre, che è la cosa più importante, e lasciarsi andare ma con controllo…
C’è anche un altro omaggio in quest’album, quello al pianista statunitense Brad Mehldau, con il pezzo “Brad”
Brad Mehldau è secondo me uno dei maggiori esponenti della musica contemporanea, un grandissimo pianista, compositore e arrangiatore, un artista che ho avuto il privilegio di conoscere e che per me è tra i più grandi musicisti…
Questo non è un album solo strumentale. Nella traccia che apre il disco, “Afrika”, c’è il featuring di Sarah Jane Morris, e so che questo è stato in qualche modo la realizzazione di un sogno.
Sì, una presenza luminosa quella di Sarah Jane Morris. E’ stato un sogno diventato realtà. Lei venne ad un concerto di Pino Daniele al Barbican Centre di Londra e a fine spettacolo entrò nei camerini a farmi i complimenti. Puoi immaginare sicuramente l’emozione che ho provato, la seguo da tantissimi anni. In quell’occasione, le ho chiesto se le facesse piacere collaborare con me in alcuni festival e quindi la presenza nel disco è stata la conseguenza naturale della nostra collaborazione nei live…
Immagino che ci siano tante canzoni di Pino Daniele che ami. Qual è il pezzo che in qualche modo ti commuove più degli altri…
Un po’ di anni fa, forse nel 2012, durante un tour, all’Arena di Verona, mi portarono le parti di una canzone che non conoscevo. La canzone era “Senza ‘e te”. Feci le prove suonandola con Fiorella Mannoia che cantava, e ho pianto. Ecco, questo è il pezzo, “Senza ‘e te”.
L’atto creativo, che sia un disco o un libro, o un’altra forma di arte, parte sempre da un sentimento forte, da una grande gioia o da un grande dolore…
Ci sono persone che riescono a elaborare e costruire partendo da un grande dolore, altre che per loro fortuna non vivono grandi e troppi dolori, altre che invece riescono a trasformare tutto in una gioia, in un sentimento positivo, e non per questo sono banali e superficiali.
Una mia curiosità… Come nasce il titolo di un pezzo strumentale… Prima il titolo e poi la melodia o viceversa?…
Nasce prima la musica, poi il titolo…
Da Umbria Jazz a Toronto Jazz Festival, San Francisco, New York, e tante altri luoghi. C’è un posto nel mondo in cui, oltre a Napoli, ti senti a casa?
Sicuramente il Salento, la mia seconda casa. E al Salento ho dedicato il pezzo “Trees”.
E fuori dall’Italia?
Londra, Camden Town. La domenica mattina, con il sole. E’ un luogo che mi fa “respirare”…
In quest’album, un pezzo molto rappresentativo per te è “Il Cielo sotto di me”. E’ un pezzo che non esprime la volontà di giudicare dall’alto, ma l’esigenza di prendere ogni tanto la giusta distanza dalle cose..
Sì, è una riflessione giusta. Per me, per come io vivo emotivamente la vita, è importante mettere delle distanze, conservare un minimo di lucidità e concentrazione nelle cose.
Cosa vedi sotto a questo cielo?…
Vedo le dinamiche, i rapporti umani, non sempre facili. Credo che tra due persone il vero miracolo sia raggiungere l’equilibrio anche attraverso il silenzio…
Quali sono gli artisti, oltre ai tuoi riferimenti Jazz, che ti hanno formato dal punto di vista umano e artistico…
Ho sempre ascoltato tanta musica. Amo artisti come Gabriella Ferri, Fabrizio De Andrè, i Beatles, ma anche U2, The Smiths, Edoardo Bennato, Ivano Fossati…
Tanti i musicisti che hanno collaborato all’album
I musicisti che hanno suonato nel disco sono i miei fedeli compagni di viaggio: Leonardo De Lorenzo alla batteria, Marco De Tilla al contrabasso, Fulvio Sigurtà alla tromba, Jerry Popolo al Sax, Sarah Jane Morris alla voce, e poi voglio ricordare anche chi ha collaborato alla copertina e alla grafica, quindi Renato Mastrogiovanni, Fabrizio Romagnoli per il mix and mastering, Barbara Massey per le traduzioni. E poi voglio ringraziare Francesco Peluso, BirrJazz e l’etichetta Via Veneto Jazz. Penso di aver ricordato quasi tutti…
Visto che con il tuo Trio sei sempre in giro, ricordiamo anche i prossimi appuntamenti nei quali ascoltarti live
Sì, il 22 Dicembre sarò insieme ad Annalisa Madonna, Marco De Tilla e Leonardo De Lorenzo al Nevermind di Napoli. Il 6 Gennaio 2018 sarò insieme a questa Band nostrana tutta la femminile, che si chiama “Sesè Mamà”, della quale presto avrete notizie e il 9 Marzo 2018 ci sarà il concerto con tutti i musicisti che hanno suonato nel disco e Sarah Jane Morris al Teatro Summarte di Somma Vesuviana per la Rassegna “Jazz e Baccalà”.
L’album si chiude con il pezzo “7 Reasons why”. Quali sono le tue ragioni di vita…
Suonare finchè ne avrò la forza. Acquisire sempre più consapevolezza di me stessa. Cercare di sciogliere quei nodi emotivi, che ognuno di noi ha dentro di sé, senza dimenticare che la ragione più grande, la parte più profonda, il motore di tutto è l’amore…
Giuliana Galasso
“Sedici” Tracklist
1) Afrika
2) Little Lies
3) Freedom
4) Il cielo sotto di me
5) Rumors
6) Trees
7) Mr P
8) Brad
9) 7 Reasons why