Elisa ritorna in grande stile con “Diari Aperti”, un album intimo, profondo, coraggioso, autentico, necessario. Undici tracce, volutamente tutte in italiano, racconti e ricordi ripresi e rivestiti di musica, pagine reali di vita vissuta. Cantante, autrice, polistrumentista e produttrice multiplatino, in Diari Aperti Elisa mette tutta se stessa, quella di ieri e quella di oggi, aprendosi al suo pubblico senza sovrastrutture.
Intervista
“L’album nasce dal desiderio di trovare una centralità che fosse completamente essenziale. Dopo i concerti all’Arena di Verona e i festeggiamenti per i 20 anni di carriera, il compimento dei 40 anni e alcune vicende personali importanti, mi sono trovata a fare i conti con tanti cerchi che si chiudevano. Mi sentivo davanti a una possibilità di ripartenza anche questo album è stato fin da subito più importante di altre volte. Tutto mi sembrava più definitivo e carico di peso. Questo mi ha portato a una fase riflessiva e di introspezione, ho voluto lasciare da parte tutto quello che poteva sembrare anche solo lontanamente un esercizio di stile. Ho cercato di realizzare un progetto a cui sarei stata legata in maniera profonda ed emotiva, sono ripartita da quello che veniva e usciva da me ed è qualcosa di completamente diverso rispetto ai tempi passati. In questi nuovi brani ci sono delle confessioni, dialoghi molto più diretti, parlo a me stessa ma anche ad un interlocutore intimo, così come può essere un diario o un migliore amico.Questo mi ha portato al titolo del disco per cercare di dare senso e spiegarne il contenuto. Per la prima volta, inoltre, i testi hanno trainato tutto il resto. Le melodie sono venute a seguire mentre normalmente capitava spesso il contrario”.
La ripartenza artistica
“Più di altre volte mi sono sentita messa alla prova. Sono la prima a mettersi sempre in gioco, stavolta però dopo i 4 concerto kolossal di Verona, sentivo di aver lavorato alla cosa più importante della vita. Tutti questi elementi insieme mi hanno fatto sentire un peso, mi si è aperto un flusso di coscienza, un dialogo interiore, ho messo in discussione tante cose per poter trovare risposte più solide. Ho investigato su me stessa, mi sono chiesta cosa volessi dire. Ho lasciato l’inglese da parte, anche se dolorosamente. Avevo tante canzoni pronte ma non le ho volute includere, avevo timore che sarebbero state fuorvianti, cosa che per me non erano. Alla fine ho scelto di seguire un filone unico. Per raccontare sentimenti ed emotività sono partita dal gruppo di canzoni a cui ero più legata: “Quelli che restano”, “Promettimi”, “Anche Fragile”, “L’amore per te”. Queste canzoni sono nate nello stesso periodo e rappresentano il centro dell’album. “L’estate è già fuori”, “Vivere tutte le vite”, “Tutta un’altra storia” sono episodi singoli, più leggeri, un boccata di respiro da un’immersione emotiva che temevo potesse essere troppo pesante. In questo album parlo tanto di me, sono molto centrale, vado a fondo sulla scia di una mia scelta consapevole”.
Il concetto di fragilità
“In questo album sono andata a riscoprire me stessa. Scavare a fondo per me è sempre terapeutico. La musica deve essere scambio, dire la verità è importante. La musica deve poter scuotere, inquietare, questo è il suo ruolo. In caso contrario sarebbe una facciata annacquata. Per me è sempre stato così, a conferma di questo il brano “Qualcosa che non c’è” si sarebbe potuto trovare tranquillamente in questo filone. La fragilità è sempre un argomento difficile da trattare. Ho scelto di tirarla fuori e di non nasconderla soprattutto in un’epoca storica in cui vige la negazione della fragilità, di tutto quello che è noioso, normale, non bellissimo. Tanti aspetti della debolezza umana vengono occultati, ignorati e messi da parte. Questo è pericoloso, ti lascia da solo in quel frangente. La solitudine finisce per non essere raccontata a nessuno anche se è una condizione comune a tanta gente. Questa sensazione tende a montare nelle persone e tante volte succede che si trasformi in qualcosa di rabbioso”.
Video: Se piovesse il tuo nome
Le scelte musicali e gli arrangiamenti di “Diari Aperti”
“Quando ho capto che tipo di lavoro fosse questo, volevo che la musica facesse da supporto e non distogliesse l’attenzione dai testi. Si trattava di misurare un po’ tutto, di trovare equilibri delicati e difficili. Ho parlato a lungo con Patrick Warren, premio Oscar che ha realizzato tutti gli arrangiamenti degli archi. Patrick ha lavorato con Lana Del Rey, James Taylor, Tom Waits, Bob Dylan, Green Day, ha scritto gli archi di “Road Trippin’” dei Red Hot Chili Peppers ed anche un cultore delle string machines anni ’60 come il mellotron. Gli ho chiesto di fare un lavoro classico e retrò e così è stato. Abbiamo lavorato a distanza, io gli mandavo le bozze di quanto realizzavamo in studio con l’obiettivo di lasciar fondere le cose tra loro. In alcuni casi abbiamo rimesso le mani su qualcosa e riaggiustato pezzi quando la strada da inquadrare era più difficile. Su 7 brani c’è l’orchestra, è stato fatto tanto lavoro. La chicca: Su quelli che restano c’era tutt’altro arrangiamento, era pomposo e celebrativo, ho chiesto a Patrick di essere più solenne, doveva essere una marcia, volevo che fosse il manifesto dei caratteri coraggiosi con delle ritmiche bolero che danno l’idea di carica e movimento”.
Il tour in teatro
“Teatro vuol dire profondità, ascoltare le cose per davvero, avere modo di fare introspezione, di capire come stai e come sta la tua voce. Metterò in luce la mia parte più autentica e avrò modo di improvvisare creando un’atmosfera speciale con chi mi verrà a sentire”.
Le contaminazioni
“La musica moderna per me è stata linfa. In questi ultimi anni ho sentito la musica più bella da un bel pezzo a questa parte. Questo tipo di emozioni, di autenticità l’ho sentita negli anni in cui sono usciti i Tiromancino, Fabi, Silvestri, Gazzè. Una nuova onda di veri song writers mi mancava tanto. Mi sono quasi commossa ad ascoltare tutti questi dischi, aldilà dei linguaggi a volte distanti dal mio, sento empatia per alcune cose che mi emozionano. Sento bontà, autenticità. Mi piacciono Motta, The Giornalisti, tantissimo Cosmo, alcune cose di Coez, Calcutta, Coma Cose e tanti altri”.
Il duetto con Francesco De Gregori
“Per me era semplicemente impensabile riuscire a duettare con lui. Sono rimasta una settimana a trovare il coraggio di inviare la mail dove gli dicevo di aver scritto questa canzone. Non volevo sembrare presuntuosa, non sapevo da parte iniziare, ero davvero tesa. Lui invece mi ha risposto in modo molto positivo e mi sono subito sentita come se avessi vinto la lotteria della vita. Il momento topico della mia carriera, stento ancora a crederci. D’altronde non è andata subito bene. C’era un’altra canzone di un altro autore molto bella e gliel’ho proposta per un duetto. Nonostante gli fosse piaciuta, non l’ha ritenuta nelle sue corde ed era una cosa che un po’ mi aspettavo, avevo sfiorato l’obiettivo. Meglio così, il fatto che abbia cantato in una mia canzone è una soddisfazione che non riesco a descrivere a parole. In qualche critica mi hanno detto che ho fatto il compitino perfetto e posso dire che non è così. Ho scritto il brano pensando alla sua voce, non avevo un piano B, se avesse detto di no, la canzone non sarebbe mai uscita”.
Raffaella Sbrescia
Di seguito le date del tour: 18 marzo Firenze (Teatro Verdi), 21 marzo Bari (Teatro Team), 25 marzo Catania (Teatro Metropolitan), 27 marzo Roma (Auditorium Parco Della Musica), 30 marzo Napoli (Teatro Augusteo), 3 aprile Milano (Teatro Degli Arcimboldi), 6 aprile Torino (Auditorium Del Lingotto), 12 aprile Padova (Gran Teatro Geox), 15 aprile Parma (Teatro Regio), 16 aprile Brescia (Gran Teatro Morato), 19 aprile Trieste (Teatro Rossetti), 23 aprile Reggio Emilia (Teatro Romolo Valli), 26 aprile Bergamo (Teatro Creberg), 29 aprile Cesena (Nuovo Teatro Carisport), 2 maggio Bologna (Europauditorium), 9 maggio Saint Vincent (Ao) (Palais), 14 maggio Genova (Teatro Carlo Felice). Prevendite aperte su ticketone.it dal 30 ottobre e in tutti i punti vendita dal 6 novembre.
Radio 105 è la radio ufficiale di “Diari Aperti Tour”.