Abbiamo incontrato Esa Abrate, il giovane compositore e direttore d’orchestra, tra i partecipanti ad “Amici 20″. Anche Esa ha risposto alle nostre domande e a quelle dei ragazzi che lo supportano quotidianamente dalle Pagine Fans.
Esa, partiamo dai tuoi inizi: tu sei direttore d’orchestra, compositore, autore e polistrumentista. Come ti sei affacciato al mondo della musica?…
Il mio rapporto con il mondo della musica parte all’età di otto anni. Mi sono avvicinato alla musica grazie allo studio della chitarra. È un po’ colpa della frase che ripetevo sempre a mia madre, “Mamma ho la musica in testa”. Da lì ho cominciato a studiare musica classica, perfezionando la mia formazione in Conservatorio. Già dagli anni del Liceo musicale però, mi sono reso conto che mi piaceva di più cantare, quindi canto e direzione d’orchestra sono poi sempre andati di pari passo, fino a quando, sul lungo rettilineo, diciamo così, il canto ha scalato meglio la marcia, prendendo il sopravvento.
Come è nato il tuo inedito “Ci sto male”?
“Ci sto male” è una canzone nata da una situazione in cui pensavo che le cose andassero in una certa maniera, per poi rendermi conto che era andato tutto diversamente, quindi il pezzo è nato “banalmente” dalla normalissima sensazione di stare male per qualcosa in cui si credeva fermamente, e che poi non è successo.
Video: Ci sto male
Quali sono gli artisti che hai ascoltato e ti hanno formato, sia umanamente che musicalmente?
L’artista che mi ha accompagnato sempre nel corso della vita è stato Michael Jackson. È stato un punto fermo, sia nella musica, che nel modo in cui si contamina nel genere che fa. Mi ha sempre affascinato.
Quando poi mi sono avvicinato al canto, i miei riferimenti sono stati anche altri artisti, ma sempre internazionali. Ho iniziato a scrivere in italiano solo durante la prima quarantena. Quello è stato un periodo utile per lavorare su me stesso e sulla mia musica. In quella fase ho capito che non volevo solo scrivere e cantare in inglese, ma volevo comporre anche in italiano, per essere più leggero e diretto, e per permettere a chi mi ascoltasse di sposare il mio pensiero.
Un bilancio personale dell’esperienza di “Amici”?
Beh, bilancio super positivo. Non mi aspettavo assolutamente di rimanere così colpito da tutte le cose belle della Scuola.
Per me, entrare ad “Amici”, è stata la conferma che quello che stavo facendo era la cosa giusta, visto che mi ero lasciato alle spalle qualcosa di più fattibile come la direzione d’orchestra, per una cosa meno sicura come il canto. Ho dovuto lottare per questa scelta, e avevo bisogno di dimostrare, prima a me stesso e poi agli altri, che un po’ avevo ragione.
Il percorso all’interno della Scuola è stato tortuoso ma bello, con momenti di up and down, ma sono molto contento delle cose che ho imparato e di come sono cresciuto, artisticamente e personalmente, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo vivendo. Il mio obiettivo era quello di entrare e vincere per me stesso, ossia fare un percorso onesto ed uscire nel miglior modo possibile, a testa alta, con la consapevolezza di poter fare fuori ancora molte cose, e lasciando agli altri un messaggio positivo.
C’è molta curiosità tra i tuoi fans sul singolo “Solo se ti va”…
Io non sono molto propenso in generale a dedicare una canzone a qualcuno; mi è capitato raramente di fare questa cosa. Magari mi faccio ispirare da una situazione più che da una persona. Per spiegare come è nata “Solo se ti va”, utilizzo la metafora della scena di un film, del tipo “tre mesi prima… tre mesi dopo”; ecco la canzone descrive proprio quello che succede tre mesi dopo, per far capire come sono cambiate le cose e come si è evoluta una situazione…
Quale è l’esperienza umana e artistica più difficile che hai dovuto affrontare, e che ti ha reso orgoglioso di te stesso?
Bellissima domanda. Non ho mai avuto problemi nel raccontare la mia vita (Esa è stato adottato in Italia n.d.r.) ma parlare della propria vita e scriverne sono due cose differenti. Nel parlare del tuo passato e della tua vita, puoi in qualche modo proteggerti, invece nello scrivere devi dire tutta la verità. Bisogna essere se stessi al cento per cento, completamente nudi. In questo senso, l’esperienza più difficile è stata scrivere “Nato due volte”, il primo inedito che avete ascoltato ad “Amici”. C’è una frase in cui dico “Mi hanno insegnato a perdonare, Grazie Mamma e Papà”; con quella frase intendo dire che, dopo quattordici anni, sono riuscito a perdonare il mio padre biologico per come sono andate le cose. È stato un passo importante ma difficile.
Domanda con risposta secca: tre sostantivi o aggettivi per definire la musica.
Riempitiva, Fedele, Rifugio
Un pensiero per le Fan Page e i Fans che quotidianamente ti scrivono e ti seguono con grande affetto.
Ogni giorno mi arrivano delle bellissime frasi, e penso “Come è possibile, proprio a me”…
La prima cosa che voglio dire è un Grazie enorme sentito col cuore. Per un artista sentire che le persone credono in quello che fai significa farcela anche per loro. La seconda cosa che dico è “scusa”, perché non riesco a rispondere a tutti nello stesso momento come vorrei. La terza è “Ci vediamo presto”. Appena possibile, mi piacerebbe incontrare tutti i miei Fans, chiacchierare con loro, fare foto, e fare un bel concerto. Adoro stare tra le persone!
Una curiosità prima di lasciarci. Tra le persone che ti hanno sempre sostenuto c’è anche Martina Beltrami, cantante amatissima della scorsa edizione di “Amici”.
Sì, Martina è mia vicina di casa a Rivoli, ma praticamente è mia sorella.
Giuliana Galasso