L’ Arenile di Bagnoli festeggia 19 anni di vita con il concerto della Giuliano Palma Orchestra

L’Arenile di Bagnoli, oggi Arenile Reload, è nato da un progetto di Umberto Frenna e dell’Associazione Culturale Nesis (di cui Frenna è presidente), dalla bonifica di una ex discarica a mare. All’inizio non era ben chiaro quali potessero essere la mission e la destinazione di un’area cosi bella, fino ad allora del tutto sottovalutata e abbandonata. Il villaggio fu inaugurato nella primavera del 1994, e per l’occasione fu organizzato un concerto sulla spiaggia di James Senese, con la gioia di restituire alla città un luogo destinato ad arricchirne la propria cultura… e da allora non si è mai più cambiato strada. A 19 primavere dal quel primo concerto di Senese, dopo 19 anni di impresa (in tutti i sensi!) in un contesto forse tra i più difficili ma certamente tra i più stimolanti, sabato 22 giugno, a partire dale 21.00, Umberto Frenna, Easychic e tutto lo staff della struttura Reload festeggeranno con il grande pubblico dell’Arenile, ovvero con le migliaia di napoletani (e non solo) che sentono e vivono l’Arenile come un luogo di tutti, uno spazio familiare e di riferimento per le proprie passioni, per il divertimento e il relax, per il tempo libero, con uno spettacolo d’eccezione: il concerto della Giuliano Palma Orchestra.
 Il warm up della serata è affidato al live set dei partenopei Funky Pushertz e al dj set di Roberto Funaro.
 After show, doppia console con, da un lato, i dj Gabriele Del Prete, Antonio Marciano, Bhoo e Fabry Diglio e, dall’altro, DJ Cerchietto con la sua “Flash Dance”.

Ingresso libero fino alle 23.00.
Dopo, ingresso 10 euro.

Le note dei bottoni di Giulia Mazzoni

È uscito oggi “Giocando con i bottoni”, l’album d’esordio di Giulia Mazzoni, una pianista toscana che, a soli 24 anni, pubblica ben 14 composizioni inedite per pianoforte tra musica pop e tradizione classica. L’album, prodotto e pubblicato da Bollettino Edizioni Musicali e distribuito da Artist First, comprende brani intensi che fotografano in maniera precisa sensazioni, immagini e ricordi di Giulia. Muovendosi sul sottile filo dell’equilibrio tra la modernità del pop e della musica leggera e i flussi romantici della tradizione, il disco prova a dispiegare le proprie ali con semplicità: Apri gli occhi, Giocando con i bottoni, Il labirinto, Frammenti di vetro, Omino rosso, L’ultimo caffè, Where and when?, L’albero di Mondrian, Elefantino di pezza, Piccola luce, La fabbrica delle illusioni, Nella rete della luna, Lia e La cavalcata delle nuvole sono solo i primi frutti di uno spirito libero e alla continua ricerca di flussi creativi quale è quello della Mazzoni. Suggestioni, associazioni mentali e oniriche visioni sono solo in attesa di vivere nella mente dell’ascoltatore di turno.
Il primo singolo estratto dall’album è Piccola luce, da oggi in radio, una composizione che traduce in note l’idea della speranza e del coraggio di rialzarsi dopo un periodo buio.

A giudicare dal nostro oggi, un esordio davvero azzeccato.

Foto di: Alessio Pizzicannella

Il momento giusto di Antonio Manco
































“Ok…il momento è giusto” è il titolo dell’album d’esordio di Antonio Manco che, sotto la direzione artistica di Giuseppe Spinelli, prova a spianare la strada al suo rock cantautoriale di matrice filoamericana. Riflessioni e progetti di reazioni costituiscono il filo conduttore delle 8 tracce che compongono un disco intriso di voglia di comunicare attraverso sonorità potenti e ben definite.
Si passa dai fluttuanti pensieri di Non mi chiedo alle domande pregne di coscienza critica di Ma come fai a capire le cose del mondo? fino ad arrivare al rock pungente di Dignità d’informazione.
Antonio Manco non perde occasione per denunciare la distorsione delle informazioni propinate dai mezzi di comunicazione di massa e la povertà dei contenuti proposti, auspicando un maggiore impegno sociale e politico da parte di tutti.
 “Intrappolato dagli affanni e dai perché, in bilico sospeso tra certezze e favole”, l’uomo descritto da Antonio Manco nel brano In un istante non si lascia abbattere dalle avversità. “Ogni momento è il tuo momento”, canta Manco in Carta costituzionale e ancora “come si fa presto a demolire ogni certezza” scrive ne Il velo dell’indifferenza, denunciando il mali di una società inebetita dagli interessi del singolo. In Ora e Quello che sei, tracce di chiusura del disco, il monito di Antonio Manco, giovane cantautore napoletano classe ’89,  è quello di provare a vivere e a difendere quello che si è senza aver paura di osare.
In tempi difficili come quelli che viviamo, giovani pieni di spirito critico e voglia di serietà come Antonio Manco, sono semplicemente i benvenuti.

Video: Dignità d’informazione

Patti Smith inaugura il Neapolis Festival

“People have the power” canta Patti Smith in una delle sue canzoni più famose. Proprio così, le persone hanno il potere, il potere di creare i presupposti per continuare a sperare ed è proprio questo tipo di potere che rende la musica di Patti, eternamente “potente”.
Sul palco dell’Arenile Reload di Bagnoli per l’inaugurazione della nuova edizione del Neapolis Festival 2013, Patti Smith è tornata a Napoli, in occasione della prima data del suo nuovo tour, a sostegno della ricostruzione di “Città della Scienza”, distrutta pochi mesi fa da un devastante incendio doloso. Attraverso una finestra virtuale con il Giffoni Experience, il Neapolis Festival si propone quindi, con successo, come nuovo baluardo della cultura a Napoli.
Patti Smith è rock nel suo essere semplicemente sé stessa: contenuti, tenacia e profondità espressiva dello sguardo sono gli ingredienti della sua accattivante ricetta. Il pubblico, giovane e meno giovane è catturato dal suo carisma; padrona della scena, Patti è serena ma non lascia niente al caso, le sue parole, scandite ad una ad una, sono affilati fendenti.
Ad accompagnarla degli straordinari musicisti: Lenny Kaye, Jay Dee Daugherty, Tony Shanahan e Jackson Smith, più volte protagonisti di eccellenti assoli strumentali.
Rivolgendosi direttamente al pubblico, Patti condivide il dolore di quanti si sono sentiti privati dell’arte, della conoscenza, della matematica e della scienza e urla a pieni polmoni che non può esistere una vita senza tutto questo per cui Città della scienza sarà senz’altro ricostruita.
April Fool, Redondo Beach, We shall live again scaldano il cuore immettendolo in un turbinio d’amore per la madre terra con il brano Fuji San.
Nell’introdurre My Blakean Year, Patti Smith imbraccia la sua chitarra e racconta, divertita, il suo viaggio verso Napoli, le sue aspettative e lo stupore del riscontro del pubblico nei suoi riguardi.
Le note scorrono come un fiume refrigerante: Summertime Blues, Free Money, Dancing Barefoot deliziano lo spirito mentre This is the girl è il sentito omaggio di Patti al talento di Amy Winehouse.
Subito dopo Pissing the river, il pubblico esplode letteralmente con Because the night, scritta a quattro mani con Bruce Springsteen. I canti di Patti sono intrisi di rabbia, a volte di disperazione e tra gli ululati di Gloria, cantata a squarciagola da tutti, e l’urlo liberatorio di People Have the Power Bagnoli intravede un barlume di futuro, ed è solo l’inizio.
Foto di: Umberto Frenna

L’alba dei The Panicles



























The Panicles sono un trio made in Portogruaro e dintorni. Carlo Badanai (batteria), Mattia Sarcetta (basso) e Michele Stefanuto (voce e chitarra), vincitori del Music & Live Tour, si sono appena guadagnati l’apertura del concerto dei Deep Purple previsto per il prossimo 24 luglio a Majano a Udine e soltanto allo scorso 4 giugno risale  l’uscita de “L’alba è l’ora migliore per tornare” il loro EP di debutto.
Valori autentici, tanta gavetta alle spalle, sonorità morbide e potenti, dense e penetranti caratterizzano la loro musica delicata ma incisiva.
L’energia positiva che è dentro ognuno di noi costituisce il filo conduttore delle 6 tracce che compongono il disco, l’alba di cui si parla è quella dei giorni delle scelte migliori.
Correrò è il pezzo più propositivo dell’album. “Non resta che vivere”, cantano i tre veneti, apertissimi alle sfide e agli imprevisti della vita. Ave Maria è un mantra messo lì a dare speranza, intanto un sound tosto e battente, ma fresco e godibile al contempo, accompagna la voce intensa di Michele Stefanuto mentre il sogno d’amore leggero e profumato de Il mio giorno insegna i sentimenti alle nuove generazioni.
Senza fretta è una richiesta di tempo, quando il tempo sembra sempre sfuggir via: un tempo per parlare, per amare, per ascoltare, per giocare, per vivere appieno la vita.  Siljaè un pezzo dedicato a una ragazza estone incontrata durante un viaggio musicale in Danimarca,  un brano chitarra e voce che s’insinua tra le pareti del cuore. Luci spente rispecchia lo spirito melenso che attraversa il disco il quale, sebbene sia rock, si impone come una richiesta di pace libera.

La bolgia sonora dei Lennon Kelly

I Lennon Kellysono una giovanissima band che, con incontenibile spericolatezza, mescola folk e punk in un originale connubio di matrice irlandese.
Il loro primo omonimo lavoro è un progetto derivante da tante influenze diversificate: la tradizione popolare propria delle terre bagnate dal mar Adriatico, arricchita da una sottile vena punk rock, si unisce in maniera giocosa alle sonorità irlandesi di violino e banjo.
L’EP , composto da sei tracce cantate interamente in italiano, introdotte da Berthennin, un’avvolgente intro strumentale, contiene testi di protesta come A ruota libera e Voglio il nome, nostalgiche Irish ballads come L’Altalena e brani intimisti come Sette nodie Venti3.
La formazione della band romagnola è composta da 7 elementi (3 cugini, 2 fratelli e 2 amici di vecchia data: Vasco Abbondanza (voce e chitarra), Costantino Valentini (chitarra,banjo,voce), Alessandro Valentini (basso), Mirco Turci (violino, thin whistle), Enrico Ricci (fisarmonica), Cristofer Graffieti (chitarra,banjo), Davide Paci (batteria), tutti molto legati alle proprie radici ma altrettanto pronti ad osare in una promettente bolgia sonora.


I GTO festeggiano vent’anni di musica con “Little Italy”




























“Little Italy” è il quinto album che festeggia il ventennale degli umbri GTO. Edito, pubblicato e promosso dalla Music Force, distribuito dalla Self e prodotto da Leonardo “Fresco” Beccafichi, collaboratore stabile di Jovanotti, l’album presenta undici brani da ascoltare e da ballare. 11 inediti, dal retrogusto agrodolce che spaziano sapientemente dal folk al rock, dalla musica balcanica al blues senza mai perdere un appeal tutto particolare ed intriso di sottile polemica. “Little Italy” propone, in una rigorosa forma canzone, la musica d’autore italiana attraverso un tentativo, a tratti ben riuscito, di fusione con la tradizione musicale americana.
Ogni brano ha una sua storia, una sua peculiare diversità: Stefano Bucci (voce), Luigi Bastianoni (fisarmoniche, chitarre, voce), Alessandro Bucci ( batteria), Piero Passeri ( Basso), Romano Novelli (chitarre e voce)  raccontano difetti, amori, pregiudizi e illusioni di un’Italia insoddisfatta e sovraffollata.
“Little Italy” inizia con lo ska casereccio di Barabba, un brano incazzato quanto basta per dire che la “ la gente spesso giudica le cose con una sola voce ed il giusto è puntualmente messo in croce”.
Le parole possono ferire come raffiche di mitra, ecco perché il protagonista di Rude fugge dal mondo senza, però, riuscire a fare i conti con la morte.
Le sonorità folk lasciano spazio al latin retrò della title track Little Italy tra poeti, santi e navigatori.
Malinconico è lo sfondo de La via del mare mentre nomade e gitana è la fiamma che incendia di energia Lumea Mea Este. Storie senza confini e parole senza ipocrisie scorrono tra i testi dei GTO mentre il “tempo passa pieno di niente” e “nella città c’è troppa gente” in Montedoro. Ammaliante e lussurioso è l’incontro di due amanti in Granelli di sabbia mentre Cielodivento saluta le quattro stagioni tra echi di campagna. Scandali, storie d’amore finite e pregiudizi di paese affollano le note de Amore fermati, La Reginae l’ironico racconto di Festa popolareche chiude il ritratto perfetto di un paese afflitto da una mentalità retrograda e reazionaria.

Il Nisida live festival colora le domeniche di Bagnoli

A partire da ieri, 9 giugno, e per tutte le domeniche di giugno e luglio, il giardino del Neo (Ex Voga) di Via Coroglio a Bagnoli, sarà la location della rassegna musicale Nisida live festival. Attraverso le parole chiave musica, giovani e Nisida, il progetto, nato da un’idea di Emanuele de Angelis, ed in collaborazione con il Tekila Sound Festival, si prefigge l’obiettivo di avvicinare i giovani amanti della movida alla musica dal vivo.

Il primo evento della rassegna si è svolto ieri sera con il live concert dell’inimitabile Marco Zurzolo (sax) che, insieme a Gianluca Brugnano (batteria), Diego Imparato(basso) e Federico Luongo (chitarra) ha creato una speciale atmosfera sonora, fatta di originali rivisitazioni di grandi successi mondiali e carismatica improvvisazioni più vicine ad una coinvolgente jam session.
Il tutto per rendere, con successo, uno dei primi tramonti estivi, nella suggestiva cornice di Nisida, assolutamente indimenticabile.

Neffa torna sul palco con il “Molto calmo tour”

Dopo due anni di silenzio, Giovanni Pellino, in arte Neffa, torna sul palco con il Molto Calmo Tour. A pochi giorni dall’uscita del suo nuovo disco, prevista per il prossimo 18 giugno, il cantautore di Scafati, cresciuto a Bologna, ha inaugurato il tour sul palco dell’Arenile Reload di Bagnoli nell’ambito della rassegna Drop music juice.
“Torno dopo 2 anni e sono felice di iniziare da Napoli. Spero ci sarà tanta gente perché se è vero che io valgo pochissimo è vero altrettanto che questo nuovo album è proprio figo. Eseguirò metà dell’ imminente disco. Poi i miei classici”, aveva recentemente dichiarato il cantante in un’ intervista e così è stato ieri sera davanti ad un pubblico di migliaia di persone.
Immerso in un marasma pop costellato di insenature elettroniche, il sound di Neffa è da sempre orecchiabile ma è particolare al punto da essere riconoscibile, quindi di successo.
Il mondo nuovo, Distante e Quando Sorridi, presente, quest’ultimo, nel disco in uscita, riscaldano subito il parterre affamato di emozioni, appagato, tra l’altro da Quando finisce così, il flusso reggae di Lady e Dove sei, inedito intimista e trascinante.
“Scrivere canzoni è un gesto d’amore, non solo per il pubblico ma anche per me stesso, quando scrivo canzoni mi sento vivo mentre quando non lo faccio guardo semplicemente la tv”, spiega Neffa, tra una canzone e l’altra. “Sono molto fiero del mio nuovo disco, non riesco ad arrendermi di far parte del passato e con questo nuovo lavoro provo a tracciare il mio futuro”.
Visibilmente emozionato, Neffa non perde il piglio di “guaglione” innamorato della musica e sulle note di Nessuno, Mostro, Satellite e Prima di andare via s’inerpica con successo sulle vette emotive dei malinconici amanti degli anni ’90.
Un breve pausa e lui e la sua band tornano sul palco con un toccante medley acustico: La mia stella, Sano e salvo e Cambierà rappresentano l’ essenza del suo io e del suo percorso.
Subito dopo Come mai, Lontano dal sole e l’intensa Passione, ispirata dall’immenso Roberto Murolo, offrono un ulteriore saggio della fresca vocalità di Neffa che, prima dei bis, si diverte ad incitare il pubblico sulle note del tormentone estivo Molto calmo.
Al momento dei saluti, il parterre è ancora affamato di note e Giovanni Pellino accontenta tutti con Aspettando il sole, una rivisitazione di Personal Jesus dei Depeche Mode ed il suo grande classico La mia signorina.

Musica, magia ed emozioni con Marco Guazzone & Stag





























In occasione dell’inaugurazione del Circolo Poligrafico di Roma, struttura recuperata dall’abbandono, e restituita alla città come spazio pubblico creativo, abbiamo incontrato Marco Guazzone & Stag, presenti tra gli ospiti musicali della serata.
“L’Atlante dei pensieri, il vostro album d’esordio, compie un anno. Qual è il bilancio?
“Beh, il bilancio è più che positivo, è già passato un anno ma a noi sembra sia uscito ieri. La cosa bella è che si tratta di  un disco che ha ancora molto da raccontare, tant’è che quest’estate gireremo un po’ l’Italia portandolo in giro in versione acustica quindi in formazione ridotta e senza strumenti elettronici”.
Dopo tante date in location di grande visibilità, siete tornati al vostro ambiente preferito: il club intimo ed intriso di fascino. Come mai? Questa tipologia di location rispecchia anche la personalità del gruppo?
“Si, in realtà noi abbiamo cominciato il nostro percorso proprio nei club, Contestaccio è stata la nostra prima casa, quella che nell’arco degli anni ci ha riservato tanto spazio in tante serate diverse facendosi crescere. Poi la fortuna di partecipare a Sanremo e la promozione su palchi molto grandi ci ha portato in situazioni nuove, stupende, però diverse da quelle a cui siamo abituati. Si tratta, quindi, di una dimensione che abbiamo ritrovato a Londra, dove abbiamo suonato, oltre che nella formazione busker, anche nei club in cui c’è la tipica atmosfera in cui noi siamo cresciuti. Quando poi abbiamo dovuto pensare a come festeggiare il mio compleanno e l’anniversario dell’album, abbiamo voluto tornare alle origini con un live al Caffè Latino di Roma. In sintesi ci piace giocare di equilibri alternandoci tra situazioni intime e acustiche e altre più grandi con incursioni elettroniche”.
Spesso siete a Londra e non è raro vedervi impegnati in tante buskerate, soprattutto nella zona di Camden. Cosa significa per voi suonare in strada?
“E’ musica allo stato puro perché sei senza spine e senza cavi, è assolutamente l’essenza di quello che facciamo, non ci sono filtri, nella maggior parte dei casi non è nemmeno amplificata la voce per cui è come assistere a come nasce la musica, come nasce in casa e in scaletta. Questo è un lato che ci piace portare avanti nella nostra musica perché anche in questo caso è un nostro punto di origine. Le buskerate ci piacciono anche perché ci permettono di entrare in contatto intimo con la città, con il luogo in cui suoniamo, con la gente che si ferma ad ascoltarci. Anche tra un concerto e l’altro e, non solo a Londra ma anche qui in Italia, ci piace bilanciare i due mondi”.
I vostri live sono sempre molto raffinati e ricchi di idee originali, nel corso del tempo avete organizzato svariati secret shows a tema. Quanto vi piace far sentire il pubblico un ospite speciale?
“Beh, tanto perché lo è, il pubblico è l’unica persona, pensandolo come un’unica entità, per la quale suoniamo, è essenziale”.
Lo scorso aprile avete tenuto un concerto al Piper per l’apertura del live di The Irreprensibles. Cosa ha significato per voi essere su quel palco e proprio in quella circostanza?
“E’ un palco molto speciale dove siamo stati con un nostro concerto a tema a novembre, per cui tornarci con un gruppo inglese che fa un tipo di musica molto filmica, quindi simile alla nostra, è stato davvero il top. Io poi sono un loro fan per cui, quando ho fatto conoscere anche al gruppo la loro musica, eravamo davvero tutti molto entusiasti”.
Come è nata la buskerata al Teatro Marcello di Roma con James Lancy?
“A Londra abbiamo conosciuto tanti artisti, sia per strada che nei locali e, rispetto all’Italia, lì c’è molta più condivisione. Qui c’è una sorta di gelosia e di “buona” competizione, Naturalmente c’è anche a Londra ma è più facile che scatti un momento di unione che diventa una vera e propria collaborazione, con James, che era a Roma di passaggio, abbiamo colto l’occasione al volo”.
Come è andato il live del 18 maggio in occasione della caccia al tesoro di Villa Borghese a Roma, organizzata dall’Associazione “ A caccia di sogni”?
“Si trattava di un evento beneficio per quest’Associazione che raccoglie fondi per i bambini malati, la location era magica, non avevamo mai suonato a Villa Borghese, essere lì davanti a migliaia di persone e vederle arrivare nello spiazzo trovando noi come una parte del tesoro è stato molto bello”.
Sulla vostra pagina Facebook avete scritto che l’”Atlante dei pensieri” avrebbe dovuto contenere 13 tracce. Come mai il brano strumentale La farfalla d’acqua non è stato incluso?
“C’è qualcuno nel gruppo, non faccio nomi, che dice che il numero 13 porti sfortuna, io non sono scaramantico però, nel dubbio, gli ho dato ascolto”.
In che modo avete contribuito alle musiche dello spettacolo di Filippo Timi “Il don Giovanni”?
“ E’ stata una collaborazione pazzesca innanzitutto perché lui è il mio attore preferito in Italia e anche perché è un appassionato della musica anni 80 che, tra l’altro è la nuova direzione che ci piacerebbe prendere insieme alle contaminazioni dell’elettronica e del synth pop, per cui sulla scia di questi presupposti, ci siamo trovati in questa collaborazione che ci portato a lavorare al suo spettacolo con la rielaborazione de La Sirenetta in una veste davvero divertente. Se non avete ancora visto lo spettacolo, lo consiglio vivamente!”.
Silent Movie 8mm, girato da Beniamino Barrese, è il brano strumentale d’apertura del disco. In questo video ci sono toccanti immagini che risalgono alla vostra partecipazione a Sanremo 2012. Che ricordo conservate di quella esperienza?
“E’ stata un’emozione enorme poter essere tutti e 5 là, racconta Stefano Costantini(tromba),  Abbiamo accompagnato Marco in giro per Sanremo, suonato in tanti posti e tante radio, ed è stato tutto così emozionante che in quei giorni ci siamo avvicinati tanto a livello emotivo e personale, a tal punto da sentirci una vera e propria famiglia. Poi Beniamino è un bravissimo professionista che ha voluto accompagnarci e documentarci girando immagini bellissime. Scegliere tra centinaia e centinaia di frame è stato molto difficile ma non è stato un caso che abbiamo scelto quelle più intime, volevamo lasciar trasparire al pubblico le cose più difficili da vedere”.
Il brano Sabato simpatico è stato selezionato al Los Angeles Comedy Festival 2013 perché presente all’interno del corto di Giampiero Alicchio, intitolato “L’Appuntamento”. Per te che ami comporre musica da film cosa ha significato?
“Per noi è stato un traguardo incredibile perché ha significato portare un bel po’ d’Italia in un contesto importante ed internazionale con un cortometraggio di un italiano, attori italiani e tra le varie musiche, una nostra canzone. Questo quindi è un bel segnale: la musica, l’arte ed il cinema possono tranquillamente varcare le soglie del nostro paese e testimoniare che qui in Italia abbiamo tante cose da dire e che in tanti campi ci sono artisti molto preparati”.
Cosa racchiude la frase “Sogni aperti ad occhi chiusi”?
“Partiamo dal presupposto che è molto difficile spiegare una canzone perché è come spiegare un quadro o un film senza guardarlo, per cui la cosa migliore è ascoltarla e sentire quello che le parole ci comunicano. In questo caso però la frase si può spiegare:“sogni aperti ad occhi chiusi” esprime l’idea di mettere in pratica, come ragione di vita, i propri sogni e i propri obiettivi in maniera aperta, reale. Realizzare un sogno, quindi,  ma ad ogni chiusi perché forse in questo modo possiamo continuare ad avere speranza anche nei momenti peggiori; si tratta quindi una sorta di motto pensando ad un sogno da realizzare”.
Di recente avete pubblicato i making of degli archi dei brani La mia orchestra, Oramai e Cani randagi, diretti dal maestro Michele Reali. C’è un motivo particolare?
“ Iniziamo col dire che ne usciranno altri, abbiamo inaugurato, già da un po’, un appuntamento in cui ogni mercoledì pubblichiamo nuovi contenuti per i fan della nostra pagina Facebook con una sorta di Stag tv su Youtube come strumento di promozione, condivisione e collegamento con il nostro pubblico. Le sessioni di registrazione sono state tutte documentate da Dario Ceruti che è la mente registica di tutti i video, degli spettacoli, del concerto al Piper e di tante altre idee che sono dietro ai nostri concerti. Avendoci seguiti fin dall’inizio e, in tutte le situazioni importanti, ha documentato tutte le fasi di registrazione in studio. Quella con gli archi è stata per noi una delle esperienze più incredibili perché abbiamo avuto l’opportunità di registrare con un quartetto, con delle partiture scritte da me e Stefano. Sentire la propria musica suonata e diretta da un maestro come Michele Reali, giovanissimo ma già affermato, è stato incredibilmente emozionante. Abbiamo scelto prima gli archi perché si trattava del momento più delicato e più prestigioso dei nostri arrangiamenti”.
Quali sono i vostri progetti imminenti e quali quelli a lunga scadenza?
“Stiamo ufficialmente lavorando al secondo disco. Al rientro dal tour ci siamo ritrovati con tantissimi pezzi e tante idee nuove a cui lavorare, fatta una doverosa selezione, abbiamo 24 brani potenziali ma dovremo fare un’ulteriore scrematura. Quello che è evidente è che il nostro è sempre più un lavoro di squadra e che è venuta fuori l’identità del gruppo. Stare tanto tempo insieme, ha amalgamato la band e anche nelle nuove canzoni è facile notare l’intervento di ciascuno di noi, come una catena di montaggio. Il pezzo non è completo se ognuno non ha messo un po’ del suo.  Oltre che alla selezione dei pezzi, stiamo pensando anche agli arrangiamenti e nel frattempo continueremo a portare “L’Atlante dei pensieri” in giro per l’Italia con i concerti perché la nostra funzione vitale è suonare e stare a contatto con il pubblico. Ad agosto invece abbiamo in programma di partecipare al London Busking Festival, il festival ufficiale degli artisti di strada in  location itineranti che saranno scelte in base all’affluenza delle persone in quel periodo”.

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