“Il bello d’esser brutti”, il grande ritorno di J-Ax. La recensione dell’album

COVER IL BELLO D'ESSER BRUTTI

Pubblicato lo scorso 27 gennaio per la sua stessa Newtopia, “Il bello d’ esser brutti” è il nuovo album di Alessandro Aleotti, in arte J-Ax, il primo senza Franco Godi, il primo da produttore di se stesso. Un lavoro importante che, attraverso ben 20 tracce, racconta il passato, il presente ed il futuro di un artista longevo e credibile anche dopo più 20 anni dai suoi esordi. All’interno di questo percorso, Ax si mette spesso a nudo, raccontando verità scomode, denunciando l’innaturale uniformità sociale, sottolineando la forza della diversità rimanendo sempre assolutamente se stesso. A tre anni dall’ultimo disco di inediti, Ax ritrova la massima creatività, “Il bello d’ esser brutti” si muove liberamente all’interno di un humus di note: rap, rock, reggae, punk, pop, soul e indie addentrandosi in quasi 25 anni di musica, anni pieni di esperienze e cambiamenti. Tante sono anche le collaborazioni presenti nell’album: Fedez, Club Dogo, Emiliano Valverde – Valerio Jovine, Nina Zilli, Il Cile, Neffa, Weedo, Thg, Beat freaks, Roofio, Max Pezzali, Steve Luchi ed Enrico Silvestrin. Con le sue irriverenti metriche J-Ax si rimette in gioco mantenendo un’elevata qualità di scrittura, esplorando ed approfondendo il cosiddetto “rap&roll”, ovvero quell’unione dei due stili che gli permette di cantare sui beat e rappare sulle chitarre. L’album si apre con “Intro”, una sorta di esame finale, il brano che Ax ha scritto per ultimo e che racchiude alcune delle vicende più intime e più sofferte dei suoi ultimi anni. A seguire una serie di testi ben strutturati, crudi, diretti, immediati, a tratti tragicomici, spesso scomodi, sicuramente autentici.

Foto dal set video "Il bello d'esser brutti" ph Luis Condrò

Foto dal set video “Il bello d’esser brutti” ph Luis Condrò

Dei venti brani in tracklist segnaliamo “Ribelle e basta”, a metà strada tra rap e rock, “Sopra la media”,  un interessante viaggio a ritroso nella vita milanese di periferia dove J-Ax è cresciuto, “Sono di moda”, in cui l’artista sottolinea, compiaciuto, il suo essere tornato repentinamente alla ribalta. Particolarmente incisiva anche “Hai rotto il catso”, incentrata sull’attualità politica. Notevole il duetto con Emiliano Valverde sulle note di “Tutto o niente”, pungente e veritiera la title track “Il bello d’esser brutti”, un manifesto contro le ipocrisie legate all’esteriorità.  Beffarda ed adrenalinica “Old skull”, in collaborazione con i masters of ego trippin’ Club Dogo. Meritevole di attenzione e plauso “Nati così”: siamo gente incattivita in cattività, canta Ax, accelerando e rallentando a proprio piacimento senza avvertire, senza chiedere il permesso, senza limiti, né paletti. Molto bella anche la trama di “Un altro viaggio”, in compagnia di Valerio Iovine, spassosa e delirante “The Pub Song” con Weedo. Chiude il disco l’autobiografico stream of consciousness de “L’uomo col cappello”. Ax dichiara di avere “I numeri del pop, il  pubblico del rock, l’ego del rapper, l’erba del raggae” ed ha ragione, con “Il bello d’esser brutti”, Alessandro ha raggiunto nuovamente  ma soprattutto meritatamente  le vette delle classifiche ed un travolgente successo mediatico.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Intro”

La tracklist dell’album

 

1. INTRO

2. RIBELLE E BASTA

3. LA TANGENZIALE

4. SOPRA LA MEDIA

5. UNO DI QUEI GIORNI FEAT. NINA ZILLI

6. SONO DI MODA

7. CARAMELLE FEAT. NEFFA

8. HAI ROTTO IL CATSO

9. MISS E MR. HYDE

10. SANTORO E PEYOTE

11. ROCK CITY

12. TUTTO O NIENTE FEAT. EMILIANO VALVERDE

13. IL BELLO D’ESSER BRUTTI (TITLE TRACK)

14. OLD SKULL FEAT. CLUB DOGO

15. MARIA SALVADOR FEAT. IL CILE

16. BIMBIMINKIA4LIFE FEAT. FEDEZ

17. NATI COSI’

18. UN ALTRO VIAGGIO FEAT. VALERIO JOVINE

19. THE PUB SONG FEAT. WEEDO

20. L’UOMO COL CAPPELLO

 

Rachele Bastreghi è una chanteuse rock in “Marie”. La recensione dell’ep

Cover Rachele Bastreghi MARIE

Rachele Bastreghi è una delle voci più ammalianti dello scenario pop-rock italiano e “Marie” è il titolo del suo primo Ep da solista. Lei, che all’interno dei Baustelle è riuscita a ritagliarsi un ruolo sempre più importante nel corso di 15 lunghi anni di carriera, ha scelto di compiere un nuovo importante passo nel suo articolato percorso artistico. L’occasione per lavorare a questo progetto, pubblicato lo scorso 27 gennaio, le è stato offerto dall’inclusione della canzone “Mon petit ami du passé” all’interno della fortunata fiction RAI “Questo nostro amore 70”, in cui la stessa Rachele vestiva i panni di uno dei personaggi della fiction, la chanteuse rock Marie. Motivata dall’idea di proseguire la collaborazione con il produttore artistico Giovanni Ferrario per costruire un piccolo progetto intorno a quella canzone, Rachele ha dato vita ad un lavoro ispirato ai frenetici, creativi, intensi, affascinanti anni ’70.

“Marie” è composto da sette brani,  quattro inediti (tra cui i due singoli “Mon petit ami du passé” e “Il Ritorno” e “Senza essere”, scritta insieme a Claudio Brasini dei Baustelle), due cover (“Cominciava così” dell’Equipe 84 e “All’inferno insieme a te”, brano tratto dal repertorio di Patty Pravo e a sua volta cover di una vecchia canzone francese, “Detachez-moi les bras”, qui impreziosita anche dal bellissimo cameo di Mauro Pagani al flauto)  e la versione strumentale di “Folle tempesta”. La forte espressività e la carismatica personalità di Rachele ben si sposano la fresca immediatezza di “Marie”, un racconto di un rapporto a due costellato di tormenti, pensieri e desideri soffocati. Sonorità cupe e antiche cesellano le parole che, ad una ad una, rivelano i risvolti di un’anima in perenne subbuglio.

Rachele Bastreghi

Rachele Bastreghi

Si parte da “Senza essere”, un brano in cui la voce aulica, potente, penetrante, drammatica di Rachele s’insinua tra gli archi e i gesti di un futuro amoroso inimmaginabile. Imperiosa, rabbiosa e impertinente “Folle tempesta” attraversa tutte le evoluzioni del cuore: la calma apparente, il flusso inarrestabile ed incandescente della passione, il ritmo altalenante del rischio, l’agonia dell’incertezza, l’apnea della consapevolezza della fine imminente. Ed ecco “All’inferno insieme a te”, un brano dall’eloquente titolo che, forte di una storia già immaginifica, si riveste di nuova bellezza grazie alla voce di Rachele e allo straordinario contributo strumentale di Pagani. Assolutamente ipnotica “Mon Petit Ami Du Passė”, semplice e coinvolgente la maturità sentimentale narrata ne “Il ritorno”. Spettacolari e travolgenti i vocalizzi di Rachele in “Cominciava così”. L’ep si chiude con la versione strumentale di “Folle tempesta”, un messaggio chiaro e trasparente finalizzato all’evidenziazione di una meticolosa cura per ogni singola nota ed il risultato lo conferma.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Il ritorno”

“Parole in circolo”, Marco Mengoni è il guerriero dell’amore

Cover Parole in circolo

Parole da ascoltare, metabolizzare, lasciar fluire nel cuore, nella testa, nell’anima. Con “Parole in circolo” (Sony Music) Marco Mengoni individua un nuovo percorso per farsi strada all’interno di un contesto socio-culturale davvero poco facile da affrontare. Il primo capitolo di quella che l’artista ha definito una vera e propria playlist racchiude 10 tracce fitte di soppesate riflessioni sul sentire umano. Mengoni ci racconta l’amore attraverso la voce, il suo tesoro più prezioso. Plasmabile come poche altre al mondo, la vocalità del cantautore si mostra in una rinnovata e godibilissima veste, che ben si sposa con una serie di inedite e originali sonorità, scelte ad hoc dal produttore Michele Canova. Marco Mengoni prende per mano l’ascoltatore e lo pone di fronte ad un ascolto melodicamente semplice eppure testualmente impegnativo.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

Il brano che apre “Parole in circolo” è “Guerriero”, un testo di grande impatto, arricchito da una struttura elettronica e da numerose sequenze, un singolo innovativo, pronto a rispondere alla forte esigenza di rassicurazioni di cui tutti sentiamo sempre più necessità. Piccolo grande capolavoro del disco è “Esseri umani”, un testo importante, diretto, crudo, fortemente attuale: “Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai. Vede soltanto le maschere non sa nemmeno chi sei,  devi mostrarti invincibile collezionare trofei ma quando piangi in silenzio scopri davvero chi sei”, canta Marco, lasciando l’anima nuda e poi, ancora, “Credo negli esseri umani, credo negli esseri umani, credo negli esseri umani che hanno coraggio coraggio di essere umani”: un attestato di stima nei confronti dell’uomo, un esempio di ammirevole assertività, un baluardo di ottimismo, un’iniezione di fiducia. La parola coraggio, ripetuta a più riprese, testimonia, con viva prepotenza, la malsana tendenza ad annullare la nostra emotività in nome dell’algida apparenza e, se un giovane cantautore di 26 anni ci pone di fronte a questa scomoda realtà, c’è da credere che non tutto è perduto nel mondo della musica italiana.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

“Ma che splendore che sei nella tua fragilità e ti ricordo che non siamo soli a combattere questa realtà” ci dice Marco Mengoni che, attraverso una manciata di piccole ballads, riporta in primo piano i sentimenti più autentici e più veri. Molto scenografici anche i fotogrammi proposti in “Invincibile”: la nebbia, il temporale, il vento, il freddo, le finestre illuminate ci mostrano attimo dopo attimo i flashback che, non di rado, attraversano gli occhi ed il cuore di ciascuno di noi. Il deciso stacco ritmico di “Io ti aspetto”, rappresenta una rottura melodica importante, eppure piacevolissima, nel frattempo, intanto, “parole da consumare” scandiscono l’evoluzione di un dicotomico rapporto a due. “L’amore è sordo se ha paura o se è pieno di sé”, canta Marco nella dolce “La neve prima che cada” che, insieme a “Come un attimo fa” racchiude l’essenza più malinconica del disco. Il secondo momento movimentato dell’ album è offerto da “Ed è per questo”: una definitiva dichiarazione d’amore assoluto, una speranza nuova.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

Giochi di parole, esigenze e riflessioni intimiste animano le note di “Se sei come sei” mentre la favola onirica di “Se fossi te”, scritta da Luca Carboni, lascia spazio alla struggente scioglievolezza di “Mai e per sempre”: “E mancano sempre le giuste parole però ci sarebbe parecchio da dire. Se vivi la vita in punta di piedi, d’accordo, non corri, però quasi voli”, una chiave di lettura delicatissima, un modo per infonderci coraggio per credere, sperare, sognare, lottare nonostante tutto e nonostante tutti. Non ci rimane che attendere, dunque, le novità prospettate con l’annuncio di un secondo lavoro in uscita nel corso del 2015 e gli attesissimi concerti nei palazzetti durante i quali Mengoni rivisiterà, stravolgerà, rivoluzionerà ogni traccia proposta al pubblico nel nome di uno sperimentalismo vocale e sonoro in grado di conquistare e sorprendere un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Guerriero”

Playontape: la recensione di “The Glow”

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Per chi ha voglia di un suono plumbeo, crepuscolare ed intimamente multisfaccettato, “The Glow” (La Rivolta Records) dei  Playontape è il progetto discografico più adatto per lasciarsi coinvolgere da un’esperienza sonora  fuori dagli schemi. Luca Attanasio (voce), William Buscicchio (basso), Daniele Spano (chitarre e synth) e Paolo Del Vitto (batteria) si muovono lungo i filoni che disegnano il nostro vivere quotidiano mentre disillusione e rabbia affollano i pensieri e i violenti riff di chitarra inseriti nella travolgente tracklist dell’album  prodotto da Paolo Del Vitto, frutto di ben tre anni di gestazione creativa. Il tormento, il pathos, l’insofferenza lasciano trasparire una potente forza d’animo, unica risorsa necessaria per scorgere un bagliore di speranza proiettata al futuro. Ambientati in atmosfere cupe, a tratti sinistre, i brani proposti in “The Glow” rimandano l’immaginario ad un contesto musicale vicino al pust-punk ed alla new-wave anche se i Playontape mantengono aperti ampi margini di rielaborazione contemporanea. L’incontro tra suono e sintagma avviene in “Behind”, una miscela ibrida all’insegna della sperimentazione. Tastiere e synth spadroneggiano in “…The Sin”, “The Heat”, “The Edge of love” in cui la voce imponente, maschia ed ipnotica di Luca Attanasio attraversa sonorità tanto enigmatiche quanto performanti. Le foschie elettroniche si diradano in maniera più decisa sulle note di “Lies”, “Dust” , “Pandora’s box” e nella nichilista “There’s no tomorrow” grazie all’impeto, la furia energetica e la potenza della chitarra di Daniele Spano, vero e proprio plus ultra di un disco fortemente immaginifico e promettente.

Raffaella Sbrescia

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Video: The Heat

Autoscatto 7.0: Gianni Morandi presenta la raccolta dei suoi più grandi successi a Milano

Cover Autoscatto 7.0

Vulcanico, carismatico, sorridente, carico e propositivo. Gianni Morandi presenta  a Milano “Autoscatto 7.0”, un doppio album,  pubblicato lo scorso 25 novembre, prodotto da Sony Music e arrangiato da Diego Calvetti, che racchiude la raccolta dei più grandi e significativi successi della carriera dell’artista bolognese. Per farlo, Gianni sceglie di invitare la stampa a Casa Eatery di Via Conca del Naviglio per un incontro serale, poco formale, in cui lasciarsi andare tra chiacchiere, aneddoti e canzoni senza età. Semplice, trasparente, disponibile Morandi descrive questo lavoro come un’istantanea di quello lui è oggi con un doveroso occhio di riguardo alla sua lunga e prestigiosa storia musicale. Nel corso di lunghi decenni Gianni ha attraversato alti e bassi ma, nonostante tutto, è stato in grado di superare sia le barriere generazionali che i cambiamenti della musica in tutto il mondo. Amatissimo da giovani e meno giovani, Morandi è anche uno dei personaggi più amati su Facebook. Davvero ampia è stata la parentesi dedicata proprio a questa piattaforma social che ogni giorno gli regala migliaia e migliaia di commenti, likes e feedback da parte degli utenti: “La scaletta di questo doppio album è stata scelta dai miei fans di Facebook. In effetti anche il titolo deriva proprio dalla mia consueta abitudine di postare foto fatte da me, da mia moglie, da mio figlio, da chi capita. Nei post che scrivo cerco sempre di lasciare un messaggio sereno, positivo, che possa far nascere un sorriso in chi mi legge”, ha spiegato Gianni, dimostrando di tenere davvero molto a questa nuova dimensione di confronto con il pubblico. Tornando a parlare della nuova raccolta discografica, Morandi introduce anche i 3 inediti. Il primo s’intitola “Io ci sono”, un brano di grande impatto emotivo in grado di risaltare la freschezza e la potenza vocale dell’artista, firmato dallo stesso Gianni e da Saverio Grandi con la musica di Emiliano Cecere. Al centro della canzone un messaggio fortemente propositivo, in controtendenza con il disfattismo a cui ci siamo ormai abituati: “C’è una nuova strada insieme, ogni giorno un passo in più, ogni volta un gradino più su. Io ci sono finchè tu lo vorrai. Io ci sono è di questo che abbiamo bisogno noi, di sognare noi“. Gli altri due brani inediti sono  “Lascia il sole” e “Amor mio”, entrambi scritti per  Gianni da Cesare Cremonini lasciando una ulteriore prova tangibile di trasversalità contenutistica e generazionale: “Tu, dentro me, sei la musica che voglio sentire. Solo tu, dentro me, sei la musica che voglio sentire”, canta Gianni, elargendo certezze, emozioni e  pensieri saldi.

Gianni Morandi durante la conferenza stampa a MIlano

Gianni Morandi durante la conferenza stampa a MIlano

“Dalla grande luce al grande buio è stato un attimo”, racconta Gianni, parlando del lungo periodo che lo ha visto lontano dalle scene senza tralasciare un cenno alle tante collaborazioni, agli incontri e alle amicizie che hanno segnato la sua vita e la sua carriera. Su tutti il legame con Lucio Dalla e le esilaranti imitazioni di Mogol con le quali Morandi ha tenuto banco per più di mezz’ora improvvisando un vero e proprio show di cabaret. Sorrisi, ricordi, canzoni tra passato e presente, ormai perfettamente integrate nel substrato della cultura italiana, hanno divertito i giornalisti presenti all’incontro lasciando la comune sensazione di trovarsi di fronte ad una persona ed un artista capace di farsi amare davvero da tutti. Quel 7.0 posto davanti alla parola autoscatto per esorcizzare la cifra 70, relativa all’età anagrafica dell’artista, rende visivamente un concetto preciso: attraverso la sua schietta semplicità, Gianni è ancora in grado di comunicare e di trasmettere cose di cui abbiamo sempre più bisogno come: amore, passione, speranza, serenità.

Raffaella Sbrescia

Guerriero: l’atteso ritorno di Marco Mengoni è già un successo virale

Marco Mengoni cover singolo

Marco Mengoni cover singolo

Marco Mengoni si conferma il Re Mida delle sette note.  Il primo singolo, tratto dal suo nuovo progetto discografico, la cui uscita è prevista per il 2015, s’intitola “Guerriero” e, già a partire dal titolo, il brano veicola subito un messaggio forte, potente, totalizzante. Presentato prima ai suoi fan che agli addetti ai lavori durante  una lezione – conferenza all’Università Statale di Milano lo scorso 20 novembre, il brano si presenta davvero molto ben strutturato e aperto ad una molteplice interpretazione. Fin dalle prime note risulta immediatamente evidente un’accurata attenzione ai dettagli, alla forma, alle sfumature dei suoni, dei ritmi e dei colori. Anche la voce si presta ad una meticolosa lavorazione e tutta questa cura regala al brano un’ulteriore spinta finalizzata alla fruizione della traccia in oggetto. Prodotto da Michele Canova per Sony Music e scritto dallo stesso Mengoni insieme a Fortunato Zampaglione, “Guerriero” è un brano fortemente autobiografico in cui Marco trova il tempo e la voglia di raccontare un nuovo lato di sé.

Marco Mengoni

Marco Mengoni

Maturo, consapevole, lucido ed autorevole, il giovane cantautore prende sempre più coscienza delle proprie potenzialità espressive, modula e modella la propria voce alla ricerca di un nuovo equilibrio che spiazza e che convince allo stesso tempo. Proprio durante l’incontro alla Statale, organizzato dallo staff di Corriere.it, Marco ha sottolineato a più riprese la cura con cui si sta dedicando a questo nuovo lavoro fortemente innovativo, che vedrà la luce a gennaio 2015, e che sarà diviso in due parti che andranno a comporre una sorta di playlist. La creatività, l’innovazione, la sfida, il cambiamento, la sperimentazione sono da sempre un tratto caratteristico della produzione artistica di Mengoni e, a giudicare dal puntuale successo virale delle sue iniziative, c’è da scommettere che anche in questo caso saranno i numeri a parlare.

Marco Mengoni

Marco Mengoni

Entrando nello specifico del nuovo singolo, “Guerriero” è un’intensa ballad dotata di un testo davvero molto profondo, ricco di intenzioni positive ed incoraraggianti.  Più che un’entità fisica, “Guerriero” rappresenta la nostra emotività, la forza che la nostra psiche è in grado di attingere non solo da una figura di riferimento ma anche da se stessa. Delicato e leggiadro, il canto di Marco è quasi sussurrato, l’intro smuove subito l’anima dall’interno. Una serie di battiti, simili a quelli di un cuore angosciato, aprono il cammino a parole di conforto, speranza, consolazione che, mai come in questo preciso periodo storico, ci aiutano a non farci sentire così soli, alienati dal mondo pur essendo in perenne contatto web con l’umanità. Continuando il lavoro di riduzione vocale operato  nel precedente album, Marco concentra l’attenzione e l’enfasi su ogni singola parola: “Oltre queste mura troverò la gioia o forse la mia fine comunque sarà gloria e non lotterò mai per un compenso, lotto per amore lotterò per questo”, canta e scrive l’artista, impersonificando una persona pronta a tutto in nome di un sentimento e di un istinto protettivo che può essere d’amore ma non solo e poi, ancora, “Io sono un guerriero veglio quando è notte ti difenderò da incubi e tristezze ti riparerò da inganni e maldicenze e ti abbraccerò per darti forza sempre ti dirò certezze contro le paure per vedere il mondo oltre quelle alture non temere nulla io sarò al tuo fianco come il mio mantello asciugherò il tuo pianto. Ci sarà una luce accesa e di speranze e ti abbraccerò per darti forza sempre. Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo veglio su di te io sarò il tuo guerriero”.  Al testo potente si accompagna una melodia pregna di sfumature e colorazioni elettroniche. Di particolare interesse è la lunga coda che accompagna il finale del brano: le tracce, sapientemente elaborate in fase di missaggio, conferiscono un’aura epica all’arrangiamento per un risultato insolito ed esaltante al contempo.

Al brano è legato anche un emozionante videoclip, girato in Trentino con il Patrocinio di Trentino Film Commission. Il  soggetto del video è dello stesso Marco Mengoni che, per la prima volta, ha firmato la regia insieme a Cosimo Alemà. Il protagonista del videoclip è il giovanissimo Matteo Valentini ed è completamente incentrato sul percorso di crescita che il bambino riesce a compiere grazie alla presenza di una forza che lo veglia e che lo assiste in ogni singolo momento del giorno. Per concludere, il nuovo progetto si sposerà naturalmente ad una dimensione live studiata ad hoc che prenderà il via la prossima primavera e che conferirà nuova linfa sia ai contenuti che all’esperienza artistica di Marco Mengoni che, soltanto a cinque anni di distanza dal suo esordio, è già riuscito a compiere importanti passi verso la fama mondiale.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Guerriero”

#MENGONILIVE2015, le date:

MILANO 07 MAGGIO MEDIOLANUM FORUM

TORINO 10 MAGGIO PALAALPITOUR

FIRENZE 12 MAGGIO MANDELA FORUM

ROMA 14 MAGGIO PALALOTTOMATICA

NAPOLI 16 MAGGIO PALAPARTENOPE

BARI 19 MAGGIO PALAFLORIO

BOLOGNA 21 MAGGIO PALADOZZA

CONEGLIANO 23 MAGGIO ZOPPAS ARENA

Elisa: nuove emozioni grazie a “L’anima vola – Deluxe Edition”

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Nuove emozioni con Elisa. La cantautrice inserisce nuovi brani nel repack “L’anima vola- Deluxe Edition” offrendo inedite sfumature della sua voce in italiano. Dopo aver deliziato il pubblico dal vivo con il suo apprezzatissimo  “L’Anima vola tour”, l’artista torna sul suo bellissimo disco completando un discorso già di per sé ricco di molteplici spunti. Il primo brano da prendere in esame è “Pugni sotto la cintura”, un brano caratterizzato da un testo che lascia trasparire rabbia, voglia di rivalsa, di puntualizzazione, di specifica. Potenti chitarre rock donano ulteriore energia e carica espressiva al brano che, tra l’altro, offre una sfumatura interpretativa di Elisa particolarmente intensa. I rintocchi del tempo scandiscono e delineano il ritmo, la melodia e la timbrica di “L’abitudine di sorridere”, una traccia delicata e preziosa, proprio come può esserlo la forza di un sorriso in un giorno grigio e affollato da pensieri che sembrano non poter lasciare spazio alla poesia e alla bellezza della vita.  Un’intro elettronica ed enigmatica permea le prime parole di “Tirò di si” l’inedito più intenso e più intimo della triade proposta: “sogni di vetro resina che non lasciano la scia”, riempiono i vuoti e gli spazi temporali di una vita vissuta troppo velocemente  anche quando “speri che il tempo si fermi”. Elisa canta viaggiando alla scoperta di se stessa e della famosa parte oscura che “si ama o si odia” offrendo spunti e suggestioni anche a chi di solito non è avvezzo a mettersi così a nudo. Due sono, invece, le cover proposte, si tratta della celeberrima “One” degli U2, riveduta e opportunamente riarrangiata in chiave onirica. Lo scenario surreale si anima di colori e disegni grazie alla magica voce di Elisa che raggiunge il picco massimo in “Bridge Over troubled water” di Simon & Garfunkel, una ballad assolutamente struggente, essenziale e minimalista, in grado di arrivare anche al cuore degli animi più algidi. L’incantesimo si amalgama, infine, con il live documentary comprensivo di interviste esclusive e le più belle immagini del recente tour nei palazzetti. Un documento audio-visivo in cui la Toffoli racconta davvero molto di sé, così come aveva già iniziato a fare in questo ultimo periodo della sua vita così ricco e così intenso da ogni punto di vista. Mamma, compagna, poeta, autrice, interprete, musicista, artista; Elisa è davvero al culmine della sua carriera; anche per questo sarà molto interessante capire in quali vesti e con quali intenti l’artista calcherà i club d’Italia e d’Europa, a partire dal prossimo 30 novembre.

Raffaella Sbrescia

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Ecco le date ad oggi confermate: il 30 novembre al Koko di LONDRA (Regno Unito), il 2 dicembre all’Obihall di FIRENZE, il 5 dicembre all’Estragon di BOLOGNA, il 6 dicembre al Phenomenon di NOVARA – Fontaneto D’Agogna, l’8 dicembre all’Alhambra di PARIGI (Francia), il 9 dicembre all’ Alcatraz di MILANO, il 12 dicembre alla Supersonic Music Arena di TREVISO – S. Biagio di Callalta, il 13 dicembre all’Ancienne Belgique di BRUXELLES (Belgio), il 15 dicembre a LKA Longhorn di STOCCARDA (Germania), il 16 dicembre alla X-Tra di ZURIGO (Svizzera), il 18 dicembre al Sala But di MADRID (Spagna), il 19 dicembre alla Casa della Musica di NAPOLI e il 20 dicembre all’Atlantico Live di ROMAI biglietti per le date dell’“L’ANIMA VOLA LIVE IN THE CLUBS” in Italia e all’estero sono acquistabili in prevendita online e presso i punti vendita del circuito TicketOne e nelle prevendite autorizzate (per info: www.fepgroup.it).

Video: “A modo tuo”

“Libere”, il nuovo album di Deborah Iurato. La recensione

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Libera di esprimersi… con grazia, con eleganza, con energia e convinzione. Deborah Iurato presenta “Libere”, il nuovo album di inediti, prodotto da Mario Lavezzi con la collaborazione di Nicolò Fragile, in uscita il prossimo 10 novembre per  Sony Music Italy. La giovane ed appassionata interprete di Ragusa sceglie di dedicare il suo atteso lavoro discografico alle donne, tutte le donne. I sogni, le strade, le paure, gli sbagli, le speranze delle donne rappresentano, soprattutto oggi, la chiave di volta del nostro presente e in “Libere”, Deborah racchiude 10 racconti raffinati e voluttuosi, in grado di ruotare attorno al tema centrale dell’amore affrontandolo in tutte le sue sfumature, dalle più seducenti alle più distruttive. Ad aprire l’album è “L’amore vero”: il singolo scritto dal giovane cantautore Lorenzo Vizzini è un brano intimo, delicato, in cui ogni parola ricopre un ruolo ad hoc e  Deborah lo interpreta con particolare intensità emotiva: “Chissà come sarà l’amore vero / Se ruberà lo spazio a ogni pensiero / Se mi saprà accettare veramente / Senza cambiarmi, senza chiedere mai niente / Ma l’amore vero che cos’è? / Scoprilo, ma tienilo con te / Ogni amore è come una poesia / Se lo sveli, perde la magia”, canta Deborah, incarnando l’innocenza ed il candore di chi si avvicina per la prima volta al sentimento più importante. Il percorso di “Libere” prende una forma più definita con “Dimmi dov’è il cielo”, scritto da Fiorella Mannoia, insieme a Bungaro e Cesare Chiodo. Un altro splendido regalo per Deborah dopo il successo di “Anche se fuori è inverno” che racconta di un amore così forte da spingersi oltre la dimensione terrena,  verso il cielo, alla ricerca di una nuova forma: “Però tu dimmi dov’è il cielo / La terra non ci basta più / Voliamo un po’ più su / Un po’ più su / Nell’universo e anche di più / E allora dimmi cos’è il cielo / Due mondi in un respiro solo / E anche di più anche di più / Siamo due stelle in mezzo al blu” per provare a fondere due anime aldilà della realtà contingente. La canzone più bella e più significativa dell’album è la title track “Libere”, scritta ancora una volta da Lorenzo Vizzini. Il brano racchiude la più intima essenza di quello che Deborah Iurato intende comunicare al pubblico con questo disco: “Sono diventata grande e a poco a poco / Ho capito che la vita non è un gioco / Sono scivolata sopra i miei difetti / Ma ho ricominciato sempre a denti stretti/ Perché col tempo ti rialzi sempre / Quando riparti non ti ferma niente / E dal dolore ne rinasci forte / E cominci a crescere / Siamo libere, libere, libere / Di riprendere il cammino / Di decidere il destino / Ed andarcene lontano / Siamo libere di sorridere per vivere / E andiamo avanti per la nostra strada / Ovunque il viaggio della nostra vita porterà”. Difetti, paure, sacrifici, catene, inganni non scalfiscono la grinta e la potenza interpretativa e vocale di Deborah Iurato che, in questi mesi, ha avuto modo di interfacciarsi con i più disparati contesti musicali e di mettere a fuoco la propria personalità artistica. Meno coinvolgente, tuttavia orecchiabile, è “Per te”, il racconto  di una storia d’amore, in cui ci si perde l’uno nell’altra.

Deborah Iurato

Deborah Iurato

Deborah mette il proprio cuore in movimento, senza avere paura di mettersi in gioco e, in canzoni come “Aurora”, la giovane cantante riesce a calarsi con grazia e delicatezza anche in atmosfere più oniriche. Il tratto più inaspettato di “Libere” è rappresentato da “Giochi proibiti”, una canzone in cui Deborah cerca di mostrare il proprio lato più sensuale, lo sforzo c’è e si vede, bisogna lavorare un po’ di più su questo aspetto; non bastano le parole per esprimere la carica erotica di un amore, serve trasporto, pathos ed immedesimazione. In “Libere” c’è anche spazio per il duetto con Rocco Hunt, autore del brano “Sono molto buona”, insieme ad Emiliano Pepe. Il ritmo r’n’b della melodia, la miscela delle timbriche di Deborah e Rocco riescono a conferire al brano un’aura originale e sicuramente orecchiabile, senza, tuttavia, raccontare nulla di particolarmente originale. L’amore senza confini, senza remore, che non si cerca e che tuttavia ci trova è il grande protagonista di “Vorrei vorrei” mentre la passione di affievolisce in “Evidente” per poi definitivamente spegnersi in “Domani mi avrai già dimenticato”, il racconto di un amore ormai giunto al capolinea.  La parabola dei sentimenti è il nucleo centrale di questo nuovo lavoro di Deborah Iurato che dimostra ancora una volta di possedere grinta, potenza vocale e tanta voglia di fare; adesso sarà il pubblico a fare la sua parte, staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

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Nadàr Solo: la recensione di “Fame”

"Fame" Nadàr Solo Ph Annapaola Martin

“Fame” Nadàr Solo Ph Annapaola Martin

“Fame” d’amore, di spazi, di certezze, di  emozioni, di vita. I nuovo album del lanciatissimo trio torinese Nadàr Solo, in uscita il prossimo 11 novembre , ci offre un interessante esempio di come il rock italiano di nuova o recentissima leva sia in grado di tenere botta, in alcuni casi, in maniera piuttosto convincente. Per questo full lenght Matteo De Simone (voce e basso), Federico Puttilli (chitarra) e Alessio Sanfilippo (batteria), scelgono un titolo semplice, immediato, inciso ed efficace centrando direttamente il nocciolo di una questione che attanaglia parecchi di noi. Una buona dose di chitarre ed una prepotente batteria accompagnano e scandiscono i racconti di storie e miserie umane. “Fame” è un termine che sottintende il concetto di mancanza, il quale determina, a sua volta, il desiderio di mostrare tutto lo spettro dei sentimenti ad esso correlati. “Mi ritrovo a stento quando cerco nel pagliaio”, canta Matteo in “La vita funziona da sé” mentre la paura del confronto con l’universo emerge con perturbante chiarezza in “Non volevo”.  Attenzione, affetto, contegno, rimorso e paura fanno capolino in “Cara madre”, impreziosita dal violoncello di Mattia Boschi, mentre “Jack lo Stupratore” è il racconto in prima persona di un mostro impotente. Il genere umano è messo con le spalle al muro ne “La gente muore” e, a dirla tutta, anche “Piano, piano, piano” è un brano che non conosce le mezze misure e le cose dette a metà. “Ignoranza, tanti soldi ed un po’ di religione” riassumono l’entità della “Ricca provincia” mentre storie di guerra, di morte e di fame attraversano le note di “Akai”. Il vigore e la foga contenuta in questo album trovano il loro naturale epilogo nella triade conclusiva composta da “Splendida idea”, “Shhh” e “Non sei libero”: una vorticosa immersione nei più reconditi angoli del cuore in cerca di cinica soddisfazione. Per colmare l’impeto, la vibrante energia e la puntigliosa cura con cui solitamente operano i Nadàr Solo, sarà necessario arrivare ai loro live consapevoli e pronti a lasciare l’anima sul parterre.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non volevo”

“Forgotten Dream”: la recensione dell’album di Luka Zotti

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Forgotten dream” è  il titolo dell’opera discografica dell’artista comasco Luka Zotti. Musicista, liutaio, pittore, membro fondatore della band ON, Zotti ha raccolto spunti, emozioni, suggestioni e idee strumentali in nove composizioni sospese fra atmosfere folk, acustiche e lievemente psichedeliche, di chiara ispirazione Pink Floydiana. Inventore di strumenti come la “Tree Pad Key Guitar”, che ingloba chitarra, tastiera, pad-percussioni e multi effetto, Luka scrive, compone, canta, arrangia testi e partiture dalle suggestioni oniriche, a tratti crepuscolari. Sebbene rimangano auspicabili alcuni necessari miglioramenti relativi alla resa vocale del cantautore, i  brani proposti da Zotti racchiudono un’intensa pregnanza semantica. Simili ad accennate bozze di piccoli affreschi, le visioni dell’artista comasco seguono fluttuanti linee evocative: si va dall’enigmatica “In tears tomorrow” alla struggente “The Sky was crying for me” , passando per la trama variopinta di “Floated away” alla folk  ballad “We could be one”, ulteriormente arricchita da dolci note di armonica. Le immagini figurate della title track “Forgotten Dream” lasciano poi il passo alla vitale energia di “Raise the earth” con la chitarra ritmica in primo piano. “Get in the game” determina la svolta evolutiva della texture emotiva intessuta da Luka Zotti e la sua band, il viaggio onirico prende, dunque, un’inaspettata piega stimolante.  Delicatissima la trama della love song intitolata “So fine” mentre il folk sound della conclusiva “Up to the stars” è l’ultimo step di un cammino intimo e personale, intriso di gradite e coinvolgenti spruzzate di eccentricismo.

Credits: Luka Zotti: vocals, guitars, piano, keyboards, harmonica. Paolo Benzoni: drums, percussion. Fabrizio Di Stefano: bass, backing vocals. Damiano Della Torre: hammond organ, piano. Virginia Lanfranconi: backing vocals. Beth Wimmer; backing vocals. Filippo Casati: saxophone. S.N. Dilush: percussion.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Forgotten dream”

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