“Irrequieto” (The prisoner records/Believe digital), il nuovo album di inediti di Mezzala (nome d’arte del genovese Michele Bitossi), esce a quattro anni di distanza dall’esordio solista “Il problema di girarsi”, anni in cui il cantautore ha realizzato un album e un ep dei Numero 6, ha scritto molte canzoni per sé e per altri e ha lavorato a vari progetti musicali in diverse vesti. In “Irrequieto” Mezzala lavora alla “vecchia maniera”, s’ispira a certi album degli anni 70 alla Ivan Graziani, Eugenio Finardi, Lucio Dalla, Alberto Fortis, Lucio Battisti e pone al centro di tutto la musica. Lunghe e meticolose sessioni di pre produzione hanno scandito le fasi di realizzazione di un lavoro che coinvolge Ivan Rossi e Tristan Martinelli e che cerca di esprimere un amore incondizionato per la musica e per un certo modo di farla. «Sono irrequieto di natura e questo mi porta a fare delle belle cose spesso e a fare grandi errori altrettanto spesso. Odio annoiarmi, scrivo in continuazione», spiega Mezzala, raccontando un disco fatto prescindendo da calcoli e previsioni commerciali. All’interno della tracklist brani come “Le tue paure” e “Mi lascio trasportare” uniscono un’analisi profonda dei sentimenti di tutti i giorni alle possibili soluzioni. Menzione di merito a “Capitoli primi” con il testo di Matteo B. Bianchi e all’emblematica “Chissà” in cui sentiamo Zibba recitare: “Caro Mezzala hai del talento/scrivi in modo originale e profondo/il tuo è un pop intelligente/mi ricorda molto il mondo di quei cantautori romani/fai piacevoli canzoni ma non basta/si tratta purtroppo di musica molto difficile da collocare/le radio non ti passerebbero/(ora siam sui talent)/ma tienimi sempre e comunque aggiornato/ascolto molto volentieri: hai un bel mondo”. Parole che risuonano come macigni e che Mezzala affronta a cuor leggero e con ironia dimostrando tempra, sicurezza e incondizionata dedizione nei riguardi della musica.
L’abbiamo notata sul palco degli MTV EMA 2015, sia da sola che in duetto con Andrea Bocelli. La qualità della sua performance e della sua vocalità ci hanno spinto a volerne sapere di più e ne abbiamo scoperte delle belle. Tori Kelly è cresciuta circondata da musica di tutti i generi grazie alle origini dei genitori (padre irlandese di origine portoricana e giamaicana e da madre di origine irlandese, inglese e tedesca); fin da piccola si è fatta notare nel mondo della musica ottenendo, a soli 12 anni, un contratto con la Geffen Records. Nel maggio 2012 ha pubblicato il suo primo EP “Handmade Songs”, mentre intorno alla metà del 2013 ha firmato un contratto discografico con la Capitol Records, grazie al manager Scooter Braun, pubblicando l’EP “Foreword”. Il 1° novembre 2013 ha aperto il concerto di Ed Sheeran al Madison Square Gardene, nel frattempo, si è fatta conoscere per la cover, registrata con la collega Angie Girl, del brano di Frank Ocean “Thinkin Bout You”, che ha oltre 23 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Tori Kelly
Lo scorso 16 ottobre Tori Kelly ha lanciato in Italia l’album di debutto intitolato “Unbreakable Smile”. Il disco ha già conquistato le classifiche internazionali di vendita debuttando al #2 negli Usa, al #3 in Canada, al #6 in Nuova Zelanda e al #8 in Australia. Protagonista dei maggiori show televisivi americani e del Vevo Hits Takeover, Tori Kelly è stata anche scelta dalla Pepsi per la nuova campagna spot. Durante l’estate è stata protagonista dei maggiori festival musicali americani ed ora sta portando in giro per le principali città americane il suo Where I belong Tour. Entrando nello specifico dell’album, restiamo subito colpiti dalla grande varietà di generi e suoni contenuti nel disco. L’intro voce e chitarra di “Where I belong” ci trasporta subito in un’atmosfera calda e avvolgente. Il movimento funky della title track trova un morbido punto d’incontro con una speziata spruzzata di hip hop. Le lontane reminiscenze di “Jenny from the block” della Lopez irradiano la melodia della hit “Nobody love” mentre la potenza ritmica di “Expensive” feat. Daye Jack ci mostra il lato più carismatico di Tori. “Should have been us” sarà il nuovo singolo in rotazione nelle radio italiane nonostante non sia da considerare come uno dei brani più forti del disco. Struggente ed intrisa di pathos interpretativo la super ballad “First hearbreak”, seguita, a ruota, da “I was made for loving you” cantanta insieme ad Ed Sheeran. Potente ed elegante anche l’arrangiamento di “City Dove” mentre “Talk” è molto più vicina al mondo di Pink. Suggestiva la versione live di “Funny”, ideale come colonna sonora di un film la bellissima “Falling Slow”. Delle due bonus tracks finali citiamo “Personal” perché più intensa e rappresentativa di un’artista che a soli 23 anni dimostra di avere non solo una buona maturità artistica ma anche di saper coinvolgere l’ascoltatore in un mondo sonoro di qualità veramente elevata.
“La meta non è un posto ma è quello che proviamo e non sappiamo dove né quando ci arriviamo”. Marco Mengoni riparte da “Ti ho voluto bene veramente”, primo singolo del nuovo album in uscita “Parole in Circolo 2Due/di2Due” (SonyMusic). Con questa intensa ballad, realizzata insieme a Fortunato Zampaglione (musica e testo) e Michele Canova (Produzione), il cantautore mette a fuoco un’istantanea dell’anima, un momento di sbando esistenziale, una transizione che ci smuove così a fondo da toglierci la parola. Con un arrangiamento delicato, scandito da piano e voce e arricchito da synth elettronici, quasi una naturale evoluzione di “Guerriero”, Mengoni si muove tra tradizione e contemporaneità attraverso un sottile gioco di equilibri tra passato e presente. Attraverso domande, dubbi, pensieri, rimpianti, rimorsi, Marco Mengoni dà voce al complicato meccanismo di crescita individuale, il senso del nostro viaggio, intenso come vita, è la meta, il richiamo. Il “tu” a cui l’artista si rivolge all’interno della canzone è un interlocutore intercambiabile e soprattutto “scomodo”, ci mette in discussione, ci spinge a fuggire senza che poi si riesca davvero a farlo, ci permette di imparare a conoscere noi stessi e a riconoscere i nostri sentimenti, anche quelli che ci fanno più paura. Una canzone che, in realt,à è un insieme di fotogrammi precisi, nitidi, perfettamente a fuoco.
Il brano è accompagnato da un video davvero molto suggestivo firmato da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo per Younuts e girato in Islanda, una terra tanto fredda quanto ricca di paesaggi che mozzano il fiato. Ottima la prova interpretativa di Mengoni che nel video si risveglia frastornato e infreddolito, ritrovandosi alla ricerca della propria interiorità correndo attraverso luoghi che rappresentano la reincarnazione dei suoi più reconditi pensieri. Il flusso di coscienza che scandisce le parole e le immagini si interrompe bruscamente con l’arrivo di Marco nei pressi di un centro abitato; la scelta è chiaramente voluta in vista di quelli che saranno i capitoli successivi di un “corto” a puntate che si completerà con le clip dei brani del nuovo album.
“Ti ho voluto bene veramente” arriva all’indomani dell’annuncio della vittoria di Marco Mengoni del “Best Italian Act” degli MTV European Music Awards 2015, in programma per il prossimo 25 ottobre al Mediolanum Forum di Assago: il cantante, che ha battuto la concorrenza di Fedez, J-Ax, i Kolors e Tiziano Ferro, si è aggiudicato il premio per la terza volta in carriera e, di conseguenza, ha avuto accesso alle nomination per la categoria “Best Worldwide Act Europe” insieme ai rappresentanti di altri 18 paesi europei. Le votazioni resteranno aperte sul sito ufficiale della manifestazione fino alle 23.59 del prossimo 24 ottobre e il vincitore della categoria verrà annunciato nel corso della serata del 25 ottobre.
Inoltre, una nuova speciale occasione per l’Esercito, grazie ad un accordo siglato con Shazam. Da oggi ottobre chiunque “shazammerà” Ti ho voluto bene veramente, sarà direttamente reindirizzato alla prima pagina account italiana Shazam che sarà di Marco Mengoni e potrà accedere ancora più da vicino al suo mondo artistico, capire giorno per giorno quale musica cerca e da cosa si lascia ispirare musicalmente.
L’occasione dell’uscita del singolo sarà anche un nuovo appuntamento con gli aggiornamenti della APP che proprio oggi aprirà una nuova sezione.
Prodotte e distribuite da Live Nation, le date annunciate di #MENGONILIVE2016 sono 12 e la prima tappa del tour che arriverà nei palazzetti di tutta Italia è prevista per il 28 aprile 2016 al Pala Alpitour di Torino, per poi toccare Padova (30 aprile), Bologna (1 maggio), Firenze (3 maggio), Genova (4 maggio),Milano (6 maggio), Perugia (10 maggio), Roma (12 maggio), Acireale (15 maggio), Eboli (17 maggio), Livorno(19 maggio), e chiudere nella splendida cornice dell’Arena di Verona (21 maggio).
I biglietti per #MENGONILIVE2016 saranno disponibili in esclusiva per TIM Young&Music da domenica 18 ottobre alle ore 15.00 a venerdì 23 ottobre ore 10.00. Acquistabili sul sito Timyoung.it e nei 22 negozi TIM selezionati in Italia.
Dalle ore 11.00 del 23 ottobre i biglietti saranno disponibili su Ticketone e in tutte le rivendite autorizzate.
“Diamanti” è il titolo del quarto album di Miki Porru. Prodotto da Red Canzian, storico bassista dei Pooh, per la sua Blu Notte Produzioni, l’album contiene dieci canzoni incentrate sui temi della relazione amorosa: sconfitta, cambiamento, rimpianto, desiderio, purezza, disincanto, dipendenza, follia, privazione sono le declinazioni che Porru sceglie per parlare di un sentimento di cui non ci stancheremmo mai di parlare quale è l’amore. Forte di una collaborazione ormai storica con Red Canzian, Porru ha presentato l’album sul palco della Salumeria della Musica di Milano con un appassionato showcase introdotto dalle affettuose parole dello stesso Canzian, il quale ha definito “Diamanti”, un disco che non ammicca al pop o che vuole essere radiofonico e il cui titolo si addice perfettamente perché ci sono realmente dieci pietre preziose”. Canzian è anche ospite del disco duettando con Porru in “Amore davvero”. L’album è stato suonato da Phil Mer (batteria e percussioni), An Lamebrain (Andrea Lombardini – basso), Daniel Bestonzo (pianoforte e tastiere), Alberto Milanii (chitarre), Ivan Geronazzo (chitarra acustica), Arianna Cleri (back vocal) & Red Canzian (cori) ed è stato mixato da Antonio Nappo.
Miki Porru @ Salumeria della Musica
Entrando nel merito specifico del lavoro, citiamo “Canzone che fa male (L’amore come sconfitta)”, primo brano della tracklist, pensato per catapultare l’ascoltatore in una dimensione malinconica e dolorosa che trova la naturale evoluzione nella titletrack “Diamanti”, brano in cui la mancanza d’amore genera una rottura impattante. Carezze e vertigini, crucci e desideri, intrecci e lacrime attraversano, squarciano, arricchiscono, impreziosiscono le canzoni di Miki, la cui sensibilità traspare con raffinata leggiadrìa all’interno di una tracklist in grado di intersecarsi tra le fibre del cuore.
Raffaella Sbrescia
Tracklist:
CANZONE CHE FA MALE(L’amore come sconfitta)
CIELO E VENTO (L’amore come cambiamento)
DIAMANTI (L’amore come rimpianto)
AMARE FRA LE STELLE (L’amore come desiderio)
AMORE DAVVERO (L’amore come purezza)
PIU’ NON E’ (L’amore come disincanto)
LO VEDI COME SEI? (L’amore come dipendenza)
SPILLI E LAPILLI? (L’amore come follia)
LA FINE (L’amore come privazione)
LA STORIA D’AMORE PIU’ BELLA CHE C’E’ (L’amore come dolcezza)
Anticipato prima da “Holding On” feat. Gregory Porter, poi da “Omen”, l’attuale singolo cantato da Sam Smith, il secondo album dei Disclosure “Caracal” rallenta decisamente i ritmi del lavoro precedente a favore di un suono più raffinato e dai tempi rilassati, una miscela musicale che, in ogni caso, si presta meglio all’ascolto che al ballo. A proposito del titolo dell’album, Howard Lawrence spiega: “Il Caracal è un incredibile gatto selvatico di cui sono rimasto estremamente affascinato durante lo scorso tour; adoro il suo aspetto, le sue capacità fisiche e il suo essere anonimo. Mi è parso calzasse a pennello anche per il nostro marchio Wild Life, così il Caracal ha perfettamente senso come immagine principale per il nuovo album. Nel corso della registrazione, poi, ci è sembrato naturale intitolare così anche il disco”. L’album contiene 15 tracce costellate di featuring stellari, apre le danze il geniale The Weeknd con “Nocturnal”chiarendo subito che si tratterà di un ascolto sensuale, sornione e avvolgente. Il sodalizio con Sam Smith si conferma vincente, tra i migliori dello scenario pop. La traccia più bella in assoluto è “Holding On”: Gregory Porter intaglia la punta di diamante dell’ album mettendo in secondo piano una buona performance di Lorde in “Magnets”. Tra gli altri brani in tracklist segnaliamo la freschezza e l’energia di “Bang That”. Cercando di mostrare al mondo un nuovo modo di comporre, più vicino al cantautorato, i Disclosure lasciano da parte i brani strumentali , rallentano i ritmi incendiari dell’esordio lasciando comunque intravvedere un’ ammaliante richiamo al clubbing più modaiolo. Riconoscendo ai due fratelli il merito e la non scontata capacità di aver creato un proprio sound, “Caracal” può tranquillamente essere considerato come un lavoro completo, curato, ottimamente prodotto e soprattutto omogeneo. Sarà interessante scoprire come i Disclosure porteranno tutto questo materiale dal vivo. Questo autunno i due si lanceranno, infatti, in un tour americano in grande stile.
Sono passati cinque anni da “Casa 69” e, da allora, i Negramaro non hanno mai smesso di cercare e trasmettere emozioni. Con “La rivoluzione sta arrivando”, un album interamente composto da brani inediti che li riporta nella veste di produttori, Giuliano Sangiorgi e compagni compiono un’ evoluzione che non snatura la loro identità. Questo nuovo lavoro è connotato da sonorità meno aggressive e testi particolarmente ricchi, visionari, per certi versi temibili per la loro immensa forza espressiva. In ogni angolo di ogni canzone, i Negramaro raccontano i sentimenti umani e il mondo circostante in modo semplice eppure fortemente impattante. Sono temi forti quelli che stanno alle base de “La rivoluzione sta arrivando” ed giusto così perché questi anni sono stati particolarmente ricchi di eventi e vicissitudini per tutti loro. Partiti da una masseria in Salento, i sei salentini sono finiti su una highway di Nashville alla ricerca del suono perfetto, un viaggio che ha fatto crescere l’album, attimo dopo attimo, fino al risultato finale che ci lascia col fiato corto ed il cuore gonfio. Anticipato da “Sei tu la mia città” e “Attenta”, lanciati rispettivamente ad aprile e agosto, “La rivoluzione sta arrivando” è un disco malinconicamente lucente ed è ricco di visioni e suggestioni che colpiscono l’anima. “Lo sai da qui”, ad esempio, è una piccola preghiera in cui qualcuno che abbiamo perso continua ad esserci e a mostrarci il cammino. Speciali anche le strofe de “L’ultimo bacio” in cui il flusso di coscienza per un amore finito, rappresenta, in realtà, un nuovo punto di partenza . Il nucleo dell’album è racchiuso, però, tra i versi de “Il posto dei santi”, brano in cui testo e musica si intrecciano intorno al difficile tema della morte offrendone una chiave di lettura speranzosa. Morte e rinascita si ritrovano anche in “Onde”. Bello anche il gioco di immagini in opposizione in “L’amore qui non passa”, brano che Giuliano ha voluto dedicare al gruppo nella sua interezza e che, con quegli archi in chiusura, ci lascia con la sensazione di aver vissuto un sogno da cui non vorremmo svegliarci.
Il resoconto della conferenza stampa tenutasi al Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia di Milano
«Questo album è la nostra evoluzione di questi anni. I titoli sono dei veicoli che devono far riflettere. Non siamo così presuntosi da credere che ci sia una rivoluzione in questo disco, eppure c’è una piccola rivoluzione in ognuno di noi. Durante la realizzazione dell’album mi sono più volte chiesto se fosse giusto affrontare le questioni personali che io e i miei compagni abbiamo vissuto in questi anni, compresa la scomparsa di persone care, e ho capito che la morte è solo una sfumatura dell’esistenza e ti porta a vivere il mondo esterno in maniera ancora più forte e intensa. La rivoluzione per me parte proprio da questo concetto: portare la vita al centro di ogni cosa – spiega Giuliano Sangiorgi. Visto che viviamo in un’epoca segnata da 140 caratteri, dove spesso contano solo i titoli, vorremmo far riflettere, anche solo per un momento, sull’idea che la rivoluzione possa essere messa in atto ogni singolo giorno da ciascuno di noi – aggiunge il cantante – Nel nostro piccolo ci piacerebbe una piccola rivoluzione contro il cinismo culturale devastante che ci sta infettando».
I Negramaro durante la conferenza stampa a Milano
«Da molto tempo condividiamo vita musica, storia, esperienze. La nostra vita musicale è passata per tante stagioni. “Casa 69” è di cinque anni fa, il discorso musicale era molto diverso. Da lì siamo arrivati a “La Rivoluzione sta Arrivando” attraverso un best off con sei inediti. Siamo stati per mesi in una masseria nel Salento e abbiamo iniziato a parlare e stare insieme tra rivoluzioni ed evoluzioni: ci siamo approcciati a questo disco in maniera tecnicamente diversa, con un discorso musicale immediato e scarno che non significa misero perché il lavoro di costruzione è stato pazzesco – racconta Andrea Mariano –“La rivoluzione sta arrivando” ha girato il mondo per arrivare al sound finale: dal Salento ci siamo spostati a Milano, nelle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e in seguito a Madrid, New York e Nashville. Qui abbiamo collaborato con Jacquire King (Kings Of Leon, Bon Jovi, James Bay), un fonico straordinario che, dalla sala prove al mix, ha mantenuto un equilibrio incredibile».
«Per quando riguarda il tour – spiega Lele Spedicato – si tratterà di uno spettacolo, organizzato da Live Nation (in partenza il 4 novembre da Mantova) e sarà raccontato da immagini e visuals che seguiranno il concept grafico del disco. Stiamo lavorando molto sui contributi video, il 15 luglio avevamo già la scaletta pronta e questo non ci era mai successo».
Negramaro
Tornando a parlare dei cardini del disco, molto spazio è stato dedicato al brano intitolato “Il Posto dei santi”: «Questo è un brano in cui mi sono misurato con la metrica del rap, genere che ho sempre amato. Quando avevo 8 anni, il sabato scappavo dal catechismo e mi andavo a comprare i 45 giri rap di quel momento. “Mentre tutto scorre”, “Nuvole e lenzuola”, “Via le mani dagli occhi” racchiudevano un rap in rock e anche questo brano riprende un tipo di metrica rap con sonorità anni ’70», specifica Giuliano. Interpellato in un momento successivo, anche Ermanno Carlà ha commentato il brano in questione: «Il vestito di questa canzone è così diverso da quello che abbiamo sempre fatto, da essere diventato il punto di riferimento per un cambiamento effettivo senza snaturare quello che siamo stati in passato. Per un gruppo il vestito musicale è molto importante, quindi si gioca sempre su quello che si può indossare più facilmente. Quando il pezzo è venuto fuori sembrava quasi non appartenerci – aggiunge Ermanno – Ora, invece, è come essere consapevoli che un centimetro di pancia in più o una ruga sul viso possono anche esibiti con naturalezza seguendo una prospettiva moderna».
In merito al concept grafico, il bassista del gruppo racconta: «L’uomo e la celebrazione della vita sono il perno intorno a cui si sviluppano le nuove tracce dei Negramaro. Il logo ridonda il titolo stesso del disco e i simboli che vi si leggono sono legati all’ im maginario che Giuliano ha sognato e tradotto in musica. Così è nata questa sintesi grafica tra morte, vita e ironia. Questo tipo di lavoro grafico è una cosa che avevo in mente da tanto tempo. Affascinato anche dal lavoro che fecero un po’ di tempo fa i Gorillaz, ho giocato un po’ con le metafore, quindi è come se i nostri sei alter ego fossero una traslazione del genio e della follia umana. Tutto questo vorrebbe offrire uno spunto di riflessione sul percorso che l’uomo ha compiuto dall’ età della pietra al microchip e far riflettere sul contrasto tra moderno e antico. Il concept vorrebbe essere uno stimolo a recuperare il contatto con la natura, che è vita e che comprende tutto. Nonostante il fatto che a volte si possa provare un sentimento di paura verso il cambiamento, noi attraverso la musica siamo pronti ad affrontarlo. Certo, non siamo immuni alla sensazione di timore ma da noi in Salento si dice: “Metti un ramoscello lì dove riesci ad arrivare”, ovvero metti il segno dove sai che puoi arrivare perché quando segni un tuo limite stia già lavorando bene per riuscire a superarlo» – conclude Ermanno.
“Roger Waters. The Wall”, il film-concerto basato sulla riproposizione dal vivo della celebre opera rock dei Pink Floyd non ripropone soltanto il grandioso concerto che Waters, bassista del gruppo e creatore di The Wall ha portato in giro per il mondo dal 2010 al 2013, il lavoro in questione rappresenta, in effetti, un viaggio reale e metafisico nella vita e nella psiche dell’artista seguendo il tentativo di mettere la parola fine al tormento generato dalla perdita di suo nonno (durante la prima guerra mondiale) e di suo padre (nel corso della seconda guerra mondiale). Scavando nel profondo della propria storia personale e della propria sensibilità, Waters e Sean Evans toccano temi universali come la guerra, il senso di perdita, l’amore e la vita trasformando la testimonianza di un orfano di guerra in un’opera rock connotata da un forte spirito politico e umanitario. Costruito seguendo le regole dello schema classico del film-concerto, in cui le esecuzioni delle canzoni sono inframmezzate da riprese esterne, la pellicola rappresenta un eccellente esempio di teatro rock. Lungo oltre due ore, il film non trascura nessuna canzone del concept, comprese le parti non incluse nel disco del ’79 come “What Shall We Do Now?”, “The Last Few Bricks” e “The Ballad of Jean Charles de Menezes”. Di grande impatto la scelta di aprire e chiudere il film con la stessa scena in cui Waters scende dal palco chiedendo «Dove si va?», bellissimi anche gli effetti digitali proiettati sul grande muro eretto fra band e pubblico, compresi i dettagli tutti da spiare immediatamente al di là del muro stesso. A scandire le fasi del concerto è un viaggio onirico, a metà fra documentario e fiction, girato in Inghilterra, Francia, Italia, interamente basato sull’idea di ciclicità sottintesa all’album del ’79, che si apriva e concludeva con lo stesso motivo. Il film, accompagnato in via del tutto eccezionale dall’imperdibile conversazione – confronto tra Roger Waters e Nick Mason, sarà distribuito in contemporanea mondiale il 29 settembre alle 20, ma i fan italiani, unici al mondo al momento, lo troveranno al cinema per tre giorni: il 29 e 30 settembre e l’1 ottobre.
Il Teatro alla Scala è il luogo dove avvengono le rivoluzioni e dove le rivoluzioni diventano regole. Una premessa che è già foriera di numerose ed insindacabili verità. Proprio quelle rivelate da “Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie”, il film proiettato in anteprima mondiale al Teatro alla Scala lo scorso 20 settembre, in due proiezioni (una alle ore 15.00 e una alle ore 20.00). In uscita in tutti i cinema italiani il 24 e 25 novembre, il documentario diretto da Luca Lucini e Silvia Corbetta, prodotto da Rai Com, Skira Classica, ARTE France,Camera Lucida productions, in collaborazione con Teatro alla Scala di Milano e con Nexo Digital, mostra agli spettatori 237 anni di storia di un vero e proprio tempio laico, una fabbrica di emozioni in cui si concentrano gioie, dolori, tecnica e passioni. Luci, musiche, immagini, silenzi, voci ed emozioni avvolgono le tende di velluto purpureo, il profumato legno del palcoscenico, le morbide poltrone in platea, l’elegante foyer fino al leggendario loggione. Il delizioso viaggio alla scoperta di retroscena, rivelazioni e consacrazioni è arricchito da piccoli e numerosi flashback. Passato, presente e futuro s’incrociano, infatti, nelle parole e nei volti di grandi e piccole personalità che hanno svolto un ruolo chiave per la continuità del successo planetario del teatro.
Nella grande mole di materiali raccolti spiccano le interviste a Daniel Barenboim, Roberto Bolle, Mario Botta, Riccardo Chailly, Francesco Maria Colombo, Marco Contini, Fiorenza Cossotto, Maria Di Freda, Plácido Domingo, Alessandra Ferri, Carlo Fontana, Carla Fracci, Mirella Freni, Giovanni Gavazzeni, Raina Kabaivanska, Stéphane Lissner, Leo Nucci, Alexander Pereira, Franco Pulcini, Luciana Savignano e Marcello Sirotti, mentre le parti recitate sono affidate a Gigio Alberti, Andrea Bosca, Giuseppe Cederna, Pia Engleberth, Francesca Inaudi, Filippo Nigro e Bebo Storti; la voce fuori campo è, infine, quella di Sandro Lombardi.
Particolarmente riuscita ed accattivante l’idea di stimolare gli spettatori seguendo i preparativi della tradizionale “Prima”, rigorosamente in scena il 7 dicembre di ogni anno, senza trascurare nemmeno il più piccolo dettaglio. Ampio spazio all’instancabile lavoro delle maestranze, allo studio e la preparazione dei musicisti e a tutte le singole figure che, con il loro contributo, determinano la realizzazione di sogni ad occhi aperti. Particolarmente appassionanti le parentesi dedicate ai grandi maestri con cui spesso il teatro ha avuto un rapporto controverso: su tutti Verdi ma anche Rossini, Toscanini, Puccini fino ai contemporanei Abbado, Muti, Barenboim. Opulenza, eleganza, autorevolezza vanno a braccetto con ricerca, qualità, eccellenza, sperimentazione e tutto questo, in barba all’implacabile scorrere del tempo, è saldamente racchiuso all’interno de il Teatro alla Scala, un tempio in cui la città di Milano e l’Italia tutta si riconoscono e che riflette la sensibilità e la natura di un mondo in continua evoluzione.
Le Scimmie Astronauta, trio catanese formato da Michele Giustolisi (produttore, compositore e bassista), Giorgio Falsaperna (cantante, cantautore e chitarrista) e Luca Bajardi (batterista) presentano il primo album full lenght della loro carriera. Il disco s’intitola “Tieniti Forte”,racchiude dodici brani ed è stato registrato al Panic Button Studio di Londra, nonchè prodotto e mixato da Steve Lyon, già al fianco di Depeche Mode, The Cure e Paul Mc Cartney. Lyon ha curato la produzione artistica, la registrazione e il mixaggio del disco, il cui punto di forza è il giocoso compromesso cromatico ed estetico tra suoni, generi ed influenze. “Tieniti forte” è un disco prevalentemente rock con evidenti venature elettroniche attinte direttamente dal mondo dei club. Il sound della band catanese traspare nelle chitarre distorte e nei groove di basso e batteria anche se l’uso dell’elettronica soddisfa la necessità di intercettare una chiave comunicativa innovativa e spiritosa nell’arrangiamento dei brani. Le Scimmie Astronauta suonavano già insieme negli anni ’90 in una rock band che durò qualche anno. Solo nel 2011 si sono ritrovati per mettere a confronto i relativi percorsi e testare la voglia di creare qualcosa che potesse unire il passato con il presente. Dopo aver pubblicato un Ep e aver solcato palchi piccoli e grandi in giro per l’Italia, il trio ha concentrato la propria visione della musica in un lavoro pregno di messaggi e possibili spunti.
I tre riflettono sulla crisi economica, sulla condizione alienata dell’essere umano, sul senso di vuoto che pervade il modus vivendi dei figli dell’era digitale racchiudendo la propria essenza nella frase “Non capisco cosa sia la normalità”, lo special della titletrack “Tieniti Forte”. Tra i brani più intensi dell’album segnaliamo “Dio”, testimonianza tangibile del comune passato artistico dei componenti del gruppo e “Stalker” una canzone che ribalta i punti di vista convenzionali raccontando una storia d’amore dalla prospettiva di uno stalker. Proprio questo approccio alla scrittura e la dirompente energia degli arrangiamenti rappresentano i principali punti di forza de Le Scimmie Astronauta; siamo curiosi di ascoltarli anche dal vivo.
Robin Schulz, venticinquenne producer tedesco, è pronto a far parlare nuovamente di sè con un nuovo album di inediti intitolato “Sugar”. Il disco verrà pubblicato il prossimo 25 settembre per Warner Music ma noi abbiamo potuto ascoltarlo in anteprima in occasione dell’esclusiva listening session, a cui lo stesso artista ha preso parte lo scorso 11 settembre, presso il Teatrino della Villa Reale di Monza per gli Mtv Digital Days. Nell’arco di un solo anno l’artista tedesco ha venduto quasi 7 milioni di copie dei suoi singoli nel mondo ed è diventato il nuovo DJ superstar con una tour schedule da numero 1 e più di 600 milioni di streaming su Spotify. Con questo nuovo lavoro, la sfida si fa ancora più avvincente. Le 15 tracce che compongono l’album sono state anticipate dal successo del primo singolo ‘Headlights’ feat. Ilsey e dalla titletrack ‘Sugar‘, arricchita dalla presenza alla voce di un altro giovane featuring, quello del diciannovenne cantante canadese Francesco Yates, e confermano la freschezza e la versatilità di Robin Schulz, ormai riconosciuto tra i dj producer più popolari al mondo. Durante l’affollatissima anteprima, l’artista ha omaggiato i fan con una breve selezione di alcuni brani contenuti nel disco, un modo per raccontare con i fatti quali aspetti di questo nuovo lavoro l’hanno coinvolto di più. All’interno della nutrita tracklist ci sono nomi emergenti ma anche artisti affermati come Akon (Heatwave) , i Disciples (Yellow) e soprattutto Moby per la bellissima traccia di chiusura intitolata “Moonlit Sky”. Sorprendente anche la scelta di voler rivisitare una grande hit storica come “Save Tonight”, celebre brano di Eagle-Eye Cherry , risalente al 1997. Segno, quest’ultimo, che la ricerca di Robin Schulz non guarda solo alle tecnologie del futuro ma anche alle indelebili emozioni del passato. Saranno forse questi gli ingredienti segreti del suo dilagante successo? Lo scopriremo con i riscontri ottenuti da “Sugar”.
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