Anti: il nuovo album di Rihanna delude le aspettative.

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La conosciamo come una delle cantanti più amate del globo ma è anche direttore creativo, brand trasversale di musica, intrattenimento e moda. Stiamo parlando ovviamente di Rihanna, la popstar che ha venduto 54 milioni di album e 210 milioni di brani digitali in tutto il mondo diventando l’artista con il maggiore numero di vendite digitali di sempre. Ha pubblicato 7 album in 7 anni, ha raggiunto la vetta delle classifiche con 13 singoli e ha vinto 9 Grammy Awards, 8 American Music Awards, 22 Billboard Music Awards, 2 Brit Awards, 7 Video Music Awards, 3 European Music Awards, 4 People’s Choice Awards e 4 iHeartRadio Music Awards. Tutte queste notizie sono dati di fatto che possiamo trovare nei materiali riservati agli addetti ai lavori e che riportiamo fedelmente per poter capire meglio come mai “Anti”, l’ottavo album della star sia un’incredibile delusione. L’aspetto più curioso sta nel fatto che il lavoro in realtà è attraversato da una formula sonora piuttosto ricercata, s’intravede un’intenzione sperimentale votata alla fusione tra musica underground e pop mainstream e forse proprio in questo sta il problema.  In “Anti” manca uno stile preciso, una personalità, una direzione chiara. L’unico elemento che attraversa tutto l’album è un sound ispirato alla disco-funk anni ’80. Si passa dall’asettica dimensione di “SZA- Consideration” al fluido mood ambient di “James Joint” alle blande morbidezze di “Kiss it better”. Uno dei brani meno riusciti è proprio il singolo “Work” feat. Drake che, sebbene sia in testa alle classifiche mondiali, dove svetta al #1 della Global Chart di Spotify (al #6 in Italia), al #1 della Hot R&B/Hip Hop Chart, ed entra nella Top5 della Hot100 di Billboard, rappresenta l’esempio tangibile di come un prodotto scadente possa essere osannato in virtù di non si sa quale criterio. A questo proposito, dedichiamo una breve parentesi al doppio videoclip che accompagna la canzone in questione: sette minuti di twerking, trasparenze trash, alcool e volgarità. Viene da chiedersi dove stia l’arte in questo tipo di prodotto, dove stia la Rihanna sperimentale, temeraria, audace che conosciamo. Che sia questa la nuova frontiera del totale menefreghismo? Non rimane che attendere il momento in cui l’artista potrà riscattarsi dal vivo con l’Anti World Tour, il tour mondiale (35 date negli Stati Uniti e in Canada tra febbraio e maggio e 24 concerti in Europa tra giugno e luglio), che vedrà Rihanna impegnata anche in due date italiane: la prima lunedì 11 luglio al Pala Alpitour di Torino e la seconda allo Stadio Meazza di Milano il prossimo 13 luglio. Insieme a lei sui palchi europei, Milano compresa, ci saranno due ospiti d’eccezione, il canadese The Weeknd, rivelazione del 2015 con l’album “Beauty Behind The Madness”  e il rapper americano Big Sean.

Raffaella Sbrescia

Rihanna – Work

Non siamo soli: il cantautorato spirituale di Giovanni Caccamo come baluardo della sensibilità

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Con “Via da qui”, il brano donato e cucito su misura per lui da Giuliano Sangiorgi, Giovanni Caccamo ha conquistato il terzo posto al Festival di Sanremo con un intenso duetto insieme all’amica e conterranea Deborah Iurato. Il brano riporta in auge il sentimento dell’amicizia, intesa nel senso più autentico del termine: «Con questa canzone vorremmo riportare in auge questo sentimento così poco di moda come l’amicizia, perché di solito si parla sempre d’amore. L’essenza del pezzo è la capacità di chiedere scusa, quindi di mettere da parte l’orgoglio in una situazione di difficoltà, che può esserci in un rapporto di amicizia, d’amore, ma anche nel dialogo tra i popoli. Di fatto questa parola magica che usiamo poco, potrebbe essere la chiave per risolvere tanti problemi. La frase che preferiamo del testo infatti è proprio “Se mi sussurri ‘scusa’ resto”», ha spiegato Giovanni durante un recente incontro alla Sugar di Milano.

Oggi ritroviamo il cantautore all’indomani della prima delle otto esclusive anteprime teatrali dell’artista, tenutasi al Quirinetta Caffè Concerto di Roma: «Ero alla ricerca di una maniera per poter dire grazie a tutte le persone che mi seguono – ha dichiarato il giovane cantautore siciliano – e ho pensato che il modo migliore per farlo fosse quello di suonare, gratis per loro, in un teatro». In effetti per poter assistere ad uno degli appuntamenti in programma basta presentarsi in teatro con una copia del nuovo album di Giovanni Caccamo “Non Siamo Soli”, pubblicato lo scorso 12 febbraio per Sugar. L’invito varrà anche per tutti coloro che avranno acquistato l’album digitalmente, che dovranno presentarsi in teatro con la prova d’acquisto rilasciata dallo store digitale da cui hanno effettuato il download.

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Ma parliamo proprio di “Non siamo soli”; il disco prende il titolo da un energico brano composto dallo stesso Caccamo, che racconta: «Ho cercato di trovare un suono coerente con me e con le mie canzoni. Protagonisti sono i testi, le melodie e la voce. Il titolo prende il nome da uno dei brani più importanti dell’album, che ho scritto a Gerusalemme e che si basa sulla considerazione che anche nelle situazioni di solitudine chiunque può alzare gli occhi al cielo e trovare qualcuno pronto a tendere una mano. È un invito a una spiritualità che non ha un nome e che secondo me prescinde dalla religione, è un’attenzione verso una verticalità e non solo verso un’orizzontalità terrena». L’intero lavoro, in effetti, è contraddistinto da una cura particolare per la costruzione dei suoni, ricche partiture per archi e arrangiamenti immaginifici rivestono in maniera sartoriale parole scelte con attenzione per catturare il pensiero e lo spirito dell’ascoltatore.

Ad aprire la tracklist è  “Silenzio”: “non parlare, ascolta i suoni e le espressioni del silenzio,  insieme a me, insieme a me”. In un mondo bombardato da parole, pensieri, messaggi, stimoli, il silenzio assurge, dunque, un posto di rilievo, ulteriormente rinforzato da una frequente reiterazione rintracciabile anche in altri brani. “Nonostante noi sopravviverò in questo mondo che ha perduto le regole”, canta Giovanni in “Nonostante noi”, una ballad cullata da una dolce chitarra acustica. Ritmata e decisa la melodia uptempo di “Da domani”: “Finalmente dico ciò che penso, guardo dritto in faccia la realtà perché vivere non è un gioco di paure o almeno non per me”; testa alta e spalle dritte per imparare a scegliere solo quello che davvero fa per noi.

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Sulle note di una notte si svolge, invece, la trama di “Senza motivo”: due epicentriche metà si pensano, si aspettano, si cercano, si incontrano, si perdono.  Preziosa e delicata è la magia di “Resta con me”, la vera perla di tutto l’album. Giovanni Caccamo duetta con una meravigliosa Carmen Consoli coronando il suo sogno e regalandone, a sua volta, uno nuovo a noi, beneficiari di un’alchimia davvero unica: «Resta con me anche senza dire niente, anche senza dire quello che vorrei sentirti dire ancora. Come vorrei che questa luce illuminasse i miei tormenti e le maree; come vorrei che queste foto appese mi parlassero di te; amarti non è certo una follia” e poi, ancora, “Senti come sono vicino pur essendo lontano da te, la notte ci sorride, la luna è sempre quella se le guardi da quaggiù anche se qui manchi tu. Resta con me, osserviamoci in silenzio, non lasciamo spazio a tutti quei fantasmi respiriamo ancora”. Un crescendo melodico e semantico intriso di pathos e di sentimento autentico, solo per vere anime sensibili.

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

  Tutt’altro registro per “Rimani”, un brano tutto da ballare per stemperare i toni e provare a districarsi con leggerezza tra pensieri complessi. Potente ed energica anche la veste sonora di “Sei”, spassosa, originale ed irriverente la trama swing di “Più tempo”. Intima ed essenziale, forse ancora più godibile, la versione acustica di “Via da qui”. Immancabile anche “Amore senza fine”, la speciale cover portata all’Ariston con Deborah Iurato, scelta per omaggiare una colonna della nostra musica come Pino Daniele e portare avanti un messaggio preciso. A chiudere il disco è una storia d’amore a lieto fine;  si tratta di “Insieme per l’eternità”, la canzone che Caccamo ha cantato insieme a Malika Ayane per il cortometraggio “Lava”, proiettato in occasione dell’uscita del film “Inside Out”, targato Pixar. Un piccolo sogno d’amore eterno ci restituisce l’ingenuità che, mentre il cinismo ed il disincanto imperante stanno tentando di toglierci, nella penna di artisti come Giovanni Caccamo, continua ad esistere facendoci commuovere senza riserva alcuna.

Raffaella Sbrescia

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Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

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Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

Giovanni Caccamo @ Quirinetta Caffè Concerto ph Roberta Gioberti

 

Video: Via da qui

La svolta solista di Ermal Meta: “Umano” è l’espressione di un fuoco destinato a non spegnersi

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Si apre un nuovo importante capitolo professionale per Ermal Meta. Autore di tanti brani di successo ed ex frontman della band La fame di Camilla, l’artista ha scelto di  mettersi in gioco gareggiando nella sezione Nuove Proposte di Sanremo 2016 con il singolo “Odio le favole” tratto da “Umano”  il suo primo album da solista. Sono 9 le tracce che compongono un lavoro che condensa un ottimo electro pop ed un impegno autorale  che raccoglie tre anni di ispirazione. Scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Ermal Meta, “Umano” annovera anche le collaborazioni di Giordano Colombo ed Emiliani Bassi alla batteria, Lucio Enrico Fasino e Matteo Bassi al basso, Dario Faini al pianoforte, Riccardo Gilbertini, Marco Zaghi alla tromba, trombone e sax tenore e Feiyzi Brera alla stesura degli archi. «Tutto il disco l’ho scritto, arrangiato, prodotto e suonato. Per una volta volevo che quello che la gente sarebbe andata ad ascoltare fosse quello che io intendevo. Un prodotto di agricoltura bio, direttamente dal produttore al consumatore senza intermediario. Le tre parole che descrivono il mio cd, ‘Umano’, sono realismo, vita e lungo cammino. Questo è la musica per me, i musicisti sono dei maratoneti non degli sprinter e anche la vita è così. Io preferisco essere aderente a quello che vivo, i sogni magari ti fanno correre di più ma godere più lentamente quello che vivi, riesce a farti percepire meglio le sfumature», spiega  Ermal Meta che, ad oggi,  rappresenta uno dei cantautori più amati da giovani e meno giovani. La sua scrittura è fresca ma curata, i concetti sono essenziali eppure sono il frutto di una scrematura mentale che, solo dopo un lungo processo di raffinamento, vedono la luce amalgamandosi con una musica spesso concepita ancora prima delle parole stesse.

Ermal Meta

Ermal Meta

Se il singolo “Odio le favole” è ormai una hit di successo, è bene sottolineare che il brano  racchiude l’interesse del cantautore verso la vita vera: “Anche una vita piccola è più originale di una grande favola. Mi affido al tempo che guarisce da ogni male dello spirito”, dice. La struttura imponente ed incalzante di “Gravita con me” incentra i cardini del brano nella concezione salvifica dell’amore all’interno di una dimensione esistenziale dispersiva. “Chissà dove finisce il mare, dove la gente traccia il suo confine oltre il quale non ci sono strade dove non chiudi gli occhi per sognare”, scrive e canta Ermal in “Pezzi di Paradiso”, tracciando le orbite di interrogativi pesanti come macigni ma raccontati con grazia e delicatezza.  Un discorso a parte lo merita il brano “A parte te”, un arrangiamento molto particolareggiato, cesellato da una importante sezione di fiati, scandisce i frame di un racconto filmico scelto per definire i tratti di un sentimento incancellabile.  Intensa, intima, autobiografica, essenziale  la titletrack “Umano”: “Cerco il mio futuro e gli occhi di qualcuno. Uno, centomila, non c’è più nessuno”, inutile commentare parole che si raccontano da sole; e poi, ancora, “Se vomito parole poi pulisco tutto”: Ermal è così, in pochi versi riesce a veicolare la precisa definizione del nostro veleggiare in una nuvola di emotività spessa ma inconsistente.

Ermal Meta

Ermal Meta

Sulla stessa linea d’onda è la trama di “Volevo dirti” il cui nucleo è racchiuso in: “Viviamo insieme senza più pensare al domani, come ci viene, non è mai semplice ma vedremo insieme com’è”. Decisamente più frivola e meno impegnativa “Bionda”. Ermal sceglie lo stacco perfetto prima di introdurci nelle viscere di “Lettera a mio padre”: un brano duro, difficile in cui l’artista si mette a nudo rivelando le complesse trame di un doloroso rapporto padre –figlio. “E’  quando sulla schiena hai cicatrici è lì che ci attacchi le ali”, scrive Meta trasformando il dolore in risorsa. “Umano” si chiude con “Schegge”: un brano onirico, inafferrabile. Echi  di matrice Floydiana lasciano fluttuare l’inconscio in un amalgama di emozioni contrastanti ed è per questo che “Umano” è un gran disco: riesce a far vibrare le corde dei sensi e far ribollire i pensieri liquidi.

Raffaella Sbrescia

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Video: Odio le favole

Festival di Sanremo: vince il cantautorato artigianale. Stadio assopigliatutto.

Stadio

Stadio

Con 11 milioni 223 mila spettatori ed uno share del  52.52 per cento, il 66 mo Festival di Sanremo è il più visto degli ultimi 11 anni ed il più seguito sui social. L’attesa finalissima della kermesse conclude la settimana più surreale dell’anno. Ad inaugurare la serata è l’esibizione di Francesco Gabbani che con “Amen” si è aggiudicato la vittoria della categoria “Giovani Proposte”.  Il ripescaggio riporta Irene Fornaciari in gara con “Blu”. Scandito dalla conduzione sobria, veloce e assertiva di Carlo Conti, confermato alla direzione artistica anche per il prossimo anno, il Festival è stato vinto dagli Stadio, un gruppo che ha alle spalle una lunga storia e che ha portato sul palco dell’Ariston un brano con un contenuto importante e che, tra l’altr,o si è aggiudicato il premio della sala stampa radio-tv-web “Lucio Dalla”- sezione campioni e il “Premio Giancarlo Bigazzi” per la migliore musica.  Il loro percorso all’interno del Festival ha incontrato il punto di svolta con la vittoria della serata dedicata alle cover con il brano “La sera dei miracoli”.

Durante la conferenza stampa post Festival, Gaetano Curreri ha dichiarato: «Abbiamo sempre guardato un pò indietro per proiettarci in avanti, ce l’ha insegnato Roberto Roversi. Non pensavamo assolutamente di vincere il Festival.  C’è anche un pubblico giovane che ci segue e vede in noi una band che suona bene. Oggi è la festa degli innamorati, noi siamo innamorati della musica, per noi la musica è tutto. In questi giorni, ha aggiunto,  pensavo al primo Sanremo. Avendo fatto un solo disco, ci accusarono di essere giunti al Festival grazie a Lucio Dalla ma non era così, lui era il primo che censurava le cose che non andavano bene. Abbiamo sempre cercato di portare avanti la nostra carriera pensando alla buona qualità della nostra musica. Sanremo ha un appeal unico, è difficile dirgli di no, soprattutto quando hai una bella  canzone. Ci siamo convinti e abbiamo fatto bene a venirci, abbiamo vinto un premio che ci meritiamo davvero, da domani torneremo a fare concerti , siamo una band on the road».

Francesca Michielin

Francesca Michielin

Seconda classificata la rivelazione Francesca Michielin: la sua canzone “Nessun grado di separazione” l’ha portata al Festival dopo la pubblicazione di “di20”, un disco che mette in luce un’artista giovanissima eppure consapevole, in grado di mettere per iscritto suggestioni, idee, messaggi chiari e definiti. In seguito alla decisione degli Stadio di non partecipare all’Eurovisio Song Contest, la giovane artista parteciperà alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest: «Mi sento portatrice di un messaggio, mi sentivo in uno stato di grande condivisione con il pubblico, mi sono stimata come cantautrice, a vent’anni si è all’inizio di tutto, non sei neanche ancora nato; il Festival è un’esperienza di grande crescita e il mio sogno sarebbe quello di andare all’Eurovision Contest».

Giovanni Caccamo -Deborah Iurato

Giovanni Caccamo -Deborah Iurato

A chiudere il podio sono Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, un duetto particolare che, attraverso le parole di Giuliano Sangiorgi in “Via da qui”, rielabora l’importanza della parola scusa: «Fare musica non è un lavoro ma una vocazione. L’Italia ha un suo suono, una sua tradizione, la sua identità, il suo cantautorato e il Festival è ancora il posto giusto per dare il giusto risalto a tutto questo», ha dichiarato Caccamo.

Tra gli altri riconoscimenti ricordiamo il Premio della critica “Mia Martini” sezione campioni assegnato a Patty Pravo con “Cieli immensi”, il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo va, invece, ad “Amen”.

Grande delusione per l’attesa ospitata di Cristina D’Avena, indiscussa regina delle sigle dei cartoni animati che hanno accompagnato la crescita delle ultime generazioni di italiani. Il suo intervento è stato un breve medley di brevi strofe di alcune delle più famose sigle del suo repertorio. Il dubbio è che Conti non abbia voluto puntare su di lei al 100%. Diverso il discorso relativo al momento dedicato a Renato Zero: l’artista torna sul palco del Festival cantando Favola Mia, Più su Amico, Nei giardini che nessuno sa, Cercami, Il cielo, I migliori anni, Triangolo, Mi vendo, presenta in anteprima il nuovo singolo tratto dal nuovo album di inediti in uscita il prossimo 8 aprile, intitolato “Gli anni miei raccontano” e si ritaglia il tempo per toccare una serie di tematiche di rilevanza socio-culturale cercando di veicolare chiari messaggi mirati alla sollecitazione della riflessione individuale: «La musica non è una velleità, è un impegno anche sociale, culturale, vorrei che questa dottrina venga insegnata nelle scuole, tra i bambini».

Elio e Le Storie Tese

Elio e Le Storie Tese

Passiamo alle menzioni di merito: la canzone e le performances di Elio e Le Storie Tese dimostrano che si può ancora pensare di fare buona musica senza  doversi necessariamente prendersi troppo sul serio. La loro genialità risiede nella continua ricerca sperimentale e nella voglia di mettersi in gioco anche dopo 30 anni di storia. Plauso anche al coraggio con cui Patty Pravo ha scelto di festeggiare i propri 50 anni di carriera partecipando alla gara come una qualsiasi concorrente. Particolarmente meritevole il brano di Rocco Hunt “Wake Up Wagliò”: un’istantanea della nostra società  fotografata con lucida intelligenza attorniata da un groove sornione. Concludiamo questa panoramica di approfondimento con le parole scelte da Carlo Conti per introdurre il Festival di Sanremo che verrà: «Spero di allargare sempre più questa forbice, quest’anno c’erano colori che lo scorso anno non c’erano. Mi auguro di portare  a Sanremo sempre buona musica e belle canzoni che piacciano a molti». Con questo auspicio rinnoviamo l’appuntamento al prossimo anno con la promessa che continueremo sempre e solo a concentrarci sulla musica, intesa come inesauribile fonte di emozione.

Raffaella Sbrescia

Classifica finale 66 mo Festival di Sanremo

1 Stadio

2 Francesca Michielin

3 Caccamo/Iurato

4 Enrico Ruggeri

5 Lorenzo Fragola

6 Patty Pravo

7 Clementino

8 Noemi

9 Rocco Hunt

10 Arisa

11 Annalisa

12 Elio e le Storie Tese

13 Valerio Scanu

14 Alessio Bernabei

15 Dolcenera

16 Irene Fornaciari

 

 

 

 

 

Ancora un successo in termini di ascolti per un Festival di Sanremo sobrio e leggiadro

Francesco Gabbani - Vincitore categoria "Nuove Proposte"

Francesco Gabbani – Vincitore categoria “Nuove Proposte”

Con 300mila spettatori in più rispetto alla quarta puntata dello scorso anno, il penultimo appuntamento con il Festival di Sanremo 2016  conquista 10 milioni 164 mila spettatori con uno share del 47.81 per cento testimoniando un tangibile e costante successo in termini di ascolti. La diretta, durata ben 4 ore, è iniziata con la sfida tra i finalisti della categoria Giovani: Mahmood, Gabbani, Chiara Dello Iacovo, Ermal Meta portano sul palco i loro sogni e la loro freschezza. Ascoltarli è un piacere, speriamo che possa esserlo anche ascoltare i rispettivi album.  Ad aggiudicarsi la vittoria finale della categoria “Nuove proposte” è Francesco Gabbani con “Amen” mentre Chiara Dello Iacovo vince il premio della critica con “Introverso”. Sul palco anche Miele con “Mentre di parlo”, la cantautrice è stata invitata ad esibirsi da Carlo Conti dopo le problematiche tecniche occorse durante  il processo di votazione in sala stampa.

Elisa

Elisa

La lunga diretta prosegue con le esibizioni di tutti i 20 big in gara, man mano che gli ascolti si ripetono è facile cogliere nuove sfaccettature, pregi e punti deboli sia dei brani che dei relativi interpreti. Alla luce di quanto ascoltato ieri sera, le migliori performances risultato essere quelle di Annalisa (Diluvio Universale), Arisa (Guardando il cielo), Stadio (Un giorno mi dirai), Rocco Hunt ( Wake Up). Deludono i Bluvertigo (protagonisti di uno straordinario tribute show dedicato a David Bowie nella Lounge di Casa Sanremo), inconsistente anche la prova dei Dear Jack (Mezzo respiro)  e di Lorenzo Fragola (Infinite volte). Il flusso della serata, sobrio e leggiadro, scorre via senza particolari intoppi, la super ospite della serata è Elisa: il suo medley mette in risalto l’aulica eleganza di una voce in grado di emozionare sempre, che sia in italiano o in inglese. Nelle vesti di black angel, Elisa incanta la platea e gli schermi dei telespettatori con “Luce”, L’anima vola”, Gli ostacoli del cuore” e l’ultimo singolo “No Hero”. Il barometro del trash viene equamente bilanciato dalle performances  di J. Balvin e Lost Frequencies.  Sottotono l’intervento di Enrico Brignano, poco entusiasmante anche la gag con Alessandro Gassmann e Rocco Papaleo. Non rimane dunque che attendere la finalissima di stasera per scoprire quali saranno le cartucce che Carlo Conti ha deciso di sparare alla fine.

Raffaella Sbrescia

Finalisti:

Rocco Hunt

Noemi

Alessio Bernabei

Valerio Scanu

Arisa

Elio e le storie tese

Clementino

Enrico Ruggeri

Francesca Michielin

Giovanni Caccamo – Deborah Iurato

Dolcenera

Lorenzo Fragola

Annalisa

Stadio

Patty Pravo

Concorrenti a rischio eliminazione:

Neffa

Zero Assoluto

Dear Jack

Bluvertigo

Irene Fornaciari

 

Festival di Sanremo: gli Stadio stravincono, i Pooh emozionano, grande delusione per l’esclusione di Miele

Stadio

Stadio

La terza serata del Festival di Sanremo è dedicata alle cover, ovvero il rifacimento di brani storici rivisti ed interpretati dai concorrenti della categoria “Campioni” della kermesse. Lo spirito con cui si intende effettuare questa operazione è quella di riportare alla luce piccole e grandi perle della canzone italiana seguendo un gusto ed una logica contemporanea nel rispetto dell’entità originale dei brani scelti. A giudicare da quanto visto e giudicato, direttamente dalla sala stampa del Roof del Teatro Ariston di Sanremo, è emersa una prima grande verità: la canzone napoletana detiene saldamente un ruolo primario nonostante lo scorrere del tempo ma procediamo con ordine.

La serata si apre con l’attesa sfida tra gli altri quattro degli otto giovani in gara: i primi ad affrontarsi sono Miele che ha proposto al pubblico la sua magica “Mentre ti parlo” con un’’esibizione elegante, intensa, struggente. La melodia catchy di Gabbani  per “Amen” non regge il confronto ma, alla fine, il destino beffardo si frappone tra Miele e la finalissima: il meccanismo di votazione in sala stampa non funziona, viene chiesta la certificazione dei voti e si decide di ripetere l’operazione. Molti giornalisti rivotano secondo coscienza, altri, dispersi tra bagno e bar, non riescono a recuperare il voto ed il risultato viene clamorosamente ribaltato. Un sincero dispiacere per Miele, per l’ingiustizia che ha subito e per l’onesta convinzione che Manuela Paruzzo, il vero nome dell’artista, meritasse davvero di essere in finale. La seconda sfida è tra il tenore italo-australiano Michael Leonardi, in gara con “Rinascerai”, di cui apprezziamo meglio la versione in inglese, e Mahmood che, si aggiudica la manche con “Dimentica” caratterizzato da echi di groove provenienti dalle nuove metropoli mediterranee.  Suggestiva la performance dell’attore Marc Hollogne che ci traghetta in un mondo onirico e ricco di immagini brillanti.

Subito dopo si inizia con le cover: il primo gruppo è capitanato da Noemi che, con un’energica interpretazione di “Dedicato” della Bertè, si aggiudica anche la vittoria della sessione. Convincono poco i Dear Jack con “Un bacio a mezzanotte” del Quartetto Cetra, ancora meno gli Zero Assoluto con “Goldrake”. Pulita ma poco incisiva la versione di “Amore senza fine” di Pino Daniele scelta da Giovanni Caccamo e Deborah Iurato. Il secondo gruppo viene introdotto da Patty Pravo che, insieme al rapper Fred De Palma, rivisita un suo stesso storico brano come “Tutt’al più”: leggenda vivente. Bernabei sceglie di farsi accompagnare dai giovanissimi Benji & Fede sulle note di “A mano a mano”, il risultato è godibile ma assolutamente niente di speciale. Sensuale, accattivante, travolgente la performance di Dolcenera, protagonista di una potente versione electro-dubstep di “Amore disperato” di Nada. Sinceramente emozionante la versione di “Don Raffaè” dell’indimenticabile De Andrè che Clementino canta con piglio ed incisività. La parentesi amarcord della serata è tutta dedicata alla storica reunion dei Pooh i quali, in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni di carriera, ritrovano Riccardo Fogli e inaugurano un anno speciale, costellato di eventi che si sussegueranno fino al prossimo 31 dicembre:  la testimonianza  che si può essere davvero amici per sempre, soprattutto con più di 3000 concerti alle spalle. La gara delle cover ricomincia con Elio e Le Storie Tese  e “Quinto ripensamento” (versione italiana di Fifth of Beethoven). Sempre più convincente Arisa che anche con “Cuore” di Rita Pavone, testimonia un ulteriore passaggio di qualità.

Annalisa

Annalisa

Autentico animale da palcoscenico Rocco Hunt che, con “Tu vuò fa l’Americano”, riesce a far scatenare il pubblico dell’Ariston nella sua interezza conquistando la vittoria della manche. Stilosa, originale e convincente anche Francesca Michielin, protagonista di una bella versione de “Il mio canto libero”. Ancora uno slot di cover mette in luce “O’ Sarracino”  di Neffa feat. The Bluebeaters, sorprende l’intimismo essenziale di Scanu, che si aggiudica la vittoria della sessione in oggetto,sofisticato l’arrangiamento portato da Irene Fornaciari. Blasfema, ma forse anche per questo ancora più affascinante, la versione de “La lontananza” concepita dai Bluvertigo, di cui mettiamo in risalto l’’immaginifica bellezza del sax di Andy. L’ultimo gruppo vede susseguirsi sul palco Lorenzo Fragola, troppo impreciso sulle note de “La donna cannone”, una dimenticabile performance di Enrico Ruggeri che si cimenta nuovamente con il napoletano di “’A Canzuncella”. Diverso il discorso per Annalisa: luminosa, sensuale, oggettivamente godibile la sua “America”. Il plus ultra dell’arrangiamento in questione sono le chitarre impreziosite da un effluvio di conturbanti distorsioni. L’emozione più forte è regalata dagli Stadio che omaggiano l’immenso Lucio Dalla con “La sera dei miracoli” portando sul palco anche Nicky Portera e Fabio Liberatori. La loro vittoria della manche e della serata è meritata perché il loro tributo è stato il più sentito ed è riuscito a mettere d’accordo davvero tutti. Gran finale con un super ospite d’eccezione: stiamo parlando di Hozier. Il suo successo mondiale, intitolato “Take me to church”, ripristina con classe e raffinatezza il nostro barometro emotivo messo a dura prova da una lunga e tormentata serata intrisa di sentimenti ed emozioni contrastanti.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

Hellvisback: le mille facce di Salmo

Salmo Hellvisback Digital (1)

Con “HELLVISBACK”, pubblicato il 5 febbraio 2016 per Sony Music, SALMO torna sulla scena musicale italiana con un progetto discografico unico nel suo genere. Il titolo dell’album rappresenta un omaggio ad Elvis Presley, cui Salmo s’ispira per la creazione di un nuovo supereroe nato negli inferi, Hellvisback, per l’appunto, scelto come inedito emblema di questa nuova creatura musicale. Prodotto dallo stesso Salmo e da Low Kidd, l’album è disponibile in molteplici versioni: Cd standard, Deluxe Edition (cd+fumetto), Deluxe Limited Edition numerata (cd + fumetto + vinile + t-shirt) e vinile. In “Hellvisback”, il primo disco di inediti dopo il fortunato “Midnite” del 2013, Salmo passa dall’autocitazione sia diretta che trasversale, alla sperimentazione nuda e cruda.  In qualità di rapper, producer, musicista, sceneggiatore e attore, Salmo dimostra di non avere paura di osare e, in questo disco che oscilla tra vecchio e nuovo, il baricentro sta proprio nella scrittura dello stesso Salmo. All’interno delle 13 tracce che compongono la tracklist e della  spassosissima ghost track dedicata ai discografici, l’artista unisce diversi linguaggi lasciando confluire idee, provocazioni, giochi di parole,  incastri metrici e menzioni senza battere ciglio.

Salmo ph Alessandro Treves

Salmo ph Alessandro Treves

Arricchito da tre featuring d’eccezione: “BENTLEY VS CADILLAC” feat. Travis Barker (Blink 182), “IL MESSIA” feat. Victor Kwality & Travis Barker, “PEYOTE” feat. SBCR (aka The Bloody Beetroots), il progetto, anticipato dal potente singolo  autobiografico “1984”, si snoda attraverso canzoni che vengono troncate di punto in bianco (“7 Am”), altri che a metà strada cambiano ritmo e stile (“Mic Taser)  e una jam session da brivido come “Peyote”, nata da una notte in compagnia di SBCR (Blody Beetroots). A sigillare l’ ammirevole eclettismo dell’artista c’è anche il  n. 0 del fumetto che accompagna la Deluxe Edition del disco: tutto ha inizio con la morte di Salmo che si ritrova all’inferno con Elvis. Dalla fusione dei due personaggi ha origine Hellvisback, il supereroe che combatterà Satana per impedire una nuova Apocalisse. L’avventura è appena iniziata.

 Raffaella Sbrescia

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Video: 1984

TRACKLIST

Mic taser
Giuda
Io sono qui
1984
Il messia (feat. Victor Kwality & Travis Barker)
Daytona
Bentley Vs Cadillac (feat. Travis Barker)
7 am
L’alba
Hellvisback
La festa è finita
Black widow
Peyote (feat. SBCR)

Elton John ritorna con “Wonderful crazy night”, un album adrenalinico concepito per il live

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«Mi sto divertendo più di quanto io non abbia mai fatto in precedenza. Adoro la mia band, mi piace suonare dal vivo, ho 68 anni e mi sento come se fossi nel vivo dei miei anni migliori». Con queste parole Sir Elton John, indiscussa leggenda della cultura pop, attesissimo super ospite internazionale al Festival di Sanremo 2016, ha sintetizzato il particolare stato di grazia che lo accompagna a ridosso della pubblicazione del suo 32° album di studio intitolato “Wonderful crazy night,” in uscita mondiale il 5 febbraio in versione CD, LP, Deluxe e Super Deluxe Boxset. Scritto e registrato in soli 17 giorni e co-prodotto dalla leggenda americana T Bone Burnett (storico collaboratore di BB King, Willie Nelson, Robert Plant e Alison Krauss), l’album è il frutto di un’urgenza espressiva forte ed entusiasmante:  «Tutto è stato fatto alla stessa maniera di Yellow Brick Road o Honky Chateau negli anni Settanta, quando scrivevo la canzone al mattino, poi arrivava la band per imparare gli accordi, provavamo un paio di volte ed eravamo pronti», spiega Elton. Insieme a lui una manciata di ottimi musicisti: il batterista Nigel Olsson ha suonato con lui fin dagli esordi, il chitarrista Davey Johnstone dal 1971, mentre il bassista Matt Bissonette, il tastierista Kim Bullard e il percussionista John Mahon sono acquisizioni più recenti. L’amico di lunga data e collaboratore, il percussionista Ray Cooper, li ha raggiunti per registrare cinque tracce. Testi poetici e importanti, melodie eleganti e stratificate, messaggi positivi e carichi di speranza ma soprattutto una dichiarata predisposizione alla dimensione live: «Musicalmente è un disco molto energico, di cui sono molto orgoglioso perché anch’io sono pieno di energia. Tra tutti i mei album degli ultimi trent’anni questo dovrebbe essere il più semplice da suonare dal vivo”. A propsito di concerti Sir Elton John sarà in concerto in Italia i prossimi 15 e 16 luglio, rispettivamente al Festival Collisioni, a Barolo (CN) e all’Anfiteatro Camerini a Piazzola sul Brenta (PD).Entrando nello specifico dei testi di questo nuovo disco è importante sottolineare, infine, la speciale longevità della collaborazione storica con Bernie Taupin: nell’arco di 48 anni i due hanno composto centinaia di canzoni, di cui almeno 50 sono diventate vere e proprie global hits , compresa la più venduta di tutti i tempi, “Candle in the Wind”, del 1997. Nel nuovo album ci sono altre 10 gemme da aggiungere all’elenco, tra cui la tenera ballata “Good Heart”, la travolgente “Guilty Pleasure”, l’elegante e gioiosa “Blue Wonderful”, l’epica “Open Chord” e l’esuberante  titletrack “Wonderful Crazy Night”: «Io e Bernie non scriviamo mai nella stessa stanza insieme ma abbiamo lo stesso entusiasmo di quando abbiamo iniziato. Non voglio vedere i testi prima di andare in studio, mi siedo al pianoforte, c’è la gioia di vedere qualcosa per la prima volta, ti colpisce ed improvvisamente nella mia testa inizia un film, suono qualche accordo e tutto mi è chiaro. Semplicemente, rispondo ai suoi testi». Un modus operandi che testimonia in maniera tangibile una passione inesauribile ed un talento davvero unico al mondo.

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Video: Wonderful crazy night


Tracklist 

1. Wonderful Crazy Night

2. In The Name Of You

3. Claw Hammer

4. Blue Wonderful

5. I’ve Got 2 Wings

6. A Good Heart

7. Looking Up

8. Guilty Pleasure

9. Tambourine

10. The Open Chord

11. Free And Easy **

12. England And America**

**DELUXE BONUS TRACKS

 

 

This is Acting: nel suo nuovo album Sia è interprete delle proprie canzoni

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“This is Acting” è il titolo ma anche l’essenza del nuovo album di Sia Furler. Pubblicato proprio oggi, 29 gennaio 2016, in tutto il mondo, il nuovo lavoro è il settimo della discografia dell’autrice più prolifica degli ultimi anni. Nei 12 brani  che ne compongono la tracklist, l’artista australiana non esprime se stessa ma si cala nei panni altrui, esattamente come farebbe un’attrice interpretando pezzi che aveva inizialmente scritto per Rihanna, Adele, Beyoncé, Shakira e che loro hanno rifiutato. Il grande paradosso di questo disco è che, sebbene si tratti per la maggior parte di “scarti”, Sia è riuscita a ricostruire una specifica identità per ciascuno di essi grazie alla sua voce: potente eppure fragile, capace di lacerarsi in modo struggente ed incontrollabile.  “This is acting” finisce, dunque, con lo svelare in maniera del tutto inaspettata pregi e difetti della songwriter australiana.

L’album si apre con “Bird set free”:  una canzone che ha vissuto una lunga epopea e diversi rifiuti e che oggi si riveste di nuova luce grazie ad un ’interpretazione appassionata e convincente. Di grande spessore anche “Alive”, pensata per “25”, scritta con la cantante inglese Adele e con il cantautore Tobias Jesso Jr. Il brano racchiude la confessione di una sopravvissuta ai suoi demoni che celebra se stessa ed è veramente coinvolgente. “One million bullets” esce fuori dal coro, la canzone non è mai stata proposta a nessuno, Sia l’ha tenuta per sé impreziosendola con un’atmosfera sonora delicata e sognante. Di tutt’altra caratura è “Move your body”;  scritto e pensato per Shakira, il brano è vorticoso e movimentato. “Your body is poetry”, canta Sia, mentre in “Cheap thrills” si cala nei panni di una party girl. All’interno del disco c’è anche Kanye West, con cui Sia scrive e co-produce “Reaper”.  Arriviamo a “Footprints” estratto da un gruppo di canzoni scritte per l’album del 2013 di Beyoncé, a seguire troviamo la sorprendente “Sweet design”, costellata di influenze, richiami e spunti  che rendono l’ascolto del brano decisamente curioso. Il sipario si cala sulle note di “Space between”, una ballad in cui la potente vocalità di Sia si fonde con un insieme di fantasmatici riverberi, scelti per chiudere in modo suggestivo un disco  eterogeneo, in grado di offrire sfumature interpretative sempre nuove.

 Raffaella Sbrescia

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Video: Alive


TRACKLIST

Bird set free
Alive
One million bullets
Move your body
Unstoppable
Cheap thrills
Reaper
House on fire
Footprints
Sweet design
Broken glass
Space between

 

TheRivati: un blues tutto da godere nel nuovo album “Black from Italy”

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Con “Black From Italy”, la band napoletana denominata TheRivati, composta da Paolo Maccaro (’85, voce e testi), Marco Cassese (’82, chitarra), Stefano Conigliano (’88, batteria), Antonio Di Costanzo (’87, basso), Saverio Giuliano (’84, Sax Tenore) arriva al secondo lavoro discografico ufficiale compiendo un nuovo importante passo verso la ricerca di un suono che, sebbene faccia riferimento al leggendario Neapolitan Power degli anni ‘70, sta riuscendo a tessere i cardini di un nuovo filone musicale valido e riconoscibile. Il progetto musicale del frontman Paolo Maccaro fonde, infatti, il blues e i suoi “derivati” con la musica italiana, le influenze della tradizione napoletana e i richiami di quella afroamericana. Con la produzione esecutiva dell’album firmata dal rapper Clementino, presente come featuring nella traccia “Emigrante”, nonché fratello del cantante dei TheRivati, quest’album intende tratteggiare a grandi linee un paese allo sfascio e la vita dell’italiano medio che si barcamena tra l’arte dell’acchiappanza” e una tragica mancanza di opportunità. Nelle dieci tracce che compongono questa cooproduzione tra l’ etichetta discografica napoletana Jesce Sole e della stessa band – i TheRivati continuano il loro personalissimo percorso musicale perseguendo un  concept specifico già a partire dal titolo: “Black from Italy” riconduce al duplice significato di nero, nel senso di “sporco che viene dall’Italia” e quello prettamente musicale di una delle poche band di black music nel panorama Italiano.  Pezzi come “Italy”, “Emigrante” (con la collaborazione di Clementino e Dario Sansone dei Foja) e “Addore”, dipingono il Bel Paese come una nazione fatta da individui che pensano a farsi la guerra tra loro invece di unire le forze per far funzionare il paese, la classica “guerra tra poveri” che non fa altro che inaridirci al centro di un circolo vizioso da cui desideriamo solo di poter uscire. In “Posteggia” (termine di uso comune tra i giovani napoletani) si esalta l’arte dell’ “acchiappanza” con tagliente ironia. Un sassofono imperioso ed un basso sornione ci introducono la trama di “Cassio’s blues” incentrata su un amore finito, dannata e fumosa “Black woman, ancora una commistione tra sacro e profano in “Hallelujah hallelujah!”. A metà strada tra mito e leggenda “Mr.Johnson”, un omaggio alla leggenda di Robert Johnson, il bluesman che vendette l’anima al diavolo per imparare il blues e lasciare una traccia nella Storia. Impareggiabile la bellezza fuori dagli schemi di “Comm è difficile”, una ballad d’amore autentica, verace, diretta, travolgente così lo è il suono dei TheRivati. Non rimane che ascoltarli live.

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

01- Italy

02 – Addore

03 - Cassio’s Blues

04 – Posteggia

05 – Black woman pt.1

06 – Black woman pt.2

07 – Hallelujah hallelujah!

08 – Comm’è difficile

09 – Emigrante ft. Clementino & Foja

10 – Mr. Johnson

 Video: Black Woman

Black from Italy Tour:

29/01 | Parma – Circolo Arci Zerbini

30/01 | Sanremo (IM) – Torrefazione

06/02 | Noto (SR) – Voodoo

07/02 | Barcellona Pozzo di Gotto (ME) – Perditempo

20/02 | Milano – Ohibo’

21/02 | Roma – Le Mura

26/02 | Santa Maria a Vico (CE) – SMAV

03/03 | Perugia – Marla

12/03 | Bologna – Arteria

19/03 | Policoro (MT) – Absolute Cafè

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