Snap live, Arenile Reload in love with 90′s

Thea Austine e Turbo B

Thea Austine e Turbo B

Continua la stagione musicale dell’Arenile Reload di Napoli che, lo scorso 29 marzo, ha ospitato sul proprio palcoscenico gli Snap. Si è trattato di un vero e proprio tuffo indietro nel tempo quando, agli albori degli anni ’90, i produttori Luca Anzillotti e Michael Münzing diedero vita all’ambizioso progetto che scalò le classifiche di tutta Europa, grazie alla fortunata miscela di due generi molto diversi tra loro come l’Hip Hop e l’Eurodance.

La carica esplosiva e la carica aggressiva dei due performer Thea Austine e Turbo B sono gli indiscussi elementi chiave che hanno arricchito e completato un repertorio non vastissimo.

Turbo B

Turbo B

Tra i brani più apprezzati dal pubblico naturalmente “The Power” e “ Rhythm is a dancer” eppure gli Snap sono stati in grado di rivisitare i loro stessi brani integrandoli con le più svariate contaminazioni, passando, tra le altre canzoni, dalla contemporanea “Get Lucky” dei Daft Punk alla molto meno recente “The Rythm of the night” di Corona.

Thea Austine

Thea Austine

Techno, acidhouse, drum’n bass convergono nel calderone dance degli Snap che, con “Ooops Up”, “Cult of Snap!”, “Mary Had a Little Boy”, “Welcome to Tomorrow” provarono ad essere i precursori della dance, un movimento musicale che, nonostante gli alti e bassi, è riuscito a mantenere intatto un fascino senza tempo. Dopo il concerto degli Snap, la serata è proseguita con gli interventi in consolle del trio di dj composto da Marco Corvino, Roberto Biccari e Claudio Cerchietto per una notte incurante delle lancette dell’orologio.

Raffaella Sbrescia

Video: “SNAP live, NOI ARE IN LOVE WITH 90′S”

Enrico Rava e Andrea Pozza ci mostrano “certi angoli segreti” del jazz

Enrico Rava 3

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 29 marzo, presso l’Auditorium Salvo D’Acquisto di Napoli, il terzo ed ultimo concerto previsto dalla rassegna  “I Colori del Jazz”, prodotta dal Live Tones. Protagonisti del palcoscenico il celeberrimo Enrico Rava alla tromba e Andrea Pozza al pianoforte, due veri e propri fuoriclasse che, insieme, hanno conquistato l’affollata platea partenopea.

Partendo dal presupposto che si sta parlando di musicisti di fama internazionale, straordinariamente preparati dal punto di vista accademico, l’aspetto che, più di altri, rimane impresso è sicuramente quello legato alle speciali doti interpretative con cui i due artisti sono riusciti a trasformare toni e significati di ciascun brano. Risulterebbe superfluo sottolineare gli innumerevoli successi ed il consenso mondiale che Enrico Rava ha saputo conquistarsi nel corso di una carriera a dir poco stellare perché, anche chi  non ascolta jazz abitualmente e non conosce il grande repertorio da cui egli è solito attingere materiali e ispirazioni, sa rendersi perfettamente conto che il suono della sua tromba è un richiamo ancestrale alla bellezza.

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Rava e Pozza hanno spaziato tra  melodie e brani tratti dalla miglior tradizione jazzistica, dagli standards più antichi, tratti dal repertorio di Miles Davis e Chet Baker, a qualche incursione nella musica brasiliana di Jobim fino a brani composti dallo stesso Rava; il tutto elaborato in maniera originale ed estemporanea. Il tocco delle dita di Enrico Rava assume la fisicità di una ritualità inquieta, pronta a stravolgere suoni e pensieri. Elegante e consapevole, l’andatura del suo suono rappresenta un monito algido e austero in grado di trasformarsi, da un momento all’altro, lasciando che le increspature strumentali di Andrea Pozza s’intersechino come temibili cavalloni all’interno della melodia.

Enrico Rava Ph. Luigi Maffettone

Enrico Rava Ph. Luigi Maffettone

Enrico e Andrea hanno saputo lasciarsi andare ad un giocoso scambio di intro e out, prima sulle note di uno standard americano, poi su volteggi di “Certi angoli segreti”. Il brano di Rava rappresenta una ricerca strumentale verace e vorace in cui il pianoforte rimane coinvolto in un’affannoso gioco amoroso; un continuo rincorrersi e ritrovarsi dedicato a Nino Rota.

 Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Sulle note di “Retrato em braco e Preto”, Rava e Pozza ripercorrono la costruzione del suono, segmento per segmento, niente è lasciato al caso eppure una grossa percentuale di quello che abbiamo sentito è soprattutto frutto della personalità dei musicisti in questione. Questa è, forse, una delle caratteristiche più affascinanti del jazz: si passa da un’energia frizzante, “malupina” e beffarda alla cupa drammaticità  di un soffio finale nella tromba. Il lirismo e le infinite capacità improvvisative di Rava trovano terreno fertile nella padronanza che Andrea Pozza ha del pianoforte, insieme viaggiano nel tempo e tra i generi musicali, vanno da “Cheek to Cheek” alla bossanova e in questo viaggio c’è tanto spazio anche per il pubblico che, su invito di Rava, si lascia coinvolgere in una corale esperienza di compartecipazione che, insieme all’ultimo bis, ha segnato la conclusione di una serata davvero speciale.

Raffaella Sbrescia

Perturbazione live a Napoli tra fiumi di note e sudore

Perturbazione live@ Duel Beat

Perturbazione live@ Duel Beat

La macchina sforna note del Suo.Na continua a mietere successi. Ultimo, in ordine di tempo, il concerto dei Perturbazione, tenutosi lo scorso 27 marzo presso la Sala 1 del Duel Beat di Agnano. La band made in Rivoli, provincia di Torino, è approdata a Napoli, caricata a molla, per una serata fatta di canzoni cantate a squarciagola e di fiumi di sudore. Ad inaugurare l’evento il sofisticato djset di Irene Ferrara, regina della movida partenopea, e i Borderline che hanno eseguito brani inediti, voce e chitarra, per dare spazio a urlate riflessioni esistenziali. Cinque brani che lasciano intendere l’esistenza di una gioventù ancora attenta a ciò che smuove il mondo che ci circonda… da approfondire.

Alle 23.30 salgono sul palco i beniamini della serata: Tommaso Cerasuolo (voce), Gigi Giancursi (chitarra), Elena Diana (violoncello), Cristiano Lo Mele (chitarra), Rossano Antonio Lo Mele (batteria), Alex Baracco (basso) si lasciano subito travolgere dal gran calore con cui il pubblico di Napoli li accoglie. L’elettronica la fa da padrona in “Musica X”, primo brano in scaletta, seguito da “Se mi scrivi” e dalla fresca e coinvolgente “Diversi dal resto”. I Perturbazione rappresentano uno dei frutti migliori che il sottobosco della musica italiana ci propone, ascoltarli dal vivo è una gioia per gli occhi e per le orecchie.

Allegra è anche “Buongiorno Buonafortuna”, un po’ meno il testo de “Il senso della vite”: “Col senso della vite vai incontro a frustrazioni, non trovi il verso giusto  è come scrivere canzoni”, cantano i Perturbazione, che hanno un’idea molto chiara di cosa significhino le parole sacrificio e passione. La musica della band piemontese è fresca, è carica, è, in una parola, bella. I testi riescono ad offrire una chiave di lettura diversa della quotidianità e questo rappresenta un importante punto a favore dei Perturbazione che non si risparmiano nemmeno per un momento.

Perturbazione live

Perturbazione live

La scaletta continua sulle note del brano sanremese “L’Italia vista dal bar”: “questi siamo noi, poeti, santi ed avventori e mediamente eroi”, dice il testo della canzone, dipingendo un fedele ritratto del popolo italiano. “Se l’amore è un gioco quali regole ti dai?” , questo il leit motiv di “Battiti per minuto”, uno dei brani più apprezzati dal pubblico, seguito dal ritmo travolgente di “Questa è Sparta” e dall’arrangiamento romantico di “Baci vietati”. “Mondo tempesta” lascia che l’elegante ed irrinunciabile fascino del violoncello di Elena Diana  regali un’aura speciale al brano. “Non è la fatica è lo spreco che mi fa imbestialire, non è la fatica è lo spreco”, canta Tommaso in “Del nostro tempo rubato”. Lo spettacolo non conosce intervalli, i Perturbazione proseguono implacabili con la loro super scaletta. Subito dopo “La vita davanti” arriva “L’Unica”, il brano che ha riscosso un grande successo durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo e che ha letteralmente fatto scatenare tutti i presenti. Al sopraggiungere dei bis c’è spazio per “Chiticapisce”,  l’intima magia di “Agosto” e “Nel mio scrigno” per non lasciare niente in sospeso in un  live di ineccepibile qualità.

Raffaella Sbrescia

Piers Faccini live a Napoli per il Suo.Na

Pier Faccini

Pier Faccini

Si è tenuto lo scorso 21 marzo il secondo appuntamento della rassegna Suo.Na, interamente dedicata alle realtà musicali più interessanti del momento. Protagonista del palcoscenico della Sala 3 del Duel Beat di Agnano a Napoli, il cantautore anglo-italiano e polistrumentista Piers Faccini. “Between Dogs and Wolves”, tra cani e lupi, è il titolo del suo ultimo disco che ben descrive anche l’irrispettoso e rumoroso pubblico che l’elegante e delicato artista si è  ritrovato a fronteggiare. La serata, ad ingresso gratuito per la riapertura della sala dell’ex cinema, voleva essere un regalo speciale e prezioso da parte degli infaticabili organizzatori della kermesse ma ben pochi hanno saputo apprezzarlo. La musica malinconica e cosmopolita di Piers trova le sue vie di espressione attraverso un dolce ed incisivo finger picking, accompagnato da una leggera batteria e dal suggestivo suono di un’armonica a bocca. Una manciata di canzoni intrise di intime  sfumature, continui e articolati rimandi musicali e suggestivi innesti culturali sono i tratti salienti della musica di Piers Faccini. Nessun effetto speciale, niente luci colorate o sbuffi di fumo: solo la voce, calda e coinvolgente, miscelata al folk anglosassone, iniettato di autentico blues, sono le “armi” con cui Piers ha provato a conquistare la selvaggia platea del venerdì sera, senza tuttavia riuscirci. Ci resterà l’indelebile ricordo delle intense parole di “Uncover my eyes”, l’ultimo atto performativo del song writer:

“Crowds were gathered at the waters’ edge
While in each face and hand
A million stories there to tell
A tale for every man

I’ve heard all the answers
But none that fit the question
Is there a way to silence
There’s the revelation

Sing heart, sing
Sing heart, sing
Sing heart, sing
A river flows in my veins”

Raffaella Sbrescia

I Colori del Jazz: Zanisi, Ponticelli e Paternesi artigiani del suono

Ph © Luigi Maffettone

Ph © Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 21 marzo il secondo appuntamento musicale della rassegna “I Colori del Jazz”. Protagonisti del palcoscenico dell’Auditorium Salvo D’Acquisto di Napoli Enrico Zanisi al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso ed Alessandro Paternesi alla batteria. Tre giovani talenti che, grazie al loro ricco e prestigioso background, sia accademico che artistico, hanno saputo calarsi nelle vesti di artigiani del jazz, catalizzando l’attenzione di un pubblico attento ed esigente sulle note di “Keywords”, l’album strumentale prodotto da Cam Jazz e realizzato a sei mani da Zanisi, insieme al contrabbassista americano Joe Rehmer e ad Alessandro Paternesi.

Enrico Zanisi Ph © Luigi Maffettone

Enrico Zanisi Ph © Luigi Maffettone

I primi brani proposti sono “Recitativo” e “Power Fruits”: la prima composizione è leggera e vellutata, l’intento dei tre musicisti sembra quasi quello di voler disporre tutto il necessario per lasciare che l’animo possa distogliersi da qualsiasi altro pensiero. Nei volti di Enrico, Francesco e Alessandro s’intravede un’intima connessione con il flusso delle note, sguardi, gesti e mimica facciale sono un tutt’uno con il ritmo, ogni movimento è necessario a quello successivo. Con “Power Fruits” il sound è più fluido, il contrabbasso fa da spina dorsale ad un pianoforte nevrotico che coinvolge e veicola gli isterismi della batteria, fino alla chiusura che, in maniera ciclica, sigilla il vortice dell’intro. Solenne ed intimista è l’apertura di “Ou revoir”: Zanisi si accartoccia su se stesso mentre il denso fluttuare delle bacchette di Paternesi disegna un inaspettato crescendo tonale, per poi lasciarsi andare ad un delicatissimo ultimo affondo.

Francesco Ponticelli Ph © Luigi Maffettone

Francesco Ponticelli Ph © Luigi Maffettone

Breve, intenso e corposo è “Claro”, seguito da “Corale”, che lo stesso Zanisi introduce come “intervento atavico”. L’enigmatica eleganza di “Beautiful lies” è incorniciata da toni grevi e drammatici, note tortuose e decise conferiscono una potenza virile al brano che, tuttavia, si lascia sedurre da un finale latineggiante. La costruzione manuale del suono e la maniacale cura del dettaglio emergono in tutta la loro preziosità in “Equilibre”, un brano dotato di un corpus altisonante. A seguire “Magic numbers”, scandito, nota per nota, con un’attenzione a tratti anacronistica. L’ultimo brano, prima del bis, è la travolgente  “Traumerei” di Robert Schumann  che, sorniona e lasciva, invoglia i tre ad improvvisare un travolgente botta e risposta strumentale finalizzato a cesellare i rifinimenti di una serata d’arte.

Raffaella Sbrescia

I Nobraino inaugurano il Suo.Na con un concerto memorabile

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Foto di: Manuela Zingone (ManovHella Zingoide)

Apertura col botto per la rassegna musicale Suo.Na, il ritmo delle cose belle”., organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Wasabee e Bulbartworks.  Lo scorso 14 marzo si è tenuto, infatti, il concerto dei Nobraino, presso la Casetta della Musica in Via Barbagallo a Napoli, e si è trattato di un evento letteralmente spettacolare.

Con l’open act affidato ai talentuosi The George Frevis Band, i presupposti per una serata di buona musica si erano già intravisti tra testi consistenti ed un irresistibile tocco folk, rigorosamente acustico. Sette brani per scaldarsi dopo la lunga attesa al freddo di fine inverno fino al momento catartico:  Lorenzo Kruger e soci invadono il palco tra l’entusiasmo generale. Il colpo d’occhio è senza dubbio notevole:  gli artisti indossano  tutti coloratissimi abiti vintage, gli abbinamenti lasciano subito trasparire delle personalità molto forti e soprattutto libere da vincoli e pronte alla sperimentazione. Le impressioni iniziali trovano conferma nella carica elettrica di arrangiamenti strumentali assolutamente eterogenei e nella spettacolare teatralità che caratterizza movimenti, sguardi e utilizzo degli strumenti. Questa tipologia di interazione col pubblico ha scatenato una reazione di catalizzazione nello spettatore che, coinvolto in una sorta di girone infernale, non ha potuto esimersi dal prendere attivamente parte ad una vera e propria festa. A prescindere da sesso, età e preferenze musicali, un live dei Nobraino rappresenta un’esperienza molto interessante, soprattutto grazie ai canali di dialogo che il gruppo romagnolo riesce a stabilire attraverso le più svariate forme espressive. Ogni singolo strumento, oggetto, filo presente sul palco viene letteralmente consumato dagli artisti, che se ne servono per tessere le fila di una ragnatela di note che non lascia scampo. Rimandi, citazioni, cover e grandi successi del proprio repertorio sono il pane quotidiano dei Nobraino che s’impossessano di quello che trovano infarcendolo con un ingrediente speciale: una massiccia dose di ironia, che tutto distrugge e tutto dissacra, senza mai perdere di vista la salvaguardia dei valori più importanti.

Il mattatore della serata è, manco a dirlo, Lorenzo Kruger, cantante, attore, poeta e saltimbanco: i suoi occhi, le sue mani, le sue gambe non si fermano nemmeno per un attimo, per ogni canzone in scaletta ha un cappello diverso da indossare, emozioni da comunicare. Tenendosi appeso ad una corda canta proteso sul pubblico, scende dal palco per pogare con i fans più scatenati, canta nella cornetta di un telefono, in un autoparlante, sulla cima di uno scaletto, fuori alla Casetta della Musica, mentre la band continua a suonare all’interno, rasa i capelli di un fan a zero, mentre intanto continua a cantare facendo incazzare anche la signora del bar per essere salito sul suo bancone cantando un’irresistibile versione rock de “l’Italiano” di Toto Cutugno. Ma partiamo dall’inizio: la scaletta comincia con la triade composta da “Il muro di Berlino”, “Un’altra ancora”, “Sotto al letto” per poi continuare con “Lo scrittore”: “Ti scrivo ettolitri di endecasillabi, pensarti tutta quanta è quel che un uomo vuole, e a furia di desiderarti, di descrivere le parti del tuo corpo m’hai ridotto a uno scrittore”, canta Lorenzo,  mentre “Esca viva” e una double version de “Il bigamionista”, eseguita anche in acustico dai 2 Fornai, surriscaldano il pubblico. A seguire “Jacques Pèvert”, “Endorfine” e due interessanti reinterpretazioni di due canzoni di De Andrè come “La ballata di Michè” e “Hotel Supramonte”: la vocalità molto cavernosa e virile di Kruger riprende molto da vicino quella dello scomparso cantautore genovese ed il risultato di questo esperimento risulta molto piacevole.

nobrainoLa scaletta dei Nobraino è ferratissima: il gruppo esegue “Luce”, seguito da un irriverente medley strumentale. Subito dopo si torna a fare sul serio con “Via Zamboni”, “Il Semaforo” e la riuscitissima cover di “Clandestino”, il noto brano di Manu Chao, ovviamente rivisitato e corretto in chiave rock. Ironia spaccona quella di “Bella Polkona” e de “Il record del mondo”, richiami al sesso sfrontato e libero in “Tradimentunz”, divertimento spartano è quello della già citata “L’Italiano” di Cutugno e di “Bademeister”. Dopo  la rasatura a zero di un fan, eseguita sulle note del bel testo contro la guerra di “Mangiabandiere” arriva il momento del rush finale: “”Film muto”, la cover di “Via con me” di Paolo Conte”, “Bifolco” e “Signori della Corte” completano il viaggio all’interno della  particolarissima discografia dei Nobraino, senza contare la poesia dell’immagine di Lorenzo Kruger che canta le ultime due canzoni in cima ad uno scaletto: “Alla luce dei fatti di cui sono a conoscenza posso dire con certezza di non essere più pazzo di un cavallo, al limite più bello, ammessa dimostrabile la pazzia dell’animale già citato da me considerato spesso metro di misura per mentali inefficienze… umane deficienze. All’epoca dei fatti ero un grande sognatore della razza che la vita la vivono col cuore, descrivevo con disprezzo la società del capitale e l’amarezza del sudore, il puzzo del sudore”, canta Lorenzo, dipingendo la cornice perfetta di una serata da ricordare.

 Raffaella Sbrescia

Erica Mou: un incantesimo di note a Scafati

Erica Mou

Erica Mou

“In questa giungla di abitudini per andare avanti sposto i rami, ma mi tornano in faccia…” cantava Erica Mou, lo scorso 8 marzo, incantando il pubblico del Circolo Culturale Tenax di Scafati. Armata del suo viso angelico, della sua voce vellutata e cristallina, nonché della sua fida chitarra, Erica Musci si è ritagliata un prezioso spazio di un sabato sera qualunque, lasciando che la potenza evocativa delle proprie parole s’infiltrasse tra le membrane delle persone accorse ad ascoltarla. Bando a luci, fronzoli, fili e scalette, Erica si è messa a nudo porgendo la propria arte a tutti quelli che avevano il desiderio di conoscerne un po’. “Mettiti la maschera”, “Non dormo mai”, “Fili”, “Giungla” hanno svelato gli strati di un’anima sensibile, curiosa, espandibile: viva.

Il pubblico del circolo culturale Tenax di Scafati

Il pubblico del Circolo Culturale Tenax di Scafati

Canzone dopo canzone le barriere sono cadute, il binomio artista-pubblico si è trasformato in un coagulo di emozioni, grazie alla voglia di ricordi, di illusioni, di sogni. In una sala semi-buia, tra occhiate fugaci e sorsate di birra,  “La neve sul mare”, “Domenica”, “Vorrei dirti un sacco di cose adesso” sono ovattati batuffoli con cui coccolare le ferite dello spirito, fotografie di gesti piccoli, eppure essenziali, per ricordarci chi siamo e cosa sogniamo. Erica ha ripercorso il proprio repertorio, tra gemme antiche e nuove come “Contro le onde”, la title track del suo ultimo album, il successo sanremese “Nella vasca da bagno del tempo” e la immaginifica “Oltre”: “oltre le apparenze, oltre le stupide credenze, oltre le lotte, oltre stanotte, portami, portami, portami, portami”, canta Erica, dando anima e respiro ad un’intensa richiesta d’amore.

Erica Mou

Erica Mou

A seguire il dittico femminile “Mentre mi baci” e Infiltrazioni”, il saliscendi sonoro de “Il Ritmo”, le intime confessioni di “E mi”, i desideri de “Il genio” e la potenza onirica di “Romanzo storico”. Gocce di sogni e di tempo scorrono inesorabilmente nel calderone di birra e chiacchiere delle terrazze circostanti, fino al sopraggiungere dei bis: “Epica”, “Sera d’acqua” (eseguita dal vivo dopo 4 anni), un accenno di “Que sera sera” e la bellissima “Dove cadono i fulmini” sono gli ultimi ingredienti della magica pozione di Erica che è riuscita, ancora una volta, a compiere il suo incantesimo di note.

Raffaella Sbrescia

“Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo”: il musical dei record arriva a Napoli

Romeo e Giulietta ©Alessandro Dobici

Romeo e Giulietta ©Alessandro Dobici

Quella di Romeo e Giuletta è “una storia d’amore che assomiglia a mille storie d’amore, eppure mille storie d’amore non fanno questa storia”. Così c’è scritto nella presentazione del cd book contenente 14 delle 45 canzoni che compongono “Romeo e Giuletta. Ama e cambia il mondo”, l’applauditissimo musical ispirato alla celebre opera di William Shakespeare che, reduce da 121 repliche, approderà al Teatro PalaPartenope di Napoli dal 9 al 13 aprile 2014. Ad un mese dall’evento, il produttore e “mercante di sogni” David Zard ha annunciato, in conferenza stampa, che, dei 12.000 biglietti disponibili, 4.500 sono già stati venduti, a dimostrazione del nutrito seguito di cui gode questa prestigiosa produzione.

Tebaldo e Mercuzio ©Alessandro Dobici

Tebaldo e Mercuzio ©Alessandro Dobici

“Lame, veleni, feste, funerali, parenti e serpenti, vecchi morti in vita e giovani vivi oltre la morte” hanno conquistato  più di 220.000 spettatori e, con la regia di Giuliano Peparini, le musiche di Gérard Presgurvic e i testi di Vincenzo Incenzo, l’opera è sicuramente vicina a cifre record con 45 artisti su un palco di 550 mq, 23 cambi scena, 270 costumi, 40 tecnici, 15 persone alla produzione, 6 specialisti della comunicazione, 122 facchini e 13 bilici. Una produzione sui generis che, secondo le parole di Zard: «E’ uno spettacolo che intende coinvolgere i sensi degli spettatori a 360 gradi, un’opera lirica moderna  che abbiamo messo su con grande ambizione, anche attraverso la selezione di artisti da cui si potesse assorbire energia». Presenti in sala stampa anche alcuni membri del cast: Gianluca Merolli (Tebaldo), Giulia Luzi (Giulietta) e Luca Giacomelli (Mercuzio). Tutti e tre si sono mostrati molto entusiasti delle date partenopee e fiduciosi nel caloroso contributo che il pubblico partenopeo ha riservato loro, anche durante alcune repliche romane dello spettacolo. «Il vero produttore di quest’opera, ha poi continuato a spiegare David Zard, è mio figlio Clemente. Entrambi siamo convinti che si tratti del più bel spettacolo mai visto in Italia, forse in Europa. Vorrei anche dire che desideravo mettere in scena questo musical all’Arena Flegrea di Napoli, un luogo fatto apposta per avere il pubblico dentro la scena ma, dopo aver visto lo stato di abbandono in cui la struttura si trovava, ho dovuto abbandonare questa idea, ha rivelato, affranto, il celebre producer.  “Ama e cambia il mondo”, questo è, dunque, il mantra di un’opera che rivendica il diritto all’amore, aldilà di confini, delle etnie, dei pregiudizi e delle bandiere. “Ama e cambia il mondo” è, in sintesi, la rappresentazione del cerchio della vita, che ogni giorno miracolosamente si compie.

Raffaella Sbrescia

Fiorella Mannoia omaggia Lucio Dalla con “A te”

Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia

Lo scorso 27 febbraio è andato in onda “Canzone A te. Omaggio a Lucio Dalla”, il primo di alcuni speciali dedicati alla grande musica italiana, che andranno in onda su RAI 1. Protagonista della prima puntata, Fiorella Mannoia ed il suo omaggio a Lucio Dalla, un artista a cui lei era molto legata, specialmente dal punto di vista umano. Suddiviso per capitoli, scanditi da interventi parlati e stralci del concerto tenutosi lo scorso 23 dicembre presso l’Auditorium Parco della Musica a Roma, lo speciale, della durata di un’ora, si è trasformato in un prezioso racconto tra musica e parole: ricordi, aneddoti, incontri, screzi, riappacificazioni, emozioni di una vita.

mannoia 2Accompagnata dall’Orchestra Sesto Armonico, Fiorella Mannoia ha reinterpretato alcuni grandi successi di Lucio Dalla, contenuti anche in  “A Te”, l’album-tributo, registrato in presa diretta, che ha visto la partecipazione della band di Fiorella Mannoia e di cinque maestri che hanno curato gli arrangiamenti delle canzoni: Peppe Vessicchio, Pippo Caruso, Marcello Sirignano, Paolo Buonvino, Stefano Zavattoni. Sul palco con Fiorella anche le voci di Ron sulle note di “Felicità” e “Piazza Grande” e Alessandra Amoroso che ha duettato con Fiorella ne “La sera dei miracoli”.

mannoia 4Visibilmente emozionata, l’elegante Fiorella ci ha portato per mano lungo un sentiero di note e di sogni tra “Stella di mare”, “Milano”, “Tango”, “La casa in riva al mare”, “Cara”, “Chissà se lo sai”, “Sulla rotta di Cristoforo Colombo”, “Se io fossi un angelo”. Lei, scherzosamente chiamata Rosalba da Lucio, non ha tralasciato i particolari come la particolare intonazione del famosissimo ritornello di “Caruso”, purtroppo storpiato da tanti cantanti nel corso degli anni, ed una speciale versione di “Attenti al lupo”. «Lucio amava stare tra la gente, ascoltarla, viverla», ha spiegato Fiorella e, forse anche per questo, ha voluto inserire uno stralcio di quella speciale serata in Piazza Grande quando, insieme a Giuliano Sangiorgi, la cantante romana cantò “Anna e Marco”. Così Fiorella ha voluto omaggiare, a suo modo, l’uomo che “fischiava nel cappuccino” e saltava da un’ottava all’altra. Proprio lei,  che dice di aver ricevuto molto più di quanto potesse anche solo immaginare, ci ha fatto un  regalo davvero prezioso.

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo: la vincitrice è Arisa

Arisa

Arisa

Cala il sipario sulla 64 ma edizione del Festival della canzone italiana e sul trono c’è Arisa. La cantante lucana si aggiudica la vittoria, inseguita da tempo, con il brano intitolato “Controvento”, scritto dall’ex fidanzato Giuseppe Anastasi. Con un percorso lineare e senza sbavature, l’artista non si è scomposta nemmeno al momento del fatidico annuncio, d’altronde aveva ammesso, fin dall’inizio, di essere andata a Sanremo con l’obiettivo di vincere. Gli altri due finalisti sono Raphael Gualazzi & The Bloody Beedroots che, con “Liberi o no” hanno dato vita ad un progetto musicale sicuramente innovativo ed anticonvenzionale. Sull’ultimo gradino del podio c’è Renzo Rubino: la sua “Ora” ha indubbiamente beneficiato dell’istrionica interpretazione del giovane cantautore che meritava, forse, qualcosa in più.

Cristiano De Andrè

Cristiano De Andrè

Per quanto riguarda i premi della critica i Perturbazione si aggiudicano il Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla con il brano “L’unica” mentre Cristiano De André, con “Invisibili”, ha vinto il Premio della Critica “Mia Martini” – Sezione Campioni e il “Premio Sergio Bardotti” per il Miglior Testo del festival. Anche Luciana Littizzetto ha assegnato i suoi esilaranti premi: “Non c’è mutanda che tenga” a Renga , “Il Mercalli” ai Perturbazione, il “Brandacujun” a Fabio Fazio, “Premio Frangia” a Noemi, “Premio antifurto di casa” ad Antonella Ruggiero, “Premio attori non protagonisti” agli orecchini di Francesco Sarcina, “Premio famiglia più numerosa in platea” a Rocco Hunt ma soprattutto il “Premio palle d’acciaio” all’Orchestra del Festival.

Maurizio Crozza e Fabio Fazio

Maurizio Crozza e Fabio Fazio

Grande successo anche per il lungo e brillante intervento di Maurizio Crozza: «Abbasserò il pil ma aumenterò il pilates, passerò dalle tute blu al bluetooth, farò una riforma al mese e la prima riforma sarà far durare il prossimo mese di marzo due anni e mezzo», dice il comico imitando il neo premier Matteo Renzi, ma il top è stata la validissima prova canora sulle note di “Madamina il catalogo è questo”, tratta dal “Don Giovanni’ di Mozart”, prontamente rivisitata per l’occasione: «Anghelina il catalogo è questo, di tesori ne abbiamo un fottìo, con miliardi 240 rimontiamo Pompei a Berlino, con 300 seghiamo il Cervino, te lo montiam tra vasca e bidet, che da voi non c’è». Crozza punta il dito anche contro la “cazzata più grande dell’universo” detta, qualche giorno fa, da John Elkann sui giovani che stanno a casa: «I giovani stanno a casa soprattutto perché non hanno ereditato la Fiat da tuo nonno», dice il comico tra gli applausi. Infine, una frecciatina anche per Grillo, parlando di Napoleone, che avrebbe rischiato di nascere a Genova: «A Genova c’è già nato Beppe Grillo: ti immagini un altro pazzo mitomane. Sarebbe stato troppo».

Luciano Ligabue

Luciano Ligabue

Pubblico in visibilio con l’arrivo di Luciano Ligabue, che in veste di super ospite, ha emozionato il pubblico con “Certe notti”, una meravigliosa versione acustica de “Il giorno di dolore che uno ha” e le più recenti “Il sale della terra” e  “Per sempre”, tratte dal nuovo album “Mondovisione”, già vincitore di ben 5 dischi di platino. Davvero intensa e, per certi versi, straniante, l’interpretazione che il giovane e talentuoso cantante belga Stromae ha fatto del suo ultimo successo intitolato “Formidable”: l’artista ha interpretato un personaggio ubriaco e abbandonato a sé stesso lasciando il pubblico interdetto…ottima prova.

Pif

Pif

L’ultima considerazione va a Pif: Pierfrancesco Diliberto ha ottenuto consensi unanimi per il suo brillante lavoro di costruzione del Pre-festival, ironicamente intitolato “Sanromolo”. I suoi clip realizzati dal regista hanno offerto un nitido di ritratto del dietro le quinte con stralci di party, retroscena, collezionisti di foto e autografi, starlette in cerca di notorietà mentre, tutt’intorno, la città in fermento e l’economia locale beneficiavano del clamore generato dal carrozzone festivaliero; una questione di talento naturale.

Infine una buona notizia: il Sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato ha annunciato, proprio all’ultimo minuto, che lunedì saranno stanziati 150 mila Euro per salvare l’Orchestra Sinfonica di Sanremo e che  100 mila  euro  saranno devoluti a favore del Club Tenco.

La classifica finale completa:

1) Arisa
2) Raphael Gualazzi  & The Bloody Beetroots
3) Renzo Rubino
4) Francesco Renga
5)Noemi
6) Perturbazione
7) Cristiano De André
8) Frankie hi-nrg
9) Giusy Ferreri
10) Francesco Sàrcina
11) Giuliano Palma
12) Antonella Ruggiero
13) Ron

Raffaella Sbrescia

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