Emis Killa live a Napoli, il live report del concerto

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Il noto rapper milanese Emis Killa, all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, classe 1989, è stato in concerto alla Casa della Musica di Napoli lo scorso 24 aprile, recuperando la data del 4 aprile, che non ebbe luogo a causa di un improvviso malore dell’artista. Come sempre calorosissimo, il pubblico ha risposto con grande affetto alla venuta del proprio beniamino che, nonostante la giovane età, ha già avuto occasione di farsi apprezzare dai colleghi e dalla stampa specializzata grazie alla scrittura di testi pregni di contenuto intimistico, decisamente diversi da quelli che ci hanno abituato ad ascoltare gli ormai numerosi rapper in circolazione nell’ultimo periodo in Italia.

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

In scaletta molti brani tratti da “Mercurio”, l’ultimo disco di inediti uscito lo scorso ottobre 2013, certificato disco D’oro. Sempre molto presente anche sulla scena mediatica, soprattutto su Mtv e Radio Deejay, Emis Killa sta offrendo al pubblico una reale opportunità di reciproca conoscenza attraverso questo “Mercurio tour”, un live che ripercorre idealmente i passi di una carriera che l’ha visto al centro di importanti riconoscimenti. Passando dall’autoironico “Il Peggiore” a “Il King”, “Esseri umano”, “Soli” (Assieme), “Cashwoman”, “L’erba cattiva”, “Sulla luna” a “MB45″, il brano dedicato a Mario Balotelli a “Straight Raydah”, “Neve e fango”, “Testa vuota” o “Blocco Boyz”, il brano con il testo più provocatorio e ironico fino alla title track “Mercurio”, Emis Killa è riuscito a divertire e a divertirsi senza dimenticare di tenersi il contatto, non solo con il proprio mondo ma anche e soprattutto con il pubblico, pronto a seguire ogni suo minimo passo.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

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Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

 

 

 

Alessandra Amoroso: l’ Amore Puro Tour arriva a Napoli ed è sold out

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso è ormai lontana dai tempo di Amici, il suo  Amore Puro tour semina sold out, ultimo, in ordine di tempo, quello al Teatro PalaPartenope di Napoli lo scorso 19 aprile. L’artista ha trascorso una lunga giornata in città tra collegamenti in diretta tv e l’incontro ravvicinato con i suoi affezionatissimi fan che, attraverso un contest ideato ad hoc, hanno potuto assistere al sound check e sommergerla di regali, lettere e soprattutto tanto affetto.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Una stima infinita che la giovane salentina ha saputo ricambiare offrendo se stessa e le proprie emozioni in un concerto durato circa due ore. L’artista ha dedicato ampio spazio ai brani del suo ultimo disco intitolato “Amore Puro”, realizzato in collaborazione con Tiziano Ferro, uno dei tanti artisti internazionali con cui Alessandra è riuscita ad instaurare un solido rapporto umano e professionale.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

La crescita della Amoroso è tutta da ascoltare ma anche da osservare, da ragazza acerba, Alessandra si è trasformata in una giovane bellissima donna raffinata ed elegante, senza mai dimenticare le proprie origini e le emozioni che, da sempre, rappresentano la sostanza del suo percorso. Sinergico è anche il rapporto con i fan che, fedelmente, seguono ogni suo passo, sempre pronti a sostenerla e a condividere con lei gioie e soddisfazioni.

Alessandra Amoroso con la band Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso con la band Ph Luigi Maffettone

L’anima musicale di Alessandra propende verso una direzione soul, la voce potente e calda  è al servizio di ritmiche dolci e sinuose, finalizzate all’evidenziazione di trame e parole spesso dedicate all’analisi dei sentimenti più reconditi.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Durante il live, idealmente suddiviso in quattro macro fasi, Alessandra ha dato spazio a tutti i più grandi successi della sua carriera passando dai brani contenuti nell’ep degli esordi “Stupida” fino a “Senza Nuvole”, “Il mondo in un secondo” e “Cinque passi in più” trasformando il concerto in una vera e propria festa di abbracci e sorrisi, un altro importante tassello di una carriera destinata a brillare.

Raffaella Sbrescia

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Ancora qualche scatto di Luigi Maffettone:

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

 

The Zen Circus a Napoli, il live report del concerto

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Continuano a gonfie vele gli appuntamenti musicali del Suo.Na la rassegna che sta portando a Napoli alcune delle realtà più interessanti dello scenario musicale italiano. A salire sul palco della Casetta della Musica, in via Barbagallo, sono i toscani The Zen Circus. Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli giungono in terra partenopea per l’unica data campana del tour che li sta portando sui palchi d’Italia, in occasione della recente pubblicazione del loro ottavo disco di inediti, intitolato “Canzoni contro la natura”.

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la serata la controversa esibizione di Giovanni Truppi che si è cimentato alla conquista del pubblico Zen attraverso le sue canzoni a metà strada tra brillante intimismo e strampalata ironia. “Ti ammazzo”, “Il mondo è come te lo metti in testa”, “La domenica”, “Ti voglio bene Sabino”, “Nessuno”, “19 gennaio” sono i brani che il cantautore ha messo sul ricco piatto della serata, offrendo un breve ma interessante saggio delle proprie velleità letterarie.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Pochi minuti per riassettare il palco ed ecco un distinto cinguettìo di uccelli fare capolino tra i grovigli di spine sullo sfondo della scenografia: “Ogni uomo è fatto in un modo diverso dico nella sua struttura fisica, è fatto in un modo diverso, ed è fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e questo sin dal primo momento con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”. Sono le parole di Giuseppe Ungaretti, intervistato da Pier Paolo Pasolini, ad introdurre l’ingresso del Circo Zen in scena.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Canzone contro la Natura” è il primo brano di un concerto ideato seguendo una narrazione espressiva, acuta, rovente e vorticosa. Il disincanto delle precise riflessioni dei Zen Circus si amalgama alla carica espressa da un utilizzo ipnotico ed energico degli strumenti. Il concerto è estremamente tirato non c’è tempo e modo di soffermarsi troppo sui dettagli, quello che balza all’occhio e all’orecchio è una sostanziale visione apocalittica della realtà circostante.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Il pubblico dei Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Colombia”, “Gente di merda”, “20 anni”, “Atto secondo” sono i primi colpi in canna sparati dal trio che, passa dai primi successi agli ultimi brani, in minime frazioni di tempo, mentre giovani anime, affamate di emozioni, pogano a più non posso per lasciarsi cullare dal conseguente sfinimento fisico e sensoriale. La performance degli Zen Circus è decisamente fisica muscoli e visi tesi distruggono corde e resilienze attraverso  un  rock politico e popolare al contempo.

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The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“We just wanna live”, “Andati tutti affanculo”, “L’Amorale”, “Vai vai vai” scorrono via tra furore e disillusione, seguiti da “Vecchi senza esperienza”, “No way”, “I qualunquisti” e “Aprirò un bar”. Il momento nazional-popolare/populista è affidato a “Figlio di puttana”. “Ragazzo Eroe” è l’ultimo brano eseguito prima di una breve pausa, allietata dalla trasmissione di un esilarante pezzo del TG Lercio una denuncia rassegnata e ironicamente cinica.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

L’ultima scarica di energia si riversa tra le note di “Mexican Requiem” Postumia”, l’immancabile “Canzone di Natale” e “L’egoista”. Doverosa è la menzione speciale per “Albero di tiglio”: un’ intelligente e severa ballata in cui un albero-dio ci scuote per bene.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Balli, salti e canti a squarciagola sono la coreografia perfetta per “Viva”, tra i brani più amati del disco “Canzoni contro la natura”. Niente bis per i The Zen Circus, gli ultimi due brani in scaletta sono “Fino a spaccarti due o tre denti” e ”Nati per subire”, l’efficace e schietta conclusione di un concerto adrenalinico, sanguigno e sfiancante.

Raffaella Sbrescia

Loredana Bertè live: la regina del rock conquista Napoli

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Il tornado Loredana Bertè si è abbattuto sul palco del Teatro Acacia di Napoli in occasione della data campana del suo Bandabertè 1974-2004 tour. La ricorrenza  è di quelle speciali, quest’anno ricorre, infatti, il quarantesimo anniversario di carriera della controversa artista, da sempre riconosciuta come uno dei talenti più originali e sovversivi dello scenario musicale italiano. Grande attesa tra il pubblico, che ha entusiasticamente riempito la platea del teatro, testimoniando un invariabile affetto nei riguardi della prolifica Loredana. Alla veneranda età di 63 anni l’artista si è mostrata serena e concentrata, accompagnata da Alberto Linari, Andrea Morelli, Alessandro de Crescenzo, Pier Mingotti, Ivano Zanotti  e Aida Cooper, la Bertè ha cantato moltissimo senza, tuttavia, tralasciare interessanti aneddoti legati alla sua discografia ed un’esplicita polemica mirata al Festival di Sanremo, relativa alla  puntuale mancata consegna del Premio della Critica, intitolato all’indimenticabile e amata sorella Mia Martini.

Loredana BertèAd inaugurare il concerto due videoclip, interpretati dall’attrice Asia Argento, hanno dato vita ai testi di “Io ballo da sola” e “Notti senza luna”. Da sempre interprete delle più intime riflessioni individuali, Loredana ha spesso beneficiato di testi scritti dai più grandi cantautori italiani mantenendo, in ogni caso, sempre intatto il suo riconoscibilissimo stile musicale. Con una voce più graffiata del solito, la Bertè ha proseguito la scaletta con “Re”, “Movie”, “Strade di fuoco”, “Il mare d’inverno” e “I ragazzi di qui”, la canzone ispirata ad una disavventura di Fossati in quel di Harlem. A seguire “Una sera che piove”, “Ragazzo mio”, “Così ti scrivo” e “Mufida”, dedicata al tanto odiato periodo natalizio in cui “le sciure lanciano anatemi sulla città”. Loredana lascia confluire le fitte ed indistruttibili trame della propria anima attraverso la sua voce, ancora pronta ad emozionare ed emozionarsi. Alle sue spalle due grandi schermi riempiti da video e immagini che raccontano la sua vita ma anche quella di Mimì, le memorabili gesta che destarono scalpore ma anche, e soprattutto, immagini oniriche, efficacemente selezionate per costruire un racconto visivo di ciò che è racchiuso nei memorabili testi dell’ampia discografia di Loredana.

berte 2Il concerto non concede pause, la Bertè continua a cantare passando da “Luna” a “Zona Venerdì” fino a “J’adore Venice” e “Angelo Americano”, tratto da “Io”, l’album prodotto da Corrado Rustici. Spazio anche a delle vere e proprie rarità come la versione, cantata interamente in portoghese, del brano del 1985, intitolato “Esquinas”, incisa per l’album “Carioca”. È Aida Cooper ad interpretare la bellissima ed intensa “Dillo alla luna” di Mia Martini. Subito dopo Loredana riprende in mano le redini del concerto mandando il pubblico in visibilio sulle note di “In alto mare”, seguito da “Indocina” e “Ma quale musica leggera”, il singolo scritto per lei da Edoardo Bennato, presente in platea insieme ad Enzo Gragnaniello.

“Fiume Sand Creek” di Fabrizio De Andrè, “Da queste parti stanotte”, scritta sul Mar Baltico, “E la luna bussò”, “Dedicato”, “Non sono una signora”, “Sei bellissima”, la riuscitissima versione di “Ma il cielo è sempre più blu”, in omaggio a Rino Gaetano, “Per i tuoi occhi” , “Ho chiuso con il rock’n roll” sono i grandi successi che scandiscono l’ultima parte di un vero e proprio concerto rock. Gli anni passano ma la grinta e voglia di essere se stessa, sopra e sotto il palco, sono sempre le stesse per Loredana che, forte del proprio sconfinato amore per la musica, sarà ancora in grado di offrirci numerose sorprese.

Raffaella Sbrescia

L’intervista a LoredanaBertè: 

Dente chiude il tour a Napoli. Il live report del concerto

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Si è concluso presso il Teatro Acacia di Napoli il tour teatrale di Giuseppe Peveri, in arte Dente. Il cantautore di Fidenza lascia subito cappello, giacca e sciarpino sull’attaccapanni, posto sul palco, per lasciarsi andare ad un concerto confidenziale ed intimo, seguendo il suo stile semplice ma efficace. Con lui i fidati musicisti di sempre: Signor Solo (tastiere multiple ed organi elettrici), Nicola Faimali (basso e contrabbasso), Gambo (batteria) e Effe Punto, nella veste di factotum.

Sullo sfondo una parete rossa ed una piccola porta bianca, la stanza dei sogni di una vita, quelli dolci e malinconici che ti lasciano sempre un po’ di amaro in bocca e nella testa. Ad aprire il concerto è “Chiuso dall’interno”: “il coraggio finisce qui”, canta Giuseppe, mentre il suo fare bohemienne e la sua fisicità tipicamente skinny ci riportano indietro nel tempo, il tempo di quei cantautori che, negli anni ’70, cantavano giornate perdute e amori appassiti. “Al Manakh”, “Casa tua”, “Saldati” sono i primi colpi a salve con cui Dente colpisce i fianchi del pubblico, smuovendone le budella.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

“Chi semina poesie raccoglie dolore”, confessa Giuseppe, mentre “Dxg”, “Un fiore sulla luna” e “Miracoli” sono la triade di canzoni scandite dal dolce fluttuare di lampadine che, come lucciole luminose, rallegrano gli occhi e lo spirito. “Quest’anno l’amore inciampa a primavera, ho visto il diavolo ieri sera pensare che l’ho invitato io, gli ho dato tutto ciò che avevo ha digerito e se ne è andato via”, queste le parole più inquietanti, tratte dal testo di “Incubo”.

A seguire “Invece tu”, “Casa mia” e “A me piace lei”, caratterizzate dai particolarissimi manierismi attitudinali propri dell’artista. “Sicuramente ho visto più di quello che dovevo avendo gli occhi collegati molto bene con il cuore”, canta Dente in “Sinceramente”, il brano scritto per Arisa, fino al sopraggiungere del momento più immediato ed intimo del concerto. Giuseppe rimane da solo sul palco, si accende una sigaretta, aziona un registratore analogico e scava a ritroso nel suo repertorio, coinvolgendo il pubblico in una catartica parentesi ipnotica: Dente è un tutt’uno con la chitarra, accorda e scorda a suo piacimento lo strumento interagendo frequentemente con la platea. “Beato me”, “Solo andata”, “Da Varese a quel paese” (eseguita per due volte per una versione perfetta) sono i brani racchiusi nello spazio della durata di una sigaretta.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Subito dopo torna sul palco il Signor Solo per una deliziosa “Baby building”. “Ti regalo un anello” sancisce il ritorno sul palco della band, seguito da “Buon appetito”: “sapessi che felicità mi da l’idea di non vederti più”, canta malinconicamente Dente. Il concerto si avvia alla fine, “Le cose che contano”, “La settimana enigmatica”, “Coniugati passeggiare”, “Remedios Maria” (cantata con tanto di cappellino luminoso sulla testa) scandiscono l’ultima parte del concerto; l’atmosfera è distesa e rilassata, c’è voglia di ascoltare, ricordare, sognare.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Giuseppe si mette al pianoforte per cantare e suonare “Meglio degli dei”, prima dell’uscita di scena. Pochi secondi di attesa e tutti tornano sul palco per concludere il concerto ed il tour in bellezza con la “Cena di addio” e l’immancabile “Vieni a vivere”, il manifesto dell’amore ai giorni nostri.

Raffaella Sbrescia

Renzo Rubino in tour: un’altalena di emozioni

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 14 aprile il giovane cantautore pugliese Renzo Rubino ha inaugurato il Secondo Rubino Tour con uno splendido concerto al Teatro Bellini di Napoli. Ad introdurre la serata il cantante salernitano, ex The Voice of Italy, Manuel Foresta che, nelle vesti di estroso chansonnier, si è esibito sulle note di brani di Edith Piaf ed Adriano Celentano, senza tralasciare due sue canzoni inedite come “Dejavù” e “The Essence of Silence”.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Una manciata di minuti più tardi il palco si trasforma in un romantico giardino di luci: piccole lampadine cadono sospese dall’alto, mentre un festoso sottobosco di lucine cinge gli strumenti dei musicisti. Al centro del palco un pianoforte, sorvegliato da una struttura luminosa simile ad un grande ragno fatto di zampe elettroniche. Renzo entra in scena tra lo stupore generale: nei panni di un mostro gentile, l’artista intona “La fine del mondo”, primo brano in scaletta, ad accompagnarlo Fabrizio Convertini (basso), Andrea Beninati (batteria e violoncello), Eugene (theremin e tastiere) e Andrea Libero Cito (Violino).

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Subito dopo il cantautore si libera agevolmente dell’ingombrante costume e si scatena sulle note di “Ora”, senza riuscire a stare sul seggiolino nemmeno stavolta: «Questo teatro è un luogo incantato, non sono mai stato qui in veste di musicista e sono davvero felice di esserci– spiega Renzo – Napoli è una grande città del Sud Italia ed era giusto iniziare da qui».

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

L’artista ha voglia di dialogare con il pubblico, lo si evince dai suoi sguardi, dal suo continuo interagire con la platea ma anche, e soprattutto, dai suoi testi così immediati e diretti. «Lulù è un brano ispirato ad una storia realmente accaduta – racconta Rubino – mio nonno è malato di Alzheimer, una malattia tragicamente comica, spesso dimentica le cose ma Lulù, che è il nome di mia nonna, è l’unica parola che lo tiene saldamente legato alla terra». Ecco, Renzo è così: è capace di risultare dissacrante un attimo prima ed incredibilmente dolce un secondo dopo. La sua fantasia viaggia velocissima e stargli dietro è davvero difficile, la sua poliedricità non contraddistingue solo i testi ma anche gli arrangiamenti delle canzoni: si passa dall’intimismo di “Sete” all’energia dance di “Amico”.

Renzo Rubino e Simona Molinari Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino e Simona Molinari Ph Luigi Maffettone

“Con Barry White che aiuta, con lui non sbaglio mai”, canta Renzo nell’esilarante “Paghi al Kg”, per poi lasciare il pianoforte sull’intro di “Non arrossire”, il bellissimo brano di Giorgio Gaber con cui Rubino accoglie l’ospite della serata: si tratta di Simona Molinari. I due artisti avevano già conquistato pubblico e critica durante la serata Club Tenco al Festival di Sanremo e, sulla scia di quella magica alchimia, anche stavolta il risultato è davvero emozionante; bellissimi da vedere e da ascoltare! Subito dopo la bella Simona regala un interessante cambio di prospettiva a “Il postino (Amami uomo)”, altro grande successo sanremese di Renzo e si scatena sulle note della sua “La felicità”.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

I ritmi sono serrati e Rubino si riappropria subito del palco con “Mio”: “Le canzoni nascono dai sogni” – spiega il cantautore – ed  è così che è nata “L’ape, il toro e la vecchia”». Dopo il racconto della fuga da un sogno distorto, Renzo balla e scende in platea sulle note dello schizofrenico brano intitolato “Non mi sopporto”: la perfetta fusione tra teatralità e genialità.

Con i testi dei monologhi firmati dalla scrittrice Silvia Avallone, il giovane Renzo entra nel Dna delle sue canzoni riuscendo a fornire delicati ed efficaci input al pubblico come nel caso di “Monotono”. Subito dopo arriva la confessione: «A Sanremo preferivo l’altra, dice Renzo, riferendosi a “Per sempre e poi basta”, questa canzone da cantare è un’altra cosa», ed è proprio vero, questo brano è davvero ipnotico, la perla più rara di una collana preziosa.

La scaletta continua sulle note di “Bignè”, un breve pastiche strumentale introduce l’altra cover della serata, si tratta dell’irriverente “Che brutto affare”, il testo scritto da Franco Califano per Jo Chiariello. A seguire “Piccola”, la canzone dedicata all’amore per la musica.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

«Ho già nostalgia di questo presente», dice malinconico Rubino, rimettendo il cappello al fantoccio usato in apertura di concerto prima di lasciare il palco con i suoi bravissimi e poliedrici musicisti. Una manciata di secondi più tardi arrivano gli ultimi brani della serata: il primo è l’amatissimo “Pop”, accompagnato da piccole palettine sventolanti, ideate da un gruppo di fan del cantautore, a seguire c’è l’intensa versione originale de “Il postino (Amami uomo)” in riferimento alla quale Renzo dice:«Portare questo brano a Sanremo è come portare Wagner in Israele».

Renzo Rubino e la band Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino e la band Ph Luigi Maffettone

Davvero suggestiva è l’immagine del pubblico danzante sulle note di un valzer collettivo ma il tempo dei saluti finali è vicino: “L’altalena blu” è il brano con cui il piccolo-grande Renzo conclude il concerto salutando il pubblico dalla sua finestra dei sogni: “Prova a prendermi prova a prendermi prova a prendermi prova a prendermi. Tanto non mi prendi”.

Raffaella Sbrescia

Cristina D’avena live: cronaca di un successo annunciato

Cristina D'Avena

Cristina D’Avena

Cronaca di un successo annunciato quello del concerto di Cristina D’avena tenutosi lo scorso 12 aprile presso l’Arenile Reload di Napoli. Per la quinta volta sul palco del club partenopeo, la regina delle sigle tv si è scatenata sulle note di alcuni dei suoi più grandi successi facendoci tornare bambini: “I cartoni animati seguono l’istinto del nostro cuore, forse per questo piacciono così tanto – ha spiegato Cristina. La nostra società non ci aiuta a credere nei nostri sogni e, proprio per questo, è importante riuscire a crederci anche da soli, con l’aiuto della fantasia!” E allora via con “La canzone dei Puffi”, “Mila e Shiro”, “Detective Conan”, la piccola “Pollon”, l’indimenticabile “Kiss me Licia”.

Lo scatto della serata pubblicato sulla pagina Facebook dell'artista

Lo scatto della serata pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista

Cristina cerca di accontentare un po’ tutti dedicando un piccolo spazio anche alle sigle maschili come “Dragon Ball”, “I Cavalieri dello Zodiaco” e l’immancabile “Holly e Benji”. Cori da stadio per “E’ quasi magia Johnny” e “Lady Oscar”. Il repertorio di Cristina D’Avena è davvero sconfinato: si passa da “Robin Hood” ad “Alvin Superstar”, passando per “Siamo fatti così” fino ai più recenti “Pokemon”, l’istrionica “Rossana” e la mitica “Sailor Moon”. Imperdibile, in chiusura, il leggendario trio di “Occhi di Gatto”. Il sogno è già finito e Cristina D’Avena saluta il pubblico in visibilio, non prima di aver ballato sulle amate note di Bob Sinclair.

L’intervista a Cristina D’Avena:

 http://www.ritrattidinote.it/interviste/cristina-davena-la-mia-musica-e-una-pillola-del-buon-umore.html

Raffaella Sbrescia

Brunori Sas a Napoli: un sold out da raccontare

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Altro giro, altra corsa. Il Suo.Na porta Dario Brunori in concerto al Duel Beat di Napoli ed è subito sold out. Ad aprire l’affollatissimo ed atteso appuntamento musicale sono i partenopei La Bestia Carenne che, grazie al riuscito mix sonoro tra folk e musica etnica in set acustico, conquistano attenzioni e applausi nel corso di un’esibizione promiscua e, per questo, ancora più interessante.

Dario Brunori

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Pochi istanti più tardi Brunori e la sua Sas salgono sul palcoscenico: “Assiomi e teoremi non valgono niente”, Dario Brunori sa esattamente come esprimere le emozioni del genere umano e lo fa a suo modo, attraverso un mix di scanzonata nostalgia e brillante ironia. Padrone del palco e degli strumenti che utilizza, facendo la spola tra chitarra e pianoforte, il cantautore di origini calabresi riesce a gasare il pubblico in maniera semplice ma assolutamente efficace. La caratura testuale del suo repertorio affronta il quotidiano delle nostre esistenze in maniera ora goliardica, ora intimista, contornando il tutto con un’attenzione particolare alla costruzione di arrangiamenti curati e ricchi di sottili e preziose sfumature.

Dario Brunori

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Accompagnato dai puntuali e carezzevoli cori di Simona Marrazzo nonchè da validi musicisti come Stefano Amato, Dario Della Rosa, Massimo Palermo e Mirko Onofrio, Brunori inaugura la nutrita scaletta del concerto con due brani tratti dal suo ultimo disco di inediti Vol.3 Il Cammino di Santiago in taxi”, stiamo parlando di “Arrivederci Tristezza” e “Pornoromanzo”. A seguire “Il santo morto” e l’apprezzatissima “Lei, lui Firenze”, per quella che è stata ironicamente definita dallo stesso artista un’ agonia di tre brani e mezzo in veste rock’n’roll” fino al ritorno al piano sulle note di “Kurt Cobain”, il singolo cantato a squarciagola da buona parte dei presenti.

“Mangio quel che mangio per amore della compagnia perché è più facile restare al caldo dicendo qualche fesseria”, canta Brunori in “Nessuno”, nel pieno di una spettacolare catarsi strumentale, seguita da “Come stai”, la frase d’esordio del mondo. “Fra milioni di stelle” è il pezzo che Dario incita ad ascoltare con le proprie orecchie e a guardare attraverso la propria retina. “Meglio di niente”, “Paolo” e “Mambo reazionario” mandano il pubblico letteralmente in delirio, Brunori sente molto il calore del pubblico e la sua espressione emozionata e felice è più che sufficiente a testimoniare una sopraffazione emotiva impossibile da nascondere, nemmeno sotto fiumi di battute.

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Calano le luci, la Sas lascia Dario da solo al pianoforte per una splendida versione di “Una domenica notte”, salvo poi ritornare per la geniale “La vigilia di Natale”: ma poi ti fermi un secondo e rimani così.. a pensare che il peggio è passato, a un passo da qui. Immancabile la doppietta d’assi composta da “Le quattro volte” e “Italian Dandy”, seguita da un’esilarante improvvisazione durante un piccolo problema al settaggio di una delle chitarre da usare.

 Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori colpisce non solo chi lo apprezza da tempo ma anche, e soprattutto, chi lo ascolta per la prima volta, l’artista riesce a dire tutto di sé senza essere esclusivamente autoreferenziale e, a ulteriore conferma di quanto detto, una piccola session strumentale lo porta ad accennare “Back in black” degli Ac/Dc ma soprattutto “A me me piace ‘O blues” di Pino Daniele, esclamando sul finale “Teng ‘a cazzimm!”.

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

In chiusura Brunori cala il tris delle meraviglie: “Tre capelli sul comò”, “Guardia ‘82” e “Rosa” sono i brani che, più di altri, richiamano gli esordi del cantautore ma che luccicano ancor di più sotto l’effetto rinvigorente dei nuovi arrangiamenti. “Mi sono scialato”, dice Dario salutando il pubblico, e, a giudicare, dai volti di tutti possiamo affermare che non è stato il solo.

Raffaella Sbrescia

 Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Romeo e Giuletta – Ama e cambia il mondo, il musical dei record a Napoli

Sboccia l'amore tra Romeo e Giuletta Ph Luigi Maffettone

Sboccia l’amore tra Romeo e Giuletta Ph Luigi Maffettone

“Romeo e Giuletta – Ama e cambia il mondo”, il musical che ha conquistato il pubblico italiano sbancando i botteghini è approdato al Teatro PalaPartenope di Napoli lo scorso 9 aprile e resterà in città fino al 13. Con la regia di Giuliano Peparini, le musiche di Gérard Presgurvic e l’adattamento di Vincenzo Incenzo per i testi italiani, la produzione di David e Clemente Zard si conferma come una delle più imponenti mai viste in Italia. Il nucleo centrale è, come sempre, “la storia del sacrificio di due germogli perché tutto l’albero possa generarsi”, ambientazioni antiche e coreografie moderne regalano una linfa innovativa alla tragedia Shakespeariana che abbandona, così, le tradizionali vesti classicheggianti, per lasciarsi sedurre da una rinnovata concezione di sentimenti eterni.

Il corpo di ballo Ph Luigi Maffettone

Il corpo di ballo Ph Luigi Maffettone

Protagonisti di questa speciale storia d’amore sono Davide Merlini, noto per aver partecipato al talent show X-Factor, nei panni di Romeo, e Giulia Luzi, già nel cast della serie tv I Cesaroni, nelle dolci e delicate vesti di Giulietta. Le maestose scenografie, arricchite da scenari digitali, un corpo di ballo realmente inserito a 360 gradi  all’interno del progetto, con spettacolari e complesse coreografie e i dettagliati costumi sartoriali sono i particolari che hanno concretamente contribuito a fare la differenza all’interno di un progetto ambizioso e molto apprezzato anche dai non più giovanissimi.

Entrando nello specifico, il cantato ha ampiamente superato le aspettative: voci potenti e ben amalgamate sono riuscite a rendere l’emozione di un testo pregno di riflessioni intense ed intimiste.

Mercuzio Ph Luigi Maffettone

Mercuzio Ph Luigi Maffettone

Tra le interpretazioni più riuscite in assoluto quelle di Barbara Cola nel coinvolgente e combattuto ruolo di Lady Capuleti, l’originale ed erotica rivisitazione del personaggio di Mercuzio da parte di Luca Giacomelli e la controversa personalità di Tebaldo nella vistosa individualità di Gianluca Merolli. Grandi pose  e maestose movenze hanno scandito lo svolgersi di vicende senza tempo in una Verona luccicante e dannata, culla del male incastrata tra strade e balconi, mentre tutt’intorno grida, minacce e violenza si reincarnano nei volti felini e animaleschi di ballerini acrobati. Molto intensa anche la recitazione di Vittorio Matteucci nel ruolo del Conte Capuleti, scenica, invece, la figura del Principe, impersonificato da Leonardo di Minno. Decisamente sottotono è apparsa Roberta Faccani, alias Lady Montecchi, soprattutto nel duetto “L’Odio” con Barbara Cola.

La morte apparente di Giuletta Ph Luigi Maffettone

La morte apparente di Giuletta Ph Luigi Maffettone

La voce pulita e lo sguardo sognante di Romeo sono i pregi dell’ indovinato rappresentante di una giovinezza fatta di colpi di testa e gesti avventati. Lui, Mercuzio e Benvolio (Riccardo Maccaferri) sono i re del mondo, giovani leoni, angeli con spade e coltelli: l’elogio alla follia. In un mondo che mischia anime senza pietà rimane coinvolta anche la balia (Silvia Querci), una donna destinata a rivestire le funzioni di una madre a termine, in eterna combutta con la felicità.

Romeo è disperato  Ph Luigi Maffettone

Romeo è disperato Ph Luigi Maffettone

L’amore in questo musical riveste un ruolo universale, diventa una forza  in grado di smantellare qualsiasi convenzione umana. Il triste e fatale destino dei due giovani innamorati si compie, implacabilmente, ancora una volta: Giuletta e Romeo muoiono l’uno tra le braccia dell’altro; il loro sacrificio ripristinerà valori e priorità all’interno di due famiglie corrose dall’odio e dalla presunzione, per ricordarci, una volta in più, che, di fronte alla morte, le cose davvero importanti sono molto poche.

Raffaella Sbrescia

Romeo e Giuletta muoiono Ph Luigi Maffettone

Romeo e Giuletta muoiono Ph Luigi Maffettone

Calibro 35: i “traditori di tutti” sul palco del Duel Beat di Napoli

A New Horizon Ph Luigi Maffettone

A New Horizon Ph Luigi Maffettone

Ogni concerto, una sorpresa… la rassegna Suo.Na, organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Bulbartworks e Wasabee, continua a mietere successi: lo scorso 3 aprile è toccato agli scatenati Calibro 35 infiammare il pubblico del Duel Beat di Napoli. Ad aprire il concerto A new horizon. Il gruppo napoletano, eccezionalmente in formazione acustica, ha presentato al pubblico alcuni dei brani inediti contenuti in “Penrose”, l’album di inediti pubblicato poco più di un mese fa. In scaletta “Non è più tempo per noi”, “Più che esistere”, “Radioactive” ( Imagine Dragons), “We just go”, tratto dal precedente album “Go back”, “Vorrei”, “Biblical” (Biffy Clyro) e “Leggera”. Subito dopo il palco si è riempito dell’energia dei Calibro 35.  

Massimo Martellotta alle chitarre e ai lapsteel, Enrico Gabrielli agli organi e ai fiati, Fabio Rondanini alla batteria, Luca Cavina al basso e Tommaso Colliva alla regia sono stati in grado di costruire un vero e proprio marchio di fabbrica. Band di culto dedita a riproporre le più interessanti rivisitazioni delle colonne sonore dei film polizieschi, che hanno decretato la fortuna del cinema italiano anni 70, i Calibro 35 hanno subito imposto un mood molto speciale alla serata.

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone A partire da un rock vintage, a tratti prog o jazzato, i Calibro si sono resi protagonisti di una performance scenica e sonora degna delle più rinomate piazze musicali europee. A proposito di Europa, il gruppo è reduce da una massica trasferta oltreconfine che li ha visti al centro di numerosi palcoscenici di elevata connotazione avanguardistica. Criminali, uomini del potere, malavitosi, pericolosi gangsters sono i protagonisti delle composizioni strumentali dei Calibro 35 che, dall’alto del loro repertorio intriso di prestigiosi riferimenti a famose colonne sonore, hanno concesso ampio spazio ai brani originali del loro ultimo lavoro discografico intitolato “Traditori di tutti”, i cui brani si ispirano al romanzo omonimo di Giorgio Scerbanenco.

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone

Attraverso un continuo saliscendi sonoro, che attinge da personalità estremamente eterogenee e tutte molto forti, i Calibro 35 riescono a trasmettere la propria essenza attraverso un virile scuotimento fisico dello strumento. Il fascino della loro performance riesce a coinvolgere il pubblico rendendo fruibile e fascinosa l’essenza di una musica cruda, truce e sanguinolenta. Non c’è spazio per metabolizzazioni, cucchiaiate di riff e martellanti percussioni vanno giù insieme a dolci sessioni di sax e flauto traverso. Il risultato è un’originale visione estetica del suono, avvincente!

Raffaella Sbrescia

 

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