Filippo Timi in scena con “Sciarada, Trilogia della vita”. “Parlo a una truppa di creature terrestri: siamo stati sconfitti ma ce la faremo”. Il report dello spettacolo

“Parlo a una truppa di creature terrestri: siamo stati sconfitti ma ce la faremo” E’ l’incipit della nuova creatura di Filippo Timi, che pare un poco riprendere la dimensione visionaria di Bellocchio e proiettarla in una articolazione teatrale e musicale, scenograficamente ammiccante al circo, a Fellini, quasi a voler rafforzare la caratteristica frammentaria , enigmatica e in parte anche onirica di questo articolato montaggio di scrittura e passaggi sonori. Potente come sempre nella recitazione, eccentrico nei costumi, originale, nella scelta di piazzare un attrezzato frigorifero in scena, che non stona e dà sostenibilità, Timi non cede al compiacimento del mattatore che è naturalmente portato ad essere, e, affiancato da un gruppo di giovani ed entusiasti musicisti, porta in scena uno dei lavori più intriganti degli ultimi 10 anni.

Filippo Timi - Petra Magoni E’, come lui stesso dice, un work in progress, e dal titolo si può intuire. Sciarada: Trilogia della vita, monologhi e musica non propriamente scritti, né improvvisati, frammenti da comporre, e emozioni da elaborare. Le componenti sono eterogenee: c’è il Timi autore dei monologhi, il Timi interprete dei monologhi, il Timi cantante, l’apporto di Giovanni Onorato, che ha scritto le liriche, e i musicisti Mario Russo, Claudio Larena , il sound engineer Lorenzo Minozzi , e l’inimitabile Petra Magoni col suo entusiasmo che si protrae anche a concerto ultimato, e che sul palco non solo porta la consueta originalità interpretativa, ma in qualche modo gestisce, muove e smuove, organizza e prende iniziativa. Quanto mai adatta alla sua personalità e sensibilità artistica questa Sciarada, così dinamica e fuori dagli schemi. Timi, pronto a dare fuoco al mondo (come se la calura romana non fosse sufficiente), perché è proprio quando non si ha niente che bisogna saper spendere tutto. Il divario, la dicotomia, il tutti dentro o tutti fuori, il manicheismo, in un paradossale quadretto di comparse che cercano di sopravvivere passo dopo passo, giorno dopo giorno, almeno fino alla fine dell’anno. A comporre in musica tutto questo la Pavane, che in chiave poeticamente rock accompagnale parole incendiarie di uno cui il cerino resta alla fine in mano.

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All’onirico e delirante, ma spassoso monologo sulla sessualità di Mussolini, fa seguito, provocatoria, la riflessione “Ma cosa succederebbe se mentre stai giocando la partita della tua vita sentissi di appartenere alla squadra rivale?” Il Goal, il gioco di squadra, una squadra cui potresti sentire di non appartenere più. E qui la provocazione è per chi la vuole cogliere, ma Timi stempera, sorride, scherza scende tra il pubblico senza muoversi dal palco. E se a Roma, al debutto, chiami Totti in causa, il pubblico rumoreggia, lui lo sa e sta al gioco dicendolo chiaramente “sciarada è un rischio”, qualcosa che si alimenta mentre vive e vive per alimentarsi. Nel terzo capitolo, si parla di desiderio, lo spunto è “Nella solitudine dei campi di cotone”, il costume a dir poco intrigante, per un’evocazione di dispute tra uomini insoddisfatti, animali insoddisfatti, il tutto concertato da una Jam Session ben sostenuta dall’eterogenea ma armonica cornice sonora. Petra Magoni, nel corpo dello spettacolo, con I wanna be loved by you, esce alla fine per esibirsi in una strazzacore interpretazione in duetto di un brano di Scialpi, Cigarette and coffee, che sembra davvero scritto ad hoc per raccontare i vuoti e le solitudini di questa pandemia, che sono andati ben oltre le difficoltà economiche generate, e che sicuramente (l’evidenza è agli occhi), porteranno i loro effetti nefasti nell’anima di ognuno ancora per parecchio tempo.

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Sciarada è uno spettacolo in crescita, un enigma da comporre, in qualche frammento anche improvvisato, ma frutto di un grande lavoro fatto durante la pandemia, che, per chi ne ha avuta la capacità, ha potuto rappresentare un giusto momento di riflessione, anche per dare una spallata a degli schemi che, forse, avevano raggiunto livelli di stucchevolezza che spesso lasciavano lo spettatore con un senso di mezzo pieno non proprio piacevole. Questo con Sciarada sicuramente non accade. Un Made in Trastevere, che ci auguriamo possa essere messo a disposizione di tutti quanto prima.

Roberta Gioberti

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Morabeza tour: il report del concerto di Tosca a Napoli

Lo scorso 23 Luglio, Tosca ha portato il suo “Morabeza Tour” a Napoli, all’Agorà Scarlatti, uno spazio all’aperto che, in questa estate, ancora segnata dall’emergenza pandemica, ospita eventi di musica, cultura, cinema e teatro.
“Morabeza” è anche il titolo dell’ultimo progetto di Tosca, con gli arrangiamenti curati interamente da Joe Barbieri, così come quelli dello spettacolo dal vivo, che si snoda attraverso le canzoni di questo disco, in un viaggio che ha portato noi spettatori in terre vicine e lontane, Parigi, Tunisi, l’Algeria, il Brasile, con le lingue più diverse, francese, arabo, portoghese, fino a tornare in Italia.

Tosca

Tosca

“Morabeza”, come racconta la stessa Tosca dal palco, è un termine creolo ma non indica una parola, bensì esprime un sentimento, uno stato d’animo: è l’insieme di saudade e allegria, è la nostalgia del presente prossimo.
In un’alternarsi di parole e suoni, Tosca canta e incanta Napoli sotto il chiaro di luna. E’ una sorta di Sirena Partenope che, con la sua voce, ci culla e ci riporta a terre e culture solo apparentemente lontane da noi, ricordandoci l’importanza dell’integrazione tra popoli, e della contaminazione, non solo musicale.
Tosca è stata accompagnata sul palco dalla sua “Famiglia Nomade”: Massimo De Lorenzi alla Chitarra, Giovanna Famulari al Violoncello, Pianoforte e Voce,
Luca Scorziello alla Batteria e Percussioni, Elisabetta Pasquale al Contrabasso e Voce, e Fabia Salvucci, musicista e interprete, con la quale Tosca ha duettato in “Piazza Grande”.
La scaletta del concerto si è nutrita delle tracce di questo ultimo bellissimo disco di Tosca. Mi sono emozionata sull’esecuzione di un pezzo che amo molto, “Per ogni oggi che verrà”, e su “Ho amato tutto” c’è stato l’applauso più forte del pubblico napoletano. “Napoli è sempre Napoli”, ha detto Tosca alla fine del concerto e di una serata meravigliosa.

Giuliana Galasso

“Tour estemporaneo Estate 2021″: il ritorno live di Samuele Bersani. Il report del concerto a Vigevano

Si è tenuta nel cortile del Castello Sforzesco di Vigevano la terza data live del “Tour estemporaneo Estate 2021” di Samuele Bersani. Il terzo appuntamento dal vivo in un lasso di tempo durato quattro anni per il cantautore neovincitore della targa Tenco per il miglior disco in assoluto con il suo ultimo album di inediti “Cinema Samuele”. Accompagnato da Tony Pujia e Silvio Masanotti alle chitarre, Stefano Cenci alle tastiere, Davide Beatino al basso, Marco Rovinelli alla batteria, l’artista si è concesso al pubblico ritrovando i suoi vecchi successi e presentando i più recenti brani attraverso suoni ricchi, pastosi e sperimentali senza mai perdere di vista il suo fidato leggio. Un po’ old school, un po’ coperta di Linus, un po’ sinonimo di qualità certificata.

Samuele Bersani - Vigevano

Samuele Bersani è emozionato, si lascia andare al flusso dei pensieri che attraversano la sua mente mentre, intanto, con la voce, ripercorre anni di successi, canzoni, episodi, persone, gioie, dolori, errori. Il dialogo con il pubblico è scorrevole, costante, divertente, empatico. “Occhiali rotti”, “Spaccacuore”, “En e Xanax” si intersecano in un crescendo ritmico fresco, godibile, consapevole.
A seguire “Cattiva”, “Harakiri”, “Lo Scrutatore non votante” catapultano l’immaginario tra frangenti del passato, emozioni del presente, ipotesi sul futuro. ll contesto è infestato dalle zanzare, fisicamente si soffre ma è una sorta di corto circuito tra corpo e spirito. “Le mie parole sono sassi precisi aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese, sono nuvole sospese gonfie di sottointesi che accendono negli occhi infinite attese sono gocce preziose indimenticate a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare. Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato”, canta Samuele Bersani nè “Le mie parole”, un brano tridimensionale, intriso di significato e di poesia, che ancora oggi strappa minuti di applausi scroscianti. Si prosegue con “Mezza bugia”, poi il cantautore si concede una confessione: “Credo di essere un vero amico della Vanoni, le è l’unica vera amica che ho nel mondo della musica. La sua “incontinenza verbale” è stata più volte salvifica. Mi ha detto delle cose che mi avrebbero dovuto dire 30 anni fa: forza Samuele, sali sul palco e mettici grinta, non essere di passaggio sul palco”. Ecco, la forza di queste parole, così come il coraggio che l’artista ha avuto nell’esprimere scherzosamente un concetto difficile e, probabilmente doloroso, rappresentano un surplus emotivo che regala tutto un sapore autentico a questo concerto. Un prezioso scambio all’insegna dell’umanità. Samuele Bersani omaggia l’indimenticabile amico e maestro Lucio Dalla con “Tu non mi basti mai”. Cavalca l’onda emotiva con “Il pescatore di asterischi”, ravviva il ritmo con Freak” e “Coccodrilli”, istiga il pubblico a cantare a pieni polmoni “Giudizi universali” e li saluta con “Il mostro” e “Chicco e spillo”. Un “ciao” che ha il sublime gusto di un arrivederci a stretto giro. Bentornato Samuele.

Raffaella Sbrescia

Coma_Cose in concerto a Pavia: cronistoria di un sold out intriso di emozioni

Ore 21.30. Castello Visconteo di Pavia. Sedie ordinate e file distanziate. L’imbrunire è ormai prossimo e anche le ultime zanzare stanno per lasciarci tregua. Tutto è pronto: Fausto e Francesca, aka Coma_Cose salgono sul palco e l’atmosfera si fa stregata. In total denim e con lo stretto necessario, i due si raccontano e traghettano il pubblico in “Mille tempeste”. Sarà che qui si è abituati a essere sospesi tra la città e la provincia, tra tangenziali e strade sterrate circondate da campagne e sorvolate da cieli stellati e intrisi di gracchiare di rane; l’effetto del brano di apertura è subito dirompente.

Coma_Cose @ Castello  Visconteo - Pavia

Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia

Vita vissuta, critica sociale, irriverenza, ironia e poi, certo, nost(r)algia : “Deserto”, “Jugoslavia”, “Via Gola” e poi l’evocativa “La canzone dei lupi” si avvicendano mettendo in luce una emotività ruvida, senza filtri, intima, diretta. Fausto e Francesca si muovono, si sfiorano, si incrociano, veleggiano molleggiando tra antiche fantasie e nuove certezze. Raccontano a mezza voce delle difficoltà affrontate ma i loro sguardi brillano di amore e nuove consapevolezze. Il pubblico è vivo, vibrante e partecipe, si sta in piedi sul posto, ci si sbraccia e si canta un po’ con la mascherina e un po’ no. Fino all’arrivo delle vecchie glorie: “Anima lattina” e “Mancarsi” e alla riflessione sulla musica live di Fausto per introdurre “Discoteche abbandonate”. Sempre intenso lo stream of consciousness de “La rabbia”, che lascia il posto alla ruvidezza sempre troppo attuale di “Cannibalismo” e “Golgota”. Tempo di nostalgia melensa con “Beach boys distorti”, la pietra miliare “Guerre Fredde”, “Novantasei”. Momento di raccoglimento per il successo sanremese “Fiamme negli occhi” per continuare a perdifiato tra le immagini e le note di “Pakistan” e poi “Ho cambiato mille case, poi mille lavori. Facevamo i commessi come gli errori” di “Nudo integrale” fino alla struggente “Zombie al Carrefour” suonata in punta di dita da Fausto e cantata con voce irrorata di emozioni contrastanti da Francesca.

Coma_Cose @ Castello  Visconteo - Pavia

Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia

“Lametta”, “Granata”, “Post concerto” scorrono in successione fino alla brutale mazzata di “Squali” che ci restituisce una nitida fotografia di un momento socio-culturale non facile, dove ci sforziamo di essere empatici ma ci ritroviamo a farci a pezzi. C’è bisogno di più amore e lo sanno bene i Coma Cose che, richiamati a gran voce dal pubblico pavese, regalano una romantica versione acustica di “Fiamme negli occhi” alle anime lattine che, solo alla fine, hanno “rotto gli argini” riversandosi sotto palco per due minuti di saluti “cuore a cuore” a questi due lupi che, fuori dal branco, macinano applausi e sold-out.

Raffaella Sbrescia

Fulgida e travolgente, Levante entra nell’Olimpo degli dei. Il varco d’ingresso è il Mediolanum Forum di Milano

Levante

Claudia Lagona, in arte Levante, protagonista al Mediolanum Forum di Milano. Il primo show nel palazzetto dello sport più famoso d’Italia unisce tutti i puntini dei cardini esistenziali e artistici della cantautrice. Forte e travolgente ma anche fragilissima e delicata, Levante racchiude un prisma di caratteristiche tali da renderla unica e forse per questo inimitabile. Grintosa, coloratissima, sensuale prima donna della serata, Levante non perde mai di vista i suoi fidati musicisti ai quali aggiunge una corposa sezione di archi per donare un’aura eterea e sognante alle sue canzoni. In scaletta ci sono praticamente tutti i singoli nonché i brani pubblicati nell’ultimo album di inediti “Magmamemoria”. E non mancano le sorprese. Anche grosse. Stiamo parlando del duetto di Levante con Gianni Morandi sulle note di un brano iconico come “Vita” ma anche del momento strappalacrime in cui l’artista invita sua madre a cantare insieme a lei, esattamente come era avvenuto nel 2015, la dolce poesia d’amore “Finchè morte non ci separi”. La carrellata di ospiti si chiude con l’arrivo di due fuoriclasse made in Sicily quali sono Colapesce e Antonio Di Martino con cui Levante canta “Lo stretto necessario” per una nuova versione di una hit che ci aveva emozionato con il feat di Carmen Consoli.

Per chi conosce Levante dagli esordi può forse immaginare cosa possa aver significato arrivare a questo tipo di traguardo professionale. Mangiapalchi da sempre, Claudia non ha mai lesinato chilometri e avventure nuove, sconosciute, lontane anni luce dal suo immaginario primigenio. L’istinto l’ha guidata dandole la forza, il coraggio e l’ardore di mettersi in gioco non solo sui palchi, ma anche in ambito letterario, televisivo e beauty. In ogni contesto Claudia ha sempre scelto di metterci la faccia senza mai omologarsi ed è per questo che nel tempo il pubblico che si è costruita ha imparato ad amarla a fondo e senza riserve.

Ed ecco i puntini riuniti, quelli di una linea mai troppo precisa, a volte interrotta ma subito ripresa. Tratti ora forti e marcati, ora deboli e a malapena visibili ma sempre pronti a tracciare un segno indelebile.

Levante per il suo show dei sogni parte dalla radici, dai video della sua primissima infanzia, ci dimostra di essere rimasta fedele e coerente a se stessa. Ci manda un messaggio chiaro e incontrovertibile: eccomi, questa sono io che vi mostro la mia essenza e così è. E allora via: Magmamemoria, Le lacrime non macchiano, Non me ne frega niente, Maledetto cantate una in fila all’altra senza sosta e senza riprendere fiato per non emozionarsi troppo di fronte a un pubblico caldo, presente, partecipe.

Vorrei dirvi tante cose ma penso che continuerò con la musica. Grazie tutto questo è pazzesco” riesce a dire ad un certo punto Levante dall’alto dei vertiginosissimi tacchi sui quali salta e corre come se fossero sneakers.

Levante ph Kimberley A.Ross

Levante ph Kimberley A.Ross

Rancore, Regno Animale, Ciao per sempre, Se non ti vedo non esisti, Cuori d’artificio, Saturno, Sbadiglio, Memo, L’ultima volta che ti dimentico, Il giorno prima del giorno dell’inizio non ha mai avuto fine si susseguono una dopo l’altra mettendo in luce lo struggimento, la potenza semantica e simbologica di parole, movenze e reminiscenze che non possono e non vogliono trovare una collocazione definita e stringente.

L’atto di fede si compie poi al centro del parterre: Levante imbraccia una chitarra senza fili, chiude gli occhi e riunisce tutti in un canto d’amore collettivo sulle note di Abbi cura di te. Un manto di occhi luminosi ad avvolgerla mentre tutto intorno c’è incanto e stupore.

Reali, Duri come me, 1996 La stagione del rumore, Bravi tutti voi Andrà tutto bene,, Antonio, Gesù Cristo sono io, Lo stretto necessario, Pezzo di me, Alfonso scandiscono l’ultima parte dello show molto movimentata e ballereccia. Dopo la presentazione della band, il colpo finale: Arcano 13 al pianoforte. Una manciata di semplici accordi in 4/4 e pochi versi per una canzone che riesce a toccare le corde più intime del cuore e le vette più alte del cielo. Il battesimo pagano è avvenuto, benvenuta Levante nell’Olimpo dei dei.

Raffaella Sbrescia

Jeff Mills ai Magazzini generali: cronaca di una notte a spasso tra i punti cardinali della techno music

ph  www.residentadvisor.net

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Il popolo della notte, quello delle grandi occasioni, si è riunito ai Magazzini Generali di Milano per live set di un performer di tutto rispetto. Stiamo parlando dell’eccellenza della techno mondiale Jeff Mills. Pioniere, innovatore, avanguardista, il dj è unanimemente riconosciuto come uno dei migliori nel suo campo nonché fonte di ispirazione per vaste schiere di adulatori e appassionati del genere. Al centro del set, iniziato pressapoco alle 2.00, non solo le tracce del più recente lavoro Sight, Sound and Space ma anche e soprattutto le ricercate sonorità ricreate grazie all’ormai immancabile Roland TR-909. Implacabile l’intento di coniugare artigianalità e innovazione in un connubio di elementi vecchia scuola, tipicamente underground e di guizzi futuristici di stampo minimalista. Jeff Mills fiuta il suono, lo guida con maestria e gli dona forme sempre variabili e di impatto carnale. Il suo set è un’esperienza difficile da capire fino in fondo per chi non ha coscienza del passato e seria conoscenza del mondo techno. Jeff Mills prende ispirazione dal cosmo, capta le vibrazioni e le cristallizza in formule sonore che hanno fatto scuola e che, ad oggi, rappresentano un patrimonio importante per chi intende portare avanti un discorso sonoro sempre meno scontato.

Raffaella Sbrescia

 

 

Atlantico tour: l’ascesi artistica di Marco Mengoni in un tripudio di emozioni

Marco Mengoni

Si chiude oggi al Mediolanum Forum di Assago la tre giorni milanese della tranche autunnale dell’ Atlantico Tour . La nuova avventura live di Marco Mengoni giunge infatti come naturale proseguimento di una ricca tourneè nei palazzetti in cui il cantautore mette a punto alcuni piccoli dettagli in grado di perfezionare uno spettacolo particolarmente pregno di contenuti, di sonorità, di spunti, di emozioni.

Dopo 10 anni di carriera appare in maniera forte ed evidente quanto questo ragazzo sia maturato sia in termini artistici che vocali. La sua voce rimane in assoluto lo strumento con cui Marco riesce davvero a fare qualunque cosa in modo sempre più cosciente e calibrato. Capitano però ancora quei momenti in cui questa stessa voce sorprende non solo il pubblico ma anche Marco stesso ed è lì che l’artista lascia trasparire quell’animo delicato, fragile e prezioso che ha saputo conquistare grandi schiere di fedelissimi fan pronti a seguirlo da sempre e per sempre.

Da un punto di vista prettamente musicale, Marco Mengoni è tra coloro che amano spaziare lasciandosi contaminare cercando nuovi equilibri tra note, richiami ed influenze. Fa impressione notare con quanta naturalezza si passi tra classiche ballads e brani uptempo tra interludi soul, rythm and blues, liriche sudamericane, reminiscenze afro e rivisitazioni di brani che hanno segnato la storia del mondo contemporaneo. Sarebbe ancora più sorprendente vedere Marco tornare al rock, quello degli esordi, quello che l’aveva catalpultato in una dimensione così estranea al suo mondo, da fare scoprire a lui stesso di essere capace dell’impensabile.

A riempire ogni possibile intercapedine tra brani che riescono a restare impressi con naturalezza c’è tutta una parentesi da fare sui messaggi che l’artista trasmette da diverso tempo a questa parte. Libertà, sentimenti, sostenibilità, autenticità sono i 4 punti cardinali attraverso cui si districano tutte le iniziative e i progetti che Mengoni porta avanti in parallelo avvalendosi del benvolere di istituzioni e personaggi di importante spicco culturale.

Tutti questi tasselli messi insieme fanno di Marco un ragazzo modello, un’icona a cui ispirarsi, una persona a cui volere bene come se la si conoscesse per davvero.

Sono questi i presupposti con cui il pubblico accorre ai suoi concerti con la sicurezza di addentrarsi in un viaggio emotivo importante, carico di pathos ma anche divertente, liberatorio, depressurizzante e, perché no, goliardico.

Marco Mengoni

Vivere quelle due ore sotto transenna come al centro di un incantesimo perfetto dove non si sentono le ore di attesa nelle gambe, la stanchezza di una settimana vissuta a ritmi insostenibili o le turbe di una vita precaria. No, si percepisce solo benessere e incanto, bellezza e gioia. La voce di Mengoni viene interpretata come un’iniezione di gioia che genera dipendenza e allora si sceglie di tornare ancora e ancora. Subentrano poi le amicizie nate in questo contesto, alchimie tra persone che entrano in una simbiosi emotiva tanto forte da rendere superflue le parole. Ecco il valore aggiunto della musica di Marco Mengoni: la capacità di insediarsi come colonna sonora di vite legate a doppio filo. La certezza di aver lasciato un segno indelebile è pertanto il riconoscimento definitivo ad un artista unico il cui destino è di splendere tra le stelle della musica che conta.

 Raffaella Sbrescia

Jova Beach Party: mani libere e cuore leggero all’Aeroporto di Linate per la festa dell’anno.

Jovanotti - Jova Beach Party - Linate

Jovanotti – Jova Beach Party – Linate

“Mani libere, mani mani libere” all’Aeroporto di Linate a Milano per la tappa conclusiva di un sogno chiamato Jova Beach Party. Lo sappiamo, Lorenzo Cherubini Jovanotti ha sempre amato esprimere tutto il proprio entusiasmo per la vita e lo ha sempre fatto al massimo. Stavolta ha voluto fare ancora di più mettendo in gioco quanto fatto finora e portando anche tutto il suo team a spingersi oltre i limiti in nome di un concetto di festa globale. L’idea a cui si è ispirato è stata quella di stimolare le persone a lasciarsi andare e a seguire il flusso di emozioni libere, spontanee, autentiche.

Jovanotti - Jova Beach Party - Linate

Jovanotti – Jova Beach Party – Linate

Le location selezionate sono state pezzi di costa italiana ricche di sfumature, colori, abitudini, ecosistemi diversi. Il party finale si è tenuto invece nel cuore di una metropoli. L’aeroporto di Linate si è letteralmente trasformato in un Coachella Made in Italy: colori, street food, scenografie fluorescenti e fluide e una gigantesca luna, sì quella tanto cara a Lorenzo e spesso presente anche nella sua poetica. Ben 100 mila spettatori sono accorsi da Milano e provincia per partecipare all’evento musicale più colorato e più festoso dell’anno e prendere parte al rito di fine estate. A officiarlo naturalmente il padrone di casa, che ha selezionato tanti amici italiani e internazionali senza un criterio preciso ma comuque riuscito. Ex-Otago, Benni Benassi, Bombino, Fatoumata Diawara, Flavia Coelho, Rkomi, Takagi e Ketra, Salmo e Tommaso Paradiso si sono passati di volta in volta il testimone di una lunga festosa maratona musicale. Jovanotti, a 52 anni suonati, si è prestato al gioco senza risparmiarsi un attimo. La cosa che infatti resterà davvero impressa sapete cos’è? Il suo sorriso, pieno, sincero, totale, emozionato. Un artista così felice, incredulo e coinvolto al 100% è difficile da vedere e quel sorriso lì vale più di 1000 altre parole. Non è questione di essere fan o meno, Jovanotti vive la musica in modo vero e senza filtri e questa passione la veicola a suo modo a chiunque gli capiti a tiro. “L’atmosfera è quella di una festa tra amici intimi, fa niente se si è in molti di più, lo spirito rimane quello” spiega lo stesso Lorenzo che piazza in scaletta le migliori canzoni della propria discografia ma lo fa in maniera pazza e imprevedibile. Alterna parti classiche da concerto a mini jam sessions, improvvisazioni rap, mini sessioni in acustico a una maxi exhibition in consolle mettendo sul piatto un po’ tutte le sue fisse musicali, che sono un po’ anche le nostre.

Che bello è stato vedere così tante persone unirsi in maniera pacifica e festante. Ecco, in questo senso Linate si è davvero trasformata nell’ombelico del mondo. Un luogo pulsante, in cui la notte dei desideri può davvero prendere vita, in cui ci si può interessare degli altri, dell’importanza dell’amore, dell’obiettivo comune di salvare le sorti del nostro pianeta, capire che è fondamentale non dividerci perché siamo esattamente tutti sulla stessa barca. Non è questione di snobismo, intelligenza o pesantezza di intenti, qui si tratta di come fare per poter preservare questa possibilità di gioire, cantare, rilassarsi tutti insieme a cuor leggero. Jovanotti l’ha capito e noi lo ringraziamo per averci mostrato come si fa.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

Il più grande spettacolo dopo il big bang

Ciao mamma

Estate

Gli immortali

Nuova era

Tutto l’amore che ho

Un raggio di sole

Musica

Coraggio

La notte dei desideri

Sabato

Chiaro di luna

Felicità puttana feat. Tommaso Paradiso e

La luna e la gatta feat.Tommaso Paradiso, Takagi & Ketra

Bella

L’ombelico del mondo feat. Salmo e Rockin’ 1000

90MIN feat. Salmo)

Ho paura di uscire/ Fame feat. Salmo)

Non m’annoio feat. Luca Parmitano (video collegamento dalla Stazione Spaziale Internazional

Prima che diventi giorno

L’estate addosso

Ti porto via con me

Ragazzo fortunato

ENCORE

Fango

 

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di musica in Castello

Notti di musica in Castello

Notti di musica in Castello

Notti di musica in Castello

 

 

Notti di musica in Castello

Notti di musica in Castello

Si è aperta Giovedì 27 Giugno la rassegna musicale “Notti di Musica al Castello”, che terminerà il 6 settembre.

Teatro (ed è proprio il caso di dirlo), la magnifica scenografia di Castel Sant’Angelo, dove settimanalmente sono previsti due appuntamenti musicali. Il primo vede protagonista il pianoforte ed i suoi talenti, il secondo è dedicato al jazz, al pop, al folk, ed alle loro declinazioni più innovative ed interessanti, soprattutto in ambito di eccellenti emergenze del panorama della musica nazionale ed internazionale, che si alterneranno a nomi che godono maggior notorietà.

Ad inaugurare la stagione, il giovanissimo pianista Italo Turco Francesco Taskayali, incredibile talento cresciuto tra Roma e Istanbul, dove da bambino mosse i suoi primi passi sul pentagramma. Ed è tra i ricordi di quei paesaggi e le esperienze recenti sul Lago di Paola, dove lo scorso anno tenne un concerto su una zattera, che scivolano le eclettiche ed originali composizioni del giovane pianista destinato sicuramente a far parlare molto di sé, oltre che per la bravura e la capacità comunicativa, anche per un particolare stile di vita, tutto incentrato sulla ricerca musicale, un poco distante dal moderno modo, a volte snaturato dai social, di intendere il rapporto con il pubblico (simbolica la richiesta di firmare il libro dei concerti, invece di lasciare un commento su Facebook).

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Molti i ricordi, nonostante la giovane età. E ad ogni ricordo corrisponde una nota. La vita “nomade”, tra l’Italia e la Turchia, la casa con vista sulla casa di Orhan Pamuk , desiderio di Bosforo, e la fantasia di un sensibile adolescente che andava prendendo corpo in un tessuto musicale sempre più personale e spontaneo.
Spontaneo al punto che i suoi brani non avevano titolo, e, quando divenne necessario dare loro un nome, furono le suggestioni più immediate a battezzarli. Con naturalezza, così come avevano visto la luce. Alla fine del concerto, sola composizione non originale, Taskayali si accommiata con una commovente “Caruso”, a ricordo di una sera trascorsa a Sorrento in un Hotel dove nella hall insisteva un pianoforte che la sera prima era stato suonato da Lucio Dalla.
Tante storie tante emozioni sul filo del ricordo, per un giovane emergente da guardare con molta attenzione.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Venerdì 28 giugno è stata la volta di un altro giovane talento, il riminese Federico Mecozzi, che in compagnia della sua band e con una coreografica proiezione di animazione alle spalle ha incantato la platea accaldata ma entusiasta, con composizioni anche queste originali, che sono state raccolte in un album uscito a gennaio.
AWAKENING il titolo dell’atteso cd di esordio del violinista, il più giovane direttore d’orchestra a Sanremo quest’anno, collaboratore assiduo di Ludovico Einaudi, collaboratore (ci piace ricordarlo), di Mingardi, polistrumentista, musicista di fatto da quando aveva sei anni.
C’è un poco di tutto, ma assai ben assortito in questo album, dal pop al folk, soprattutto celtico, a sonorità jazz, fino alla musica elettronica.
Un sound che arriva immediato, e pur restando raffinato, coinvolge e diverte.

La rassegna, ripetiamo, si concluderà il 6 settembre ed è caratterizzata da appuntamenti importanti.
Suggeriamo vivamente di seguirla, anche perché è possibile al costo del biglietto, visitare anche il Castello (che ispirò Puccini) in notturna, e sicuramente è un’esperienza da fare una volta nella vita.

JR

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Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

Notti di Musica al Castello: al via la stagione con i live di Francesco Taskayali e Federico Mecozzi.

 

 

LP: una stella indomabile al Fabrique di Milano. Il report del concerto

Laura Pergolizzi LP

Laura Pergolizzi LP

In occasione dell’Heart to mouth tour, che vede ovunque tappe sold out, l’Italia riabbraccia Laura Pergolizzi, in arte LP, protagonista al Fabrique di Milano con uno show ricco e corposo sotto diversi punti di vista. LP è in grande forma artistica e personale, la sua carica energica sposa la sua voce mettendo in luce uno spirito libero e puro. La sua band è vibrante e i suoni proposti in scaletta sono curati ed evocativi. L’allure che emana la cantautrice, che abbiamo imparato ad amare grazie a una massiccia heavy rotation radiofonica, va decisamente oltre quello che crediamo di immaginare quando pensiamo a una rock star.
La peculiarità di questa ragazza è il suo appartenere a una dimensione unica e speciale le cui fondamenta si basano sulle emozioni, sulla passione che strappa il cuore dalle viscere e sui sogni in continuo divenire. Quello che salta subito all’orecchio è il fatto che le canzoni di LP ispirano immagini, sarebbero per questo perfette per essere colonne sonore di film o della nostra stessa vita.
Lp live @ Fabrique “Girls go Wild”

Discendente di nonni napoletani, figlia di una cantante lirica, LP ha il dono del bel canto nel DNA, le sue corde vocali toccano picchi altissimi senza sforzi e senza velleità esibizionistiche. Le sue canzoni si discostano da mode e tendenze mirando dritte all’essenziale.
Dopo aver lavorato per anni nell’ombra scrivendo numerose hits per dive come Rihanna, Christina Aguilera, Rita Ora, LP si prende finalmente quello che le spetta. L’artista in realtà ha sempre sostenuto di non aver mai scritto per scalare le classifiche, anzi, c’è sempre un tocco personale e intimo nelle sue canzoni, sarà per questa ragione che una commistione di elementi contrastanti convive felicemente in lei senza squilibri.
LP live @Fabrique Milano – Recovery

L’amore di cui LP canta non conosce sesso e scorre fluido verso l’infinito. LP ne canta ferma in acustico solo il pianoforte, lo urla a squarciagola, ne sorride saltando tra un basso e una batteria. Lo declina, insomma in tutte le sue forme salvo voi ricreare un balance portando sul palco la sua rivisitazione di Rolling Stones ed Elvis Presley. Che siano fischietti, virtuosismi vocali o vorticosi saliscendi emotivi, LP riesce a trovare sempre il modo per tenere all’erta l’attenzione dello spettatore stupendolo con nessun colpo di scena particolare se non se stessa: una stella indomabile.
Raffaella Sbrescia
Scaletta

Show intro

Dreamcatcher

When We’re High
Dreamer
When I’m Over You
No Witness / Sex on Fire / Drum Solo
The Power intro
The Power
Die for Your Love
Tightrope
One Night Intro
One Night in the Sun
Girls Go Wild
Recovery
Suspicion
House on Fire / Paint It Black
Other People
Shaken
Special
Encore:

Muddy Waters

Lost on You
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