Max Pezzali: hits only in un fiume di emozioni al Mediolanum Forum di Assago

Colleziona da giorni sold out al Mediolanum Forum di Assago, lui è Max Pezzali e da 6 lustri a questa parte racconta con un linguaggio semplice e pulito valori autentici come amore, amicizia, voglia di divertirsi e stare in compagnia.
In scaletta classici senza tempo cantati a squarciagola tanto dai quarantenni così come dai ventenni: “Come mai” a “Sei un mito”, da “Nord Sud Ovest Est” a “Rotta per casa di dio”, da “Gli anni” a “La dura legge del gol”; brani ispirati alle generazioni che affrontano l’arrivo dell’età adulta senza troppe pretese e senza una reale prospettiva sicura a cui fare riferimento.

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Sullo sfondo la città di Pavia, la città in cui ha vissuto e vive Max Pezzali e che rieccheggia a più riprese in tanti passaggi delle sue canzoni. Scorci, locali, atmosfere, usi e costumi della notte. Il Bronx di Via Bernardino da Feltre, le mille vasche in Corso Cavour, la discoteca del pomeriggio, le 106 farmacie, il Bar Dante di Via Ludovico il Moro, le mattinate trascorse alla sala giochi del Jolly Blu e le grandi compagnie con cui ridere, lamentarsi, girovagare e immaginare il futuro.

Fare le tre di notte, rientrare in casa con passo felpato e beccarsi comunque una ramanzina dalla mamma, ragazzi spensierati e fancazzisti che si approcciano alla vita con ironia per non lasciarsi schiacciare da una realtà decisamente più complessa e sfidante.
Le notti senza stelle si alternano a grandi classici romantici egregiamente arrangiati da una band decisamente rodata con cui Max si mostra affiatato e a proprio agio.
4 grandi schermi, 2 orizzontali centrali sul palco e 2 laterali quadrati, proiettano graphic novels e tante emozionanti scene dal parterre e dalle tribune in real time. Tanti i riferimenti agli stilemi della cultura pop di cui Max Pezzali stesso si fa emblema grazie alle sue coloratissime camicie fumetto.
Il pubblico veleggia tra le emozioni attraverso le hits più commoventi e quelle più ballereccie.
Il gran finale è tutto una festa, il pubblico si dimena entusiasta con Nord sud ovest est e Tieni il tempo e si strugge sulle note di “Con un deca”. Non è solo l’effetto nolstalgia a riempire gli occhi del Forum di Assago ma è anche una sensazione di affetto e gratitudine che si riserva a Max Pezzali, un compagno di avventure ritrovato che rinverdisce i ricordi e ci restituisce la freschezza di valori radicati in tutti noi.

Raffaella Sbrescia

LA SCALETTA DEL CONCERTO
Sei un mito
La regina del Celebrità
Rotta x casa di Dio
Come deve andare
L’universo tranne noi
Lo strano percorso
Ti sento vivere
Hanno ucciso l’uomo ragno
Non me la menare / Te la tiri / 6 uno sfigato
Weekend / S’inkazza / Jolly Blu
La regola dell’amico
Bella vera/ Nella notte
Nessun rimpianto
Gli anni
Una canzone d’amore
Come mai
Sei fantastica
Medley acustico (Nient’altro che noi / Eccoti / Io ci sarò / Se tornerai)
Quello che capita
La dura legge del gol
Il grande incubo
Nord Sud Ovest Est
Tieni il tempo
Con un deca

Euphonia Suite live: un intenso Eugenio Finardi incanta l’Auditorium Parco della Musica di Roma

Nel panorama cantautoriale italiano sono molti i protagonisti che possono rivendicare l’unicità. Unicità intesa come un insieme di peculiarità che caratterizzano un autore in modo inconfondibile. Tuttavia è giusto fare dei distinguo, perché esistono condizionamenti più o meno evidenti nell’espressione artistica di ciascuno, fonti d’ispirazione letteraria o musicale, e sono davvero pochi quelli che possono vantare un’originalità assoluta, una creatività di pura appartenenza al sé, alla sfera del vissuto.
Tra questi pochissimi, Eugenio Finardi, che l’altra sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma ha letteralmente inchiodato alle poltrone i numerosi spettatori, con il progetto Euphonia Suite live, uno spettacolo che definire magico è riduttivo.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il Signore del Rock italiano, in chiave minimalista e jazz, è riuscito a creare un’atmosfera sospesa tra emozioni e sentimenti, rivisitando alcuni brani del suo vastissimo repertorio, e regalando al pubblico un paio di cover di livello qualitativo assoluto.
Il concerto, un’ora e mezza abbondante, è stato introdotto da un lungo discorso, più che un’introduzione quattro chiacchiere disimpegnate su quanto si sarebbe visto ed ascoltato. Introduzione forse non indispensabile, perché le note avrebbero parlato da sole, ma assolutamente piacevole e orientata ad avvicinare al palco le persone presenti, raccontando non solo del progetto ma anche di sé, come farebbe un vecchio amico. Peraltro il concerto si è svolto senza soluzione di continuità, non ha lasciato spazio ad ulteriori parole, ma sicuramente a tanta emozione, tanti applausi, molto positivo stupore.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi non è nuovo alle sperimentazioni. Basti ricordare il tour con Elio e le Storie Tese, o il bellissimo lavoro sul Fado, realizzato in collaborazione con Francesco di Giacomo. Tuttavia la curiosità di capire come avrebbe trasformato in chiave jazz blues un repertorio da sempre rock, era tanta. E se vero è che oggi tutti vogliono fare il jazz, c’è da dire che Finardi ci riesce alla perfezione.
Accompagnato dall’eleganza di Mirko Signorile al piano e dalla potenza di Raffaele Casarano ai sax, Finardi dà vita a un’armonizzazione del tutto inusuale su brani storici e molto amati, tra cui Le ragazze di Osaka, Extraterrestre, Dolce Italia, Amore Diverso, Soweto, il recente singolo Katia.
L’acme lo raggiunge con Un Uomo, lasciando spazio, a fine esibizione, a due minuti di applausi e qualche lacrima. La Radio, quel brano che da ragazzini amavamo cantare a velocità spaziale, quasi fosse uno scioglilingua, è reso con una cadenza blues che gli regala un abito di gran classe.
Intensa anche l’interpretazione di Una notte in Italia, di Fossati, divertente e ineccepibile, per quello che riguarda la pronuncia, l’omaggio a Carosone con Tu vuo’ fa l’Americano (ricordando le origini materne statunitensi), e accattivante la parentesi blues di Ambaraboogie, contaminata con Hit the road Jack.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

La voce curata a mo’ di strumento praticamente perfetta. Il sorriso che riconcilia con il mondo.
E’ un artista unico Finardi, fatto di quella unicità che appartiene solo ed esclusivamente a lui, e che lo rende tanto sotto il profilo musicale quanto umano un patrimonio di inestimabile valore per la nostra musica.
Le prossime date: a marzo, il 24 a Seriate (BG), il 31 a Varese mentre ad Aprile sarà il 13 a Bolzano, il 14 a Cortina D’Ampezzo, il 15 a Concordia Sagittaria (VE) per chiudersi a Torino il 19.
Roberta Gioberti
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

 

LA CORSA DIETRO IL VENTO: il racconto del nuovo spettacolo di Gioele Dix dai racconti di Dino Buzzati

Chi incontra Buzzati nella vita, lo incontra, generalmente, durante l’adolescenza. Il deserto dei Tartari fa parte di quella dozzina di libri di cui, tra i tredici e i diciotto anni non puoi ignorare la non sempre facile lettura. Salvo poi riprenderlo in mano per caso una quarantina di anni dopo, rileggerlo, e vederti scorrere tutta la vita davanti. Sfido chiunque a non voltare l’ultima pagina, accarezzarsi le palpebre e sentirle umide.
Con i racconti, la storia è un poco diversa: non è un approccio adolescenziale, almeno, non didatticamente. Li leggi se li trovi, ci inciampi, resti rapito, intrappolato. Se ti accade un “incidente di percorso” simile a dodici tredici anni, come accadde a Gioele Dix, diventano parte del tuo immaginario, ti lasciano dentro un segno che ti porti tutta la vita.
Non parliamo della grande epopea, della storia di un ritorno, di una vita, del suo scorrere e del suo senso. Non parliamo della metafora dell’esistenza, ma delle storie che questa esistenza vanno a creare, agitandola come una battigia irrequieta a volte, a volte lieve, immobile, sospesa.
DIX
I racconti di Buzzati, è vero, sono i racconti perfetti: quelli in cui ti puoi ritrovare in ogni istante, tanto che narrino l’amore, quanto l’amicizia, la curiosità, l’avidità, l’ipocondria, l’umorismo, la vanità e la poesia. Puoi ritrovarli in un retrogusto, ora aspro ora dolce, in un ricamo di stiletto di sole che abbraccia una nuvola poco prima di tramontare, in una corsia d’ospedale e nei suoi odori, nel latrato notturno di un cane. Perché Buzzati è una suggestione, è qualcosa di più di un racconto, è un’atmosfera reiterata: insomma, se scopri di averla, se la trovi gemella, quell’aura ti accompagnerà tutta la vita.
Così, nell’immaginario di un passante, piovono nel cuore della notte fogli di carta appallottolata, piccoli scarabocchi ripiegati su se stessi, forse liriche, forse note a piè di pagina.
“La pallottola di carta” è il racconto che fa da starter a uno spettacolo che culla l’umore della platea tra ironia, risate, ombre, luci, misteri, pause, attese, sospensioni. Affiancato da una bravissima Valentina Cardinali, Gioele Dix, con l’eleganza attoriale che lo contraddistingue da sempre, costruisce una narrazione fluida e varia, sulla bella scenografia disegnata da Angelo Lodi, pescando dal vasto patrimonio di racconti brevi dello scrittore e giornalista bellunese vestendo e svestendo letteralmente i panni di molte storie, di molti personaggi, che entrano e escono da dimensioni reali o fantasiose, in maniera repentina, ricordando a volte il trasformismo di Fregoli, in versione minimalista. Tanti protagonisti che si rincorrono su una sorta di fil rouge, che è l’atmosfera buzzatiana. Sono sogni, paure, fantasmi e figure eccentriche ispirate a Buzzati e attualizzate, per portare fuori un sé, fatto a tratti di irrequietezze, a tratti di paradossi, a tratti di garbate ostilità, con quella grazia narrativa che fa di Gioele Dix uno dei migliori e più intelligenti e originali attori che il nostro teatro vanta.
Uno spettacolo incredibilmente gradevole, che penetra le emozioni con il sorriso, anche le più inquietanti. E che resta.
Roberta Gioberti

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Elodie: vamp fatale, libera, disinvolta e particolarmente a proprio agio sul palco di questo Sanremo. Peccato per il brano di vacua consistenza.

Colla Zio: finalmente vestiti a modino e come si conviene per la finale. La loro freschezza gli è valsa il premio Jannacci indetto dal nuovo Imaie. L’esordio è tra quelli che lascia margine per un qualche futuro discografico We will see

Mara Sattei: il pathos della penna di Damiano David cresce nelle vette soul di Mara come un diesel pronto a scoppiare. Lo stile c’è e la credibilità pure.

Tananai: Ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’ultimo posto dell’anno scorso. Alberto ha lavorato su stesso e questa ballad è straziante. Voto 7

 Colapesce e Dimartino: un sodalizio artistico di spessore e trasversale. Ormai una garanzia di genialità Voto 8
Giorgia: l’interpretazione è insindacabilmente da manuale. Il problema è che  questo testo non valorizza l’immenso patrimonio di Giorgia. Voto 5
Modà: Kekko si è messo in gioco esponendosi in maniera profonda. Lo stile è però rimasto inalterato nel tempo e non racconta niente di nuovo da un punto di vista artistico. Voto 5
Ultimo: la penna di questo cantautore viaggia lontano e nei solchi più profondi dello spirito. Sarebbe bello se Ultimo riuscisse a sfidarsi nel tarare la sua vocalità su vette più equilibrate. Diversamente finisce per diventare addirittura molesto. Voto 6
Lazza: Tormentone indiscusso. Pronto ad arrivare all’estate grazie all’estro creativo e trasversale di un giovane artista completo. Voto 8,5
Marco Mengoni: Marco vive il sogno della consacrazione definitiva e inderogabile. Intensità vocale, spirituale, emotiva tale da ipnotizzare tutti senza se e senza ma. Voto 10
Rosa Chemical:  fluido e wannabe trasgressivo. Almeno canta in modo gradevole. Voto 5,5
Cugini di Campagna: pailettes e firma di rilievo non bastano. Per i Cugini di Campagna ci saremmo aspettati un altro tipo di registro e questo ritornello lagnoso è solo fastidioso. Voto 4
Madame: nude look, brano perturbante, ritmo incalzante. Hit pronta a galoppare veloce Voto 8.5
Ariete: la migliore performance è quella di stasera. Peccato per le stecche delle serate precedenti. Voto 4.5
Mr Rain: la scelta di coinvolgere i bambini è stata sicuramente furba e ha fruttato diversi consensi. Tutto molto scontato Voto 6-
Paola e Chiara: pop-dance degna dei migliori villaggi vacanze estive con tanto di coreografia  già pronta e stecche incluse. Voto 5
Levante:  l’esibizione di stasera è una cavalcata di energia. Voto 7
LDA: melodico, intonato. Il compitino non lascia il segno Voto 5
Coma Cose: poesia, amore e complicità nonostante le avversità che mettono a dura prova l’amore quotidiano Voto 7.5
Olly: pop leggero e melodico, testo piuttosto irrilevante Voto 4.5
Articolo 31: J-AX può solo rappare, questo brano aveva delle intenzioni narrative ma il risultato è assolutamente al di sotto delle aspettative. Voto 4
 

Festival di Sanremo 2023: le pagelle della quarta serata

 

Marco Mengoni vince la serata delle cover del Festival di Sanremo con “Let it be” insieme al Kingdom Choir.

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1) Ariete e Sangiovanni “Centro di gravità permanente”: poca voce e poca intonazione. Siparietto sempliciotto, compitino votato al ribasso VOTO 4

2) Will e Michele Zarrillo “Cinque giorni” : Will molto acerbo e altrettanto emozionato. Michele Zarrillo sempre intenso e molto tenero, quasi in veste paterna. Voto 6

3) Elodie con Big Mama “American Woman” sensuali, grintose, sicure. Infiammano il palco. Voto 8

4) Olly con Lorella Cuccarini “La notte vola”: la versione del brano è molto stravolta rispetto all’originale, ci sono diverse barre di Olly che si mostra coraggioso e grato. Cuccarini in forma smagliante. Voto 7

5) Ultimo con Eros Ramazzotti Medley: Ultimo si è veramente divertito ma chiaramente Eros è stato il reale protagonista di questo momento autocelebrativo. VOTO 7

6) Lazza con Emma e Laura Marzadori primo violino scala di Milano “La fine”: Interpretazione intensa e molto sentita, versione intima e delicata VOTO 7,5

7) Tananai con Biagio Antonacci e Don Joe “Vorrei cantare come Biagio”. Tananai ormai lanciato,s pigliato, spariglia le carte a proprio piacimento e spicca il volo Voto 8

8) Shari con Salmo “Hai scelto un diavolo in me”: soul e rock s’incrociano così come le anime dei due artisti che sono una coppia anche nella vita. VOTO 6

9) Grignani con Arisa “Destinazione paradiso”: Disagio totale, disallineati su tutta la linea L’unica parte che si salva è il ritornello cantato a cappella. Voto 3

10) Leo Gassman con Edoardo Bennato e il Quartetto Flegreo Medley: una combo intrisa di arte , storia e sfaccettature intergenerazionali VOTO 6

11) Articolo 31 con Fedez Medley: La celebrazione di un’amicizia ritrovata. Voto 6,5

12) Giorgia ed Elisa “Luce” e “Di sole e d’azzurro”: classe, potenza vocale, eleganza, leggenda. Voto 10

13) Colapesce Dimartino con Carla Bruni “Azzurro”: esibizione morbida, piacevole ma priva di mordente. Voto 6

14) Cugini di Campagna con Paolo Vallesi “La forza della vita” – “Anima mia”: Il falsetto distrugge il brano di Vallesi annullando di fatto il revival di Anima mia voto 4

15) Marco Mengoni con Kingdom Choir “Let it be”: una versione spirituale, strutturata, elegante e di spessore artistico di respiro internazionale. Voto 10 e lode

16) Gianmaria con Manuel Agnelli “Quello che non c’è”: l’autenticità rock e la comunione di intenti  creano un connubio credibile VOTO 7

17) Mr Rain con Fasma “Qualcosa di grande”: voci male assortite e moleste nel loro insieme. Risultato deludente VOTO 3

18) Madame con Izi “Via del Campo”: tante buone intenzioni, il risultato non è niente di speciale. Voto 6,5

19) Coma Cose con i Baustelle “Sarà perché ti amo”: ci si aspettava un’idea molto più partIcolare e studiata, invece fanno tutti il compitino. Un’occasione sprecata VOTO 6

21) Modà con Le Vibrazioni” “Vieni da me”: un bell’incrocio tra band e il coro dell’Ariston sul ritornello Voto 7

22) Levante con Renzo Rubino “Vivere”: non paga la scelta di relegare Renzo al piano senza coinvolgerlo attivamente nel canto. Voto 5

23) Anna Oxa con Iljard Shaba “Un’emozione da poco”: una trasfigurazione esoterica di grande impatto vocale Voto 7

24) Sethu con i Bunker 44 “Charlie fa surf”: un grande caos che bistratta un capolavoro di Bianconi Voto 4

25) LDA con Alex Britti “Oggi sono io”: ottimo affiatamento ma soprattutto grande performance di Britti. Voto 8

26) Mara Sattei con Noemi “L’amour toujours”: le due voci non si sposano al meglio anche se l’idea funziona. Voto 6-

27) Paola & Chiara con Merk & Kremont medley : due disco queen un po’ingessate ma iconiche Voto 7

28) Colla Zio con Ditonellapiaga “Salirò”: coordinati, spensierati e frizzantini VOTO 6

Festival di Sanremo 2023: le esibizioni della seconda serata e classifica provvisoria

Forte di uno share del 62,45 % di share conquistato durante la prima serata, il Festival di Sanremo procede a vele spiegate con gli altri 14 cantanti in gara.

Il primo a rompere il ghiaccio è il giovanissimo Will con “Stupido” non degno di particolare nota. A seguire il ritorno in scena dei Modà sempre fedeli alla loro identità con “Lasciami”, di chiara ispirazione ai Pooh.

Spiritosa, frizzante e molto attenta ai dettagli, la co-conduttrice Francesca Fagnani, sempre pronta a incalzare il duo Amadeus- Morandi.

La gara riprende con Sethu e la sua caotica “Cause perse”.

L’attesa reunion dei decani della musica italiana Massimo Ranieri, Albano e Gianni Morandi è la celebrazione del bel canto, della classe e della trasversalità artistica; tanto per ricordare come si canta come Dio comanda. Il momento amarcord si conclude sulle note de “Il nostro concerto” di Bindi e le flessioni di Albano che in questi giorni compie la bellezza di 80 primavere.

Emozionato e visibilmente commosso J-AX per il ritorno degli Articolo 31 con Dj Jad e la loro nostalgica “Un bel viaggio”.

Decisamente travolgente l’esordio al Festival di Sanremo di Lazza che con “Cenere” inficia in maniera decisa e importante il predominio di Mengoni. L’arrangiamento di Re Mida Durdust incendia il palco e sicuramente resterà a lungo in radio.

Lazza ph Bogdan @Chilldays Plakov

Lazza ph Bogdan @Chilldays Plakov

Dopo 22 anni torna sul palco sanremese la fuoriclasse Giorgia ma “Parole dette male” non la valorizza a sufficienza ed è priva di mordente.

Veramente toccante l’intervento dell’attrice di origini iraniane Pegah Moshir con Drusilla Foer contro il regime di dittatura in Iran.

Ipotecano il Premio della Critica Colapesce DiMartino con “Splash”: ironia dissacrante, cinismo, melodia e poesia si intersecano in modo brillante.

E’ il momento degli ospiti internazionali Black Eyed Peas con un medley che spazia tra passato e presente all’insegna dell’ hip hop e del coinvolgimento a tutto tondo.

Giunge il convincente esordio soul di Shari e la sua Egoista.

Il monologo della Fagnani nasce invece dalle parole dei detenuti nel carcere minorile di Nisida: uno spaccato di vita atroce ma che lascia anche spazio alla speranza in un realistico contributo da parte dello Stato italiano per un cambio di prospettive.

Trascinante, centrata, suadente Madame con “Il bene nel male”, deludente invece il ritorno di Levante, la sua interpretazione artefatta di “Vivo” non trasmette particolari emozioni.

Tananai porta melodia e sentimentalismo sul palco di Sanremo per cancellare il ricordo di una performance poco centrata. Sicuro e intraprendente Rosa Chemical con “Made in Italy”, un brano dedicato a chi si è sentito almeno per una volta sbagliato nella sua diversità.

LDA espordisce al Festival con “Se poi domani”: una ballad lagnosa e irrilevante come tante altre. Le ultime a esibirsi sono Paola & Chiara, la reunion del duo è all’insegna del trash con tanto di balletto, corpo di ballo e punti Fantasanremo; più che Furore è uno spaccato di folklore leggero e vacuo.

Raffaella Sbrescia

CLASSIFICA PROVVISORIA SECONDA SERATA

1) COLAPESCE DIMARTINO

2) MADAME

3) TANANAI

4) LAZZA

5) GIORGIA

6) ROSA CHEMICAL

7) PAOLA & CHIARA

8) LEVANTE

9) ARTICOLO 31

10) MODà

11) LDA

12) WILL

13) SHARI

14)  SETHU

CLASSIFICA GENERALE 

1) MARCO MENGONI

2) COLAPESCE DIMARTINO

3) MADAME

4) TANANAI

5) ELODIE

6) COMA COSE

7) LAZZA

8) GIORGIA

9) ROSA CHEMICAL

10) ULTIMO

11) LEO GASSMAN

12) MARA SATTEI

13) COLLA ZIO

14) PAOLA & CHIARA

15) CUGINI DI CAMPAGNA

16) LEVANTE

17) SUPEREROI

18) ARTICOLO 31

19) GIANLUCA GRIGNANI

20) ARIETE

21) MODà

22) GIANMARIA

23) OLLY

24) LDA

25) WILL

26) ANNA OXA

27)SHARI

28) SETHU

Festival di Sanremo 2023: i commenti alle esibizioni della prima serata

Il Festival di Sanremo 2023, ovvero il festival dell’inclusivit,à ha finalmente aperto le danze sulle note dell’inno di Mameli al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma anche con l’ennesimo stucchevole intervento di Benigni che omaggia il 75 anno della Costituzione Italiana.

La coppia Amadeus-Morandi è affiatata e a proprio agio, la gara ha quindi inizio con il grande ritorno di Anna Oxa, fuoriclasse dal piglio olistico e di vaga ispirazione ascetica. Vocalizzi e potenza inneggiano in modo perturbante, da chiarire se si tratta di un effetto da Sindrome da Stendhal o  più semplicemente perplessità.
L’esordio da big di Gianmaria con “Mostro” è sfuocato ma si percepisce del potenziale nella sua incarnazione da interfaccia iconografica di un disagio generazionale.
L’ingresso in scena di Chiara Ferragni in veste di co-conduttrice vorrebbe essere di impatto ma quella scritta sulla stola “Pensati libera” suona più da ossimoro che da monito. Anche il monologo, una lettera a se stessa, è quanto di più lontano ci possa essere da un messaggio che potesse lasciare il segno e dare un valore aggiunto.

Mr Rain porta in scena dei dolcissimi bambini per interpretare “Supereroi” ma anche in questo caso l’accostamento stride e non convince.
Tornano sul palco anche i vincitori dello scorso anno Mahmood e Blanco con la loro “Brividi” la cui brillantezza emotiva si è conservata intatta.
Il quarto artista in gara è Marco Mengoni che con “Due vite” e la sua palpabile emozione incanta il pubblico e ipoteca quantomeno il podio.

Marco Mengoni ph Andrea Bianchera

Marco Mengoni ph Andrea Bianchera

Delude e stona la giovanissima Ariete con “Mare di Guai”.
Potente e intensa “Alba” con un Ultimo assolutamente orientato all’obiettivo, nella vesta di cantautore risolto.
Fotogrammi di vita vissuta, classe e poesia per i Coma Cose che, senza dubbio, sono giunti ad un momento di maturità artistica forte e vibrante.
Trait d’union nazional popolare è il medley dei Pooh, 50 anni di storia musicale italiana per annunciare l’evento del 6 luglio allo Stadio San Siro di Milano.

Elodie calca la scena con fare sicuro e aria di sfida ma la sua “Due” non regge le aspettative.
Il party in piscina di Salmo, sulla nave Msc Crociera è una botta di vista che si conclude con 2500 microfono in acqua per il tuffo di scena.
La riprende con l’energia fresca e ingenua di Leo Gassman che riporta sul palco del Festival la penna di Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari.
Blanco è invitato a presentare il nuovo singolo “L’isola delle rose”ma non sente la sua voce in cuffia e devasta la coreografia floreale sul palco facendo una figura pessima e dando cattivo esempio a tutti i ragazzi della sua età.
Tempo di sistemare il palco e stemperare la tensione è la volta de I Cugini di Campagna, lustrini ed electro dance non bastano per salvare un ritornello triste e deprimente.
Anche il ritorno di Gianluca Grignani con “Quando ti manca il fiato” è fuori fuoco e poco attenzionabile.
L’esordiente Olly porta la sua polvere a tarda notte stemperando l’emozione divertendosi.

Giunge il momento della Generazione Zeta, il collettivo Collazio fa festa, è fresco è caciarone e non dispiace.

Mara Sattei è l’ultima cantante in gara a esibirsi interpretando la penna di Damiano dei Maneskin con verve e classe in “Duemila minuti”.

La serata si chiude tuttavia con la sensazione che il meglio debba ancora venire, staremo a “sentire”.

Raffaella Sbrescia

CLASSIFICA PROVVISORIA PRIMA SERATA

1) Marco Mengoni

2) Elodie

3) Coma Cose

4) Ultimo

5) Leo Gassman

6) Mara Sattei

7) Colla Zio

8) Cugini di Campagna

9) Mr Rain

10) Gianluca Grignani

11) Ariete

12) Gianmaria

13) Olly

14) Anna Oxa

La Cantata dei Pastori alla Sala Umberto di Roma: un momento di alta teatralità che rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.

Era il 1977, e in casa entrava il primo TV a colori: uno scatolo gigantesco con tubo catodico che, quel Natale, catalizzò l’attenzione più del presepe. E proprio quel Natale la Rai trasmise la rappresentazione del più bel presepe vivente che avessi mai visto, e tale è rimasto nel tempo.
La Cantata dei Pastori, i colori meravigliosi, le risate senza capire nemmeno bene cosa si dicessero Sarchiapone e Razzullo: bastava la gestualità a incantare una ragazzina di una decina di anni. E poi le voci, questo passare da momenti di raffinata comicità ad altri di alto lirismo, erano un qualcosa che, sospeso nel fiabesco, aveva un effetto ipnotico.
Da allora, ogni volta che ho potuto, ho ripetuto il magico rituale, regalandomi un classico che dal 1698 racchiude in sé tutta l’essenza del Natale, nel suo aspetto sacro e profano, proprio come rappresentato nell’arte presepiale più famosa del mondo.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

La messa in scena del 1977 venne curata dal Maestro De Simone, e rappresentò in qualche modo uno stravolgimento rivoluzionario dell’opera, una riscrittura integrale. Interpreti i membri della Nuova Compagnia di Canto popolare, tra i quali spiccava un esilarante e irresistibile Peppe Barra. E fu proprio a Peppe Barra, immenso e granitico esponente della tradizione musicale partenopea che il Maestro De Simone cedette il testimone della regia dell’opera, che giunge ai nostri giorni con tutta la sua carica di effetto scenico, musicale e interpretativo.
La storia, liberamente ispirata all’Opera Pastorale Sacra di Andrea Perrucci racconta dell’attesa e la nascita di Ninno, Gesù, attraverso le rocambolesche peripezie dello scrivano Razzullo, ruolo di Peppe Barra per destinazione, e di Sarchiapone, un comico e un poco grottesco personaggio napoletano, convinto di avere grandi doti di avvenenza e fascino. Il ruolo in cui Concetta Barra fu indimenticabile, nella versione messa in scena in questi giorni alla Sala Umberto di Roma, è magistralmente ricoperto da Lalla Esposito, leggera, divertente, mai esagerata. Uno dei migliori Sarchiapone nella storia della Cantata.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

Gli arrangiamenti sono affidati al Maestro Giorgio Mellone, storico membro del gruppo che da anni accompagna Peppe Barra nelle sue tournée, e vantano il pregio di essere stati molto sfoltiti e modernizzati, donando all’opera una freschezza e un’attualità necessarie, considerata la longevità della rappresentazione, che attraversa le epoche storiche adeguandovisi, ma senza per questo perdere nulla delle proprie caratteristiche satiriche e auliche. Un’impresa non facile, sicuramente, ma anche molto ben riuscita, come sono stati a significare i frequenti applausi a scena aperta, la partecipazione del pubblico, la sala affollatissima.
Seguire testualmente la Cantata non è facile, nemmeno per un Partenopeo. Tuttavia sicuramente il valore aggiunto dato dal lavoro di Peppe Barra, tanto alla regia quanto sul palco fa sì che resti un’opera accessibile a tutti, incantevole nelle scenografie e nei costumi, commovente e divertente: una vera epifania, una gioia per il cuore, un momento di alta teatralità che, giustamente, rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

E nell’augurare che tale riconoscimento arrivi, possiamo dire che non è Natale senza la Cantata: un Natale che scende tra noi, in qualche modo ci rappresenta con molta fedeltà, e, lontano da logiche coercitive, ci restituisce tutto il suo spirito di festa a metà tra il religioso e il laico, come prendere parte a uno di quei presepi magnifici, in cui tutti, protagonisti di una eterna lotta tra il bene e il male, sperano in un mondo migliore.
Roberta Gioberti
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

Daniele Silvestri incanta Roma con il concerto di chiusura del suo tour. Il live report

Una sala Santa Cecilia gremita, quella che attende l’ultima data del tour di Daniele Silvestri, tour cominciato ad ottobre, che si conclude qui a Roma, con un concerto fortemente voluto. Chiusura in casa, e il pubblico non delude, accorrendo in massa a quello che, ancora non lo sappiamo, ma entrerà nella storia come uno dei più bei concerti dell’ultimo decennio.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Chi già aveva avuto modo di vederlo all’Auditorium della Conciliazione, non è rimasto perplesso di fronte alla scenografia di stampo teatrale che ha accolto i musicisti all’inizio della performance. Due poltrone, una scrivania, molte lampade da camera, una ambientazione salottiera suggestiva ma anomala per un concerto di Silvestri. E lui, seduto al tavolo, che immagina la scrittura di un brano, o meglio, lo scrive. Tra tentennamenti, piccole correzioni, valutazioni musicali. Fino a quando la musica entra in scena. L’intenzione dell’autore è quella di portarci in una sala di registrazione, e raccontarci la genesi delle canzoni: come nascono, quali sono gli spunti che danno il la alla vena creativa, quali le storie cui si ispirano. Si alternano brani dell’ultimo lavoro, una scrittura molto impegnata sotto il profilo sociale e politico, a brani che già conosciamo, ma di cui, probabilmente, ignoriamo l’iter creativo e come hanno accompagnato Silvestri nel corso degli anni, quali emozioni si sono loro affiancate.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

E’ un metronomo a scandire il tempo di Tik Tak, il brano che dà il via alla musica, e anche ultimo singolo che preannuncia l’uscita del lavoro più recente del cantautore romano. Scritto con l’ottimo chitarrista e amico Daniele Fiaschi, il brano prende la forma di una specie di labirinto testuale e verbale, interrotto da inserti musicali. Momenti di ritmica, momenti corali, e il rap che è proprio di Silvestri, e che lo caratterizza da sempre. Un rap addolcito, armonicamente strutturato ma non per questo meno graffiante. Una tecnica che l’artista padroneggia con assoluta perfezione. Si susseguono poi storie. Storie che già conosciamo e storie che impariamo ora, sul palco, come vengono, frutto di una continua rielaborazione che durante il tour ha dato vita ad arrangiamenti ed esecuzioni mai una identica all’altra. Un lavoro in divenire, e l’esatto opposto di quanto di solito accade: non un tour per presentare un disco, ma un disco che parte embrione e durante il tour cresce, arricchendosi di volta in volta di sonorità e ritmi e pause e strofe diverse. E in questo sicuramente consiste l’originalità del lavoro proposto da Silvestri e dalla sua band, quella delle occasioni di lusso, cui si aggiungono la tromba e le percussioni di Jose Ramon Caraballo Armas che tanto rievocano le sonorità di Buena Vista Social Club. Insomma, un lavoro discografico non confezionato a tavolino, ma creato giorno per giorno, tappa per tappa, concerto per concerto. Un Work in Progress, che si arricchisce di sonorità, silenzi, emozioni, oggetti, uno scambio diretto con il pubblico, un feeling ininterrotto.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Quattro ore di concerto, tra brani inediti e brani conosciuti, ma diversamente arrangiati, un pubblico assetato e mai sazio,, il ricordo di Pietrangeli e la citazione di Contessa, un omaggio emozionante a Lucio Dalla e una dedica commovente a Gino Strada, commovente e autentica, impreziosita dalle animazioni di Simone Massi, che il pubblico asseconda e accoglie con una lunga standing ovation.
Quattro ore e potrebbe continuare ancora. Un commosso Silvestri si concede senza remore, abbraccia chi per il bis si è riversato sotto palco, stringe mani, è visibilmente commosso.
Raramente ha deluso, Daniele Silvestri, nel corso della sua carriera, forse mai.
Ma con questo tour sicuramente si pone sul gradino più alto del podio.
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L’esperienza mi insegna che se un concerto ti torna su è stato sicuramente un buon concerto. E le immagini, i suoni, le parole del 30 dicembre 2022 all’Auditorium Parco della musica di Roma, continuano a riecheggiarmi nella mente, come un racconto in divenire che non ha un capitolo finale.
Grazie Daniele, per le intense emozioni.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

La Maschera live all’Alcazar di Roma: Sotto chi téne o core

Sotto chi téne o core è un’esortazione.
Già, perché quest’organo vitale, il più vitale, quello che segna i battiti, ma non solo, quello che fa la differenza, nella vita, sembra aver perso molte delle caratteristiche che gli sono proprie, oltre un aspetto del tutto fisiologico: il cuore casa dei sentimenti, domicilio dell’empatia, stimolo del coraggio.
Ma cosa vuole dire, nella realtà, averlo, un cuore, sentire di averlo e farsi sotto?
Con un lavoro incredibilmente accurato, tanto nella scrittura dei testi quanto in quella musicale, ce lo dicono Roberto Colella e la sua band la Maschera, di cui vogliamo citare i componenti, perché questo sì, è un vero collettivo: alle chitarre l’eccezionale e plurilaureato Alessandro Morlando, alla batteria il generoso Marco Salvatore, al basso il solido Antonio Gomez, l’eclettico Michele Maione alle percussioni, il delicato, nascosto e potente Vincenzo Capasso ai fiati.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Una premessa a quanto scriverò, è d’obbligo. Per capire il senso dell’avere un cuore, un concerto de La Maschera va vissuto dal vivo. Se poi si ha la fortuna, come l’ha avuta la sottoscritta, di poter accedere al backstage, beh, allora la pienezza del senso diventa completa. Sei ragazzi in sinergia, non solo sul palco, ma anche underground. Un unicum.
Colella racconta che fu proprio Capasso, quando si incontrarono, a convincerlo a rendere pubblici i suoi brani. E così, al ragazzo del respiro, dobbiamo, probabilmente, una delle più ricche, genuine ed entusiasmanti realtà musicali del momento.
La Maschera nasce a Napoli e con Napoli cresce e si articola in dimensioni sonore sempre più sofisticate, testi commoventi, che non scadono mai nel melenso, impegno sociale, integrazione.
Già, perché Napoli, con tutte le contraddizioni che conosciamo, alla fine diventa sinonimo di integrazione da sempre. Accoglienza è un fatto diverso: si può accogliere mantenendo una diffidenza che crea di fatto un muro, o si può, accogliendo, integrare.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Napoli molto conosce di emigrazione e di coraggio, come tutto il sud Italia. Se la canzone napoletana di repertorio ha avuto tanto successo nel corso dei decenni, non è solo perché oggettivamente bella, ma perché, ovunque arrivasse, trovava uno scampolo di casa ad accoglierla: persone col fisico domiciliato altrove, ma col cuore residente nella terra d’origine. E questo La Maschera lo racconta assai bene in Amarcord, titolo sicuramente evocativo, come lo è il testo, di emozioni e sentimenti.
Tanti i partenopei accorsi all’Alcazar, ma tanti anche i romani. E, lasciandoci coinvolgere dalle parole di Colella, non distingueremo tra romani e stranieri: l’importante è stato esserci col cuore, senza campanilismi o circoscrizioni di sorta. Dico solo questo, che spero sia significativo. All’inizio cercavo un posto sottopalco, e sono stata guardata con diffidenza: trascorsi 10 minuti, sono stati tutti disponibilissimi alle mie incursioni. E’ questa la barriera che dobbiamo imparare a superare, quella dei 10 minuti di diffidenza, per renderci conto che siamo esseri umani, ognuno col suo bagaglio di cose positive e negative da portare all’altro, e ognuno in cerca di una forma di accoglienza.
La Maschera tutto ciò sa esprimerlo in maniera genuina, in lessico dialettale, ma, si sa, universale, se abbiamo imparato da Pino Daniele cosa fosse la cazzimma.
Non alberga qui di casa,la cazzimma, ed è una bella cosa.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Insomma, pure se siete altoatesini, non importa: lo sappiamo che il cuore parla un linguaggio universale. Quindi la sola cosa che resta da dire è andàteveli a sentire dal vivo se vi ricapita: troverete sei spettacolari e formati musicisti, e un cuore che batte e non vi deluderà. La prossima data sarà Pisa il 16 dicembre, e poi Napoli il 21. Se ne riparlerà in primavera, e sicuramente con nuovi entusiasmi, con nuove prospettive, con nuove sonorità e attimi di profonda commozione. Nel frattempo ascoltateli: sono un vulcano che erutta amore.
Roberta Gioberti
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

 

La Maschera ph Roberta Gioberti

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